Oggi in ufficio si è tenuta la tradizionale riunione, pardon, meeting, pardon, rottura di maroni, per raccontarci come stanno andando le cose.
Come ho già descritto in questo blog, è un’operazione di una inutilità disarmante. Abbiamo un software gestionale interno dove sono presenti i progetti in corso, quelli chiusi, quelli vinti, il budget, gli annessi e mazzi vari.
Ma il nuovo corso di questa società è meeting! meeting! meeting!. Quindi ci si siede in sala riunioni, con il Tacchino (il capo o presunto tale) e la Castora (la capa dell’ufficio finanza) e io e CR riferiamo le stesse cose che sono presenti nel software gestionale. Il Tacchino ascolta con gli occhi sbarrati come un gallinaceo alla vigilia del Giorno del Ringraziamento, la Castora segue china sul proprio notebook come un nerd che gioca a un MMORPG.
Quest’oggi, prima della riunione, stavo sbirciando facebook. E mi caduto l’occhio su questa vignetta (copyright di Labadessa):
Questa parte soprattutto ha iniziato a farmi sbellicare:
È infantile. È puerile. È bambinesco. E andrei avanti se ricordassi altri sinonimi.
Eppure, sentivo una incipiente risata che non riuscivo a controllare. Mi stava scoppiando una vena in testa.
Poi CR ha detto una cosa divertente e ho pensato di potermi sfogare liberamente, ma la portata ridanciana della sua battuta non era tale da giustificare una risata sguaiata da parte mia.
A non aiutarmi ci ha pensato la Trallallà, cui avevo scritto confessando il mio disagio di fronte alla vignetta, inondandomi prontamente di sms, mail e messaggi messenger con su scritto “mo mi caco”.
Ne ho accennato in passato su questo blog in modo vago perché su certe cose sono riservato. Da un po’ di tempo a questa parte ho una Trallallà nella vita.
Così, poco prima della riunione, sono scappato in bagno a ridere in silenzio.
È una cosa più difficile da fare di ciò che sembra.
Sono entrato in sala riunioni rosso in viso e sudato.
– Gin che hai, tutto a posto?
– Sì sì…no è che sai che le lenti a contatto a volte mi bruciano e fanno un male cane…
– Ma tu oggi hai gli occhiali
– Eh sì appunto ho provato a mettere le lentine ma ho visto che non andavano bene…beh, iniziamo la riunione o no?
Pensavo di essermi sfogato abbastanza in precedenza, ma non era così.
Ogni tanto mi riaffiorava in mente la vignetta.
Ho provato a pensare alle cose più tristi di questo mondo.
Bambini poveri.
Bambini poveri che mangiano biscotti al glutine, glutammato e olio di palma.
Massimo Gramellini che scrive un editoriale sui bambini poveri che mangiano biscotti al glutine, glutammato e olio di palma, chiudendo con “Ma in che mondo viviamo? Che umanità è questa se nel 2016 si mangiano ancora biscotti al glutine, glutammato e olio di palma?”.
Selvaggia Lucarelli che insulta Massimo Gramellini.
Mentre ero intento in questi pensieri tristi, il Tacchino a un certo punto mi ha chiesto:
– Gintoki, tu vuoi aggiungere qualcosa?
– Ehr..no (mo mi caco)…sono d’accordo (mo mi caco) con quello che ha detto CR (momicacomomicacomomicacomomicaco)
– Ok
Qualunque cosa avesse affermato.
Per quanto mi riguarda, lei potrebbe pure aver detto I’m going to shit myself.
Questa seconda parte del 2016 ci ha regalato due tra le peggiori campagne politiche che io ricordi. Mi riferisco alle presidenziali statunitensi e il referendum del 4 dicembre.
Mettendo un attimo da parte le politiche a stelle e strisce – quelle che tira Trump -, la campagna referendaria, comunque la si pensi, ha raggiunto toni grotteschi.
Le ultime notizie dicono che il No è un voto contro l’olio di palma, mentre in caso di vittoria del Sì torneranno i favolosi anni ’60!
Una tipica famigliola italiana che si sta chiedendo chi dovrà farsela a piedi per permettere agli altri di entrare in auto
Ai concorsi di bellezza c’era la gara a chi tratteneva di più la pipì
Gianni Morandi aveva la faccia da selfie prima che inventassero i selfie
Che di favoloso, mi dice spesso Padre, non è che avessero molto.
Io non posso saperlo e, d’altro canto, Padre non è un campione rappresentativo e autorevole. Non posta nemmeno su internet le sue teorie, figuriamoci.
Non è mica come quelle che non si lavano la pucchiacca contro la dittatura delle multinazionali del Chilly perché mia cugina non usa manco l’acqua fresca e vive benissimo senza e, se Tantum mi dà Tantum, ci stanno quindi ingannando facendoci credere che la pucchiacca vada pulita. Condividi!
Com’è come non è, la tv italiana, in particolare la rete RAI, che, volente o nolente mi trovo delle volte a osservare o in maniera indiretta a esserne aggiornato sui contenuti, mi sembra infarcita di nostalgismo su quegli anni. E anche quelli precedenti o quelli successivi.
Saranno stati veramente d’oro gli anni passati?
Certo, potessi io essere quello che dà le denominazioni ai decenni, tra I favolosi, I fantastici, I ruggenti, a questi attuali anni ’10 darei il titolo di I merdosi.
D’altro canto, il nostalgismo della tv nazionale è dovuto anche al fatto che secondo me è costruita dai vecchi. Non “persone di una certa età”, ma proprio “vecchi”. Dentro e fuori. Figli (o forse sarebbe più corretto dire padri) di quel conservatorismo italiano che vuol che tutto cambi purché non si cambi nulla.
Di quelli che ripetono che “i giovani sono il futuro”, come mi ha detto qualche giorno fa un lontano parente, dandomi una pacca sulla spalla e incoraggiandomi a fare cose buone.
Io tra poco avrò l’età del Cristo quando finì sulla croce.
Io Cristo non sono, purtroppo. A lui è andata bene: un giorno sulla croce, un week-end all’Inferno, e poi gli alleluja degli angeli per tutto il resto dell’Eternità, come disse Papa Francesco durante un Angelus.
In ogni caso, è una vita che mi parlano di futuro.
Sarebbe gradito un po’ di presente. Facciamo solo io e te, per una sera almeno?
O dovrò prima invecchiare?
Sperando che l’olio di palma non mi uccida prima.
Il modo migliore per concludere l’anno è passare in rassegna l’elenco di persone strane che ho avuto modo di incontrare o con cui ho avuto a che fare nel corso del 2015.
Mi sono reso conto che in giro c’è molta gente esaurita. E, se Tantum mi dà Tantum – come disse la ragazza con un’infezione intima – chissà io chi debbo aspettarmi nel 2016!
10 – Lilla
Lilla non l’ho ancora introdotta, ma è una che lavora dove sto io a Budapest.
Si chiama appunto Lilla, non è un mio soprannome.
Se non ne ho scritto sinora un motivo c’è: non parla. Mai.
Ha il viso di ghiaccio. Non muove un muscolo facciale, forse non respira neanche. Una volta l’ho vista mangiare, quindi credo non sia un robot. È una giovane donna (penso non superi i 25) che ha l’aspetto e il fisico di una modella e veste sempre molto elegante e raffinata.
Non saprei che altro dire, perché in ufficio è praticamente presenza invisibile.
Però ha un’ottima resistenza alcolica. Alla cena di Natale l’ho vista buttar giù 6 bicchieri di rosso e due di palinka (la grappa locale) senza perdere un grammo di aplomb. Complimenti.
E quando dico bicchieri di grappa, intendo proprio bicchieri interi: non i cicchettini.
9 – L’ingegnera
22 dicembre, ore 21. Faccio scalo a Roma. Volo per Napoli.
Di fianco sull’aereo ho una donna che, dopo avermi chiesto l’ora e aver commentato con stupore che il mezzo avesse ben 200 posti (e a prova di ciò mi ha anche mostrato una pagina della rivista di bordo in cui erano elencate le specifiche tecniche dei velivoli della flotta: timore magari che non le credessi?!), attacca a fare conversazione.
Una persona interessante, che, come mi ha raccontato, girava il mondo per supervisionare impianti petroliferi.
Mentre le parlavo dei miei viaggi cominciò però a inquietarmi, perché mi fissava con gli occhi sbarrati e spalancati e una strana espressione di meraviglia. Tanto che non riuscivo a guardarla in faccia e non capivo il perché. Tornato a casa, ho avuto un’illuminazione. La sua espressione, che il Dio dei gatti mi fulmini se mento, era identica a questa:
Una ragazza sorpresa dallo scoprire che un aereo abbia ben 200 posti
8 – Il poeta Fiorentino Ottobre.
Alla stazione Termini mi viene incontro un tizio sulla sessantina, tutto gioviale e sorridente. Trascinando un carrellino di quelli che le sciure utilizzano per fare la spesa al mercato, con un ampio sorriso mi si pianta davanti e fa:
– Permette? Sono un poeta fiorentino!
Io rispondo I’m sorry, I don’t speak italian.
7 – L’Affarista Fiorentino Giugno.
Metto in vendita un lettore mp3 su Subito.it. Mi scrive un tizio dicendosi interessato chiedendomi il prezzo senza spedizione (non era prevista alcuna spedizione, comunque!). Poi mi chiama.
– Tu sei a Roma, giusto? (chiedo)
– No, sono a Firenze
– Scusami, come fai col ritiro? Perché mi hai poi chiesto il prezzo senza spedizione
– No tranquillo poi vedo di organizzarmi (che vuol dire?)
– In che sei laureato? (prosegue)
– Scienze Politiche (ma che ti frega?)
– E com’è questa politi’a? Un gran ‘asino, eh?
– Penso che in Italia sia difficile governare e far politica perché ci sono molte linee di frattura e particolarismi
– E ‘he ne pensi del mio ‘oncittadino, eh?
– Il superamento dei particolarismi rende difficile la pratica di governo, quindi a prescindere dal personaggio l’Italia è un Paese difficile
Una cosa che ho imparato è che la gente non ti ascolta, quindi basta fingere di dire qualcosa con tono saccente e autorevole, come già ho ampiamente dimostrato in passato e come ho intenzione di continuare a fare in futuro.
– Eh ma sai quale è la verità? La gente s’è rotta i ‘oglioni, scusa la parola, ma perché vedi in tempi di crisi non poi mi’a fa’ chiacchiere, prendi pure la ‘osa degli immigrati, se non c’ho soldi mi dici te ‘ome si fa a mantenerli? Qua non c’è lavoro per gli italiani, ma fi’urati te per gli immigrati
– Purtroppo sono processi lunghi che necessitano di valutazioni che al momento il dibattito politico anche a livello europeo sembra non concedere
– Eh se parliamo dell’Europa ti mando giù la batteria del cellulare. Va bene, ‘scolta ti fo’ sapere domani o al più tardi tra due giorni, va bene?
– Va bene
– Allora a presto, tante ‘are ‘ose e buon tutto
– Grazie, anche a te.
Una delle invenzioni più utili dopo il deodorante.
6 – Lo Studente Per qualche tempo ho dato ripetizioni a un ragazzo del liceo. Uno che temo che da adulto si darà all’alcolismo. Oppure sposerà una donna che lo tiranneggerà.
Sua madre, infatti, lo tratta come un perfetto incapace.
Ricordo dopo la prima lezione, quando ci accordammo per la seconda:
– Quindi lei quando è libero?
– Io fino a domenica son qui.
– Allora potremmo fare venerdì. Oppure sabato, che dici, T. (rivolta al ragazzo)?
– … (il ragazzo fissa il vuoto)
– Allora va benissimo, facciamo venerdì. Ma lei è libero anche di mattina?
– Venerdì sì.
– Allora potremmo fare venerdì mattina che è festa a scuola. Va bene, vero, T.?
– …(il ragazzo fissa di nuovo il vuoto ma non si sa se è lo stesso di prima o ha trovato un altro vuoto da contemplare)
– Va bene, allora venerdì alle 10:30. Poi ci penso io a svegliarlo e farlo stare in piedi.
Il povero T. all’università vuole studiare lingue, ma in famiglia non sono convinti.
Interpellato sull’argomento, io risposi che con le lingue si può lavorare in vari ambiti, certo è importante sapersi vendere. Madre Sua disse:
– Eh, appunto…(facendo davanti a lui con la mano un gesto come a dire “purtroppo lui è quel che è”).
Se copia il compito e si fa sgamare, la madre lo rimprovera due volte: per aver copiato e perché è così fesso da essersi fatto scoprire.
5 – Il Seduttore
Ottobre, Roma.
A via dei Fori richiama la mia attenzione un ragazzo ben vestito, con i capelli da Goku e oro che spuntava un po’ dovunque, chiedendomi aiuto per una foto con i Mercati di Traiano sullo sfondo. Ce ne sono volute una decina, perché o erano troppo scure o troppo luminose o passava qualcuno.
Durante i tentativi scambia qualche parola con me e mi racconta di lui. Poi fa:
– Ieri sono stato con un’asiatica, da urlo, amico. Però io voglio divertirmi e fare esperienze: oggi voglio proprio cosare un coso. Sai dove posso andare stasera per cosare un coso?
– Non ho idea perché non sono mai andato in cerca di cosi da cosare
– Dovresti provare
– No amico (ridendo), preferisco le donne
– Certo, anche io. Ma poi ho scoperto che provando cambia tutto. Un uomo sa meglio di una donna cosa piace a un altro uomo (abbassa gli occhi verso la mia cintura)
– Sarà anche così, ma…
– Non vorresti provare? (mi interrompe)…Sai, io ho proprio tanta voglia di cosare un coso (abbassa di nuovo gli occhi)
– Mi dispiace, senti ho l’autobus che mi parte.
“Ha un ritardo ma non è in gravidanza, cos’è? Un autobus di Roma”
4 – L’Enigmista
Lo citai in questo post.
Novembre.
Sull’autobus sale un tale che sembra Edward Nygma 10 anni più vecchio. Ha anche gli stessi occhiali. Si siede davanti a me. Ha degli atteggiamenti ansiogeni: si tiene le mani nervosamente, guarda fuori con aria preoccupata.
A un certo punto, con accento barese, mi chiede:
– Scusi, sa…se questo autobus ferma in qualche posto…
– Come?
– Se si ferma in un qualche posto…un deposito…cioè un posto…
– Al capolinea?
– Sì! Al capolinea!
– Certo, arriva sino alla Stazione San Pietro
– Ok, grazie.
– Però non è un deposito di autobus – preciso – cioè è uno spiazzale e basta, eh
– Sì sì, sta comunque fermo 2-3 minuti e poi dopo riparte, vero?
– Sì, certo
– Grazie (appare tranquillizzato).
– Sa, io sono a Roma a cercare lavoro e casa (aggiunge)
– Ah (non te l’ho chiesto. E li cerchi ai capolinea?)
– Ma non è facile, sa
– Eh, lo so.
Ma cosa c'è dentro un libro? Di solito ci sono delle parole che, se fossero messe tutte in fila su una riga sola, questa riga sarebbe lunga chilometri e per leggerla bisognerebbe camminare molto. (Bruno Munari)
Come quelle coperte, formate da tante pezze colorate, cucite insieme tra loro.
Tessuti diversi, di colore e materiale eterogeneo, uniti in un unico risultato finale: la coperta.
Così il mio blog, fatto di tanti aspetti della vita quotidiana, sempre la mia.