Il mondo non finisce mai di stupirmi.
ATTENZIONE. Da qui in poi il post potrebbe farvi schifo.
Ho scoperto oggi l’esistenza di questa etichetta di birra: https://orderyoni.com/beer/. Il prodotto biondo ha una particolarità molto particolare. Cito testualmente dal sito “The composition is enhanced with the use of lactic acid from vaginal bacteria”.
Anche chi non mastica l’inglese avrà intuito con cosa è prodotta la birra.
In effetti, avranno pensato costoro, se lì sotto ci sono, tra i vari batteri, anche quelli responsabili della fermentazione (lactobacillus) per gli alimenti, perché non usarli per farne birra?
L’idea non è nuova. Tempo fa lessi di una matta che ha pensato di raccogliere un campione delle proprie secrezioni vaginali per produrre uno yogurt. Inutile dire che non è proprio una grande idea: perché nella vagina non c’è solo il lactobacillus ma decine di altri batteri, alcuni dei quali possono rivelarsi dannosi. Quindi andarli a scomodare a cucchiaiate e farli crescere e fermentare per ingerirli non è forse qualcosa che consiglierebbe il tuo nutrizionista.
Ma non è questa cosa a destare in me dello stupore.
Quel che mi chiedo è perché nessuno pensi ai batteri penieni.
Non sarebbero degni di farci una birra? Uno yogurt? Un formaggio a pasta filante?
Cos’è questa, una discriminazione? Il fatto di essere nati e cresciuti in un posto meno blasonato di una vagina (diciamo pure che sono nati in un posto del cazzo) priva i batteri di dignità e diritti?
Credo che le sperimentazioni enogastronomiche non possano prescindere dalle possibilità offerte dalla flora batterica del pene, se non altro per garantire una parità di trattamento.