Non è che devi essere un Antico Egizio per invocar Anubi

Ho ingaggiato una personale lotta contro gli afidi, che hanno deciso di insediarsi sul falso gelsomino del balcone. Gli afidi però sono veri. Oppure, amando una pianta falsa, sono falsi anch’essi?
Gli afidi falsi sono forse meglio delle persone false? Grandi domande che ora provo a lavare via passando l’aceto sulle foglie per vincere la loro resistenza.

Nell’ambito delle mie lotte e sfide, prosegue quella di conseguire una seconda laurea. Devo portare avanti una ricerca su due figure storiche per il corso di Storia del Cristianesimo Medievale.

Ho chiesto aiuto a un collega con il quale ho condiviso altri corsi. È un prete. Anche lui è al secondo titolo, ha una laurea presso l’Università Pontificia. Insomma, chi meglio di lui può conoscere la materia?

Eppure, non conosceva i due personaggi oggetto del mio studio. Ho pensato fosse strano. Poi mi sono reso conto di una cosa. Le due figure storiche erano due eretici valdesi: ecco perché non li conosce, per la Chiesa di Roma non saranno mai esistiti!


ba-da-bum-tscha! Momento satira.


Una lotta che invece perdo sempre è quella con la pazienza. Perdo sempre con lei. Anzi, la perdo.

Per esempio, al lavoro. Tizia, che chiameremo Occhio di Falco per comodità narrativa, mi scrive chiedendomi una fotografia in tempo reale dei suoi fondi.

Io, siccome amo fare tabelline colorate con Excel, le invio questo specchietto dove nelle righe trova le voci di costo, nelle colonne – con rispettive intestazioni – invece lo stanziamento iniziale, lo speso e, nell’ultima colonna, il residuo.

Chiunque nella vita abbia visto una tabella, foss’anche quella su un’etichetta che riporta i valori nutrizionali del centrifugato di carrube detox utile per la palestra, sa che incrociando righe e colonne ottiene i valori desiderati e che, in fondo alla tabella, trova i totali.

E poi Occhio di Falco è una che fa robe di roba di scienza, insomma un cervello che sicuramente mi batte in parecchi campi.

Mi risponde – come se le avessi incollato nella mail i valori nutrizionali del centrifugato di carrube detox – dicendomi che ha bisogno di una mano a leggere le tabelle e che e comunque lei ha bisogno di una fotografia ad oggi dei suoi fondi e di sapere i residui.

Ho fatto il mio solito esercizio zen che uso in questi casi. Qualche invocazione ad Anubi, un paio di passeggiate nervose nel corridoio, un respiro, un saluto ad Anubi che è sempre disponibile in qualunque momento della giornata e mi sono apprestato a risponderle, in maniera cortese, professionale e didascalica.


Il fatto di star ancora lavorando in telelavoro è d’aiuto in questi casi. Ho problemi a invocare Anubi in ufficio e, in generale, in luoghi pubblici. Lui non si fa problemi, figuriamoci, a sentirsi invocare ovunque. Sono io che mi imbarazzo se poi qualcuno mi vede (e mi sente) mentre lo invoco.


Poi capisco che Occhio di Falco non è mica stupida. Il suo era un caso di Pesoculismo.

Il Pesoculismo può colpire chiunque, in qualunque momento. Per alcuni è cronico. Per altri, estemporaneo e passeggero. Può presentarsi in varie forme. Come suggerisce il nome, la malattia colpisce il culo del malcapitato, rendendolo pesante come una Multipla. All’inizio, è asintomatica. Poi, dal culo si propaga in maniera casuale verso altre zone del corpo. Può colpire gli arti inferiori, costringendoti a stare sul divano invece di andare a fare la spesa per la cena; poi ti ritroverai a friggere un paio di bastoncini esausti che hai raccattato grattando il fondo mai sbrinato del frezeer (oppure forse stai solo friggendo due blocchetti di ghiaccio sporchi). Può bloccare gli arti superiori, impedendoti di prendere un oggetto in alto, in basso, insomma, in una qualunque posizione che comporta uno spostamento delle braccia. Può affliggere occhi e cervello, inibendo la lettura e comprensione di una tabella!

Questi sono solo alcuni esempi della sindrome Pesoculica.

E tu, sei sicuro di conoscere il tuo culo?

Ma soprattutto, quando incontri qualcuno col Pesoculismo, invochi anche tu Anubi?

Non è che devi fare atletica per cogliere il testimone

Mi hanno detto di un prete che durante un funerale stava inciampando nel tappeto. La stessa cosa era avvenuta qualche decennio prima al suo predecessore, che pare però ebbe peggior sorte e inciampò sul serio, rimanendoci. Credo sia il caso di cambiare tappeto o di rimuoverlo.

Mi hanno detto anche di un tipo, che conosco tra l’altro, che ha l’abitudine di portarsi via fogli di carta dalle case altrui. Non è che li rubi, lui chiede della carta e poi se la tiene con sé. Non ho capito cosa ci faccia.

Mi hanno detto infine di un tipo che si presenta con il portabagagli dell’auto pieno di cassette di arance, arriva fuori un negozio dicendo che quelle sono arance che vengono direttamente dalla Sicilia e che lui vuole iniziare la sua attività vendendole e che vuole farsi pubblicità, quindi ne regala una cassetta al negoziante, che può così offrire arance fresche ai clienti. Poi spiega che regala la cassetta in cambio di denaro. Di fronte alle rimostranze dell’esercente (o è un regalo o vuoi vendermela, quale delle due?) quello si riprende la cassetta e se ne va, offeso.

Insomma, volente o nolente il mondo continua a essere strano e stravagante. Va da sé che in periodo di spostamenti limitati non riesco più a essere testimone delle storie e mi tocca affidarmi alla narrazione orale altrui.

Certo c’è da chiedersi se le testimonianze siano corrette. Lo storico Marc Bloch credo sia stato uno dei primi – ma forse ricordo male – a porsi il problema dell’analisi delle fonti.

Supponiamo infatti che abbiamo due testimoni che riportano la stessa versione di un fatto. Ingenuamente ci si potrebbe rallegrare per la concordanza. Ma se invece uno dei due ha semplicemente copiato l’altro, magari giudicando autorevole la sua versione?

Ancora: ci può essere un fatto considerato oggettivo, come la battaglia di Waterloo. Sappiamo tutti come è andata a finire. Ma ci possono essere modi diversi di raccontarla.


Tutti sappiamo infatti che a Waterloo Napoleone fece il suo capolavoro:


E qui sorge un altro problema: le testimonianze non è detto che per forza possono essere o soltanto vere o soltanto false. Una testimonianza vera può contenere dei fatti poco concordi con la verità. Bisogna scomporre i resoconti nelle loro parti e pesarle.

Perché mi pongo il problema delle testimonianze? Perché mi chiedo a volte se il come io ricordo un evento sia lo stesso modo in cui lo ricordano gli altri. Mi capita infatti a volte di non concordare con la versione dei fatti di un’altra persona. Mi fido molto della mia memoria, anche perché, focalizzandosi sulle immagini, essa associa l’accaduto a una fotografia mentale per fissarla nel tempo. Ma la mia presunzione di infallibilità può cozzare con quella di un altro.

Posso fidarmi sempre di ciò che ricordo?
Posso fidarmi di ciò che ricordano le altre persone?

Volevo concludere il post con una chiusura brillante ma non me la ricordo più.

Non è che per spostarti devi avere una buona Regione

Lo sapevate? Siamo in piena Fase 2, il che vuol dire che riguardo le cose che si possono fare, ci sono 3 opzioni:

  1. È possibile
  2. Non è possibile
  3. È impossibile.

Questa è una citazione, bravo chi indovina.


Già, ma in concreto cos’è che si può fare?

Ci penso io a fare chiarezza.

D: Posso riprendere la mia attività di escort d’appartamento?
R: Sì ma si può consumare solo da asporto.

D: Posso andare a prendere il mio cambio di vestiti estivi che ho lasciato in un’altra Regione? Siamo a maggio e ho solo maglioni di lana di alpaca.
R: Puoi mandare un tuo maglione che immagino dopo tutto questo tempo ormai cammini da solo.

D: Posso aprire un negozio?
R: Credo che saresti incriminato per effrazione.

D: Si può praticare del sesso orale?
R: Solo con la mascherina.

D: Sono un prete. Posso andare a sposare una mia amica in un’altra Regione?
R: Credo che il celibato ecclesiastico non sia ancora stato abolito.

D: Devo consegnare un anello, posso spostarmi?
R: Solo se sei Frodo.

D: Posso portarmi a casa una persona che ho appena conosciuto?
R: Sì però il giorno dopo va regolarizzata con almeno una proposta di fidanzamento.

D: Come si fa a capire quando c’è un assembramento?
R: Se alzi un braccio e la gente si sposta vuol dire che eravate troppo vicini, tal da sentire la tua ascella.

D: Potrà riaprire il circo? Ero un lanciatore di coltelli e ora sono fermo.
R: Non possono riaprire al momento. Tu però potresti specializzarti in taglio di capelli a distanza.

D: Posso portare mia suocera fuori?
R: Sì ma mettile guinzaglio e museruola.

Non è che un prete di moda sia un prete-à-porter

Ho un amico che ad Aprile 2019 si sposa e in questi giorni è affaccendato nei preparativi. È un po’ sotto stress perché dice che il tempo è poco e le cose da fare tante.

Poco tempo? Mancano ben 4 mesi! Cosa ci vorrà mai a preparare delle nozze?

Io non ho mai organizzato un matrimonio né prevedo di farlo ma, proprio per quelli come me che, non essendovisi mai cimentati, non saprebbero da dove iniziare, ho deciso di scrivere un piccolo prontuario di preparativi che vi permetteranno di evitare perdite di tempo per il vostro matrimonio.

1) Serve innanzitutto qualcuno che vi sposi. Non mi riferisco al trovare una persona insana di mente che decida di passare tutta la vita con voialtri scassaminchia: diamolo per scontato perché dare suggerimenti in merito è troppo faticoso. Mi riferisco al reperire un officiante, qualcuno che vi dichiari marito&moglie o moglie&moglie o marito&marito o fedez&ferragni. Il Comune non è disponibile? Il prete è occupato fino al 2030 a meno che non gli allunghiate sottobanco “un’offerta per i poveri” (offerta che lui recapiterà con la sua nuova Mustang)? Sappiate che la legge prevede che le funzioni di ufficiale dello stato civile possono essere delegate anche […] a cittadini italiani che hanno i requisiti per la elezione a consigliere comunale. Tradotto: trovate uno che abbia tempo libero e vi offici. Volendo, potete travestirlo da Sindaco, da prete, da Papa o da Cavaliere Jedi se volete dargli un tocco più ufficiale.

2) Uno degli assilli maggiori è quello del ristorante dove tenere il pranzo. Trovare il posto giusto, scegliere il menù, verificare la disponibilità…uno stress inaudito. Soluzione: il matrimonio destrutturato. Si mandano 10 invitati in un posto, 6 in un altro e così via fino a esaurimento lista invitati. Chi ha intolleranze o diversi gusti alimentari può scegliersi il ristorante che preferisce. Se qualcuno ha impegni quel giorno, può anche andare a pranzare in un’altra data potendo comunque dire di aver partecipato al matrimonio!

3) I vestiti. Una scocciatura e per gli sposi e per chi partecipa. Trova l’abito giusto, provalo, dai le indicazioni per farlo sistemare perché non è a misura, scopri qualche giorno prima che non ti va bene perché hai messo peso o ne hai perso…Che tragedie. Basta con la dittatura delle sartorie. Soluzione: un bel matrimonio nudista.

4) Le bomboniere, ovvero i raccoglipolvere da mensola, se va bene. Se va male, finiranno in qualche scomparto della credenza insieme ad altri orrori. Diciamo la verità: non piacciono a nessuno, tranne agli sposi che le ordinano. E a volte manco a loro. Soluzione: se le vogliono, le scelgano gli invitati. Aprite una linea di credito con un determinato budget presso un negozio specializzato, così chi vuole ne andrà a ritirare una personale.

5) Il fotografo. Uno che si crede un misto tra Alberto Korda e Steve McCurry e vi chiederà cifre esose per un discutibile servizio fotografico. Soluzione: lanciate un hashtag Instagram (del tipo #matrimoniocippolippo&ermengarda) chiedendo a ogni invitato di scattare almeno una foto dell’evento con quella dicitura.

Visto come è facile? Con i miei suggerimenti potrete organizzare le vostre nozze da qui a domani!

Non è che se conduci le pecore in modo polemico sei un pastore protestante

Per la serie Una cosa non divertente che spero di non fare mai più, per lavoro ho avuto un colloquio con un prete.

Mi sono recato sul luogo dove esercita, la chiesa del “Buon Pastore”. Un nome che richiama umiltà.

La chiesa è di recente costruzione, delle umili dimensioni di una cattedrale. Il sagrato si estende quanto tre campi da pallacanestro affiancati in modo umile. Ulivi secolari piantati lì dopo l’inaugurazione fanno placida mostra della loro umiltà.

A corredo, ai lati della struttura si ergono due umili statue di bronzo 1:1 che raffigurano Kareem Abdul-Jabbar e Sandra Bullock. Quando mi sono avvicinato ho visto poi che erano Padre Pio e Madre Teresa.

Su un muro perimetrale ci sono cartelli che invitano a scegliere la vita e la famiglia. E forse anche un maxitelevisore del cazzo (cit.).

Un altro cartello invece ricorda che “Il consumismo ti consuma”. Santa Bullock annuiva compiaciuta.

La collaboratrice che era con me, del posto, mi ha raccontato che tale umile prete è una celebrità: lo invitano in giro perché dove va lui si crea pubblico e quindi lui funge da richiamo come guest star per manifestazioni politiche, sociali, religiose.

Per parlare con lui c’era una lunga fila. Quando finalmente stava per arrivare il nostro turno, due donne che eran dietro di noi hanno chiesto di passare avanti. Ho spiegato che la mia fosse una missione – non per conto di dio – di tre minuti cronometrabili, davvero.

Non sembravano convinte.

Una delle due ha poi chiesto, rivolta a entrambi:

– Ma voi siete madre e figlio?
– No…anche se potrebbe essere, lui – indicando me – ha l’età di mio figlio
– Ma siete comunque parenti?

Ero tentato, purtroppo non ero così in confidenza con la persona che era con me da farla prestare al mio gioco, di replicare con umiltà

– No, io sono il suo toy boy e ora vogliamo la benedizione per la nostra unione prima di scappare insieme a Santo Domingo.

Il prete ci ha accolti nel suo ufficio, umile quanto lo Studio Ovale della Casa Bianca.

Il nostro colloquio è durato realmente tre minuti – mantengo le mie promesse -, nei quali ho dovuto vincere la sua resistenza iniziale in quanto, a detta sua, “Non abbiamo mai ricevuto un supporto da voi”. Ci è voluta tutta la mia umiltà per convincerlo a darmi ascolto e portare a casa il risultato che mi ero posto.

Spero questa breve parabola possa illuminare la via per l’umiltà a quanti mi leggono.

Non è che se cade il testimone gli sposi vengano squalificati

L’anno nuovo cambia tutto per non modificare niente.
In inverno continua a fare freddo, i poteri forti continuano a fortificarsi e l’olio di palma a mietere vittime.

Tra le cose che restano uguali, ci sono gli involontari (spero) doppi sensi che CR ogni tanto mi butta lí.

Premessa: sta preparando il matrimonio con il suo Giggino.
Nozze che dovevano essere sobrie e low cost da tenersi in una cantina agrituristica vicina a un lago in campagna.

I due hanno poi realizzato che tutti i parenti del Giggino nazionale non vogliono affatto perdersi un matrimonio in Ungheria e che quindi si presenteranno tutti insieme (trattasi di almeno 70 persone dalla sua parte) a Budapest e gli andrà pagato alloggio e trasferimenti tra hotel, chiesa e ristorante.

La cantina si è fatta stretta per 100 persone e più.
Ora è diventata una villa settecentesca.

Un altro nodo da sciogliere è quello del prete, perché è necessario che si dica messa in italiano. In realtà non sarebbe obbligatorio, ma pare che gli invitati vogliano capire cosa dica il prete. Al che la mia sorpresa: davvero c’è chi ascolta ciò che dice, oltre a “In piedi” e “Seduti”?

Hanno rintracciato un prete a Budapest che celebra in italiano e che dovrebbe quindi officiare nella chiesa della località di campagna. Sembra però che non si possa operare un simile trasferimento, seppur temporaneo. O non è permesso o, se ho capito bene, pare che il prete locale si opponga.

Ignoravo che sussistesse una giurisdizione per le messe o che i preti fossero così territoriali. Probabilmente c’è anche una lotta per il possesso delle chiese, un prete che esce dalla propria per un momento potrebbe ritrovarsi al ritorno la chiesa occupata da un altro prete che, come un Paguro Bernardo, gira in cerca di locali sacri da abitare.


Da qui l’espressione “scherzo da prete”, per indicare un atto sleale, disonesto e truffaldino.


Infine c’è il problema delle bomboniere.
Una delle cose più inutili partorite dal genere umano, a meno che non vogliamo constatarne l’utilità come reggipolvere.

Non mi si dica che “è un ricordo”, perché ho visto con le orecchie di questa faccia persone che, mentre le spolveravano, si chiedevano di chi diavolo fossero quegli orrori.

Mio cugino per il suo matrimonio diede come bomboniera una dama di ceramica dalle figure astratte alta una trentina di centimetri. Praticamente era un Oscar, solo che alla cerimonia di consegna nessuno sembrava contento di riceverla.

E che dire di mio zio, che, dopo essersi sposato in Romania, rientrò in Italia con un oggetto di puro artigianato locale: un orologio da tavolo – meccanismo di alta ingegneria cinese che due volte al giorno segna l’ora esatta – incastrato in un pezzo di corteccia?

Per la propria cerimonia, CR avrebbe desiderato anche lei della porcher…porcellana, soltanto che considerando il costo per 150 invitati (il numero cresce ogni volta che li contano) forse sarebbe più conveniente un viaggio su Marte.

Allora le ho buttato lì, tra il serio e il faceto, una idea un po’ freak che avevo sentito qualche tempo fa: regalare agli invitati dei vasetti decorati, con all’interno delle cialde con dei semi da piantare nei vasetti. Un’idea originale e senza olio di palma.

Le ho linkato anche un sito internet di esempio, il primo che mi è capitato davanti su Google, e poi sono tornato al lavoro perché mi stavo annoiando.

Passano dieci minuti:

– Mi piace il pisello odoroso!
– Eh?
– Sì, lo vorrei, devo dirlo a Giggino che lo voglio
– Eh dovrebbe pensarci lui…
– È pure indicato per delicati piaceri, il pisello odoroso!
– Immagino…

Sul sito che le avevo linkato c’era infatti l’elenco dei semi di piante e fiori disponibili per le bomboniere. Lei aveva adocchiato questo:

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Insomma, dopo aver desiderato il cannellone, dopo che il tarallo l’ha fatta godere, ora dice che ha bisogno di un pisello odoroso per delicati piaceri.