Non è che alle persone esaurite tu debba dar la carica #1

Il modo migliore per concludere l’anno è passare in rassegna l’elenco di persone strane che ho avuto modo di incontrare o con cui ho avuto a che fare nel corso del 2015.

Mi sono reso conto che in giro c’è molta gente esaurita. E, se Tantum mi dà Tantum – come disse la ragazza con un’infezione intima – chissà io chi debbo aspettarmi nel 2016!

10 – Lilla
Lilla non l’ho ancora introdotta, ma è una che lavora dove sto io a Budapest.


Si chiama appunto Lilla, non è un mio soprannome.


Se non ne ho scritto sinora un motivo c’è: non parla. Mai.
Ha il viso di ghiaccio. Non muove un muscolo facciale, forse non respira neanche. Una volta l’ho vista mangiare, quindi credo non sia un robot. È una giovane donna (penso non superi i 25) che ha l’aspetto e il fisico di una modella e veste sempre molto elegante e raffinata.
Non saprei che altro dire, perché in ufficio è praticamente presenza invisibile.
Però ha un’ottima resistenza alcolica. Alla cena di Natale l’ho vista buttar giù 6 bicchieri di rosso e due di palinka (la grappa locale) senza perdere un grammo di aplomb. Complimenti.


E quando dico bicchieri di grappa, intendo proprio bicchieri interi: non i cicchettini.


9 – L’ingegnera
22 dicembre, ore 21. Faccio scalo a Roma. Volo per Napoli.
Di fianco sull’aereo ho una donna che, dopo avermi chiesto l’ora e aver commentato con stupore che il mezzo avesse ben 200 posti (e a prova di ciò mi ha anche mostrato una pagina della rivista di bordo in cui erano elencate le specifiche tecniche dei velivoli della flotta: timore magari che non le credessi?!), attacca a fare conversazione.
Una persona interessante, che, come mi ha raccontato, girava il mondo per supervisionare impianti petroliferi.
Mentre le parlavo dei miei viaggi cominciò però a inquietarmi, perché mi fissava con gli occhi sbarrati e spalancati e una strana espressione di meraviglia. Tanto che non riuscivo a guardarla in faccia e non capivo il perché. Tornato a casa, ho avuto un’illuminazione. La sua espressione, che il Dio dei gatti mi fulmini se mento, era identica a questa:

Una ragazza sorpresa dallo scoprire che un aereo abbia ben 200 posti

8 – Il poeta Fiorentino
Ottobre.
Alla stazione Termini mi viene incontro un tizio sulla sessantina, tutto gioviale e sorridente. Trascinando un carrellino di quelli che le sciure utilizzano per fare la spesa al mercato, con un ampio sorriso mi si pianta davanti e fa:
– Permette? Sono un poeta fiorentino!

Io rispondo I’m sorry, I don’t speak italian.

7 – L’Affarista Fiorentino
Giugno.
Metto in vendita un lettore mp3 su Subito.it. Mi scrive un tizio dicendosi interessato chiedendomi il prezzo senza spedizione (non era prevista alcuna spedizione, comunque!). Poi mi chiama.
– Tu sei a Roma, giusto? (chiedo)
– No, sono a Firenze
– Scusami, come fai col ritiro? Perché mi hai poi chiesto il prezzo senza spedizione
– No tranquillo poi vedo di organizzarmi
(che vuol dire?)
– In che sei laureato? (prosegue)
– Scienze Politiche (ma che ti frega?)
– E com’è questa politi’a? Un gran ‘asino, eh?
– Penso che in Italia sia difficile governare e far politica perché ci sono molte linee di frattura e particolarismi
– E ‘he ne pensi del mio ‘oncittadino, eh?
– Il superamento dei particolarismi rende difficile la pratica di governo, quindi a prescindere dal personaggio l’Italia è un Paese difficile


Una cosa che ho imparato è che la gente non ti ascolta, quindi basta fingere di dire qualcosa con tono saccente e autorevole, come già ho ampiamente dimostrato in passato e come ho intenzione di continuare a fare in futuro.


– Eh ma sai quale è la verità? La gente s’è rotta i ‘oglioni, scusa la parola, ma perché vedi in tempi di crisi non poi mi’a fa’ chiacchiere, prendi pure la ‘osa degli immigrati, se non c’ho soldi mi dici te ‘ome si fa a mantenerli? Qua non c’è lavoro per gli italiani, ma fi’urati te per gli immigrati
– Purtroppo sono processi lunghi che necessitano di valutazioni che al momento il dibattito politico anche a livello europeo sembra non concedere
– Eh se parliamo dell’Europa ti mando giù la batteria del cellulare. Va bene, ‘scolta ti fo’ sapere domani o al più tardi tra due giorni, va bene?
– Va bene
– Allora a presto, tante ‘are ‘ose e buon tutto
– Grazie, anche a te.

Una delle invenzioni più utili dopo il deodorante.

6 – Lo Studente
Per qualche tempo ho dato ripetizioni a un ragazzo del liceo. Uno che temo che da adulto si darà all’alcolismo. Oppure sposerà una donna che lo tiranneggerà.
Sua madre, infatti, lo tratta come un perfetto incapace.
Ricordo dopo la prima lezione, quando ci accordammo per la seconda:
– Quindi lei quando è libero?
– Io fino a domenica son qui.
– Allora potremmo fare venerdì. Oppure sabato, che dici, T. (rivolta al ragazzo)?
– … (il ragazzo fissa il vuoto)
– Allora va benissimo, facciamo venerdì. Ma lei è libero anche di mattina?
– Venerdì sì.
– Allora potremmo fare venerdì mattina che è festa a scuola. Va bene, vero, T.?
– …(il ragazzo fissa di nuovo il vuoto ma non si sa se è lo stesso di prima o ha trovato un altro vuoto da contemplare)
– Va bene, allora venerdì alle 10:30. Poi ci penso io a svegliarlo e farlo stare in piedi.

Il povero T. all’università vuole studiare lingue, ma in famiglia non sono convinti.
Interpellato sull’argomento, io risposi che con le lingue si può lavorare in vari ambiti, certo è importante sapersi vendere. Madre Sua disse:
– Eh, appunto…(facendo davanti a lui con la mano un gesto come a dire “purtroppo lui è quel che è”).

Se copia il compito e si fa sgamare, la madre lo rimprovera due volte: per aver copiato e perché è così fesso da essersi fatto scoprire.

5 – Il Seduttore
Ottobre, Roma.
A via dei Fori richiama la mia attenzione un ragazzo ben vestito, con i capelli da Goku e oro che spuntava un po’ dovunque, chiedendomi aiuto per una foto con i Mercati di Traiano sullo sfondo. Ce ne sono volute una decina, perché o erano troppo scure o troppo luminose o passava qualcuno.

Durante i tentativi scambia qualche parola con me e mi racconta di lui. Poi fa:
– Ieri sono stato con un’asiatica, da urlo, amico. Però io voglio divertirmi e fare esperienze: oggi voglio proprio cosare un coso. Sai dove posso andare stasera per cosare un coso?
– Non ho idea perché non sono mai andato in cerca di cosi da cosare
– Dovresti provare
– No amico (ridendo), preferisco le donne
– Certo, anche io. Ma poi ho scoperto che provando cambia tutto. Un uomo sa meglio di una donna cosa piace a un altro uomo (abbassa gli occhi verso la mia cintura)
– Sarà anche così, ma…
– Non vorresti provare? (mi interrompe)…Sai, io ho proprio tanta voglia di cosare un coso (abbassa di nuovo gli occhi)
– Mi dispiace, senti ho l’autobus che mi parte.

“Ha un ritardo ma non è in gravidanza, cos’è? Un autobus di Roma”

4 – L’Enigmista
Lo citai in questo post.
Novembre.
Sull’autobus sale un tale che sembra Edward Nygma 10 anni più vecchio. Ha anche gli stessi occhiali. Si siede davanti a me. Ha degli atteggiamenti ansiogeni: si tiene le mani nervosamente, guarda fuori con aria preoccupata.
A un certo punto, con accento barese, mi chiede:
– Scusi, sa…se questo autobus ferma in qualche posto…
– Come?
– Se si ferma in un qualche posto…un deposito…cioè un posto…
– Al capolinea?
– Sì! Al capolinea!
– Certo, arriva sino alla Stazione San Pietro
– Ok, grazie.
– Però non è un deposito di autobus – preciso – cioè è uno spiazzale e basta, eh
– Sì sì, sta comunque fermo 2-3 minuti e poi dopo riparte, vero?
– Sì, certo
– Grazie (appare tranquillizzato).
– Sa, io sono a Roma a cercare lavoro e casa (aggiunge)
– Ah (non te l’ho chiesto. E li cerchi ai capolinea?)
– Ma non è facile, sa
– Eh, lo so.

Appuntamento tra 24 ore per il fantastico podio!

Ritratti in sala d’attesa


Attendo di riprendere fiato prima di suonare il campanello. Vado a correre, gioco a calcetto, ma le scale mi mozzano sempre il fiato. Sarà perché le aggredisco in modo frenetico battendo pesante i piedi su ogni gradino. Se le scale suonassero, produrrei sicuramente EBM.

Mi apre Giovane Uomo, giacca blu e pantaloni sabbia. Ha una vistosa cravatta color salmone. Ringrazio la cortesia, saluto la segretaria che è stata anticipata nell’aprirmi la porta e mi accomodo. Giovane Uomo prende posto accanto a Giovane Donna, che dalla mia posizione non vedo bene perché un passeggino blu e grigio la cela alla mia vista. All’interno, dorme tenera e beata una bambina, con i piedini a ore 10 e 10.

Giovane Donna si rivolge al marito:
– Amore, mamma ha detto che se non ci decidiamo a prendere un nuovo passeggino, lo prende lei e ce lo fa trovare.
– Mamma potrebbe farsi i fatti propri – esclama spazientito Giovane Uomo.

Vado in bagno (grazie a wikiHow ho capito come si usa!) perché mi sembra di introdurmi nella privacy dei discorsi altrui. Quando ne esco, lui è in piedi e la consorte, osservandolo, gli fa:
– Ma guardati! Sistemati la cintura, hai saltato quasi tutti i passanti! È modo, questo? Vai in bagno ad aggiustarti!
Lui alza gli occhi e, con le mani rivolte in alto, impreca senza audio. Poi va in bagno.

Il tavolino di vetro di fronte a me è occupato da vari depliant: un centro estetico promette bellezza e benessere; un viso rassicurante come quello di un assicuratore mi invita a controllare l’udito. Sono indeciso se iniettarmi del botox o scoprire se i NOFX a 17 anni a tutto volume nelle orecchie mi avranno portato dei danni. Mentre sono immerso in tali elevati pensieri, Giovane Donna ridacchia. Mi guardo intorno e non ne comprendo il motivo. Ritorna Giovane Uomo. Spero per lui si sia sistemato come si deve. Guardo ancora una volta la sua cravatta e mi viene voglia di sashimi.

– Papà – esclama lei, indicando la tv. Nel rivolgersi a lui utilizza in modo interscambiabile papà e amore – ti sei perso una battuta troppo forte!

Ah, ecco. In effetti, avevo notato la tv accesa su RAI1 che trasmetteva una fiction con una suora. Se non son carabinieri e poliziotti son preti e suore, capisco. Chissà quale era la grande battuta, ero troppo lontano e il volume era basso e non ho sentito. Oppure sarà colpa dei NOFX.

– Amore, ma stasera non puoi passare da Pellone* a prendere un paio di pizze da portare a casa? Io sono stanca.
Lui dice che non può, non ce la fa, ma non mi applico nell’ascoltare.
– Papà, senti, ma dopo che faccio, me ne devo stare ad aspettare a casa da mamma fino a stasera?
– Non so, mò che usciamo da qua vediamo.
– Amore, sai che pensavo? – lei cambia discorso – Dovrebbero prendere dei cannibali e chiuderli in una gabbia e poi prendere tutti questi…sessuofobi…sessuologi – lui su sessuologi ride -…sessuomani e buttarceli dentro.
– E poi che fanno, non ho capito: se ne stanno tutti insieme?
– Poi si mangiano uno con l’altro, come quando li buttavano dai coccodrilli.

Rifletto su quanto ho udito, quando il campanello suona. Apro la porta ed entra una nuova Giovane Coppia, che va a sedersi di fronte alla precedente. Con loro fa la sua comparsa il silenzio: Giovane Coppia Due deve averli inibiti e Giovane Coppia Uno non parla più. Comprendo. La mia rassicurante camicia a quadretti e il fatto che fossi seduto di lato non influiva invece sui discorsi di GD. Rientra in scena la segretaria, che invita GC1 ad accomodarsi nello studio. In quel preciso istante, la bimba si sveglia e inizia a piangere. GU si slancia verso di lei, ma la moglie gli intima di fermarsi:

– No, papà, lasciala stare!

Accompagna le parole con una spallata, allargando anche il braccio. Per me questo è fallo da rigore, c’era l’intenzione e il braccio staccato dal corpo. Lui non accenna a protestare e si fa da parte. È possibile che stiano educando la piccola a non farsi prendere in braccio al primo pianto: butto lì nella mia mente questo pensiero, per quanto di pedagogia infantile io ne capisca quanto Pitbull di sobrietà ed eleganza. Ma, dopo aver visto che non accenna a smettere, lei la prende in braccio, prima di accomodarsi nello studio del medico. Lui, mesto, spinge il passeggino e la segue.

* nota pizzeria di Napoli