Il cuoco asiatico prese a spogliarsi e la gente gridava “Noodles! Noodles!”

Alcune considerazioni cui sono giunto nell’ultima settimana dopo distratte riflessioni (se fossero state attente avrei considerato meglio).

  • Mi sono arreso al fatto che a 30anni non sono ancora in grado di aprire le buste al supermercato. Le stropiccio, le sbatto, le tiro con le unghie, provo a umiliarle verbalmente e sessualmente: i due lembi non si separano in alcun modo. Intanto mentre sono intento a litigare con la busta la cassiera continua a lanciare i prodotti, che si accumulano sempre più sino a rasentare la soglia del game over, come in un videogioco anni ’80.

    Il furioso cassiere che lancia la spesa verso il povero cliente, mentre una donna che non sa scendere da uno scaffale richiama invano attenzione

    Ma io ho risolto: vado al supermercato con la sporta.
    Non uscite mai di casa senza la sporta: non si sa mai quel che può accadere!

  • Dormire nudi regala sonni migliori. In genere lo si fa per uno scopo, ma se non c’è scopo chi dice non si possa farlo comunque? Una sera dopo essere uscito dalla doccia già quasi in fase R.E.M. (tant’è che canticchiavo Imitation of Life) non avevo voglia di rivestirmi e mi sono infilato sotto le coperte così come stavo. Ho dormito una favola e da allora non riesco a smettere.
  • Gli all you can eat giapponesi dovrebbero essere aboliti o quantomeno regolamentati. Tanto per cominciare, per la qualità. Perché mi chiedo come sia possibile mangiare con 20 euro il quantitativo che in un vero ristorante giapponese costerebbe 100. A tavola si ingurgitano con ingordigia nigiri e maki senza riuscire a fermarsi, come i genitori di Chihiro ne La città Incantata che dinanzi al buffet cominciano a rimpinzarsi fino a trasformarsi in maiali. Ho cominciato a temere ci saremmo trasformati in pesci giganti e ci avrebbero messo in un acquario in attesa di essere serviti a tranci di sashimi.
    Il risultato di tale stolta frenesia manducatoria è che, come al solito, si ordinano piatti in continuazione e si finisce alla fine col dover nascondere gli avanzi nelle borsette o con lo sparpagliare il riso un po’ ovunque (anche nelle lattine) per non essere costretti a pagarli, perché lo stomaco non ce la fa più.
    Proverbio: Il riso abbonda sulla bocca degli stolti e poi li gonfia (e se non lo finiscono tutto devono pagare la differenza).
  • Vivere in una grande città rispetto a un Comune di provincia offre maggiori possibilità di incontrare personaggi stravaganti. Come quando l’altro giorno ho visto un punkabbestia che andava in giro con una cornacchia (viva) sul cappello. Giustamente, qualcuno ha posto dei vincoli sulla scelta dell’animale cui accompagnarsi? Chi ha deciso che la bestia del punk dovesse essere per forza un cane? Credo comunque che l’individuo in questione se la tirasse un po’ troppo dandosi arie da decadente come se in testa avesse un corvo nero. Ma, ripeto, era una cornacchia grigia.
  • Le operazioni di statistica mi creano sempre delle difficoltà e, per quanto mi ci applichi, per me resta quella materia in base alla quale, secondo Trilussa, se metà della popolazione mangia due polli e l’altra metà nessuno, a tutti tocca un pollo a testa.L’altra sera ho verificato questo enunciato. Ho scongelato delle fettine di pollo, pensando che fossero due perché erano tutte unite e impossibili da individuare singolarmente. Ho scoperto che invece erano quattro: avendole ormai scongelate, le ho cucinate e mangiate tutte. E ho pensato che se in quel momento ci fosse stato qualcuno a caso che non mangiava fettine di pollo, per la statistica risultava che io e lui ne mangiavamo due a testa. E quindi mi sono chiesto chi fosse questo tizio che godeva statisticamente a sbafo delle mie fettine.
    “Nella vita reale non c’è alcun uomo medio” (Aldous Huxley)

Ritratti in sala d’attesa


Attendo di riprendere fiato prima di suonare il campanello. Vado a correre, gioco a calcetto, ma le scale mi mozzano sempre il fiato. Sarà perché le aggredisco in modo frenetico battendo pesante i piedi su ogni gradino. Se le scale suonassero, produrrei sicuramente EBM.

Mi apre Giovane Uomo, giacca blu e pantaloni sabbia. Ha una vistosa cravatta color salmone. Ringrazio la cortesia, saluto la segretaria che è stata anticipata nell’aprirmi la porta e mi accomodo. Giovane Uomo prende posto accanto a Giovane Donna, che dalla mia posizione non vedo bene perché un passeggino blu e grigio la cela alla mia vista. All’interno, dorme tenera e beata una bambina, con i piedini a ore 10 e 10.

Giovane Donna si rivolge al marito:
– Amore, mamma ha detto che se non ci decidiamo a prendere un nuovo passeggino, lo prende lei e ce lo fa trovare.
– Mamma potrebbe farsi i fatti propri – esclama spazientito Giovane Uomo.

Vado in bagno (grazie a wikiHow ho capito come si usa!) perché mi sembra di introdurmi nella privacy dei discorsi altrui. Quando ne esco, lui è in piedi e la consorte, osservandolo, gli fa:
– Ma guardati! Sistemati la cintura, hai saltato quasi tutti i passanti! È modo, questo? Vai in bagno ad aggiustarti!
Lui alza gli occhi e, con le mani rivolte in alto, impreca senza audio. Poi va in bagno.

Il tavolino di vetro di fronte a me è occupato da vari depliant: un centro estetico promette bellezza e benessere; un viso rassicurante come quello di un assicuratore mi invita a controllare l’udito. Sono indeciso se iniettarmi del botox o scoprire se i NOFX a 17 anni a tutto volume nelle orecchie mi avranno portato dei danni. Mentre sono immerso in tali elevati pensieri, Giovane Donna ridacchia. Mi guardo intorno e non ne comprendo il motivo. Ritorna Giovane Uomo. Spero per lui si sia sistemato come si deve. Guardo ancora una volta la sua cravatta e mi viene voglia di sashimi.

– Papà – esclama lei, indicando la tv. Nel rivolgersi a lui utilizza in modo interscambiabile papà e amore – ti sei perso una battuta troppo forte!

Ah, ecco. In effetti, avevo notato la tv accesa su RAI1 che trasmetteva una fiction con una suora. Se non son carabinieri e poliziotti son preti e suore, capisco. Chissà quale era la grande battuta, ero troppo lontano e il volume era basso e non ho sentito. Oppure sarà colpa dei NOFX.

– Amore, ma stasera non puoi passare da Pellone* a prendere un paio di pizze da portare a casa? Io sono stanca.
Lui dice che non può, non ce la fa, ma non mi applico nell’ascoltare.
– Papà, senti, ma dopo che faccio, me ne devo stare ad aspettare a casa da mamma fino a stasera?
– Non so, mò che usciamo da qua vediamo.
– Amore, sai che pensavo? – lei cambia discorso – Dovrebbero prendere dei cannibali e chiuderli in una gabbia e poi prendere tutti questi…sessuofobi…sessuologi – lui su sessuologi ride -…sessuomani e buttarceli dentro.
– E poi che fanno, non ho capito: se ne stanno tutti insieme?
– Poi si mangiano uno con l’altro, come quando li buttavano dai coccodrilli.

Rifletto su quanto ho udito, quando il campanello suona. Apro la porta ed entra una nuova Giovane Coppia, che va a sedersi di fronte alla precedente. Con loro fa la sua comparsa il silenzio: Giovane Coppia Due deve averli inibiti e Giovane Coppia Uno non parla più. Comprendo. La mia rassicurante camicia a quadretti e il fatto che fossi seduto di lato non influiva invece sui discorsi di GD. Rientra in scena la segretaria, che invita GC1 ad accomodarsi nello studio. In quel preciso istante, la bimba si sveglia e inizia a piangere. GU si slancia verso di lei, ma la moglie gli intima di fermarsi:

– No, papà, lasciala stare!

Accompagna le parole con una spallata, allargando anche il braccio. Per me questo è fallo da rigore, c’era l’intenzione e il braccio staccato dal corpo. Lui non accenna a protestare e si fa da parte. È possibile che stiano educando la piccola a non farsi prendere in braccio al primo pianto: butto lì nella mia mente questo pensiero, per quanto di pedagogia infantile io ne capisca quanto Pitbull di sobrietà ed eleganza. Ma, dopo aver visto che non accenna a smettere, lei la prende in braccio, prima di accomodarsi nello studio del medico. Lui, mesto, spinge il passeggino e la segue.

* nota pizzeria di Napoli