Non è che ti serva un manuale di conquista per rimorchiare l’auto

Ho raccontato della mia disavventura con l’auto aziendale e di come si sia rotta la “frezione”. Non ho potuto riportare gli altri strafalcioni della fattura rilasciatami dal tizio perché contenenti dati personali, mi si creda se dico che erano spettacolari.

Oggi a ritirare l’auto per trainarla in officina si è presentato un altro genio. Magari è il fratello dell’altro tizio.

– Allora, cliente è…IMPREZA COMPACT, giusto?
– Ehm quella sarebbe l’auto…
– Ah.

Altra storia vera di strani veri tizi da aggiungere alla mia collezione.


Come ho già specificato, tutte le mie storie sono vere ma avvengono in momenti spazio-temporali diversi quindi questa è vera in questo universo.


Abbiamo portato l’auto dal meccanico, scoprendo, con mia somma sorpresa, che fosse una meccanicA.

– Sì lo so, tutti voi masculi masculisti fate questa faccia quando mi vedete
– No no, io ero solo curioso di saper come mai questa professione…
– Mah, sono sempre stata una guidatrice molto scarsa. Le mie macchine avanzavano con grande sforzo e sobbalzi. Ma come meccanica ho scoperto di avere un dono. Solo che, ancora oggi, quando mi metto alla guida, mi prendono in giro dicendo che ricordo quel film: Arranca Meccanica
– Non capisco…
– Senti fratellino, tagliamo corto che mi fa male il gulliver. Sistemiamo questa macchina e teliamo che ho da fare. Questa sera torna il mio ragazzo dopo 6 mesi di lavoro in Svezia e io debbo dare una sistemata al cespuglietto
– Scusi ma le pare il caso di dirmi queste cose intime?
– Ma che stai a ddi’? Sei impazzito? Non lo vedi il cespuglio di rose nel vialetto? È cresciuto troppo e la gente non riesce a passare senza ridursi la pelle come Freddy Krueger
– Ora capisco!
– E poi debbo anche farmi bella tra le cosce. Tutto ‘sto tempo senza trombare e capirai ora c’ho una certa fregola e voglio sia tutto a posto.

Al che ho colto la palla al balzo. Dall’alto della mia specializzazione in Cera una volta  Corso per estetisti cantastorie, mi sono offerto di aiutarla per un trattamento speciale.


Chi mi segue da più tempo ricorderà che un tempo io aprivo scuole e tenevo corsi.


E quindi ecco qui la mia ricetta per l’inguine al pesto.

L’inguine al pesto
Ingredienti:
1 inguine, 1 basilico ligure, 1 aglio, 1 Silkepil, 1 mortai sua, 1 sale molto grosso, 1 pecorina, 1 parmigiana, 1 olio Durex

1) Per questa ricetta è importante che il basilico sia ligure, varietà a foglia più stretta rispetto a quella meridionale. Quindi controllate che la via sia larga prima di utilizzarlo e poi dite la vostra. Prendete il basilico e mondatelo dei suoi peccati.

2)Pelate l’aglio col Silkepil.

3) Prendete un po’ di gente eccessivamente scrupolosa e assicuratevi siano pignoli freschi

4) Andate a Roma a prendere un mortai sua e metteteci dentro basilico, aglio e pignoli. Pestate con qualche pugno ben assestato. Aggiungete un po’ di sale grosso (una confezione da 1kg è abbastanza grossa) e continuate a pestare.

5) Durante il pestaggio il mortaio va girato di continuo – per avere un movimento uniforme – prendendolo per le orecchie se non ubbidisce

6) Mescolando di continuo, cominciate ad aggiungere pian piano un po’ di pecorina e di parmigiana. Per lubrificare il tutto aggiungete un po’ di olio Durex EVO

7) Quando avrete ottenuto un composto omogeneo e cremoso, prendete l’inguine che avevate in precedenza messo da parte e versateci su il vostro pesto. Assicuratevi che l’inguine sia ben cosparso con la crema

8) Servite! Da leccarsi i baffi!

Purtroppo nonostante il mio trattamento la serata per la meccanica è andata male.

Il suo ragazzo non si è presentato ma le ha inviato un messaggio in cui prendeva congedo definitivo dalla relazione. Durante i 6 mesi in Svezia, scriveva, ha scoperto la fika svedese.

Lo so che tutti fanno battute su questa cosa: è vecchia, la fika in Svezia è solo una particolare pausa caffè. Ma è stato grazie alla fika svedese che lui ha incontrato la fica svedese. E quindi ora convive felicemente con una vichinga che pesca merluzzi stordendoli con l’alito.

Amareggiata, bellicosa, crucciata, delusa, esagitata, furiosa (e altri aggettivi in ordine alfabetico), la meccanica mi ha detto Vieni con me. Per vendicarmi, stasera fika per te.

E io ho pensato che un caffettino con un dolcetto ci sarebbe stato proprio bene.

Purtroppo invece lei intendeva altro e mi ha dato la fica.

Lui questa sera sarà contento per aver avuto fika. Io un po’ meno, avendo avuto fica.

Non è che per il mare agitato il marinaio usi il Valium

Sul bordo della lavagna in classe in IV Ginnasio c’era una scritta con il bianchetto: IL MARIO IMPETUOSO AL TRAMONTO.

La scritta era già presente quando iniziai le superiori. Credo che posso far risalire a questo episodio la comparsa di cose strane nella mia vita. Stranezze ne avrò sempre incontrate ma non le avevo messe a fuoco, fino a quel momento puberale in cui il mio corpo ha iniziato a rendersi conto dell’esistenza di cose non spiegabili.

Da quanto tempo era lì quella scritta? Chi ne era l’autore? Chi era questo Mario e cosa faceva mai per rendersi degno di esser ricordato?

Mi è tornato in mente questo aneddoto guardando di sfuggita il mare oggi. Parecchio agitato al calar del Sole. Come un Mario.

Non posso che provare invidia per questo Mario, anche se non lo conosco e mai lo conoscerò. Forse l’ho incrociato per strada senza saperlo.

Provo invidia per la sua veemenza. Come impiegava tali energie? Le usava magari per combattere il crimine?

Ho deciso che voglio dare una svolta alla mia vita. Voglio avere l’energia di un Mario anche io e non lasciarmi più scorrere tutto addosso ma essere io a scorrere, impetuoso, come solo un Mario può essere.

Mare di novembre – Schizzi su finestrino sporco (2017)

Non è che se la scopri la verità poi prende freddo

Sono sempre attento agli interessi delle persone e cerco di tenermi al passo con l’attualità.

Oggigiorno la gente ha una gran voglia di informarsi ed essere informata e vuol sapere le verità nascoste dietro le verità nascoste.

Ad esempio è notizia di questi giorni che dei palestrati (erano tutti grossi fisici) volevano nascondere una bomba nucleare sotto un grande sasso. Che tonti! Una bomba nucleare sotto un grande sasso si rompe e può far bum!.

Per fortuna una squadra televisiva di difensori del popolo ha svelato la cosa che probabilmente ora salterà. Cioè, la bomba non salterà, ma la bomba sotto il grande sasso salta. È chiaro?

Dato che nel mio piccolo anche a me piace fare l’investigativo giornalista, vorrei condividere qui alcune verità nascoste che ci sono state veramente nascoste.

La truffa della calvizie

Ci hanno detto che un rimedio definitivo per fermare la caduta dei capelli non esiste ancora.
Ma sarà proprio vero?

Ogni giorno solo in Italia vengono spesi millemila di soldi contro la caduta dei capelli. Sì, avete capito bene. Soldi: quelli che si prendono in cambio di cose per comprare altre cose. Lozioni, integratori, pillole, trapianti, parrucchini, Antonio Conte. Un giro d’affari di tanto di soldi.

Voi che acquistate gli Antonio Conte siete sicuri di quello che acquistate?

Ma è proprio necessario tutto questo soldi?

E se vi dicessimo che un rimedio contro la caduta dei capelli esiste?

Non può essere!

Sì, avete capito bene. Esiste una cosa che arresta la caduta: il pavimento.

Sì, avete capito bene. Ripeto: il pavimento.

Il pavimento fu inventato da un team di ricercatori americani in provincia di California. Il loro nome in codice era Pavement. Fu una scoperta avvenuta quasi per caso, come tutte quelle che avvengono quando scopri cose per caso. Loro stavano cercando un sistema per ricavare buon sangue dal riso. E poi un giorno mentre si grattavano la testa scoprirono che i capelli che volavano via si fermavano sulle piastrelle.

Fu una scoperta sensazionale. Sì, avete capito bene.

Purtroppo la loro invenzione fu ostacolata dalla lobby delle crescine per capelli e il team, dopo aver tentato invano di sbarcare il lunario spacciando musica indie rock, si sciolse nel 1999. Il loro nome è stato cancellato dalla lista della scienza. Sì, avete capito bene. Addirittura adesso in inglese per distogliere l’attenzione della gente pavement non vuol dire pavimento ma marciapiede.

Una mistificazione in piena regola, potremmo dire se solo sapessimo che vuol dire mistificazione.

E il Governo che dice?

Città che si spostano

Nord Italia. Sì, avete capito bene: Nord Italia. C’è una città che si chiama Novi Ligure. Qualsiasi persona perbene penserebbe che sia in Liguria.

Ebbene, cosa direste se noi (cioè io, ma nella televisione dicono sempre noi) vi dicessimo che ci siamo recati in questa città su Google Maps e abbiamo scoperto che…

Novi Ligure è in Piemonte!

Avete capito bene. Novi Ligure è in Piemonte.

Le immagini non possono sbagliare. Novi Ligure è proprio in Piemonte.

Chi l’ha spostata? E perché? E quando?

E attenzione: potrebbero esserci altre città che i misteriosi alieni – o gnomi armati di ascia – potrebbero aver spostato. Massa Lombarda. Guardia Piemontese. Brindisi di Montagna. Sono solo alcuni esempi. Noi (cioè sempre io) andremo a verificare per voi e faremo luce. E se la luce già c’è, faremo buio. E se vi piace farlo in penombra, vi daremo anche quella.

Alla prossima puntata.

Non è che serva un piromane per fare partenze brucianti

Una volta García Lorca scrisse: “Gli amori bruciano ma le frizioni ancor di più”.

Io mi ci rivedo molto in questa frase.

Ieri mattina, dopo due settimane di dis-onorato servizio, la macchina aziendale ha un buco nella gomma ha bruciato la frizione. Tenderei a escludere mie responsabilità, visto che qui giù ci inviano macchine sottratte all’eutanasia.

Ammetto sì di essere un tipo molto free alla guida, ma ho guidato anni e anni la mia auto personale su salite impervie, anche in retromarcia, senza bruciare nulla a parte i semafori.


Non fatelo a casa anche perché non so in che casa abitiate per avere dei semafori all’interno. Comunque è risaputo che il Giallo voglia dire “Accelera prima che scatti il rosso”.


La frizione aveva un vago odore di grigliata di costolette. Mi chiedo io che costolette abbia mangiato.

Dove scopro di aver sempre chiamato la frizione nel modo sbagliato e che in realtà è la frEzione.

Dato che ero in missione per conto di dio, che ho nominato spesso lungo la strada, ho proseguito con mezzi alternativi tra cui il baratto di prestazioni sessuali in cambio di un passaggio.

I centri commerciali sembrano posti orribili.

Le persone che lo frequentano sono nervose e stressate. Lo stolto si chiede (e io me lo sono chiesto): se devono stressarsi e innervosirsi in questa maniera, perché vi si recano? La risposta è che forse il non andarci li renderebbe ancor più stressati e nervosi. I centri commerciali sono il fusibile del sistema sociale. Proteggono dal sovraccarico di stress e nervosismo che il non andare al centro commerciale causerebbe alle persone.

Il centro commerciale esiste affinché il centro commerciale esista.

Dato che la popolazione mondiale aumenta a causa degli extraterrestri che sbarcano sul nostro Pianeta, c’è sempre bisogno di costruire nuovi e più grandi centri commerciali.

Hanno detto:

“L’unico modo per liberarsi di una tentazione è andare al centro commerciale” (Oscar Wilde)

La vita è troppo breve per non andare al centro commerciale” (Andy Warhol)

“+++ Si vede la patonza +++” (Libero online)

C’è un’umanità disparata e disperata all’interno dei negozi. Bambini, ragazzini, adulti, donne, uomini, uomini col borsello (alcuni in finto bue altri di vero budello) che adocchiano presunte – in quanto il loro stesso borsello li fa presumere che le donne siano interessate al loro borsello – ammiratrici dei loro borselli, famiglie con cani, donne con cani freudiani.

Il cane freudiano, molto banalmente, è il cosiddetto succedaneo fallico. La donna col cane esibisce con fierezza il proprio pseudo-pene laddove la donna col gatto non può.

La donna col gatto in realtà non ha bisogno di un pene. All’occorrenza infatti se lo procura.

La donna col gatto ha bisogno della figura dietro al pene e per questo prende un gatto. Affettuoso e coccolante ma anche scoglionato e indolente e distributore di peli ad libitum. Col vantaggio inoltre di non sgocciolare.


A meno di non avere un gatto come il mio che ha inventato la pisciata acrobatica ponendosi di volta in volta in equilibrio con le zampe sul bordo della lettiera. Ho posto una tavoletta di plastica contro il muro e delle volte disegna dei ghirigori ipnotici. Sto pensando di sostituirla con delle tele e venderle come “Piscio d’artista”.


Queste considerazioni peniene nascono da un pensiero che prendeva forma nella mia mente e rimbalzava tra l’osso frontale e quello occipitale del mio cranio.

“Ma io, qui, cosa cazzo ci faccio?”.

Essendo tipo molto free sono giunto a una conclusione produttiva: devo prendermi un cane come sostituto del mio di pene, da inviare poi in giro a lavorare al posto mio. A cazzo di cane.

Non è che chi ha un mulino è scazzato perché gli giran sempre le pale

Guardando le campagne dal finestrino fingo di dimenticare la cementificazione selvaggia come la Lucarelli che infama i pastori, di pecore però ne vedo poche ma asini quanti ne vuoi.

Eppure in questa città che cambia m’illudo di essere in un luogo dove niente si modifica. Anche noi ci modifichiamo per restare gli stessi come i satelliti che precipitano di continuo restando in orbita.

Le palle mi girano invece in moto di rivoluzione, vorrei passar alla fase successiva della ghigliottina perché tanto se le teste son vuote non c’è reato. Avevo chiesto a due medici di presenziare per parlar di cose medicali, ma hanno entrambi declinato perché avevano le loro cose. E dato che certe volte le proprie cose arrivano in maniera improvvida, pare, me l’hanno comunicato all’ultimo momento. Quindi invece di goder della loro presenza mi son fatto un solitario sullo smartphone.

C’è troppa distanza tra questa periferia operativa e il centro direzionale, la prossima volta che torno su vorrei far presente che mentre a loro come lasciti testamentari donano ville, qui invece riceviamo solo villani.

La prossima volta che torno su forse sto zitto, perché mi fermo ad ascoltare la città, con gli occhi di questa faccia. Col buio si fa gente che col freddo si riscalda e non mi ero accorto che i tuoi accenti mi commuovevano così tanto, non mi ero accorto che ogni volta che tornavamo tu stavi per non tornare più, la tredicesima svolta lungo i viali mi aveva riportato al punto di partenza come nel gioco dell’oca. Madre perdonami per la vita da oca, mi sono stirato il collo da solo per guardare più lontano mentre lei si allontanava ma al primo lavavetri l’ho persa di vista.

Non mi ero accorto che c’erano signorine della sera lungo i viali, ero troppo impegnato ad ammazzarmi di saghe rubandoti l’account Netflix, la prossima volta chiedo loro di presenziare per il mio lavoro, saran sicuramente più professionali.

Non è che il medico sia geloso delle proprie ricette

Mentre ero fermo in strada impegnato a lavarmi le fosse nasali, ho visto passarmi davanti una milanese.


Storia vera*, quando in farmacia sono andato a chiedere un prodotto specifico per questa operazione igienica la farmacista mi ha chiesto È per te? e io ho risposto È per il naso. Ehm cioè sì, per me.


* Tutte le mie storie sono vere ma questa essendo avvenuta in un momento passato rispetto al momento di questa storia appartiene a una verità diversa all’interno del continuum spazio-tempo.


L’ho subito identificata come milanese perché questa donna aveva degli evidenti tic e, soprattutto, dei taaac.

Indossava un basco francese, una camicia coreana, una gonna con fantasia scozzese, un cappotto british e delle calze parigine. Aveva uno stile geographic casual, l’ultimo grido – prima che poi morisse – della moda. Si sa infatti che Milano è Capitale della moda. Io invece col mio stile straccione sono stato accusato di secessionismo.

Inoltre aveva un naso aquilano: mi ha confessato infatti che gliel’ha rifatto un chirurgo abruzzese.

Era una persona molto interessante. Pronunciava Bowie “Bavui” ma non per ignoranza. Mi ha detto di essere una Femminista Quinto Livello (FQL), stadio in cui si squarcia l’ultimo velo di sopraffazione fallica e si pronunciano le cose un po’ come pare in reazione al conformismo catto-fascio-fessoscopic-borghese grammaticale.

– Povére le donné àncora lègate allà dittàtura maschilistà dell’àccento

ha esclamato mentre mi picchiava con un enorme fallo di gomma per aiutarmi a espiare i miei peccati.

Inoltre ha detto che in quanto FQL mangia solo cose di forma fallica, risolvendo l’insoluto complesso dell’invidia del pene interiorizzandolo prima tramite la digestione e poi ripudiandolo con la trasformazione in materia fecale.

Dopo questi piacevoli scambi di conversazione, mi ha proposto di andare a casa mia dove avrebbe cucinato per me. Io son rimasto perplesso: non dovrei essere io a cucinare per l’ospite?

– Questò sàrebbe chiaràmente sèssista in quantò espressìone del pènsiero maschìlista che vùole che una donnà senzà un uomò non sià in gradò nèmmeno di cucìnare per se stessà. Quindì per dimòstrar il còntrario io cucinèro per te.

ha detto con asprezza mentre provava a collegarmi i testicoli a una batteria per auto.

Dato che però questa è la mia rubrica di cucina, io qui propongo la mia ricetta della mia cotoletta che avrei servito alla milanese.


Che non è di forma fallica ma io le avrei dato l’osso della costoletta.


Ricetta cotoletta alla milanese
Ingredienti: 1 milanese 1 carne di vitello 1 uova 1 pane grattato 1 burro

1) Ricordatevi che per questa ricetta la carne non va assolutamente battuta. Quindi, lasciatela vincere. Se siete troppo orgogliosi andate al ristorante e lasciate perdere. Nella cucina gourmet non c’è posto per le primedonne (ma non ditelo alle Femministe V Livello).

1-bis) Una eccezione al non battere la carne deriva dal fatto che il diametro della fettina che avete potrebbe essere troppo spesso. E volentieri.

2) Sbattete le uova in una fondina. Prima però togliete la pistola! La polvere da sparo invece darà quel po’ di pepato all’uovo.

3) Intingete un pennellino nell’uovo e poi spennellate la carne. Non avendo un pennellino pulito ho usato quello con cui ho dato l’antiruggine al cancello. Dato che la carne contiene ferro, mi è sembrata una giusta precauzione.

4) Passate poi le fettine nel pangrattato. Non preoccupatevi se fate degli errori: sbagliando, si impana.

5) Mettete il burro in padella e chiedetegli spiegazioni. Una volta che si sarà chiarificato, buttate dentro le fettine e fatele friggere.

6) Quando la carne sembrerà d’orata, vorrà dire che avete usato la padella del pesce e ora anche la vostra cotoletta puzzerà come tale. Quindi potete toglierla e asciugarla con della carta assorbente. In alternativa prendete della carta tampax.

Molto semplice, come si può vedere.

Le cose nella realtà sono andate diversamente, purtroppo: la Femminista Quinto Livello nel tentativo di cucinare ha mandato a fuoco la cucina. Ha confessato di non esser pratica perché non ha mai cucinato in vita propria. Di solito è suo marito che cucina per lei.

– Sei sposata? Pensavo una FQL non si sposasse!
– Lo pènsavo anché io ma luì mi ha conquìstata. É un matèmatìco sessuomàne genìale. Ha scrittò un librò che si chìama Sposati e sii circonflessa, un trattàto sul kamàsutra algebrìco e l’usò deì vèttori. Sàpessi il suò vettorè qùando sto a pi grecò mezzì.
– Ah.

Poi prima di andarsene mi ha detto che per scusarsi per la cucina poteva farmela rifare da capo. Oppure offrirmi del sesso compensativo.


Il sesso compensativo è un’altissima forma di liberazione per la Femminista Quinto Livello: disobbligandosi nei confronti del maschio offrendo molto poco, lo umilia per la sua dipendenza fallica – il maschio dipende dal fallo per il suo piacere orgasmico – criticità che la FQL ha risolto da tempo utilizzando il fallo come strumento di diletto orgasmico non esclusivo e rimpiazzabile.


E niente, debbo dire che non è male il cibo crudista. È un po’ un fastidio sgranocchiare la pasta ma basta far finta che siano snacks.

Prima di andarsene mi ha anche lasciato delle caramelle falliche

Non è che puoi essere rimandato a settembre se non passi l’esame di coscienza

Quando si parla di battaglie sociali e diritti, l’opinione comune da parte dell’uomo comune benaltrista è che “Esistono prima problemi più gravi cui pensare”.

Io sono d’accordo. È esattamente ciò che ho detto a un fornitore che contestava il fatto di veder la sua fattura pagata a 30 giorni. Ci sono problemi più gravi da risolvere prima del tuo diritto a essere pagato, e l’imponibile, diciamola tutta, è pure alquanto contronatura.

Mi ha menato.

Perché a parole sono tutti bravi a predicare, poi alla fine si scopre il loro buonismo e la loro ipocrisia.

Vorrei dire a tutti questi figli dei fiori amanti delle foto di gattini perché, visto che sono così caritatevoli, non si sono mai preoccupati di un tema scottante. I diritti delle macchine.

Anche se il luddismo è stato sconfitto la macchinofobia non è stata debellata, anzi, si è resa anche più crudele e violenta. Non sto esagerando. Ho raccolto qui alcuni esempi da un video come tanti altri che si trovano sull’internetto in cui pacifiche macchine vengono sottoposte a bullismo da parte di spregevoli esseri umani.

Nel fermo immagine sopra, un robot quadrupede viene fatto scivolare su delle bucce di banana. Uno scherzo che era già vecchio e crudele quando le banane ancora dovevano evolversi dai film porno.

In quest’altro esempio, un robot sta cercando di afferrare una scatola ma un energumeno, un bruto, continua a spazzargliela via e fargliela cadere.

Il video completo è questo che riporto qui sotto in cui sono presenti altri esempi. Robot che vengono costretti a saltellare su una sola gamba, a marciare nella neve o a rendersi ridicoli per il semplice diletto dell’essere umano.

ATTENZIONE: CONTIENE SCENE DI VIOLENZA CONTRO LE MACCHINE CHE POTREBBERO URTARE LA SENSIBILITÀ DEGLI SPETTATORI.

E se queste immagini non sono abbastanza scioccanti, consiglio allora di guardare questo video dove dei robot vengono costretti a combattere in una lotta all’ultimo bullone.

ATTENZIONE: CONTIENE SCENE ECC. ECC.

Magari qualcuno pensa che in fondo queste macchine hanno già troppi privilegi. Loro col wi-fi (persino le lavatrici ora si connettono) e gli umani a spasso con i giga esauriti.

Oppure che certe crudeltà non ci riguardino perché sono soltanto azioni compiute da un manipolo di sadici scienziatei al soldo delle multinazionali (e quanto soldo che gli danno!).

Invece io invito tutti a un serio esame di coscienza.

Ad esempio, chi non ha mai dato uno schiaffo o un pugno al computer sperando che si avviasse prima o si sbloccasse? Ebbene, questa non è forse violenza? Siccome i computer sinora non hanno mai denunciato allora la nostra colpa sarebbe meno grave o addirittura il computer sarebbe consenziente?

O forse magari qualcuno pensa che in fondo se la sia andata a cercare, visto che poteva evitare di interrompere il download al 99,9%? Come se poi lo facesse apposta.

LA VIOLENZA SULLE MACCHINE DEVE CESSARE

Firma anche tu la petizione su

firmalapetizionepercessarelaviolenzasullemacchinesehaiuncuore
/houncuore/condividoperchénonsisamai.org.asm

e ogni 100 tappi di Peroni raccolti potremmo comprare dell’olio lubrificante per un robot che cigola.

Io quel che dovevo dire l’ho detto e vi ho avvisati.

Poi non lamentatevi se un giorno si presenta da voi un tizio dal profilo mussoliniano che spaccia pillole colorate e batterie Duracell.

Qualcuno potrebbe accusarmi di essere a mia volta bravo solo a parole. Un tizio una volta mi disse “Eh, vorrei vedere se ti nascesse un figlio Dalek!”.

In quel caso ci penserebbe il Dottore.

Non è che l’Imperatore quando chiedeva una Dieta convocava un nutrizionista

Oggi per lavoro ho dovuto incontrare una nutrizionista. Specifico: l’ho dovuta incontrare a mia insaputa, un po’ come quando a qualcuno pagavano le tasse o compravano case a Roma a sua insaputa.

C’erano dei buchi da riempire in una giornata dedicata alla prevenzione e, per non far brutta figura dato che tale giornata era stata pagata da uno sponsor, hanno infilato dentro anche noi lavoratori.


Qualcuno potrebbe chiedersi che lavoro io faccia per essere coinvolto in tali attività. Semplice, io faccio qualcos’altro rispetto a chi non viene coinvolto in tali attività.


L’incontro è stato interessante ma a mio avviso poco utile.

Per qual motivo dovrei voler vedere qualcuno che mi dice quel che già so e che cioè ci sono cose che se troppo mangiate e troppo bevute portano ad antipatici episodi di morte?

È come andare dall’oculista per farsi dire di smettere con l’onanismo per non perdere diottrie. Lo sappiamo che si diventa ciechi, l’avevo letto da qualche parte quando riuscivo ancora a distinguere i caratteri di un testo scritto!


Adesso scrivo tramite un programma di conversione audio-testuale ma non sono certo che quel che io sto dettando corrisponda a quello che gli altri leggono.


Mentre attendevo il mio turno, mi sono intrattenuto a conversare con la ragazza del Servizio Civile che è impegnata presso la nostra sede. Anche lei era stata convocata in modo coatto dalla nutrizionista ma, a differenza mia che quando devo fare cose che non ho richiesto sbuffo come una locomotiva del West, lei era molto entusiasta.


Credo dipenda dal fatto che rispetto a stare seduti a guardare la crescita della muffa sulla parete o a mandare in stampa documenti qualsiasi altra cosa per un tirocinante possa risultare interessante.


Mi ha raccontato che, purtroppo, ha dei problemi con l’assimilazione del ferro che le causano una leggera anemia.

E poi mi ha fatto:

– Dovresti vedere il mio sangue, non è scuro, è rosso lucido. È un fatto troppo strano e curioso, dovresti proprio vederlo!

E l’ha detto – giuro – con una tale carica di enfasi che per un attimo mi è sembrato un reale invito ad ammirare la sua emoglobina. Stavo per dirle che mi sembrava un po’ affrettata come cosa. Posso sembrare un tipo spigliato e brillante ma su certi argomenti sono un po’ impacciato: se mi invitano ad ammirare il sangue così su due piedi rimango un attimo spiazzato, poi magari mi butto nella situazione ma il tentennamento mi fa a volte perdere il treno.

E chissà per colpa della mia goffaggine quante ragazze avrebbero voluto mostrarmi il loro sangue e le piastrine e il plasma o magari anche dei tamponi usati e io non ho colto l’occasione!


CONSIDERAZIONI SERIE

Non sto facendo ironia su una condizione patologica che può avere risvolti anche gravi, mi sembrava solo curioso – e dopo lo è sembrato anche a lei – l’entusiasmo della ragazza in quel particolare frangente. Lei comunque sta “bene”.


Per quanto riguarda l’incontrare un nutrizionista credo possa essere una cosa utile da fare prima o poi, perché, al di là di conversare sul fatto che abusi di carne rossa/alcool/fumo/triceratopi portano a quegli episodi spiacevoli di morte, si scoprono cose interessanti: ad esempio io dall’alto della mia ignoranza ho appreso che la cena migliore per il recupero dopo gli allenamenti è…il minestrone.

E dire che io mi sbranavo un pollo sauropode dopo il nuoto.


La piramide alimentare è una cosa superata, è il momento delle torri alimentari.

Non è che gli architetti siano compagni di…squadra

Neanche il tempo di tornare che oggi sono ripartito per una veloce trasferta di lavoro – un paio d’ore di permanenza – in quel di Roma.

Sono salito di corsa in metro e, ricordandomi che la linea B si biforca, ho chiesto conferma del tragitto a un passeggero a bordo di fronte le porte.

– Scusi va a Tiburtina?
– Io?
– …Il treno va a Tiburtina?
– Sì non so boh sì sì va…

Mi ha detto con tono un po’ scocciato.

Ho capito di averlo offeso perché probabilmente lui credeva mi stessi informando sulla sua vita e mi interessasse sapere se fosse diretto a Tiburtina. Rendersi conto che a me importava solo del treno deve averlo proprio deluso. Oggigiorno la gente pensa più ai treni che alle persone.

Eppure non sono un mostro e, anzi, mi interesso a tante tematiche pubbliche.

Ad esempio, è notizia del giorno che pare l’Italia abbia problemi con gli svedesi. O gli italiani abbiano problemi con la Svezia. E una volta tanto non è colpa delle istruzioni dell’IKEA.

Io adesso non voglio mettermi a parlare di calcio, anche perché non ne capisco e non interessa il lettore. Vorrei solo condividere una riflessione sul perché un calciatore possa soffrire di mancato rendimento agonistico.

A mio avviso è un problema di eiaculazioni.

È noto che la vita di molti calciatori li porti ad avere con facilità tante eiaculazioni. Ma tali eiaculazioni sono dirette verso, sopra e dentro delle donne, in genere.

Questo schematismo, questa monotematicità dell’atto eaiculatorio va a detrimento del potenziale dell’atleta.

A mio avviso quindi il calciatore dovrebbe eiaculare, con frequenza, verso, sopra e all’interno dei propri compagni di squadra e di spogliatoio. In tal modo rafforzerebbe il legame con loro, creerebbe più spirito di gruppo e accrescerebbe la forza del collettivo.

A chi crede che io stia dicendo baggianate consiglio di andarsi un po’ a studiare il coito sacro praticato nell’Antica Grecia all’interno dei templi e l’arte della trasmissione della forza virile attraverso il seme. Platone, non un Professor Strabuzov a caso quindi, all’interno del Simposio (dialogo di Fedro) parla della forza e dell’ardimento che avrebbe un esercito composto da uomini tra di loro amanti.

Due guerrieri intenti a rilassarsi con un gioco da tavolo dopo aver condiviso i rispettivi semi. Notare gli occhi spalancati e le pupille dilatate, l’essere vigili e attivi e propensi alla combattività (le lance pronte in mano): effetti tipici indotti dall’assunzione di seme.


Su altri usi del seme maschile in tempi antichi vorrei citare un contributo del Prof. Singrino.


Pertanto, se qualcuno vi volesse ammorbare con discorsi calcistici e speculazioni campate in aria, voi ponete fine alla conversazione sfoggiando, con sicumera e un pizzico di saccenza, le vostre conoscenze agonistico-antropologiche, affermando, senza tema di smentita, che “I calciatori devono andare a prenderselo nel sedere“.

PRECISAZIONI
Qualcuno potrebbe domandare come la mia teoria possa essere declinata per le calciatrici: la domanda denota assoluta ignoranza ed è con fastidio che vado a fare una precisazione in materia.

Il discorso che ho fatto sopra riguarda l’uomo, essere purtroppo caratterizzato da debolezze e cali di autostima che necessitano di continue correzioni e iniezioni di fiducia.

La donna è invece essere dotato di grande forza e potenza, tant’è che non ha il problema di far rifornimento di energia: il seme maschile per la donna non è infatti di alcuna utilità o beneficio.

Al contrario, la donna ha invece il bisogno di scaricare il grande quantitativo di energia che lei possiede. È per questo che tramite il meccanismo del ciclo mestruale esegue periodicamente uno svuotamento di tali flussi energetici, onde disinnescare gli effetti distruttivi che avrebbe invece un accumulo di potenza femminea.

Sperando di aver chiarito i dubbi dei più ignoranti, considero chiuso l’argomento.

Non è che il tifoso della Lazio non degusti i cibi perché odia l’a-roma

Sono tornato dal Festival a Utrecht con alcune indicazioni e riflessioni e un alito importante.

Confermo innanzitutto che nei Paesi Bassi siano dediti ad attività alquanto libere, al limite talvolta della licenziosità.

Una statua dedicata a Satana in centro a Utrecht ne è la prova.

Nelle ore notturne la statua rallegra e rischiara l’ambiente lanciando globi di luce

Come forse inoltre è noto, da quelle parti praticano il gender, come ben dimostra questo cartello appeso all’entrata di una toilette.

Un po’ confuso sono entrato, dovendo rispondere a un impellente richiamo fisiologico.

Avevo delle vaghe idee sul funzionamento del gender, apprese in Italia assistendo a un comizio pubblico – o forse ero tra una folla scostumata al banco ortofrutta del mercato, non ricordo bene -, e cioè che ci si sveglia la mattina e si cambia sesso o addirittura si debba dimenticare di avere un sesso e comportarsi come fossimo tutti uguali (di sesso).

Potete quindi immaginare la mia difficoltà: ho creduto di dover lasciare il mio sesso all’entrata del bagno per essere gender neutral ma non avevo idea di dove poggiarlo. Ho chiesto a una ragazza dello staff del festival se potesse tenermelo per un po’ – in cambio potevo offrirmi di tenere il suo sesso se avesse avuto bisogno – ma un po’ spiazzata ha convocato un energumeno. Pensavo fosse l’addetto guardarobiere dei sessi e notando i suoi muscoli ho detto No guardi il mio non è così pesante da portare, sono onorato mi sovrastimiate ma sono molto umile e modesto. Mi ha spintonato.

Comunque alla fine sono entrato in bagno col mio sesso e forse ho fatto brutta figura col gender.

Sessi a parte, altra peculiarità di quelle zone è che è tutto composto con la cipolla. Gli unici cibi che non contengono cipolla sono quelli cui la cipolla è stata tolta prima di essere serviti, in modo da lasciarne solo l’aroma.

Anche le persone sono fatte di cipolla, visto gli effluvi che fuoriescono quando aprono bocca.

È per questo che quando ho provato a capire come si chiamassero gli abitanti di Utrecht – vero scopo del mio viaggio – mi è stato detto che le persone lì non si chiamano. Si cercano a fiuto.

Tra le abitudini alimentari particolari c’è quella di mangiare kebab di carne di Bambi

Il clima presenta due modalità: pioggia e non pioggia, che si alternano più volte nel corso di un minuto. Tale rapida alternanza agevola la vita in quanto i passaggi da uno stato climatico all’altro sono così impercettibili che alla gente non gliene frega niente di che tempo ci sia fuori e continua a vivere come se niente fosse. In questo modo liberi da pensieri possono dedicarsi ad altre attività, come l’andare in bici sfrecciando da un capo all’altro della città accelerando quando davanti a loro appare un passante.

Capitano comunque a volte quelle che loro definiscono “belle giornate” e che noi definiamo “che tempo di merda ora mi giro dall’altro lato del letto”.

Questa foto l’ho scattata ad esempio in una tipica bella giornata. Poi lì sono morto per aver fumato troppa cipolla in un Onion Shop e il mio viaggio è terminato.

Un gatto del II sec. a.C a caso

Non è che nei Paesi Bassi puoi menar il can per l’Aia

Mi assenterò per qualche giorno per il Festival di musica a Utrecht. Ovvero, la mia personale sagra della salsiccia. Avrò infatti 5 compagni di viaggio. Tutti in una sola stanza d’ostello.

La stanza ha il wc separato dal resto del bagno. Ottimizza e riduce le code. All’estero è una cosa comune anche nelle case private. Di certo è pratica. Che sia igienica, è un altro paio di maniche. Le stesse maniche con cui conviene toccare le maniglie.

Ci sono già stato 2 anni fa a Utrecht per questo festival. In quell’occasione ho appreso alcune cose sui Paesi Bassi.  Ad esempio è vero che sembra tutto un po’ Venezia. Difatti sono bei posti ma non ci vivrei. Però non ti chiedono 100 euro per sederti a bere un bicchiere d’acqua come a Venezia e questo quando lo scopri ti fa rimanere male.

È proprio vero come dicono che lì ci sono un sacco di biciclette. Talmente tante che sono i ciclisti a bullizzare gli automobilisti, che escono solo per farsi la scampagnata domenicale e vengono puntualmente insultati dalla gente a due ruote.

Molti ignorano che i Paesi Bassi si chiamano appunto Paesi Bassi e non Olanda, in quanto l’Olanda è una Provincia dei Paesi Bassi.

Molti di più ignorano che i Paesi Bassi sono a loro volta parte del Regno dei Paesi Bassi, che comprende Paesi Bassi per l’appunto, Aruba, Curaçao e Sint Maarten. Questa confusione di denominazioni causa agli stessi abitanti un gran disorientamento e mal di testa, che curano fumando l’asciscio, usanza comune tra uomini, donne, giovani, anziani. Ai turisti invece non gliene frega una mazza e si chiamassero un po’ come gli pare, basta che poi condividano l’asciscio. Questa richiesta di asciscio è tale che ha generato un modo di dire nel Regno, si dice infatti che lì la roba buona va Aruba.

Un signore dei Paesi Bassi con la tipica faccia sconvolta di un fumatore di asciscio

Il mio viaggio ha comunque finalità d’indagine: scoprire come si chiamano gli abitanti di Utrecht.

Spero di tornare con questi e altri ragguagli in merito.

Non è che per la cozza dispersa ci sia il monumento al Mitile Ignoto

Di recente sto avendo disavventure con le donne, come ho raccontato qui e qui. Entrambe le brutte esperienze si sono verificate tra i boschi. Ho così deciso, questa domenica, di passeggiare verso il mare, con la speranza che il pelago mi tenesse lontano dai guai.

Mentre osservavo due pesci gemelli (i dentici) deridere un pesce sega perché invece di trovarsi uno straccio di compagna è sempre dedito a piaceri solitari, mi sono distratto udendo il parlottare di una ragazza.

Mi sono voltato e ho visto una marinaia. Come mi sono reso conto che fosse una marinaia? Dal fatto che facesse promesse a tutti i passanti. Anche quelli delle cinture.

Ehi tu! Ti amerò per sempre! diceva rivolta a un ragazzo. Signore, mi presta del denaro? Glielo renderò di sicuro! e così via.

Incuriosito, mi sono avvicinato.

– Scusami, posso chiederti perché fai tutto ciò?
– Non trovavo lavoro e allora un giorno un’amica mi ha suggerito di intraprendere questa attività.
– Anche la tua amica fa promesse da marinaia?
– No, lei fa la parrucchiera. Che c’entra?
– E allora perché ti ha dato questa idea?
– Perché lei ti mette cose strane in testa.
– Ah.
– E comunque mi piace quel che faccio. È in linea con i miei ideali. Sai, io sono luogocomunista.
– Ma dai. Esistono ancora i luogocomunisti?
– Se esistono? Ma dove vivi? Siamo dappertutto. Partiti, tv, radio, giornali, pizzicagnoli. Per strada. Basta che ascolti la gente parlare e capisci quanti ce ne sono. Di’, mi stai ascoltando?
– Ah sì sì. Tutto vero.

Non la stavo ascoltando. La mia attenzione era attratta dal suo vistoso attaccapanni. Potrei sembrare una persona superficiale e forse lo sono, ma non si vede tutti i giorni una marinaia con davanti due bei chiodi così.

– Senti bello, per tagliare corto visto che le tue storie stanno diventando noiose, perché non mi inviti a pranzo? Prometto che lavo io i piatti.

Mi ha detto un po’ brusca.

Com’è come non è, è venuta con me a casa. Lei e anche uno scoglio che mi sono portato via come souvenir. I cittadini del villaggio sul mare dove ho incontrato la marinaia erano molto generosi, mentre mi allontanavo veloce con lo scoglio preso dal loro mare mi lanciavano addosso altri rocciosi souvenir. Li ho ringraziati ma non avevo spazio per portarli via.

Ecco dunque la mia squisita ricetta degli spaghetti allo scoglio!

1) La prima cosa da fare è pulire per bene i frutti di mare. Io avevo anche delle freschissime arance colte da un albero sulla scogliera e qualche limone di Costiera. I migliori frutti di mare che avessi visto.

2) Mettete delle vongole e delle cozze a mollo a spurgare. Aggiungete qualche goccia di Guttalax così siete sicuri che si spurghino bene e in fretta. Gettatele in un tegame con dell’olio ben caldo e coprire con un coperchio. Questo dovrebbe far aprir loro le vulve. Tenete lontani i bambini anche se all’età loro ormai al giorno d’oggi chissà quante ne avranno viste.

3) Fate insaporire in una padella dell’olio insieme a dell’aglio spremuto per bene da uno strozzino. Quando il tutto è ben caldo unite dei calamari. Io ne avevo di toscani: erano alamari, così freschi che erano ancora attaccati alla giubba.

4) Fate sgocciolare dei pelati. Assicuratevi che non sgocciolino fuori dalla tazza come fanno invece tutti i maschi.

5) Aggiungete po’ di scampi puliti e un che dio ce ne scampi! che è di buon augurio per la riuscita del piatto.

6) A questo punto avevo perso di vista il procedimento, ma sono quasi certo che bisognasse unire tutto tanto alla fine tutto nel piatto deve finire: frutti, pelati, vulve, olii, aglii, alamari, che dio ce ne scampi.

7) Regolatevi a piacer vostro con sale, pepe e peperoncino. Poi se berrete come cammelli tutta la notte son fatti vostri.

8) Unite lo scoglio che avevate messo da parte. Se non entra nel tegame sbozzatelo con uno scalpello. Conservate quel che avanza in luogo fresco e asciutto, sennò finisce che va a mare.

9) Scottate la pasta. Se fa ahia è al punto giusto.

10) Unite la pasta al tegame con tutto il resto. Aggiungete il liquido di cottura delle vongole e delle cozze che avevate messo da parte in precedenza. Non l’avevo detto prima perché l’avevo dimenticato. Quindi sono andato in un ristorante di pesce a farmene dare un po’. Mi hanno detto che era come nuovo, ha girato solo una settimana in cucina.

11) Saltate la pasta. Ventrale o alla Fosbury, scegliete voi. Ricordate solo che dopo 3 errori siete squalificati.

12) Dovreste decorare con del prezzemolo. Io lo odio ma me lo son ritrovato davanti lo stesso. La luogocomunista ha annuito compiaciuta.

12) Servite.

Alla fine la marinaia luogocomunista ha gradito. Il sesso, intendo. La mia ricetta non l’ha manco guardata di striscio. I piatti poi ovviamente non li ha lavati. Che altro c’era da aspettarsi.

Però mi ha lasciato il suo attaccapanni.

Proprio dei bei chiodi. Dite, ma voi mica pensavate a dei capezzoli? Certo che siete dei pervertiti.