Non è che se ti dicono che c’è un problema col clima tu pensi si sia rotto il climatizzatore del SUV

È bellissimo quanto sta accadendo nel mondo in queste settimane. Il formarsi e concentrarsi di un sentimento comune sul clima, una spinta che chiede cambiamenti in positivo per il Pianeta, ha mosso tante coscienze riunitesi nelle manifestazioni di stamattina. Tutto ciò porterà risultati?

La mia percezione è purtroppo no.

Non è disprezzo, il mio, anzi.
È rassegnazione di fronte all’ottusità.

Se c’è chi risponde «Vaglielo a dire a chi non arriva a fine mese e fa la spesa al discount di mangiare eco-sostenibile, equo-solidale, di stagione, km0, no CO2, no sfruttamento dei suoli», prima di andarsene sgasando, bollando come tendenze radical chic la salvezza generale penso che qualcosa ancora non funzioni bene.

Sì d’accordo, ammetto le mie colpe. Confesso: ho mangiato pizza gourmet con la mozzarella di una bufala cui prima di strizzare le tette hanno offerto una cena e un mazzo di fiori perché il corteggiamento è importante.

Sono un privilegiato, è vero. Dal mio trono fatto di libri pseudo-impegnati (al Monte dei Pegni) e appropriazioni culturali new age – a proposito sto cercando un’app per la meditazione Zen, consigli? –  punto il dito perché non ho una mazza cui pensare.

Punto il medio. Contro quello che se ne va sgasando. Contro quell’altra scimmia – con tutto il rispetto per il primate – che ride perché «Eh sì dai scendo in piazza e così si abbassa la temperatura uh uh». Contro quell’altro ancora che dice che è solo una macchinazione dei poteri forti. E ci metto pure quello che, con l’aria paternalista da pretino di borgo medioevale (senza offendere i preti dei borghi medioevali), con una pacca sulla spalla ti dà la sua benedizione perché «Noi adulti abbiamo sbagliato ora tocca a voi giovani cambiare le cose». Loro, e di tanti altri come loro, è la giustificazione per non fare un cazzo. Perché quello che critica, quello che denigra, quello che dispensa buoni consigli è sempre quello che non fa un cazzo.

Prima questo! Prima quest’altro! I veri problemi! Perché non fate questo??

Vorrei dire bravo amico, sei conscio di tanti problemi. Nel concreto, cosa fai quindi tu per risolverli, quindi, oltre a inquinare l’aria con le tue ciarle?

Ma non do la colpa solo all’ignavo. Credo che ormai sia davvero troppo tardi e per salvarci dovremmo semplicemente spegnere tutto, da un giorno all’altro.

Che utopia. L’altro giorno si sono spenti per qualche ora i social ed è stato il caos. Io manco me ne ero accorto, sarà che non avevo niente da dire e quindi non mi servivano. È una vita, in realtà, che non ho niente da dire.

Anche se una cosa da dire l’avrei. Una piccina piccina.

Andatevene un po’ a fanculo.

Non è che dovresti leggere Verga Malavoglia non hai

Durante una serata conviviale, mi sono trovato nel mezzo di una discussione sulla natura dei lupini dei Malavoglia.

Al Nord spesso non sanno cosa siano, altrove alcuni pensano siano solo legumi, altri pensano siano solo molluschi, altri ancora pensano che quelli che sono legumi sono molluschi.

In tutto questo, il buon Verga non specificò mai i lupini – già andati a male tra l’altro – su cui Padron ‘Ntoni investì le risorse di famiglia e che finirono persi in mare, di che natura fossero. Personalmente, propendo per il legume, su cui una leggenda vuole gravi una maledizione della Madonna (nel senso sia di “lanciata dalla Vergine Maria” sia di “enorme maledizione”): è probabile che lo scrittore siciliano conoscesse tale storia e la ricollegasse in modo simbolico alla sventura incombente sulla famiglia di Aci Trezza.


Secondo la leggenda, Giuseppe, Maria e il bambino stavano fuggendo in Egitto per trovar scampo dai soldati di Erode. Giunti in un campo di lupini, provarono a nascondersi ma il fruscio dei bacelli delle piante rivelò la loro posizione ai Romani. La Madonna allora maledisse il lupino oltre a condannarlo ad avere un sapore amaro.


Una storia molto triste che ci fa riflettere su come sia facile beccarsi una maledizione senza aver fatto niente.

 


Restando in tema di Verga, nella stessa serata un’amica mi ha raccontato di una ragazza italo-marocchina, con cui la mia amica ha lavorato in Giordania, che pare viva un gran conflitto interiore tra spiritualità e laicità. Per non venire meno al voto di illibatezza e non negarsi alcuni piaceri della vita, si è iscritta a Tinder e pratica solo incontri incentrati sulla Terza Via.

Il modello economico-sessuale della Terza Via, come tutti sanno, si pone come l’opzione intermedia tra il liberismo dei rapporti orali – il liberismo fa godere solo chi detiene i mezzi di produzione mentre l’operaio si accolla la fatica – e il socialismo di quelli convenzionali – nei quali dovrebbero invece godere tutti in comunanza – e molti teorici ne difendono la validità.

Ho sempre pensato che fosse una sorta di leggenda-barra-scherzo che la Terza Via venisse utilizzata come compromesso tra bisogno di carnalità e salvaguardia dell’ortodossia religiosa. Questa testimonianza mi fa scoprire invece un mondo nuovo e mi lascia riflettere su tutti gli anni che ho perso non avvicinandomi a persone molto religiose.

Tutto si ricollega nei discorsi, dunque, la fede, la maledizione della Madonna, i lupini (legumi): il 2019 dopo due millenni di oblìo e dannazione sarà l’anno definitivo del lupino perché le tendenze bio-vegan-gluten free vogliono la farina di questo legume – ad alto contenuto proteico – come base per la preparazione di tanti prodotti succedanei di quelli onnivori/industriali.

E Padron ‘Ntoni tutto questo lo sapeva ma era troppo in anticipo sui tempi: dov’eravate voi radical chic quando la sua barca si rovesciava? Vergogna!

Non è che non puoi far l’idraulico anche se non capisci un tubo

In settimana per lavoro ero in una sala comunale. Un sopralluogo per una presentazione. Non mia, in quanto mi presento benissimo, soprattutto se non invitato.

Mentre gironzolavo grattandomi i pollici ho avuto necessità di risolvere un breve momento fisiologico. La sala era attrezzata di bagni, molto puliti invero, ma che emanavano un odore di cadavere putrefatto.

Ho fatto quel che dovevo in due secondi e poi stavo per scappar via, quando, sul penzolante rotolo di carta igienica, ho notato una scritta:

X Gintoki.

Chi sarebbe questo XGintoki? Una mia versione X-Men? Ho tirato giù il foglio e ho notato altre cose scritte: avevo capito. Era un’altra opera di Lira Trap, la scrittrice erotica transizionale, diretto a me.

Come faceva a sapere che mi sarei trovato lì e avrei utilizzato il bagno? Questa storia diventa sempre più inquietante.

In ogni caso, ecco a voi il nuovo sforzo rettale di Lira Trap!

Chi la fa l’aspetti

Non o mai capito gli uomini ke vanno con le donne stupide.
Ancora meno ma però comprendo le donne che si sentono troppo stupide per un uomo. Stupide per cosa?! Non ci vuole mica un test di inteliggenza per trombare! Fidatevi monellacci miei, ke mi fingo stupida per raccogliere piselli. Mi dicono che sono bravissima nel recitare la parte, non si nota la finzione. Mi rende molto orgogliona questa cosa.

Questa è la storia di quando ho provato a fare la stupida con Savierone l’idraulico col baffone.

– ‘sera Miss Trap, dov’è la perdita?
– Hihih oddio scusi non mi ricordavo la sua visita. Scusi se sono qui in vestaglia di pelle di caimano tutta nuda sotto. Perdita? Eh ne ho in mezzo una grossa…sono fradicia…hihih
– Le perde il lavabo?
– Ecco…oddio ke imbarazzo…sarebbe il water in realtà…è…bloccato. Che vergogna, mi sento come una scolaretta alla prima gang bang.
– Capisco. Darò un’occhiata allo scarico
– Eh sì avrei proprio bisogno di una guardata al mio tubo di scarico…hihihihih
– Provvedo subito.

E si è chiuso in bagno senza neanche levarmi le mutande (che non avevo ma le avrei messe x farmele sfilare!). Mi aveva ignorata, incredibile! Me, la Divina Lira! Non solo, è rimasto lì dentro due ore, a fare non so che, a parte prendersela di continuio con un suo zio cui dava del cane e del maiale. Ke brutti parenti deve avere.

– Fatto…è stato un gran lavoraccio…
– Sarà tutto sudato…dovrebbe togliersi la tuta…hihihi
– Sì appena vado a casa mi faccio una doccia. Il conto sarebbe 150 euro per l’intervento, più 50 per la chiamata, più 50 per l’urgenza, più 55 l’iva.
– Dio mio, per saldare questo conto…dovrei dar via il sedere! Hihihi
– Contanti o carta?

Mi ero proprio stufata. Come si permetteva di ignorare le mie avanzes? Allora sono passata all’azione: mi sono lanciata verso la sua patta dei pantaloni per vedere il funzionamento della pompa idraulica.

– No, Miss Trap!
– Sì, tis-trappo tutto!

Ma però quando ho aperto non e uscito un bel tubo da 15 di diametro, ma una matassa di peli di rovo da cui veniva un puzzo di baccalà.

– Ma cosa…
– E così ha scoperto il mio segreto.
Ha detto togliendosi il baffo.

– Oh no! Hai l’alopecia al baffo! Terrò il segreto, tranquillo!
– Io non sono Saverione l’idraulico col baffone. Sono Saveriana, l’idraulico con la bagiana.
– Oh! Ed è una cosa grave?
– Sa, in questo mondo tradizionale una donna idraulico non viene presa sul serio. Non mi chiamano, oppure se mi vedono arrivare mi ridono in faccia. Una volta una signora mi aprì la porta, mi vide e disse “Suo marito sta parcheggiando?”.
– Ke stronzi! Io sono per un mondo transizionale. Hai provato a usare uno strapon su di loro?
– E così sono diventato Saverione. E ora lavoro bene. Per favore, non lo riveli in giro. Mi conoscono in tanti e se sapessero la verità…beh, immagini cosa accadrebbe.
– Certo. Tutti ti kiederebbero perché nascondi il baccalà nelle mutandine. Comunque non dirò niente, stai tranquilla.
– Grazie. Del resto tra di noi ci capiamo…anche lei ha un grosso segreto che riguarda quel che ha tra le gambe, dico bene?
– …N…non capisco…
– Suvvia, ho lavorato 2 ore sul suo water intasato. Sembra che ci abbia cagato dentro una squadra di rugbisti. Dica, c’entra qualcosa la Polisportiva qui di fronte? Le piace accogliere a casa i grossi calibri, eh?
– Hihihi eh sai com’è…
– Tranquilla, non dirò niente! Mi inviti però qualche volta ai suoi festini. È da parecchio che non mi faccio stantuffare come una macchina a vapore. Altro che Punto G: mi tocca ripartire dall’A,B,C.

Non ho avuto il coragio di dirle qual’è la verità. Ke invece era stato il ristorante indo-bengalese-giamaicano che mi aveva fatto intasare il water, da sola. Mai più etnico: tanto era il bruciore ke non ho potuto farmi inculare per ben tre giorni.

Questa storia mi ha imparato che le donne che fanno le stupide vogliono scopare ma non sempre ci riescono. E inoltre ke ki la fa (grossa) la aspetti perché tanto non va giù con lo sciacquone.

Per consolarmi sono andata a far visita alla Polisportiva ke diceva Saveriana. Ma questa è un’altra storia.

Alla prossima, monellacci
La vostra Lira Trap

Grande, meravigliosa Lira Trap. Oltre a impartirci insegnamenti morali, basati non su pensieri astratti ed oziose elucubrazioni radical chic ma su vicende di vita vera e vissuta, ci pone di fronte a grandi interrogativi: potete dirvi di fidarvi del vostro idraulico? E se non fosse ciò che afferma di essere?

Meditate, gente, meditate…

Non è che l’iracondo nel deserto tema le tempeste di rabbia

Tempo fa avevo cercato notorietà nel campo del giornalismo intervistando un tunnel.

Stupito che qualche grande testata non mi avesse poi contattato, ho lavorato questi mesi per riuscire a realizzare un grande colpo intervistando un personaggio famoso ma molto schivo. E oggi posso finalmente pubblicare l’intervista che mi ha rilasciato niente di meno che l’Odio in persona.

Spero che sia un’intervista abbastanza odiosa perché vorrà dire che avrò fatto bene il mio lavoro.

G: Devo dire che sono un po’ sorpreso. Non vorrei sembrarle impertinente, ma mi avevano descritto lei come molto brutto e spaventoso. Invece davanti a me trovo una persona elegante, di bell’aspetto, dal fisico atletico. Sono colpito.
O: Mio caro, chi sarebbe più vicino a provocarle rodimenti d’invidia? Un vecchio decrepito tristo e allampanato o un novello Adone modello di vigore giovanile che le ricorda quanto il suo di fisico invece lasci molto a desiderare?
G: Beh il secondo senza dubbio.
O: Per l’appunto. Mi compiaccio di prendermi cura di me per fomentar odio.
G: Veniamo appunto all’odio che circola in società. Credo siano bei tempi per lei, con tutto il livore che circola tra noi, o sbaglio?
O: Le dirò – e la prego di concedermi un po’ di credito di saggezza mentre lo faccio – che questa storia che viviamo in tempi di odio è per l’appunto una storia, una favola per marmocchi, una fanfaluca, una panzana insomma, che vi siete creati voi radical chic per giustificare i vostri panetti di tofu e le vostre foto dei gattini. La realtà – e se mi è rimasto ancor del credito da consumare la prego di lasciarmelo per questo picciolo investimento di saggezza fondamento dell’insegnamento che le sto impartendo – è che viviamo nell’epoca dell’odio di facile consumo, un odio fast fudus direste voialtri, che arde e si spegne nel tempo di un cerino acceso per avviare il tabacco d’una pipa. Il volgo si infiamma per due bustine di plastica ma tempo due giorni volge la sua indignazione ad altro. E io non posso correr dietro a tutte queste minutaglie – dal valore nutrizionale di una galletta di segale – come un bracco che trascorre le proprie giornate saltando dall’inseguimento di una carrozza a un’altra.
G: Quindi secondo lei c’è poco odio di questi tempi?
O: Au contraire, ne circola molto ma di fattura grossolana, di valore risibile. È parcellizzato. Viviamo in uno scontro continuato tra volgari tribù che si aggregano e si disaggregano intorno a valori fluidi e tale moto perpetuo rende il mio operato molto più dispersivo. Ma essendo io in rapporto privilegiato con quella nobildonna che chiamano Fortuna, posso dirle che ho avuto buon gioco e sorte da quando ho avuto l’idea di avere dalla mia una Boldrini.
G: Scusi, in che senso?
O: Credevo ragazzo mio che lei fosse più sagace e meno sprovveduto e non fosse a digiuno di informazioni basilari come il fatto che la Boldrini l’abbia creata io. Nel moto perpetuo di confusione generale giova al mio operato qualcuno che raccolga un po’ di odio come un imbuto che lo travasa in una botticella e piuttosto che assumere qualcuno a bottega – coi tempi che corrono capirà occorre esser diffidenti – e doverlo anche pagare preferisco produrmelo da solo. Certo non sempre la ciambella riesce col buco e dal buco si cava un ragno, come quando ebbi l’idea di crearmi uno Sgarbi. Pensavo sarebbe stato soggetto ideale e congeniale invece ho scoperto che personaggi di natura tanto aggressiva e bipolare non attiran odio come i Boldrini oggi ma riscuotono invece il favore del pubblico. Va’ a capire come nelle vostre testoline in che senso girino le rotelle ma io do alla moda dell’odio ciò di che abbisogna.
G: Ma come crea questi personaggi?
O: Seguo Mastro Geppetto.
G: Cioè?
O: Lui si assicurò un discendente con una sega. Ah ah ah! Vede, so anche cimentarmi nel motteggio.
G: Andiamo avanti. Lei non ha ogni tanto dei ripensamenti? Non si sente in colpa per ciò che fa?
O: Affé mia non saprei di che colpa farmi carico ma se esiste una corte autorevole in grado di giudicare mi sia notificato seduta stante da cosa io dovrei esser chiamato a difendermi siccome lo ignoro. Giacché io svolgo una funzione sociale, senza qualcuno o qualcosa da odiare come fareste a trovar forza per aprir gli occhi al mattino? Immagini svegliarsi e non poter puntare il dito contro niente e nessuno per trovar distrazione dalla nullità congenita che lei rappresenta. Che altro le resterebbe se non rivolger alla sua testa un’arma – avendo cura di mirar dritto per non spirare dopo faticosa agonia come il Werther – e tirar il grilletto per un colpo risolutivo? Sarebbe l’estinzione della razza umana per suicidio di massa. Dal mio punto di vista, invece, più umani, più lavoro. Assolutamente pro life, la vita è una cosa sacra.
G: Adesso parla come un cattolico…
O: Senza falsa modestia, le religioni sono la mia più grande invenzione. Perfezionarle ha richiesto tempo come un artigiano del legno che lavora di lima per sgrezzar dalle scaglie, ma sono soddisfatto del lavoro svolto. Il monoteismo è stata un’intuizione spettacolare. A volte mi domando perché io non ci abbia pensato sin da subito.
G: Scusi ma non capisco. Le religioni veicolano messaggi di amore, lei è l’Odio. Cosa fa, va contro i suoi interessi?
O: I migliori a odiare sono quelli che predicano amore. E mi sembra che abbiano svolto il loro lavoro in modo egregio. Devo comunque, per non esser superato dai tempi che corrono – e chissà dove corrono – pensare a qualcosa di nuovo.
G: Ha già qualche progetto per il futuro?
O: Pensavo di acquistare la Apple. Credo non sia lontano il realizzarsi di uno dei mondi più abietti che possa esserci e cioè quello in cui l’aver letto – o quantomeno conservare nel cassetto del comodino giacché non leggete più – la biografia di Steve Jobs possa far differenza tra l’aver salva la vita e perderla in una guerra di religione.
G: A proposito di lavori – ah ah faccio anche io battute, visto? -, lei come si rilassa dal suo?
O: Nel tempo libero mi diletto impiegandomi come commercialista. Non sa che piacere dir alla gente che deve pagare. L’Agenzia delle Entrate è un’altra creazione di cui vado fiero.
G: Mi sembra di capire che le piaccia molto crear cose per dar fastidio.
O: Sa, quando si è dotati di vivace intelligenza e guizzo creativo come me è una cosa normale. Reco con me sempre la valigia col campionario – a volte mi scambiano per un commesso viaggiatore -: suocere, ausiliari del traffico, solleciti di pagamento, malesseri femminei…tutte mie invenzioni. Gradirebbe dei crampi da mestruo un’ora prima di un appuntamento? Sono gratis.
G: Scusi, ma io sarei un uomo…
O: Per l’appunto. L’inconveniente ovarico è destinato alla povera giovinetta con cui ha fissato l’incontro. Quest’ultima avrà da lanciar Madonne per i dolori mentre lei, mio caro, nel suo limitato cervellino di cinghiale da copula, le lancerà per una serata andata in fumo una volta tanto che si era concesso il lusso di mondarsi il corpo con un salutare lavacro altresì noto come doccia.
G: Ma lei sa che è proprio antipatico?
O: Oh, non mi aduli, la prego.

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Non è che una ditta di intimo assuma un muratore per fare dei balconcini

Da bambino una volta ho impersonato un manichino in vetrina.

Ero con Madre in un negozio di abbigliamento multicolore e, stanco di vederla chiacchierare con una commessa, mi misi a gironzolare per il negozio, finché non raggiunsi la vetrina.

Lì pensai bene di mettermi in posa come un manichino, attendendo dei passanti per assistere alla loro reazione. Non arrivò nessuno per un po’, poi passarono due giuovini sul marciapiede opposto che, notandomi, si sbellicarono dalle risate.

A quel punto dichiarai concluso il mio esperimento.

Mi è tornato alla mente questo episodio dopo aver letto che, nella mia città, un negozio di intimo ha messo in vetrina delle giovani donne, in lingerie.

Sono arrivati tanti curiosi ad assistere, qualcuno poi ha criticato sostenendo che fosse di cattivo gusto, un altro ha esclamato – cito come riporta un articolo sull’argomento – che “Sembra di stare ad Amsterdam” e non ho capito cosa intendesse. Forse quest’oggi in strada c’erano molte biciclette che, si sa, è il mezzo di trasporto più diffuso nei Paesi Bassi, ma non capisco cosa c’entri con una donna in vetrina.

Ho pensato quindi a un’alternativa all’esporre delle modelle, per evitare polemiche da parte dei soliti moralisti radical chic che non vogliono tenere le donne in vetrina e, inoltre, tenere a bada i pruriti dei curiosi che potrebbero rischiare arrossamenti e vesciche per il troppo sfregamento da prurito.

La soluzione sarebbe quella di mettere dei vegani in vetrina, per questi motivi:

  1. si soddisferebbe l’esibizionismo del vegano, che sente la necessità di mostrare a tutti la sua scelta di vita sostenibile, salutare e antisistema, alla faccia della lobby della braciola;
  2. si soddisferebbe il bullismo di quelli che, come me, se la prendono con delle categorie un po’ per moda. Un vegano esposto in vetrina offrirebbe intrattenimento garantito;
  3. con il punto 2. si soddisferebbe il vittimismo del vegano, che soffre di perenne sindrome da accerchiamento: ad esempio il vicino di casa nel condominio la domenica prepara il ragù per avvelenare di proposito il vegano con le esalazioni di macinato, rendendo vana la sua scelta salutare;
  4. il vegano in vetrina potrebbe fare ciao ciao con la mano ai passanti, se volesse: in questo modo mostrerebbe a tutti la sua scelta (di) salutare;
  5. i radical chic criticoni che non vogliono le donne in vetrina non avrebbero nulla da criticare, perché il radical chic ama le tendenze radical e chic e un biovegano in vetrina è chic e radical quanto basta;
  6. togliere un vegano dalla strada sarebbe una buona azione;
  7. le donne ormai sono un po’ passate di moda, diciamocelo, mentre il vegano sarà sulla cresta dell’onda anche per la stagione 2017/2018, a mio avviso.

Sto comodo in pantofole ma non datemi del pantofolaio.

Stamattina ho fatto un giro nel negozio di una nota catena d’abbigliamento giovanile per trovare qualcosa da mettere il prossimo sabato. Devo andare all’inaugurazione della galleria di un amico. Potrei dire che ho un vernissage, che fa tanto figo e tanto radical chic.

In effetti è capitato che mi dessero del radical chic. Senza conoscermi, sulla base di poche, frammentarie informazioni tra l’altro re-interpretate a piacimento.

Un po’ come se mi dessero dello psicopatico se vedessero la katana che ho a casa, dello sportivo se vedessero le scarpette da calcetto e la panca coi pesi, del nerd se vedessero i fumetti di Spider-Man, del disoccupato vedendo la laurea e così via.

Ogni individuo è uno e centomila.

Oppure, se vogliamo – che è poi la stessa cosa – esistono due diversi sé stessi. Il sé stesso che è soggetto osservante e il sé stesso che è oggetto osservato. Ogni oggetto di osservazione ha però natura molteplice, ed esistono quindi molteplici sé stessi dentro tutte le persone che conosciamo e con le quali ci relazioniamo.

Bel pensiero, vero?
È Osho.

Sbagliato.
Evangelion (il solito giochino che diverte solo me di attribuire citazioni a caso).

Più che dagli altri esseri umani tendo a essere spaventato dai miei me stessi sparsi in giro. Non da tutti. Alcuni altri mi infastidiscono soltanto.

E vorrei dir basta. La meiosi di me stesso ha stancato. Estinguetevi, derivati dell’Io. Solo che non si può farlo senza dire basta anche all’individuo che ospita il mio derivato.

Comunque pensavo di tornare nel negozio e far ricadere la mia scelta su questo abbinamento giacca e camicia che mi sembrava tanto giuovine e trend e casual e parole a caso (No di solito non ho l’abitudine di farmi le foto davanti allo specchio – uno specchio parecchio sozzo, tra l’altro – mi serviva per chiedere pareri in giro)


2014-12-15 18.21.36

Il mio problema è non aver trovato una giacca a quadrettoni.