Non è che se cade il testimone gli sposi vengano squalificati

L’anno nuovo cambia tutto per non modificare niente.
In inverno continua a fare freddo, i poteri forti continuano a fortificarsi e l’olio di palma a mietere vittime.

Tra le cose che restano uguali, ci sono gli involontari (spero) doppi sensi che CR ogni tanto mi butta lí.

Premessa: sta preparando il matrimonio con il suo Giggino.
Nozze che dovevano essere sobrie e low cost da tenersi in una cantina agrituristica vicina a un lago in campagna.

I due hanno poi realizzato che tutti i parenti del Giggino nazionale non vogliono affatto perdersi un matrimonio in Ungheria e che quindi si presenteranno tutti insieme (trattasi di almeno 70 persone dalla sua parte) a Budapest e gli andrà pagato alloggio e trasferimenti tra hotel, chiesa e ristorante.

La cantina si è fatta stretta per 100 persone e più.
Ora è diventata una villa settecentesca.

Un altro nodo da sciogliere è quello del prete, perché è necessario che si dica messa in italiano. In realtà non sarebbe obbligatorio, ma pare che gli invitati vogliano capire cosa dica il prete. Al che la mia sorpresa: davvero c’è chi ascolta ciò che dice, oltre a “In piedi” e “Seduti”?

Hanno rintracciato un prete a Budapest che celebra in italiano e che dovrebbe quindi officiare nella chiesa della località di campagna. Sembra però che non si possa operare un simile trasferimento, seppur temporaneo. O non è permesso o, se ho capito bene, pare che il prete locale si opponga.

Ignoravo che sussistesse una giurisdizione per le messe o che i preti fossero così territoriali. Probabilmente c’è anche una lotta per il possesso delle chiese, un prete che esce dalla propria per un momento potrebbe ritrovarsi al ritorno la chiesa occupata da un altro prete che, come un Paguro Bernardo, gira in cerca di locali sacri da abitare.


Da qui l’espressione “scherzo da prete”, per indicare un atto sleale, disonesto e truffaldino.


Infine c’è il problema delle bomboniere.
Una delle cose più inutili partorite dal genere umano, a meno che non vogliamo constatarne l’utilità come reggipolvere.

Non mi si dica che “è un ricordo”, perché ho visto con le orecchie di questa faccia persone che, mentre le spolveravano, si chiedevano di chi diavolo fossero quegli orrori.

Mio cugino per il suo matrimonio diede come bomboniera una dama di ceramica dalle figure astratte alta una trentina di centimetri. Praticamente era un Oscar, solo che alla cerimonia di consegna nessuno sembrava contento di riceverla.

E che dire di mio zio, che, dopo essersi sposato in Romania, rientrò in Italia con un oggetto di puro artigianato locale: un orologio da tavolo – meccanismo di alta ingegneria cinese che due volte al giorno segna l’ora esatta – incastrato in un pezzo di corteccia?

Per la propria cerimonia, CR avrebbe desiderato anche lei della porcher…porcellana, soltanto che considerando il costo per 150 invitati (il numero cresce ogni volta che li contano) forse sarebbe più conveniente un viaggio su Marte.

Allora le ho buttato lì, tra il serio e il faceto, una idea un po’ freak che avevo sentito qualche tempo fa: regalare agli invitati dei vasetti decorati, con all’interno delle cialde con dei semi da piantare nei vasetti. Un’idea originale e senza olio di palma.

Le ho linkato anche un sito internet di esempio, il primo che mi è capitato davanti su Google, e poi sono tornato al lavoro perché mi stavo annoiando.

Passano dieci minuti:

– Mi piace il pisello odoroso!
– Eh?
– Sì, lo vorrei, devo dirlo a Giggino che lo voglio
– Eh dovrebbe pensarci lui…
– È pure indicato per delicati piaceri, il pisello odoroso!
– Immagino…

Sul sito che le avevo linkato c’era infatti l’elenco dei semi di piante e fiori disponibili per le bomboniere. Lei aveva adocchiato questo:

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Insomma, dopo aver desiderato il cannellone, dopo che il tarallo l’ha fatta godere, ora dice che ha bisogno di un pisello odoroso per delicati piaceri.

Non è che se il chimico ha grande resistenza esclami “Ioduro”

Questa mattina verso le 5 sono stato svegliato da un crampo al polpaccio.
Era proprio lì che diceva “Svegliati! Svegliati! Devo farti vedere una cosa!”, infatti ho aperto gli occhi e, con mia sorpresa, avevo la gamba destra che con la sinistra formava un angolo di 90° gradi.

L’ultima volta che ho assunto una simile posizione è stato anni fa giocando a calcetto, provando ad agganciare il pallone con un atletico gesto volante come Roberto Bolle.

Sentii le anche che facevano uno scatto, come un clac, quindi da allora ho ritenuto opportuno non ripetere più la mossa.

Svegliatomi, fissavo la gamba godendomi quella frazione di secondo prima che arrivasse il dolore, al rallentatore, col tempo che sembrava fermarsi: un moscerino restava sospeso in aria, una goccia di sudore attaccata alla mia tempia come congelata, un ragno che pareva morto e in realtà era morto.

Poi è arrivata la fitta e mi è apparsa la signora Ciccone.

Sono andato al lavoro zoppicando. CR mi ha visto:

– Che hai?
– Eh stanotte mi sono svegliato con un crampo. Mi fa ancora male
Te lo senti ancora duro?
– …

E poi niente, mi ha consigliato di assumere magnesio ma da qui in avanti non c’erano altri doppi sensi e la cosa non mi suscitava ilarità.

Mi sembra di invecchiare e non sentirmi più elastico.

Mi rendo conto del tempo che passa quando realizzo quanti anni siano trascorsi dal celebre spot della Barilla, quello del padre di famiglia che parte e poi in albergo mette le mani nella giacca cercando i preservativi per la escort che ha chiamato e trova invece un fusillo.

Ci ho ripensato ieri, quando ho preso dall’armadio un maglioncino che non avevo ancora indossato da quando sono qui e vi ho trovato un pelo di uno dei gatti di casa.

Allora l’ho rigirato tra le dita, osservandolo con un po’ di commozione. Pensavo a me che torno a casa, entro e c’è il gatto sul divano che alza la testa, mi osserva con lo sguardo da “Ah, sei tu? Va be’” e poi si rimette a dormire.

Dove c’è cazzimma c’è casa.


Se non sapete cosa sia la cazzimma, non ve lo spiego.
Ecco, questo è avere cazzimma.


E comunque volevo dire che lo sento ancora duro da stamattina.