Non è che i Fantastici 4 non fossero artefici del proprio Destino

Conservo ancora da qualche parte, forse lasciato in casa dei miei, un taccuino in cui annotavo frasi estrapolate da libri che avevo letto (ma non solo: anche film visti o dichiarazioni di qualche intellettuale) e che mi avevano colpito.

Evitavo quelle citazioni note e che son sulla bocca di tutti, a volte anche attribuite in modo errato o utilizzate a sproposito (ad esempio Voltaire non ha mai detto che avrebbe gradito morire per una cazzata detta dal suo prossimo).

Ripensavo in questi giorni a una di queste citazioni arcinote e da me non inserite nel taccuino: «Sventurata la terra che ha bisogno di eroi», Galileo per bocca di Brecht (o Brecht per bocca di Galileo).

Ci riflettevo notando come nella stretta quotidianità siamo in qualche modo invasi da presunti eroi della vita normale: collaboratori scolastici che fanno 1000km al giorno, laureati in anticipo col massimo dei voti e con già con un percorso lavorativo avviato grazie alla privazione di sonno, giovani contenti di lavori sottopagati in nome del mito della gavetta.


Non mi soffermo sulla veridicità di tali, commoventi, storie.


Tali realtà di coraggio ed eroismo hanno tutte un denominatore comune: il mondo del lavoro.

Il lavoro, da fondamento dello Stato e diritto del cittadino viene trasformato in un’impresa, un ardimento, un cimento che premia l’individuo disposto al sacrificio, alla fatica, alla rinuncia di qualsiasi altro aspetto della propria vita in nome del nobile sudore della fronte.

Come viene premiato l’individuo? Che domande! Ma con il lavoro in sé! Qual riconoscimento migliore del sudore per il sudore?

La retorica della performance si unisce a un altro incitamento morale per l’individuo funzionale anche questo al mondo del lavoro: il dover essere a tutti i costi positivi e felici.

Beninteso, siamo d’accordo che un certo livello di ottimismo e buonumore eviti di spappolarsi il fegato – ben lo sa chi come me somatizza tutto (o sodomizza sé stesso con le proprie paturnie mentali) soffrendo gastriti e coliti – ma vivere nell’epoca della dittatura del pensare positivo non credo comunque apporti benefici alla salute.

A parte che negarsi il diritto ad avere i maglioni girati non è altro che reprimersi, trovo che stia venendo fuori una società di persone frustrate, insoddisfatte e ansiose, preda del lato oscuro del “Essere artefici del proprio destino” il cui sottinteso è “Se le cose ti vanno male è colpa tua perché non ti impegni, non produci abbastanza, non sorridi nonostante tutto quando le cose vanno male”.

Ecco allora che, per riequilibrare l’universo, vorrei che invece di martellarci con le storie degli eroi positivi ci raccontassero storie di altre persone, antieroi – per gli standard attuali – da premiare perché:

– Hanno chiesto a un colloquio quale fosse la retribuzione perché si ritengono in diritto di venire a conoscenza delle condizioni del lavoro che gli si sta proponendo, invece di aderire alla retorica del “Non pensate allo stipendio”.


Beato quel paese che non ha bisogno di pensare allo stipendio, avrebbe detto Brecht (o Galileo).


– Hanno mandato a quel paese una persona che gli diceva “Sorridi e la vita ti sorriderà”.


Beato quel paese che non ha bisogno di sorridere a tutti i costi, avrebbe detto Brecht (o Galileo).


– Hanno compreso che prendersi un’ora per una tisana e Netflix sul divano di sabato pomeriggio non vuol dire affatto prendersi cura di sé stessi se poi il resto della settimana pensano solo a correre a destra e a manca ed esaurirsi per soddisfare qualcosa/qualcuno perché ti fanno credere che rallentare vuol dire non performare.


Beato quel paese che non ha bisogno di performare, avrebbe detto Brecht (o Galileo).


– Hanno chiesto del pistacchio ma non di Bronte.


Beato quel paese che non ha bisogno dei pistacchi di Bronte, avrebbe detto Brecht (o Galileo).


 

Non è che il tempo abbia uno stipendio solo perché è impiegato

Salve, sono Gintoki. Forse vi ricorderete di me per post come Non è che il plantigrado devastatore venga accusato di pandalismo, in cui davo consigli su siti internet interessanti per impiegare il tempo in questo periodo.

Oggi voglio scendere più nello specifico e andare incontro a quelli che possono essere gli interessi del pubblico. Ad esempio, siete patiti di calcio e state soffrendo senza campionato? Ho dei consigli da dare. Ma non parlerò solo di calcio, non preoccupatevi. Cercherò di essere il più ecumenico possibile.

FILM
Con tanto tempo libero, guardare film è la prima cosa che viene in mente. Ma quali film? Perché, per una volta, non lasciar perdere il mainstream e dedicarsi a opere ingiustamente sottovalutate dalla critica, che, a volte, in un eccesso di protagonismo da professoroni intellettualoni, non ha esitato a definire queste pellicole “brutte”?

  • Batwoman l’invincibile superdonna. Batwoman che probabilmente aveva lasciato la tuta in lavanderia e quindi gira in bikini. Pistole che sembrano uscite dalle sorpresine delle patatine. Un mostro con un tutone di plastica gommosa. Cos’altro devo aggiungere per farvi guardare questo capolavoro del 1968? Film completo nel link.
  • La croce dalle 7 pietre. Conosciuto anche come Il lupo mannaro contro la camorra, narra la storia di un povero impiegato di banca di Napoli cui rubano una croce che porta al collo. Trattasi in realtà di un talismano che gli impedisce di trasformarsi in lupo mannaro. Nella sua ricerca della croce si troverà a che fare con la camorra. Ah e poi c’è una misteriosa setta sadomaso. Film completo nel link.
Immagine

La famosa “maschera di merda che te la fa solo Shpalman”

  • Sharknado. Squali che piovono dal cielo? Squali che te li ritrovi nel salotto allagato? Ma è una idea geniale! Tal da meritarsi ben 5 sequel.
  • Sempre a proposito di squali, non perdetevi Mega Shark vs Giant Octopus. Cosa succede quando si risvegliano due creature giganti degli abissi? Eh, son volatili per diabetici.
  • Box Office 3D. Può vantare di aver addirittura aperto la 68a Mostra del Cinema di Venezia – forse ricattando il direttore artistico con foto compromettenti – quest’opera scritta, diretta e interpretata nientepopodimeno che da Ezio Greggio! Da citare anche un cameo di Bruno Pizzul, che da quando gli avevano tolto la Nazionale non si era mai adattato alla vita da pensionato.
  • Parentesi tonde. La critica ignorante, nel senso che ignora, ha ignorato questo film rifiutandosi addirittura di recensirlo. Un cast stellare: Raffaella Lecciso, Karim Capuano (chi?), Éva Henger, Antonio Zequila, Giucas Casella, Flavia Vento (nella parte di sé stessa e ha avuto problemi a imparare il copione), tutti insieme per un’opera il cui sequel è stato ingiustamente bloccato, solo perché il film ha incassato meno di un chiosco di zucchero filato. Film completo nel link.
  • Troppo belli. Forse avete dimenticato, ma a inizio 2000 gli uomini più desiderati dalle giovani italiane erano Costantino&Daniele, due esperimenti fuggiti (o liberati dolosamente come piaga) dai laboratori di Maria de Filippi.
  • Alex l’ariete. Capolavoro assoluto, non c’è bisogno di dire altro.

LETTURA
Avete divorato tutti i libri che avete a casa e non sapete cos’altro leggere? Vi segnalo delle interessantissime e stravaganti opere che desteranno la curiosità dei vostri amici quando gliene parlerete.

SPORT
Se non potete fare a meno di guardar in tv tirare calci a un pallone, come si può ovviare ora che tutti i principali campionati fermi?

Beh, in realtà non tutti si sono fermati. È appena iniziata infatti la Vysheyshaya Liga, il campionato Bielorusso. I campioni in carica della Dinamo Brest devono difendere il primo titolo che hanno conquistato lo scorso anno, ponendo fine a 13 anni di dominio ininterrotto del Bate Borisov!

Segnalo anche questi altri campionati in corso:

  • Liga Primera (Nicaragua), che è alla 12a giornata con un interessante testa a testa tra il Managua FC e il Real Estelí campione in carica. Prossimo turno, 1 aprile.
  • Girabola League (Angola), che riprende il 18 aprile.

Se il calcio invece non vi entusiasma, sappiate allora che è in corso il campionato di Tennis da tavolo della Repubblica Ceca. Prossimo turno 31/03. Mentre il 15 aprile prende il via la India Premier Leagueil campionato indiano di cricket, con il big match tra Mumbai Indians e Chennai Super Kings, le due squadre finaliste dello scorso anno, con i Mumbai poi vincitori.

Insomma, con tutte queste idee non avrete modo di annoiarvi, spero.

Non è che il plantigrado devastatore venga accusato di pandalismo

Il mio programma di allenamento per l’isolamento ha avuto un buon successo, dopo la pubblicazione del mio post è stato rilevato un cospicuo gruppo di amanti del fitness che dichiara di essere amanti del fitness. Oggi ho pensato a un’altra proposta per impiegare il tempo durante questo periodo, dedicata questa volta ad attività sedentarie.

Come si può ingannare il tempo, considerando che esso è abbastanza furbo da non cadere in banali tranelli? Semplice, con attività inutili e senza senso.

Tutti i siti -veri- presentati qui sono stati testati e verificati da me per offrirvi un +25% di navigazione sicura e tranquilla.

1-Guardare webcam che riprendono dei panda
Cosa c’è di meglio dell’osservare la placida, tranquilla e rotolante vita di un panda?

Explore.org
Explore è un network con decine di cam live da tutti gli angoli del mondo, che mostrano scenari naturali e vita degli animali. All’indirizzo linkato si possono seguire delle webcam puntate su dei panda (ma consiglio anche di navigare il sito per scoprire altre cose interessanti).

iPanda
iPanda è un canale online che trasmette h24, in collaborazione con il Chengdu Panda Base.

2- Schiaffeggiare un tizio con un’anguilla
Se non ci credete, andate e provate qui.

3-Fissare un mango sullo schermo
Fruibile a questo link. Magari meditando sul mango potrebbe arrivarvi l’illuminazione. A me non è successo mango per la testa.

4-Mettere dei suoni di sottofondo
Dovete lavorare e non potete stare a fissare lo schermo? Mettete in sottofondo suoni e rumori rilassanti con A soft murmur. Possono anche essere combinati più suoni insieme.

Funziona allo stesso modo Naturesoundsfor.me, che offre un mixer (è necessario consentire flash player su Chrome) per sovrapporre i suoni e regolarne i volumi.

5-Treni
Non si può viaggiare in questi giorni, quindi scegliete una webcam onboard di un treno a caso e seguitelo nel suo viaggio. Sul canale YouTube Railway ci sono sempre dei live stream da diverse zone del mondo.

E se volete fermarvi, su Worldcams ci sono delle inquadrature fisse di stazioni e passaggi a livello. La stessa cosa avviene sul canale YouTube di Virtual Railfan, però dedicato solo agli Stati Uniti. +++Spoiler+++: a un certo punto, si vede passare un treno.

6-Controllare se il vostro pc è acceso
Potrebbe venirvi il dubbio, questo strumento di diagnostica lo risolve.

7-Creare una band di beatbox
Avete mai provato a fare beatbox e l’unica cosa che siete riusciti a fare è sputacchiare sullo specchio del bagno (storia vera)? Con questa piattaforma online potete farlo fare a degli omini virtuali al posto vostro.

8-Lo vede che stuzzica? Che prematura, anche?
Un sito che trova fotografie di gente che col dito indica nello stesso punto in cui posizionate la freccia del mouse.

9-Hacking da film
Nei film la regola per usare il pc è non usare mai il mouse ma digitare freneticamente sulla tastiera cose a caso. Con questo sito potete fare lo stesso, battendo a caso i tasti per far comparire righe di codice verosimili.

10-Aiutare Google a sviluppare un’intelligenza artificiale che un domani ci sterminerà tutti
Questo sito è un gioco online di Google: avete 20 secondi di tempo per disegnare col mouse quanto richiesto e vedere se l’intelligenza artificiale riconosce l’oggetto. L’IA impara a ogni disegno e diventa più brava. Al termine del gioco è possibile verificare il processo che ha utilizzato per identificare i disegni.

11-Lo studio che non avevamo chiesto ma di cui non sapevamo di aver bisogno
The Toilet Study è una ricerca comparativa sulle scritte nei bagni delle donne e le scritte in quelli degli uomini (in inglese). La ricerca è navigabile facendo scrolling in giù.

12-Buttare soldi
Lo shopping rende felici, lo shopping di cose inutili ma divertenti ancor di più. Il nome del sito è tutto un programma: Shut up and take my money.

Immagine

Non è che ti serva un’asticella sotto cui passare per trovarti nel limbo

Leggo, guardo serie tv, qualche film.

Non è il menù da isolamento. Questo è quel che faccio di solito. Ne ho solo incrementato le ore dedicate.

Mi sembra di stare in uno strano limbo, e non per le misure di sicurezza.


È ancora di moda il limbo (il ballo, in questo caso)? Ricordo fosse il mio incubo alla festa delle medie.


Un mese fa circa, il 18 febbraio, sono tornato a casa. Non per l’emergenza, anche perché in Italia in quel momento non erano ancora segnalati casi (mancavano 3 giorni prima che in laboratorio venisse scoperta la particella Codogno). Avevo pensato sarebbe stata una sosta ma col passare dei giorni mi è stato sempre più chiaro che si sarebbe tradotta in una permanenza.

Mi ricordo di un tizio che era di fianco a me mentre attendevo il treno e che poi è salito nel mio stesso vagone. Portava con se 3 trolley, più un borsone lungo un metro e mezzo a tracolla. Avevo pensato di dargli una mano per caricare sul treno, poi ho visto che era stato sgarbato con una signora e ho rimesso il mio proposito nell’armadio delle buone azioni da compiere.

Scelgo di compiere i miei gesti altruistici in base a una valutazione meritocratica personale. Credo sia un po’ complesso della divinità.

Milano in questo momento mi sembra così lontana e rarefatta. Mi capita a volte di ripensare a delle esperienze che ho fatto come se fossero cose che ho soltanto immaginato.

Stanotte ho sognato che ero in Islanda. In realtà nel sogno ero in un supermercato islandese in cerca di qualcosa per un pranzo veloce.

Ci sono stato neanche 2 anni fa – in Islanda, dico. Ma anche nei supermercati islandesi – e ora mi sembra tutto così lattiginoso come un banco di nebbia, come se l’avessi soltanto sognato.

A gennaio si era rivista la nebbia a Milano. Uscivo la mattina di casa in bici e tornavo la sera senza vedere nulla intorno a me. Secondo la teoria di una tizia nella piscina dove andavo il ritorno della nebbia era buon segno perché voleva dire che era diminuito l’inquinamento. Io credo che funzioni al contrario ma non ritenni di dover intervenire, per preservare il suo libero arbitrio in materia (sempre la questione del sentirsi divinità).

Venerdì sera ho seguito il tutorial di Zerocalcare (min. 1:14:00) a Propaganda Live su come disegnare l’armadillo. Ieri sera ci ho provato e mi è riuscito abbastanza decente:

417ae7cf-87a2-4ec6-acb2-ee265e91a659

Ho provato a rifarlo e non mi riesce più. Forse ho esaurito il mio bonus di tentativi. O forse li avevo soltanto sognati.

Disco ascoltato oggi:

Non è che un chimico sia in viaggio lisergico perché cala tanti acidi

Non sono uno dedito a necrologi pubblici per la morte di personaggi della musica e/o dello spettacolo, ma la scomparsa di Elisabetta dei Prozac + (e anche dei Sick Tamburo ma per me resta quella dei Prozac) m’ha colpito molto. È una di quelle cose che ti mette di fronte al passare degli anni.

Il tempo. Il cazzo di fottuto tempo. Riesci a ignorarlo quando sei da solo con te stesso, ma quando accade qualcosa di esterno a te ma che è ricollegabile alla tua vita o a una parte di essa, alzi la testa ed esclami Cazzo.

Mi sono appena reso conto che sono più distante dal 2000 di quanto lo fosse il 2000 dalla mia nascita. Negli anni ’90 il XXI secolo mi sembrava davvero lontano. Su un Topolino del 1994 leggevo che tra il 2004 e il 2011 saremmo andati su Marte. Sto ancora aspettando la partenza della navicella.

Non voglio entrare nella polemica retorica di quelli che nel 2000 aspettavano le macchine volanti e invece ora c’è gente che mette in piedi le scope. Per quanto mi riguarda le persone possono impegnarsi in tutte le minchiate che vogliono e infilarsi le scope dove gli pare. Quello che vorrei è che il futuro man mano che diventa presente vada avanti solo per addizione di eventi e non per sottrazione di fatti e persone.

I ricordi, certo, restano.

Queste canzoni – che tecnicamente oggi definirei abbastanza mediocri ma per fortuna all’epoca non ero così snob e acido (acido?)- all’epoca dei miei teen mi causavano parecchio devastamento emotivo e cose da adolescenza complessata:

 

Con il disco della seconda canzone siamo già negli anni 00. Ricordo invece quando uscì Acida io ero alle scuole medie. Per i test di Educazione Tecnica il professore ci dava da trasformare, con cartoncino e colla – rigorosamente Uhu – le proiezioni ortogonali su carta in solidi veri e propri di cartoncino, da decorare.

Un mio compagno di classe decorò il suo cubo con il disegno di un murale con la scritta Acido. Un lavoro ben fatto, le lettere si scioglievano condensandosi in colori da evidenziatori fluo. Il professore disapprovò duramente, asserendo che una che va in giro a fare apologia lisergica non sia un buon segno dei tempi e un buon esempio da citare per un compito in classe.

Io per aggirare la censura nei miei graffiti scrivevo allora Acido Muriatico. Ero l’apologeta dello spurgo.

C’è sempre un aggancio temporale che fa da ponte tra l’universale (una canzone, un personaggio, un film, eccetera) e il personale: quando scompare qualcuno che ha creato quell’àncora cronologica poi alla fine ti resta solo da dire Cazzo.

Non è che l’educazione sessuale consista nel ringraziare dopo un rapporto

ATTENZIONE: QUESTO POST NON HA ALCUNA FINALITÀ EDUCATIVA E PERTANTO L’AUTORE SI AUTOESONERA DA POSSIBILI DANNI DERIVANTI DALL’USO DI QUANTO SEGUE


L’altro giorno passa in ufficio un collega che, senza gli avessimo chiesto niente, ci inizia a parlare dei cavoli suoi. Tra le varie cose, ha espresso la propria preoccupazione per il dover affrontare col figlio 13enne alcuni discorsi seri: il sesso, in primo luogo, e, poi, dato che l’anno prossimo andrà al liceo, la droga.

Già qui secondo me sta partendo col piede sbagliato. Per me dovrebbe iniziare prima con la droga e poi col sesso: la prima aiuta a fare il secondo.

La preoccupazione di un genitore è comprensibile: c’è tanto bombardamento di informazioni e contemporaneamente tanta disinformazione che è difficile tenere un figlio lontano da messaggi fuorvianti.

Prendiamo l’ultimo “click award”:


Il click award è una non-notizia che fa scalpore e vince il premio di più cliccata del giorno


Immagine

Tante risate e ironia su questa notizia diffusa da varie testate e siti. Un giovane che messaggio ne coglierà? Che il sesso ascellare fa ridere.

Un genitore savio dovrebbe invece insegnare al figlio che il sesso ascellare è più pratico, pulito, sicuro e anticoncezionale. E magari si può provare dopo aver strofinato una pietra di hashish sulla medesima ascella (giacché anche la droga ascellare dovrebbe essere una pratica posta all’attenzione).

Tornando al mio collega, lui sosteneva che non sapendo come introdurre certi argomenti, pensava di parlarne dopo aver visto un film. Ad esempio, citava Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino come uno spunto per parlare delle droghe.

E per il sesso come si fa? Beh, io direi che la pornografia ci ha sempre fornito i migliori spunti e non capisco perché nel 2020 ancora non venga presa seriamente in considerazione per finalità educative, quantomeno dai poteri forti perché noialtri già ne conosciamo il potenziale didattico.

Io ad esempio dai porno ho appreso varie avvertenze e indicazioni:

  • I PERICOLI DEL MESTIERE: Fare il ragazzo delle consegne è un mestiere difficilissimo; ti capita sempre di venir trascinato dentro casa da una donna seminuda che ti porta ad avere del sesso con lei mentre tu hai ancora il tuo giro da terminare. Anche i giardinieri e gli idraulici non se la passano benissimo.
  • SII COOL: I letti sono per gli sfigati. Si fa sesso in qualsiasi luogo della casa, soprattutto le cucine, purché non su un morbido materasso come dei pappamolla
  • LE PERSONE SONO GENEROSE: Se c’è più di una donna nella stessa stanza vuol dire che sono lesbiche. Se ci sei anche tu nella stanza però loro decideranno di condividere con te del sesso
  • RISPETTA IL TEMPO: Le persone che fanno sesso hanno sempre orgasmi simultanei
  • PRENDITI LE TUE RESPONSABILITÀ: Prestare aiuto a una donna più adulta comporterà alla fine del sesso, sappilo
  • RISPETTA LA PRIVACY: Non spiare mai una donna mentre si cambia perché poi pretenderà del sesso da te come punizione
  • LE SUOCERE SONO INVADENTI: La madre della tua ragazza ti imporrà del sesso, prima o poi, non appena ti ritroverai da solo con lei. E delle volte anche mentre c’è la tua ragazza
  • SII PAZIENTE: Ci sono molte più persone di quanto tu creda che hanno problemi di memoria a breve termine e che hanno costante necessità che tu ricordi loro quello che devono fare, ripetendo di continuo imperativi come f*ck, s*ck e così via
  • INCLUSIVITÀ: Non importa chi tu sia o da dove tu venga. Il pornosesso accoglie tutti.

Cosa meglio di un porno può quindi prendersi cura dell’educazione sessuale dei nostri giovani?

Non è che il medico appassionato di musica esclami “Dica 33 giri”

In radio passano per la 62364237esima volta Heroes di David Bowie. Ci sono delle stazioni radio che trasmettono grandi classici del rock e della musica in generale ma programmano sempre le stesse canzoni.

Meglio questo, ovviamente, che qualche tormentone contemporaneo.

Ripensavo a quando da ragazzino ho scoperto per la prima volta questi grandi classici della musica. La sopracitata Heroes, The sound of Silence, (I cant’ get no) Satisfaction, The passenger, Like a Rolling Stone e altre ancora. A quell’epoca fu per me come conoscere una ragazza e innamorarmi di lei.

Alcune di queste canzoni facevano da colonna sonora a degli spot pubblicitari. Aspettavo quelle réclame per poter sentire quelle canzoni (no, non c’erano YouTube né Spotify). Avevo anche capito gli abbinamenti dei blocchi pubblicitari a seconda delle trasmissioni, quindi sapevo che durante un determinato film/programma, sarebbe arrivato quello spot che aspettavo per quella determinata canzone.

Altre ero riuscito a registrarle sulla cassettina. Le registrazioni erano tutte sporcate dagli interventi degli speaker, che devono sempre parlare sugli intro/outro delle canzoni per far vedere quanto sono bravi. Consumavo quelle cassettine a forza di riascolti, facendo spesso rew-play per riascoltare uno specifico verso.

Tra i vinili di mio padre di sicuro c’erano ma mi vergognavo un po’ a chiedergli “Mi metti per favore questa?”. Più che vergogna era una sorta di gelosia. Era stata una “mia” scoperta e non desideravo condividerla. Doveva restare un fatto intimo e privato.

A volte mi chiedo se mi ricapiterà di riprovare simili sensazioni.

Ascolto tantissima musica, oggigiorno, molta più di quanta ne ascoltavo in passato. E ascolto tante belle cose, di qualità (almeno secondo me!) e ne scopro di continuo di nuove. Ascolto cose che mi emozionano, mi prendono, dischi che consumo.

Però il piacere emotivo di quella scoperta che mi diedero quelle canzoni non l’ho più ritrovato. Beninteso, parliamo di grandi classici della musica, pezzi che di continuo vengono inseriti nella “lista delle 100 canzoni di tutti i tempi” che qualcuno si ostina ancora a stilare. È anche normale non aspettarsi che compaia di nuovo una Yesterday, adesso.

Però io non credo sia solo un discorso di qualità musicale e di ammirazione per dei mostri sacri del rock. Anche perché, all’epoca, mi erano del tutto ignoti gli artisti dietro questi pezzi. Era più un discorso legato al piacere adolescenziale della “prima volta”, della scoperta di qualcosa di nuovo in assoluto. Il mio riferimento musicale prima di allora potevano essere massimo le Spice Girls e gli Articolo 31.

Una prima volta che non si può rivivere. Poi nella vita ci sono tante altre occasioni per vivere qualcosa di emozionante, e non mi lamento di certo della mia vita attuale.

Però quel piacere lì, di quella emozione viscerale nel chiedersi per la prima volta “Ma cos’è questa canzone?” non ci sarà più.

Ma quanto è brutto crescere?

 

Non è che se al mercato trovi un piccolo ortaggio allora quella è una rapina

Ieri ho guardato American Animals: il film racconta la storia (vera) di quattro studenti che nel 2004 decisero di rubare dei libri rari dalla biblioteca dell’università. Il film è intervallato dai commenti dei veri protagonisti della vicenda.

Ciò che traspare dalla storia è che la motivazione alla base di un simile gesto è legata a un senso di frustrazione e impotenza dei protagonisti nei confronti della propria vita. Ragazzi cresciuti con l’idea di essere speciali e che ciò che faranno conterà qualcosa, che poi scoprono che fuori non c’è nulla per loro a meno di non crearselo da soli.

Loro hanno scelto la via più veloce, semplice e illegale per farlo, tra l’altro con modalità che si riveleranno grossolane.

È per questo motivo che ho deciso di scrivere una pratica guida su come dovrebbe ipoteticamente essere una perfetta rapina in stile cinematografico.
Per gli amici delle FdO che leggono da casa: rassicuro che nessuna rapina è stata maltrattata nella guida.

1. Bisogna essere in gruppo perché è difficile fare tutto da soli. Il gruppo però non si costituisce mai all’inizio per risparmiare tempo, ma lo si crea in corso d’opera, quando ci si rende conto a piano già avviato che non c’è nessuno che sappia disinserire sistemi d’allarme/scavare tunnel/guidare un’auto per la fuga e solo a quel punto qualcuno si ricorderà che conosce un tale che sa disinserire sistemi d’allarme/scavare tunnel/guidare un’auto per la fuga.
2. Nel gruppo serve una donna perché c’è sempre almeno una donna nelle rapine quindi trovate il modo di inserirla.
3. Nel gruppo deve esserci uno che è stupido o che fa lo stupido.
4. Serve una parete grande perché bisogna attaccarci fogli, piantine, fotografie e magari prendere anche puntine da disegno e filo rosso per unire il tutto e dare un gradevole tocco estetico.
5. È necessario che qualcuno si incazzi e molli tutto per poi ripensarci e tornare.
6. Gli attrezzi adatti per la rapina devono essere forniti da qualcuno molto losco che non concede a credito ma che per voi farà un’eccezione in cambio di una parte dei proventi.
7. Siate consci che il tizio del gruppo che si occupa di informatica è in grado isolare le telecamere, disinserire l’allarme, riprogrammare i semafori a distanza con qualche click da un portatile. Però non può fare nulla per i sistemi di sicurezza dell’ultima stanza, quella da scassinare, perché non si è mai preso l’ultimo esame di Ingegneria Informatica, Sistemi di sicurezza dell’ultima stanza da scassinare.
8. Ci sarà un intoppo non previsto durante la rapina che potrebbe far pensare di abbandonare il tutto ma bisognerà andare avanti cambiando i piani con un po’ di improvvisazione. In realtà sarebbe opportuno avere già pronto un piano di emergenza, ma così l’intoppo non previsto sarebbe previsto e questa non sarebbe più una perfetta rapina in stile cinematografico e questo non lo vogliamo.

Non è che ti serva un calzolaio per fare la scarpetta nel sugo

In Incontri alla fine del mondo, in cui Werner Herzog racconta della sua vita e dei suoi film, viene narrato l’aneddoto di quando Herzog mangiò una scarpa per una promessa fatta al regista (all’epoca aspirante tale) Errol Morris:


«Il giorno che vedrò un tuo lavoro ultimato, mi mangerò una scarpa». Alla fine è riuscito a girare Gates of Heaven, un film bellissimo su un cimitero di animali.
Quando sono arrivato a Berkeley avevo le stesse scarpe che portavo quando avevo fatto la mia promessa a Errol. Il guaio è stato che, al momento di cucinarle, al ristorante c’era anatra come piatto del giorno e io ho trovato un’enorme pentola di grasso d’anatra. Avevo stimato che il grasso d’anatra sarebbe giunto al punto di ebollizione a 140° e che quindi sarebbe stato meglio cucinare le scarpe nel grasso piuttosto che nell’acqua bollente. Purtroppo è successo che nel grasso caldo il cuoio si è ristretto ed è diventato ancora più duro. Non c’era modo di mangiarlo se non sminuzzandolo con un trinciapollo e mandandolo giù con un bel po’ di birra. Avevo con me una confezione da sei lattine; le ho bevute tutte e alla fine ero abbastanza ubriaco. Ricordo di essere uscito da quel posto barcollando. Ma niente paura: il cuoio è molto facile da digerire.
[…] Un uomo maturo dovrebbe mangiarsi una scarpa ogni tanto, o fare qualcosa del genere. Oggi si sente parlare di quell’episodio fuori contesto e probabilmente sembra una cosa bizzarra, ma per me non si è trattato di una trovata da circo. […] Comunque la gente dovrebbe mangiare scarpe più spesso».


Io la penso esattamente come lui. Soltanto che la gente credo che a livello culinario ne sappia poco sulle scarpe: ce ne sono di specie diverse, ognuna con caratteristiche organolettiche peculiari. Conoscerle, vuol dire non sbagliare in cucina come ha fatto Herzog, che ha provato a cucinare la scarpa nel grasso di anatra. Che errore! Non shi shiamo, non mi piashe avrebbe detto Alessandro Borghese.

Per aiutare le persone, ho deciso di fare un po’ di chiarezza e fornire qualche utile indicazione.

FALCON-W-HI-RES-YELLOW-ADIDAS-ORIGINALS_12810Scarpa da ginnastica (Scarpae Gymnicus) – Nata nell’ambiente sportivo, la scarpa da ginnastica è entrata da anni a far parte della fauna urbana quotidiana pur mantenendo inalterate le sue peculiarità selvatiche. La più nota di queste è la sua arma di difesa dai predatori: se minacciata da uno sfruttamento umano eccessivo, la scarpa da ginnastica incomincia a emanare un fetore di cadavere in putrefazione dalle proprie ghiandole puzzorifere. La cosa curiosa è che una volta che la scarpa ha iniziato a emanare tale odore, non smetterà più fino alla fine della propria esistenza.
In cucina: la carne della scarpa da ginnastica è molto morbida ma gommosa, pertanto si consiglia una cottura lenta e a bassa temperatura che la renda masticabile e non rischi di rinsecchirla. Provatela con una marinatura di vino bianco, limone e spezie.

11822600Dr. Martens (Scarpae Carissimus) – La specie Dr. Martens appartiene al genere mimetico: sembra appartenere a un habitat naturale underground, quasi schivo e fuggente la luce del giorno ma in realtà la sua natura è quella di animale fashion e in cerca di visibilità tra le altre specie.
In cucina: ideale allo spiedo con contorno di insalata di camicia a quadri.

I520x490-elehot-donna-taurus-tacco-a-spillo-15cm-leather-scarpe-col-tacco-nero-39-amazon-shoes-neri-con-taccoScarpa con tacco a spillo (Scarpae Doloris) – La tacco a spillo è una delle specie più insidiose. Attira le sue prede grazie a un aspetto piacevole e affascinante, a tratti sensuale, per poi riservar loro tremende torture ai  piedi, alle caviglie financo alla schiena. Nemici naturali di questa specie sono porfidi e basolati, per non parlare delle terribili grate, cacciatrici infallibili specializzate nello spezzare alla scarpa il proprio stiletto e decretarne la morte istantanea.
In cucina: la scarpa ha poca carne, essendo di ridotte dimensioni e col tacco non edibile e infatti è la prima cosa che viene gettata quando la si prepara per cucinarla. Ciò la rende un piatto prelibato, da esaltare magari con una riduzione all’aceto balsamico, accanto a delle verdure croccanti e con un bicchiere di buon vino.

FINE PRIMA PARTE

Nella seconda parte analizzeremo altre specie con altre proposte per succulente ricette.

Non è che a Roma il supplì sia ridicolizzato perché è de riso

Quelli della mia generazione sono stati iniziati a certi pruriti, tra le altre cose, da Lamù. A me più di lei piacevano però altri due personaggi, sempre aliene: Benten (una motociclista spaziale) e Kurama (la Regina dei Tengu).

Ho un’amica che fa cosplay ( = il travestirsi da personaggi degli anime) e che una volta in una delle sue interpretazioni si è vestita proprio da Lamù. Ha acquisito una certa notorietà in questo mondo, perché è molto brava nella preparazione dei personaggi. Conoscendo però il mondo dei nerd maschi credo che presso di loro la fama sia più legata a robe di sbavo e pruderia che per apprezzamenti stilistici. Il più pulito dei fan che l’ha contattata, mi ha raccontato la mia amica, voleva che lei gli camminasse sulla schiena.

I nerd sanno anche essere persone orribili. In linea di massima, sono misogini e sessisti. Oltre che in grado anche di comportarsi da bulli. Il loro bullismo è generalmente rivolto verso chi si introduce nell’ambiente e non ne è all’altezza perché principiante. Sono stati i nerd a inventare su internet il termine noob verso chi è nuovo e poco pratico, usando il neologismo per deridere i neofiti. La malcelata diffidenza spesso sfociava in ostilità tale da indurre il nuovo arrivato ad andarsene altrove.

La sottocultura nerd negli ultimi anni ha suscitato consensi su un pubblico ampio. Hanno iniziato a venderci serie tv e film per il cinema che 20 anni fa sarebbero stati solo cose per nerd ma che oggi nessuno si vergogna di guardare, anzi, la vergogna oggi è considerato non farlo.

È da tempo che rifletto sugli aspetti negativi di questo tipo di cultura. Il punto non è criminalizzare la categoria (a cui potrei benissimo essere ascritto, dato che ne condivido gusti, interessi e hobby), ma ricordarsi che non è fatta esclusivamente di individui buffi, teneri e simpatici e che sotto goffaggine e simpatia si nasconde anche altro. Invece si tende a farlo passare in secondo piano.

L’esempio calzante è un film cult del 1984, La rivincita dei nerds. In questo film, tutto basato sulla contrapposizione tra gli atleti fighi e palestrati e i secchioni, la considerazione di questi ultimi verso l’altro sesso non si rivela migliore di quella dei bulli: le ragazze o sono delle oche cui è lecito rubare le mutande e con cui val la pena appartarsi spacciandosi per il reale ragazzo approfittando di una maschera, o sono alla fine delle povere mentecatte perché non sanno usare un computer. All’epoca (ma forse anche oggi), fermo restando che è pur sempre un film commedia, non sarà stato considerato così scandaloso ma solo la giusta rivalsa di individui derisi, goffi e sfortunati.

Le considerazioni sull’errata compiacenza che si ha in certi casi, valgono anche per le nerd donne che sanno essere verso altre donne non nerd le più antifemministe di questo mondo (e ci sono ragazze nerd che poi si proclamano femministe) e ciò non è per niente considerato sbagliato.

 

Non è che devi studiar musica per scrivere note

C’è quella canzone di Samuele Bersani, Lo scrutatore non votante, che in una strofa recita Intervistate quel cantante/ Che non ascolta mai la musica/ Oltre alla sua in ogni istante.

Frequento spesso la libreria del mio amico. Ne avevo parlato qui. Ormai è diventato un luogo di ritrovo per tutte le persone stravaganti della città.

Due-tre volte la settimana si tengono presentazioni di libri. Di alcune delle quale il mio amico ne farebbe a meno. Esigenze promozionali gli impongono di ospitare anche autori non così apprezzabili.

Sabato c’era un tale a presentare il suo primo libro. La caratteristica di questo autore è che non legge. Gli è stato chiesto quali fossero i suoi riferimenti letterari. Ha risposto “il thriller”. Al che, alla richiesta di indicare qualche autore di questo genere che lui seguiva, ha detto che non ne ha, non li legge. Guarda film.

Autori contemporanei che legge?
Nessuno.

Gli è stato chiesto se, in generale, avesse autori che apprezzava. Ha risposto “Verga, Pirandello e Ungaretti”. In pratica il suo bagaglio letterario è la tesina del liceo.

Io non so come sia essere scrittore, dato che non lo sono. È vero che dicono che tutti abbiano un libro nel cassetto. Io nel cassetto c’ho al massimo delle note spese che ho scritto.
Nonostante ciò fatico a immaginare come si possa scindere la passione per la scrittura da quella della lettura. Sarò io ancorato a un’idea antica. Oggi ci sono tanti strumenti per formarsi e godere di letture elevate senza aprire un libro. Internet non è solo fuffa. Apro una pagina facebook classificata sotto Cultura e società e mi aggiorno sulle teorie della disuguaglianza sociale e la caduta del saggio di profitto, per dire, senza necessità di consultare Il capitale di Piketty. Si legge poco perché per apprendere trovi già tutto reperibile in maniera fluida e accessibile. No?

Non sono convinto che sia questa la motivazione. E che letture fast food – per quanto molte di qualità, ma gli autori che le producono scrivono comunque dei libri per esporre in maniera più chiara e dettagliata le loro idee – bastino.

E davvero vorrei essere certo che quelli che non leggono libri ma scrivono lo stesso si siano formati almeno tramite qualche rivista online o pagina social di divulgazione artistica/culturale. Dubito purtroppo che sia così. Se anche lo fosse comunque non basterebbe solo questo.

Non si tratta di elitarismo. Sono conscio che la pedanteria nei confronti della sacralità e dell’importanza della lettura abbia generato un senso di sottesa riprovazione verso chi non legge, non si accultura, non si informa, tal da creare una contrapposizione sociale, i cui negativi effetti oggi si avvertono ovunque, tra chi è considerato un borioso professore e chi dell’ignoranza ne fa bandiera della libertà di essere come gli pare.

A me che una persona, in generale, non legga non me ne può proprio fregare. Avremo un argomento in meno di conversazione.

Diverso è il caso di chi vuole esordire, presentarsi, irrompere – perché alcuni sono anche rumorosi e irruenti nel proprio introdursi – in un’arte in cui una base di strumenti che si forma solo con la gobba dello studioso è necessaria. Purtroppo accade sempre più (e l’autopubblicazione ha incentivato ciò*) che la pulsione di qualcuno verso la scrittura venga solo dal desiderio di mettere il proprio nome su uno scaffale. Cosa che, a giudizio di quelli che leggono davvero, non basta certo per definirsi scrittori.


* Ci sarebbe un’altra considerazione da fare e cioè che l’autopubblicazione non ha come prodotto finale il libro, come nell’editoria classica, ma l’idea di essere scrittore. Chi paga per crearsi il libro non sta producendo un’opera, sta acquistando un servizio. Come se io comprassi – ed è possibile farlo – la possibilità di farmi qualche giro su un circuito automobilistico su un’auto sportiva per sentirmi un pilota. 


Quello del tale di sabato non è il primo caso: il mio amico, che gestisce con dei soci la casa editrice indipendente di cui la libreria è propaggine, mi racconta che gli arrivano diverse proposte da parte di chi al massimo avrà letto il bugiardino dei farmaci che assume.


Non per intero, ovviamente, perché il mondo si divide in due categorie: quelli che vanno a leggere solo tempi e modalità di somministrazione e quelli che vanno a leggere gli effetti collaterali.

Io appartengo alla prima categoria, perché non mi piace spoilerarmi il finale.