Non è che la tua NVIDIA sia la mia GeForce

A volte la gente mi chiede perché io sogni a occhi aperti.
Che domanda.
Perché a occhi chiusi rischierei di andare a sbattere o inciampare.

Stavo riflettendo su ciò mentre passeggiavo, quando una farfalla bianca mi ha attraversato la strada davanti la faccia rischiando di finirmi in bocca, riportandomi alla realtà. Era una cavolata, un lepidottero tipico per la sua balordaggine.

È strano vedere in giro farfalle a novembre. Questo clima fa venire voglia di andare in vacanza. Fortuna che tra una decina di giorni vado a Utrecht, anche se credo sarà difficile trovare un clima adatto a girare come oggi in polo. Sarebbe più logico girare in golf, se non fosse cattivo periodo per la Volkswagen.

Ho perso le foto delle ultime vacanze. Pensavo di averle trasferite sul pc mesi fa, così ho formattato il cellulare tranquillamente.


Speravo di recuperarne un po’ le prestazioni visto che gli Android, forse sognando troppe pecore elettriche, tendono a impigrirsi col tempo.


Mi sono accorto dopo che non ne avevo mai fatto un backup. Ho notato la tendenza in me a sistemare le foto con sempre più maggior pigrizia, sino a non ordinarle affatto più. Una volta mi piaceva smanettarci su Photoshop, ora neanche questo. In quest’epoca in cui tutti scattano ma sono sempre più sedentari e magheggiano coi filtri ma non per fumare, sembra che applicarsi sulla fotografia sia un atteggiarsi a fotografo professionista. E mi dà fastidio essere giudicato un atteggiante.

È come se, giusto per divertimento, volessi cimentarmi in una rabona e qualcuno mi indicasse dicendo: guarda quello, ma chi si crede di essere, Cristiano Ronaldo?


Per i non addetti ai palloni: per rabona si intende colpire la palla incrociando il piede che la colpisce dietro al piede d’appoggio. Cioè, se siete destri, spostate il destro dietro il sinistro – che fa da perno – colpendo il pallone.

Se siete CR7 il gioco vi riesce. Se siete come me, vi autosgambettate.

CR7 che si sgambetta da solo.


 O forse sono io che esaspero l’effetto riflettore.


Per non addetti alle luci: per effetto riflettore si intende il sentirsi continuamente osservati e giudicati per le proprie azioni da parte delle persone estranee.


Com’è come non è, ho contattato la mia ex per chiederle se volesse gentilmente passarmi un po’ di foto perché mi dispiaceva averle perse. In particolare quelle del campo di concentramento di Mauthausen.

Sono due settimane che attendo, perché lei non sa zippare i file.

Ho sempre difficoltà a interagire con persone che non sanno usare le cose basilari di un PC, perché poi ciò genera l’equivoco che io sia invece un grande esperto. Una volta infatti io e lei litigammo perché non ricordo cosa volesse e io dissi di no perché non volevo correre il rischio di fare guai sul suo notebook nuovo.

È sempre difficile inoltre rapportarsi con l’ex.
Lo sa anche Superman, che con l’ex Luthor ha avuto il suo daffare.


Lex Luthor, nota nemesi di Superman.


Dicevo, di fronte a chi ha competenze nulle io sembro Bill Gates. Come dire: in un paese di ciechi chi ha un occhio fa il sindaco.

Purtroppo non sono degno di fare il sindaco, al massimo ho le competenze di un usciere.
E questo per ciò che concerne i software. Non parliamo delle competenze hardware: HP, NVIDIA, Intel: sono solo nomi di cosi che cosano cose all’interno di un coso.

Vado in ansia se qualcuno mi chiede di mettere le mani sul suo pc: fin quando si tratta delle mie macchine, ci smanetto quanto mi pare, perché dei danni ne rispondo a me stesso e, in ogni caso, basta chiedere a Google che ha sempre una soluzione per tutto.

A volte ho l’impressione che per molti Google sia utile solo per cercare i porno, ignorando la quantità di cose che può trovare.

Ad esempio, domani ho una presentazione in PowerPoint.
Le mie diapositive sono sempre graficamente molto curate, vi allego anche dei brevi video introduttivi.


L’ultimo con in sottofondo la sigla di Fringe ebbe successo. Per domani ho utilizzato la sigla di Dr. House, anche se mi trovo pentito di non aver preso quella di Breaking Bad.


Non ci vuole un diploma in computer grafica. Bastano:
– Windows movie maker
– Keepvideo per scaricare video/audio da YouTube
– Cutter Video Online per tagliare i video
– Mp3 Cut Online per tagliare i file audio
– Google Immagini per scaricare foto e icone

Quando spiego questi semplici ingredienti, mi chiedono sempre: “Ma queste cose come le trovi?”.

La prossima volta dirò sul serio “Google non serve solo per i porno”.


A dispetto della premessa del mio post, comunque, anche a occhi aperti vado a sbattere.

La mia casa natìa in due giorni mi ha picchiato 3 volte, accanendosi contro la mia testa: l’ultimo incontro tra la porta di ferro e la mia fronte debbo dire ha lasciato il segno. Con un’altra capocciata magari mi viene la cicatrice di Harry Potter.

WARNING: IMMAGINE IMPRESSIONABILE! NON LA FISSATE O SI SPAVENTA!

2015-11-08 21.04.05


Don’t take offence at my diludendo

Su ispirazione datami dal funambolico ysingrinus, che vuole apprendere l’arte di deludere, sto pensando di aprire una scuola deludente. Non nel senso di una scuola che non sia granché (o forse sì: che credibilità avrebbe se non fosse una struttura deludente, sennò?), ma di un posto, costruito sullo stile di un dojo, dove gli allievi apprendano l’arte e la filosofia di deludere gli altri.

“Vien…vien a piglià ‘a delusione”

Conto che vi iscriviate in molti: se non lo farete, resterò molto deluso da voi. E quindi ne sarò compiaciuto, perché vorrà dire che non avete nulla da apprendere.

La prima lezione da imparare è che la via della delusione passa attraverso il sacrificio e, quindi, l’esser stati delusi a propria volta. Solo così si può avere la motivazione necessaria per poter deludere gli altri.

La formula matematica della delusione è la seguente:

Δ = A – R

dove Δ è delusione uguale ad Aspettative meno Realtà. In base al risultato algebrico della differenza avremo che
Δ<0 la persona non è delusa ma probabilmente è pessimista o sfiduciata
Δ=0 la persona è in uno stato di tranquillità
Δ>0 delusione

Quindi per deludere qualcuno bisogna intervenire nel creargli grande attesa in qualcosa di positivo. Non sono necessari grandi sforzi, a volte infatti le persone si creano aspettative da sole.

Ad esempio quella volta che mi fu proposto uno stage all’estero, alla mia domanda riguardo rimborsi spese, fu categoricamente precisato che sarebbe stato tutto a carico mio: viaggio, vitto, alloggio. O meglio, non tutto: l’assicurazione, qual magnifica elargizione, era a carico dell’ente promotore. Io ne fui deluso, eppure a pensarci su nessuno mi aveva lasciato intendere mai che il lavoro fosse una cosa retribuita sempre e comunque. Ecco quindi il segreto: le persone si costruiscono castelli in aria di ottimismo. Sfruttate tale punto debole.

L’altra debolezza degli esseri umani è che tendono a essere poco concreti e a credere alle favole. Ricordo un Natale di tanti anni fa, avrò avuto 7-8 anni circa, in cui ricevetti come regalo un’imitazione del Power Ranger verde (non aveva né l’aerografia della testa di dinosauro sul casco né il coprispalla dorato) su una motocicletta a molla. Avrebbero almeno potuto costruire l’omino in modo da poterlo utilizzare anche senza moto, invece anche se era staccabile dal volante aveva comunque le braccia rigide coi pugni chiusi che gli conferivano una posa da Superman. Tra l’altro, io non son motociclista ma non credo che guidare con le braccia tese e rigide sia indicato! Tanti pessimi guidatori odierni avranno avuto giocattoli diseducativi. Io non ne fui molto entusiasta e non capii il perché di cotanto pessimo gusto da parte di Babbo Natale: vai a far capire a un bambino il valore del denaro e l’esigenza di economizzare in una famiglia che aveva avuto molte spese in quel periodo. Il secondo suggerimento quindi è che le festività aumentano i desideri delle persone.

Infine, non dimenticate mai i sentimenti. Il sentimento è ciò che rende una persona più predisposta a una delusione. La prossima volta che qualcuno vi delude sentimentalmente, prendete appunti! Quella persona sarà la più preziosa fonte di insegnamenti che avrete.

Io per ora mi fermo qui, però debbo dare un’avvertenza: try this at home! Sì, avete capito bene. Il luogo in cui si concentrano più delusioni sono le mura domestiche: ripensate a quando il vostro compagno vi aveva promesso di accompagnarvi all’ikea per prendere quel delizioso mobile componibile di 12345 pezzi e poi il giorno prima ha detto che bisogna rimandare, a vostro figlio che vi ha raccontato una bugia dicendo che andava a casa di Gigetto invece è andato da Pierino che a voi non piace perché gli insegna le parole brutte, a vostro zio Piercarolambo che vi ha regalato una cravatta verde pur sapendo che è il colore che odiate. Non siete invidiosi di come esercitano l’arte del diludendo?

Che aspettate? Iscrivetevi chiamando il numero che vi comparirà in sovraimpressione sul monitor. Per i primi 50 iscritti…una sorpresa deludente!

Il calcio fa bene alle ossa. Se non le rompe

Che sia in un parcheggio con i pali delle porte rappresentati da zaini e giubbotti, su un campo di calcetto per la settimanale partita con i colleghi o in un campo regolamentare per il campionato di Infima Categoria over 30 Scapoli-Ammogliati, ogni uomo (e anche qualche donna) avrà tirato due calci a un pallone nella propria vita. In certi casi saranno stati giusto due calci e poi basta, per poi appendere le scarpe al chiodo in via definitiva. In ogni caso, sicuramente si sarà fatto conoscenza con i soggetti dall’atteggiamento delinquenziale e la fedina penale poco pulita descritti qui sotto.

L’allegro chirurgo – Se non porta a casa una tibia dell’avversario, un alluce fratturato o un naso rotto, non è lui. Doctor House dell’agonismo, entra in campo e con un’occhiata riesce a individuare la vittima il paziente prescelto e, prima dello scadere dell’incontro, l’avrà lasciato rantolante sul campo con qualche pezzo in meno. Potrebbe sembrare un calciatore dalle scarse doti tecniche, così brocco da non riuscire a centrare la palla. Sbagliato: lui si disinteressa volontariamente del pallone e va convinto sulle articolazioni altrui con precisione chirurgica. Frase tipica: “È lui che ha messo la gamba”

Il campo dopo un incontro

Lo zappatore – È un uccello? È un aereo? È Superman? No! È una zolla di terra volante! Abile dissodatore di campi da giuoco, lo zappatore a ogni calcio dato al pallone scava solchi nel terreno utili per piantarci bulbi e tuberi, difatti è il calciatore più amato dai contadini. E più odiato dai proprietari di campi da calcio. Il suo colpo segreto è l’offuscamento della vista: mancando totalmente la sfera (il che potrebbe sembrare un errore da parte sua, in realtà è un gesto totalmente voluto), getta col piede una manciata di terra negli occhi dell’avversario, che, una volta accecato, potrà essere abilmente superato. Gli zappatori più scarsi esperti riescono a rovinare anche i campetti sintetici. Frase tipica: “Il campo non è buono”

Saranno fallosi – Da non confondere con l’allegro chirurgo, i saranno fallosi sono quelli che sai per certo che durante la partita causeranno l’interruzione del gioco centordicimila volte: gomitate, trattenute, calcetti sullo stinco, alitosi mefitica sono le armi loro preferite per disturbare le azioni avversarie. Frase tipica: “Ho preso la palla”.

Il convinto – Prendete una dose di urlo di Tardelli, una corsa di Mazzone sotto la curva, un Al Pacino in Ogni maledetta domenica e una vita di frustrazioni, fate cuocere a fuoco spento e otterrete un essere irritante dalla smisurato spirito competitivo. Gioca ogni incontro come se fosse la finale della Coppa del Mondo, prima della partita ci tiene a fare un discorso di incoraggiamento ai compagni (intenti a grattarsi gli zebedei o a scaccolarsi), a ogni gol esulta come se fosse appunto il Tardelli nell”82 e quando gli altri decidono che “basta così per oggi” ci rimane male come se la moglie avesse detto di non voler andare a letto con lui. Cosa che, tra l’altro, avviene regolarmente tutte le sere quando torna a casa. Frase tipica: “Forza ragazzi oggi vinciamo”

Il numero 1,0 periodico – Prende la palla direttamente dalla propria area, salta tutti gli avversari, poi torna indietro, li salta di nuovo, fa una giravolta, la fa un’altra volta, si ferma, fa un doppio passo di samba e poi sbaglia tutto, dando la colpa alla scarpa, al pallone, a un filo d’erba e a tutto ciò che può avergli impedito di realizzare il gol della vita. Nel frattempo, i compagni di squadra con ampi gesti e qualche bestemmia lo invitavano a dare il pallone a qualcuno di loro. Frase tipica “Ma come ve la passo se non vi fate vedere?!”

Quello che si porta la ragazza – C’è sempre uno che si porta dietro l’ultima fiamma, costringendola a seguirlo nelle proprie esibizioni sportive. In genere son due i motivi per cui portarsi dietro la ragazza: mostrare a lei le sue doti atletico-ginniche e mostrare agli altri che c’ha la donna. Sia nel primo che nel secondo caso, ai diretti interessati non frega proprio nulla. La ragazza, inoltre, passerà tutta la durata dell’incontro china sullo smartphone o a parlare con un’altra sventurata ragazza di un altro calciatore. Frase tipica: “Hai visto quel gol che ho fatto?” (ovviamente lei non avrà visto un bel niente)

Non mi toccate che son di vetro – Con un alito di vento va giù lungo per terra, un contrasto lo farà rotolare sul campo agonizzante, una manata gli causerà la perdita di un bulbo oculare. O almeno questo è ciò che sembra a giudicare dalle sue spropositate reazioni per ogni minimo contatto. Dotato del potere della lettura del pensiero, si butta per terra appena intuisce che l’avversario ha solo pensato di allungare il piede nella sua direzione. Frase tipica “Ma questo è fallo!”

Il padre – Vittima di un mai superato trauma calcistico per non essere riuscito a diventare una stella del calcio a causa di quell’infortunio a 40 anni che gli ha stroncato una promettente carriera, il padre che segue gli incontri dei figli è l’essere dalla simpatia di un Borghezio che si fa endovena dosi di Vittorio Sgarbi. È convinto che il proprio pargolo sia vittima di un complotto da parte di avversari, compagni di squadra, allenatore e terna arbitrale, che gli impediscono di far bella figura; ogni azione dovrebbe sempre passare tra i piedi del prediletto, ogni tiro in porta non effettuato dal divin bambino ma da un altro giocatore è un tiro sprecato e, nel caso la giovane promessa si divori un gol colossale, è solo per una combinazione sfortunata. Suoi nemici giurati sono altri padri, altre vittime di traumi calcistici iperconvinte delle sopraffine abilità pedatorie dei figli. Frase tipica: “L’allenatore non capisce niente”

Perché se la mucca fa muu il merlo non fa mee?

  • Perché una zanzara non può pungerti e portarti via quella goccia scarsa di sangue che le entra nel corpo senza rompere le scatole? Perché deve ronzare nell’orecchio e poi saltellare sulla pelle come un gabber impasticcato? Ci si potrebbe mettere d’accordo, io lascerei un cucchiaino di sangue la sera accanto al letto: prendetene e bevetene tutte, questo è il mio sangue e che vi vada di traverso. Lo so che non dovrei incentivare il racket ematico, ma sempre meglio che dare i soldi alla lobby dello zampirone.
  • Perché Paperino va in giro senza pantaloni e poi al mare indossa i bermuda, mette l’asciugamano in vita quando esce dalla doccia e se rimane nudo si copre lì davanti con le mani (senza motivo, aggiungerei, visto che il birillo delle anatre è nascosto dentro il corpo)?
  • Perché alcune donne, pur soffrendo in modo terribile i tacchi, continuano a indossare scarpe col tacco?
  • Perché le donne quando mettono il mascara aprono la bocca? L’occhio mica si apre di più, in questo modo? Post Scriptum: quando anni fa ho cominciato a mettere le lenti a contatto mi son reso conto che inconsciamente lo facevo anche io, quindi ritorna la domanda: perché?
  • Perché i maschi hanno i capezzoli? Per permettere di fare lo scherzo da scuola media o da palestra di pizzicarli a qualcuno e guardarlo contorcersi dal dolore?
  • Perché alcuni uomini soffrono di calvizie degli stinchi/polpacci? Perché nessuno parla di questo problema e in tv non ci sono spot con uomini che vanno al bar e si scusano con gli amici, tipo
    – “Ragazzi, scusate, ma ho un problema intimo…mi cadono i peli dagli stinchi..Ho paura di entrare in ascensore o stare vicino agli altri perché temo che se ne accorgano
    – “Ma dai! – esclama l’amico saccente, aprendo la valigetta e prendendo il prodotto – Ora le tue gambe possono sentirsi sicure e protette con il nuovo xxxx (nome del prodotto)!”
  • Perché i pantaloni coi bottoni hanno progressivamente ridotto a specie in via di estinzione i pantaloni con la cerniera? Troppi ricoveri al pronto soccorso causa peni intrappolati nella zip?
  • Perché nelle raffigurazioni artistiche Adamo (e anche Eva) ha l’ombelico? Non dovrebbe essere liscio tipo Kyle XY? E il cordone l’avrà tagliato un insetto forbicina, vista l’assenza di ostetriche?
  • Perché è così divertente far scoppiare la bubble wrap (la plastica da imballaggi con le bolle) mentre chi assiste alla scena sembra infastidito?
  • Perché a Superman bastano un paio di occhiali e nessuno lo riconosce quando è Clark Kent, così come a Don Diego de la Vega basta una mascherina e nessuno lo identifica con Zorro?
  • Perché il Giappone viene attaccato dai mostri, gli Stati Uniti vengono attaccati dagli alieni e a noi invece non ci fila nessuno, tanto che basta un prete in bicicletta a difenderci?
  • Perché nei film americani se sali per la prima volta su un elicottero o un aereo riesci a pilotarlo e farlo atterrare, così come negli anime giapponesi se ti metti alla guida di un robot che non hai mai visto prima riesci a combattere senza problemi?
  • Perché nei film e nei telefilm americani la gente riaggancia il telefono senza nemmeno salutare? Sono davvero così scostumati oltreoceano? Del tipo:
    L’appuntamento è per domani.
    Ci sarò.
    Clic.
    Oppure:
    John è morto.
    No!
    Clic.
  • Perché l’inglese non si pronuncia come si scrive, cosicché sarebbe anche più facile per chi dimentica di allungare le vocali capire la differenza tra shit e sheet, bitch e beach e così via?
  • Perché andare in palestra o a correre per tenersi in forma e poi la sera riempirsi sistematicamente di schifezze fritte nell’Agip Sint 2000?
  • Perché non concedersi, di tanto in tanto, di mangiare una schifezza per risollevarsi il morale e dover rompere i coglioni a chi lo fa?
  • Perché mai Ti chiamerò trottolino amoroso du du da da da?
  • Perché i Jalisse non sono più riusciti a replicare il successo di Sanremo 1997? C’è lo zampino della mafia della musica che ha ostacolato il loro talento artistico?

E quali sono i vostri grandi perché? Perché mai lo chiedo? ‘mbuto! Su Rieducational Channel!