Non è che serva un parcheggiatore per una manovra di governo

Di questi tempi si sente spesso parlare di manovre. Ad alti livelli si discute se sia meglio una manovra che faccia pentire di essere nati o una manovra che faccia desiderare presto la morte.

Io, che amo sempre impicciarmi di cose di cui non ho alcuna cognizione di causa, ho provato a mettere a punto una mia manovra economica che, per non saper io né leggere né scrivere (ma del resto dove sta scritto che uno che sappia leggere e scrivere ne sappia più di me? E se sta scritto, io non lo so leggere!), credo potrebbe fornire validi spunti per far ripartire il Paese.

1) TAGLIO DI IRAP E IRPEF, che da gennaio 2019 si chiameranno IRA e IRPE.

2) FLAT EARTH TAX: un’imposta aggiuntiva per i terrapiattisti.

3) RIFORMA DELLE PENSIONI D’ORO, che verranno assegnate solo ai vincitori delle Olimpiadi dei Pensionati. Previste pensioni d’argento e di bronzo per i piazzati.

4) REDDITO DI CITAZIONANZA: sussidio speciale per chi passa il tempo a condividere improbabili citazioni e aforismi pseudomotivazionali. Si tratta evidentemente di persone bisognose di assistenza, il reddito di citazionanza dovrebbe quindi fornire loro un supporto.

5) PENSIONI QUOTA 100 slm: avranno diritto alla pensione solo i lavoratori residenti ad almeno 100 metri (o più) sul livello del mare.

6) ECOTASSA: una tassa in più ma che ci si può recare a pagare soltanto a piedi o in bici o altri mezzi non inquinanti.

7) MAXICONCORSO IMPIEGATI STATALI: 1000 posti a disposizione nell’amministrazione pubblica tramite concorso ad estrazione tra chi avrà completato la raccolta punti nei supermercati convenzionati. Prevista una maglietta di consolazione per i non vincitori.

8) GUERRA&PACE FISCALE: una rivisitazione del romanzo di Tolstoj in cui i personaggi sono alle prese con la finanza, l’economia e la dichiarazione dei redditi.

9) FONDI DI CAFFÈ PER L’ISTRUZIONE: gli studenti avranno a disposizione consulenze in caffeomanzia gratuite per poter avere indicazioni sul proprio futuro.

10) SCUDO FISCALE: sgravi nella dichiarazione dei redditi per l’acquisto di armi bianche da difesa paracolpi, volgarmente dette ‘scudi’.

11) TASSA SULLE EMISSIONI per chi ha mangiato pesante e/o etnico.

Mi sembrano proposte fattibili. YES WE CAN CAN, come avrebbero detto al Moulin Rouge se avessero parlato inglese.

Non è che a dicembre nel monastero addobbino l’abate

È più forte di me.
Cerco di stare lontano da determinati argomenti, per quieto vivere.
A volte ci riesco, altre volte no.
Finisco per sentire qualcosa dentro che mi rode e mi spinge verso quell’argomento.

Ho deciso quindi di parlare dell’evento principale di questo dicembre.

Il Natale.

Il Natale è come le Olimpiadi.
Si attende con trepidazione e grande entusiasmo.
Salvo poi lamentarsi perché la sua organizzazione crea tanto traffico per le strade, sperpero di soldi e, alla fine, diciamocelo, finisce sempre tutto in un magna magna.

Uno dei temi scottanti intorno al Natale riguarda il presepe.
Non si è ancora capito se non bisogna esporlo pubblicamente per evitare di attirare il terrorismo dell’ISIS oppure se bisogna invece farlo per evitare di attirare Matteo Salvini.

Per evitare problemi, Padre costruisce presepi nudi che, all’occorrenza, possono essere benissimo spacciati per modellini medioevali.

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Buonasera, buonasera, questa sera in studio avremo Caterina Sforza, Federico da Montefeltro e Lorenzo de’ Medici per discutere della riforma sul Consiglio dei Settanta, di cui avremo un plastico in studio.
[Bruno della Vespa]

Riguardo al cibo, premesso che non so bene quali siano le usanze in altre zone d’Italia, a Napoli è cosa buona e giusta fare il cenone il 24 sera, il pranzone il 25 e, poi, un pranzo anche il 26 con gli avanzi del giorno prima.

Purtroppo capita sempre che non restino avanzi dal giorno prima, quindi si cucina daccapo un pranzone per il 26 per onorare la tradizione perché sennò poi fa brutto e dicono che siamo provinciali, siamo tirati.

Negli ultimi anni una corrente riformatrice vorrebbe si riducesse il numero dei gozzovigliamenti, per dare un taglio agli sprechi alimentari e alle spese correlate.

Tale spinta riformatrice incontra l’opposizione di chi sostiene che abbiamo il Natale più bello del mondo e che vada bene così com’è.

Al coro dei difensori della tradizione ci siamo uniti anche noi non credenti/non osservanti, sostenendo che se venisse abolito il Natale non avremmo poi nulla da criticare.

Certo, rimarrebbe la Pasqua, ma quella se la filano in pochi.
Serve solo per capire in che giorno dell’anno organizzare una gita sotto la pioggia.

Perfino la celebre pastiera, dolce tipico pasquale, si è ormai votata al Natale per acquisir più notorietà.

Comunque la si pensi, al termine di ogni Natale ci si sente così:

Siam tutti Charlie con l’hashtag degli altri

In questi giorni il web è più attivo che mai. E utilizzo l’espressione “il web è attivo” non a caso, perché io lo immagino personificato. Anzi, animalizzato. Immagino il web come una bestia con quattro arti, due occhi, una bocca, che sta lì, pascola, abbaia, raglia, ride eccetera eccetera.

Sono riuscito a sorprendere il web in azione e a rubare uno scatto proprio mentre era indignato: clicca qui per la sorprendente foto del web che si indigna.

Il web è indignato perché pare che lo Stato Italiano abbia pagato un riscatto di 12 milioni di euro per liberare Greta Ramelli e Vanessa Marzullo, le due cooperanti rapite in Siria.

Comprendo appieno la reazione.

Con 12 milioni di euro ad oggi potevamo:
– comprare 1/10 o poco più di un F35, con la possibilità di scegliere quale pezzo portare a casa (il supporto per esporre il pezzo in soggiorno sul camino è escluso dalla spesa, si consiglia di rivolgersi a IKEA o Mondo Convenienza);
– versare un piccolo (microscopico) acconto per i debiti del Comune di Torino, tra i più indebitati d’Italia: con 12 milioni si può pagare mezza pista del biathlon delle Olimpiadi 2006 (che ora, come tante altre opere costruite per la manifestazione, mi risulta sia in stato d’abbandono) e quindi, avendone a disposizione la metà, invece di gare di biathlon si potrebbero organizzare gare di Athlon e al posto di sparare coi fucili si potrebbe fare tiro a segno a colpi di microprocessore*;
– pagare la prima di almeno una quindicina di rate (comprensive di interessi) che servono a ripagare il faraonico albergo (mai utilizzato) che avrebbe dovuto ospitare il G8 alla Maddalena e nelle cui suite i grandi della Terra avrebbero copulato con le proprie consorti ed escort. Invece nessuno vi ha copulato mai in quella struttura e un albergo dove non si copula non serve a niente, tanto vale appartarsi con l’auto;
– corrompere per decenni un politico o un dirigente: dal tariffario prezzi dell’inchiesta su Mafia Capitale emerge che con 12 milioni potremmo assicurarci, come in una partita a scacchi, i pezzi giusti sulle caselle giuste per anni e anni. Anche quando non servono realmente: non vorreste un consigliere regionale da tenere in salotto? Ponete fine alle lunghe discussioni per chi decide cosa guardare la sera: con il vostro consigliere regionale di fiducia, vi assicurerete un voto in più a vostro favore per la decisione!
– comprare dei razzi, anzi, un esercito di Antonio Razzi e conquistare il mondo a suon di strafalcioni grammaticali.

E il tutto senza causare l’indignazione del web! O, quand’anche si indignasse, poi se ne dimenticherebbe. Clicca qui per un rarissimo scatto del web dopo l’indignazione.

Anche perché, diciamocelo, queste due se la sono anche andata a cercare.
Sono persone completamente fuori dal mondo.

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Insomma, oggi, nel XXI secolo, io col mio smartphone anche se sono fuori casa posso condividere, per esempio, #StopBombingGaza su Facebook e Twitter (per citare un altro tema caldo nei mesi passati). Se, su 3-400 persone che leggono, un decimo le condivide e poi un altro decimo ancora condivide e via dicendo, abbiamo diffuso a larga macchia che #StopBombingGaza. Senza dare fastidio a nessuno e senza costringere qualcuno a versare un riscatto per la nostra vita.

Certo, parlando seriamente, si può dire che le due ragazze rapite in Siria si siano dimostrate incoscienti e sprovvedute e la loro organizzazione poco seria e quant’altro. Se l’opinione può essere condivisibile, bisogna poi prendere atto delle sue conseguenze. Questi che ho elencato sono reati passibili quindi di una condanna a morte: almeno è ciò che evinco interpretando l’onda emotiva del web.

Il web però non è così meschino.
Il web ha un gran cuore e condivide con una stretta allo stomaco, un moto di rabbia e un accenno di dermatite seborroica i video delle decapitazioni degli ostaggi nelle mani dei fondamentalisti.

Il web è confuso?
Attendo un hashtag in merito prima di poter rispondere.

*l’articolo del Corriere parla di 6 milioni per la pista di biathlon. Altre fonti mi riportano 24 milioni, che è in realtà il costo della pista + il poligono di tiro, quindi ho lasciato quest’ultima cifra

Brillo ma non splendo

Ovvero, tipologie di ubriachi (più o meno molesti) con i quali può capitare di avere a che fare, in modo diretto o indiretto. E tu, che tipo sei?

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Octopus – Su un vecchio numero di Amazing Spider Man a Peter Parker spuntarono delle braccia aggiuntive, per un totale di 6. Che dilettante. Grazie all’alcool, la tipologia di ubriaco che vado a presentare diventa un uomo polpo, con ben 8 braccia-tentacoli che esplorano la realtà circostante in cerca di donne sulle quali fiondarsi. Una volta agguantata una preda, non sarà facile per lei divincolarsi. La sua tecnica di attacco preferita è lo sbaciucchiamento con le labbra estensibili: essendo fatto solo di parti molli, il nostro eroe è in grado di protendere la bocca in maniera incredibile per raggiungere la malcapitata. In genere comunque la serata finisce con lui, totalmente stordito e deluso dai ripetuti 2 di picche, avvinghiato a un palo della luce, al quale farà una proposta di matrimonio.

Il diavolo della Tasmania – Un elefante in una cristalleria farebbe meno danni. La Protezione Civile viene messa in stato d’allerta quando è segnalata la sua presenza nelle vicinanze. È l’individuo che in stato alcolemico alterato comincia a devastare ciò che lo circonda. Pesta i piedi alle persone, fa cadere le cose, distrugge, urta tutto ciò che gli si para davanti e se non è davanti a lui va a cercarne l’urto. Termina la serata vomitando, o nella macchina o sulle scarpe. Macchina e scarpe altrui, ovviamente.

Il male di vivere – Quello che non dovrebbe mai bere onde evitare di diventare allegro come una poesia cimiteriale. Comincerà a riflettere sulla propria vita e a trovarla un disastro, a lamentarsi che non ci sia nessuna persona che lo ami, che il proprio corpo faccia schifo e che sua madre continui a regalare a Natale degli orrendi maglioni con le renne danzanti. Dopo aver assillato gli altri con i propri deprimenti piagnistei, mestamente si abbatterà, chiudendosi nel proprio dolore col capo chino e lo sguardo vivo come un’orata nel banco pescheria del Carrefour. È lo stadio che chiunque prima o poi nella vita attraversa almeno una volta, vuoi per un fallimento personale, vuoi per una storia d’amore finita male e così via.

Red Bull – Convinto che l’alcool gli metta le ali o che abbia su di lui l’effetto degli spinaci per Braccio di Ferro, è la persona che durante una sbornia si crede capace di imprese impossibili, come saltare 10 gradini di una scala tutti insieme gettandosi giù come Felix Baumgartner, oppure essere in grado di camminare in equilibro su un corrimano o, ancora, di poter saltare gli ostacoli come un cavallo alle Olimpiadi. Le sue esibizioni finiscono quasi sempre al più vicino C.T.O.. E come dice lo spot: the only limit…is your pain.

Il Bell’Addormentato – Quello che dopo aver bevuto finisce sempre con l’addormentarsi e non si sveglierebbe neanche se stesse prendendo fuoco. È il soggetto ideale per simpatici scherzi, tipo baffi disegnati sulla faccia o foto imbarazzanti a sua insaputa. Ogni anno centinaia di Begli Addormentati vengono dimenticati dagli amici sui divani di case altrui, sulle panchine, negli autogrill. Ricorda: il vero ubriaco sei tu che l’abbandoni.

Il monaco zen – L’essere umano che più si avvicina all’illuminazione. L’alcool ha l’effetto di staccare la sua mente dal corpo. Il viso assumerà l’espressione serafica di colui che sta contemplando la beatitudine, anche se maligni e profani saranno propensi ad affermare che ha l’aria inebetita della mucca che guarda passare il treno. Il suo stato può sembrare indistinguibile da un coma etilico, pertanto è bene accertarsi che sia sempre in grado di reagire agli stimoli.

San Francesco – Da non confondere col bonzo descritto sopra, è quello che, colto da una luce mistica (probabilmente data dai riflessi del bicchiere vuoto), comincia a provare amore per tutti gli esseri del creato, persone, animali, tavolini in plastica dell’IKEA. Vuol bene a tutti come dei fratelli o delle sorelle e non ha timore di esternarlo anche a dei perfetti sconosciuti. Nello stadio più avanzato è pronto a spogliarsi dei propri averi in favore del prossimo, ergo, tenetelo lontano dagli approfittatori e godete voi dei benefici della sua generosità.

Senza filtro – È un individuo pericoloso per sé stesso e per gli altri, perché non si sa mai cosa potrebbe dire. È evidente che con la sbornia gli si crei un foro tra la scatola cranica e la cavità orale, che porta alla fuoriuscita incontrollata di tutto ciò che ha in testa. In questo stadio confessa amori proibiti, perversioni, episodi scomodi e imbarazzanti accadutigli. E finché si tratta di cose che lo riguardano in modo stretto, è solo materiale per l’ilarità dei presenti. Ma quando comincerà a parlare degli altri e dei loro scheletri, tremate: nessuno potrà dirsi al sicuro.

Basta che funzioni respiri (ma anche no) Quello che è contemporaneamente così confuso ed eccitato che farebbe avances anche a un attaccapanni, scambiandolo per Sasha Grey. E no, attaccapanni non è una metafora per indicare una donna poco attraente: lui si accoppierebbe veramente anche con gli oggetti, tanto ci starebbero di sicuro.

SI LA DO – Quella che invece si trasforma in Sasha Grey. E ci starebbe anche con l’individuo descritto qui sopra, peccato che lui abbia preferito l’attaccapanni.

I dolori del giovane runner

Era l’estate del 2000. Quella dei miei 15 anni. La Francia aveva da poco castigato l’Italia in finale degli Europei di Calcio, la Playstation 2 ancora non era arrivata in Europa e il Venerdì di Repubblica, in vista delle Olimpiadi di Sidney, aveva pubblicato un servizio fotografico sulle più belle atlete italiane. Tutte immortalate in bikini, intente a stare in posa a bordo piscina, sotto una cascata d’acqua e altro ancora. La cosa mi procurò degli innocenti (più o meno) pruriti adolescenziali. A qual tempo avevo la passione per le donne sportive, interesse nato alle scuole medie quando fecero la propria comparsa le Spice Girls: m’ero invaghito di Mel C, la Sporty Spice:


Poi capii in un momento successivo che non si è atleti mettendo una canotta di una squadra di basket. Io ad esempio avevo quella dei Chicago Bulls, con nome e numero di Michael Jordan che tra l’altro a quell’epoca aveva già lasciato la squadra. La indossavo anche per uscire la sera, a volte. Insieme ai pantaloni larghi che portavo ero un vero b-boy. O un clown.

La vita serale si svolgeva lungo 2-300 metri di strada. A quel tempo c’era un’isola pedonale permanente, panchine e alberi avevano sottratto di prepotenza l’asfalto alle automobili. Ogni gruppo sociale si era creato la propria nicchia ecologica. Talvolta le nicchie erano troppo a stretto contatto e volavano ceffoni tra animali di specie diverse. No, mi correggo. Se le davano all’interno dello stesso gruppo. La Polizia Municipale nel frattempo si dileguava. La pancetta da posto fisso non è utile a parare i ceffoni, perciò è opportuna una sana e decorosa fuga come prescriverebbe Sun Tzu.

Una delle nicchie che più mi incuriosiva era quella della gioventù alternativa o presunta tale. Con le loro barrette di titanio infilate un po’ ovunque sotto pelle e i jeans consunti, cadenti e strappati che in realtà erano più nuovi delle loro mutande. Trascorrevano la serata sui gradini di un negozio, nel pieno centro dell’isola pedonale. Tutti completamente immersi nel buio, causa un albero che oscurava il lampione di fronte e che proiettava in basso un cono d’ombra. Macché, era una piramide d’ombra, tanto era grande. Qui nascevano i miei dubbi. Se volevano starsene isolati e mostrare il proprio essere dissociati dal resto della massa, perché non andare a dissociarsi in una zona realmente priva di altre persone? Poi, ho realizzato. Come faccio a mostrare la mia dissociazione se non c’è nessuno a vedermi? E via così.

Fare sport a 15 anni voleva dire partita di calcetto al sabato. Unico schema: dove va la palla si corre. Più che calciatori, sembravamo uno sciame di moscerini. La partita finiva quando a qualcuno venivano i crampi (sempre a me), quando nessuno aveva più fiato o quando qualcuno sanguinava. Nel caso invece in cui il campo sportivo fosse stato prenotato immediatamente dopo di noi, la partita finiva per invasione di campo da parte delle squadre che dovevano giocare.

In tutto ciò cosa c’entra il titolo? Nulla, ma ho ripreso a correre  da una settimana. Essendo io sportivo della domenica, anzi, del sabato, corro solo col bel tempo. I dolori nascono dal fatto che la corsa, all’inizio che riprendo la pratica, mi fa venire mal di stomaco nelle ore successive. Chi corre capirà.