Le vacanze son già finite. Eh già.
Ho passato 4 giorni in solitaria in quel di Chiusi (di cui magari parlerò in un post a parte), prima di partire per il Belgio, con breve tappa a Parigi.
Il simpatico Ivàn, il padrone di casa che ci ha ospitato a Bruxelles, mi ha scambiato per Kurt Cobain. O meglio, mi spiego. Su Airbnb ho come immagine del profilo questa qui:

Quando ho contattato Ivàn, dicendogli ciao, io e il mio amico Tizio vorremmo visitare Bruxelles e bla bla, lui mi ha risposto
Hello Gintoki,
The place is available for you at this date. You are welcome.
Is Tizio a person or your cat?
Sulle prime non l’ho capita, poi ho pensato ok avrà visto la foto e avrà fatto la battuta.
Se non che, quando a Bruxelles ci ha aperto la porta, dopo avermi visto mi ha fatto: Non t’avevo riconosciuto, hai tagliato i capelli.
Ok. Certo. Magari sì, sarebbe meglio avere la propria faccia su Airbnb visto che qualcuno dovrà tenerti sotto lo stesso tetto, ma chi mi ospiterebbe vedendo la mia vera faccia?!
Passiamo ad altre cose particolari.
– In Belgio non stampano i menu. Il motivo è comprensibile, avendo più birre che abitanti e cambiandole ogni sera, stampare i menu costerebbe un patrimonio. Quando la prima sera ci siamo seduti in una brasserie e abbiamo chiesto un menu, il cameriere perplesso ha staccato una lavagnetta dal muro sulla quale c’era scritto col gesso cosa offriva la casa.
Italiani.
Certo, siamo stati sempre migliori di quel gruppo di quattro italiani che è arrivato con delle vaschette di alluminio in mano, si è seduto al tavolino fuori la brasserie, le ha aperte e ha cominciato a mangiare. La cameriera gli ha fatto notare che quella non era un’area pic-nic e loro se ne sono andati scontenti. Li ho ritrovati a mangiare su delle panchine poco più avanti.
Da quel momento abbiamo deciso di fingerci spagnoli, greci o qualunque altra popolazione mediterranea.
– Nelle campagne belghe è impressionante il numero di mucche allo stato brado a poca distanza dei binari ferroviari. Penso sia nata lì l’espressione sul famoso sguardo della mucca che osserva passare il treno.
– Ho visto un tizio che pretendeva di portare a spasso il gatto come se fosse un cane. Lo teneva in braccio, poi lo metteva a terra e riprendeva a camminare incitandolo a seguirlo. Il gatto, un po’ smarrito, si guardava intorno, cosicché il padrone lo riprendeva in braccio, percorreva qualche metro e poi tentava di nuovo di metterlo a terra.
– Io i turisti comincio a non sopportarli più. Si piantano davanti a te imbambolati e non si muovono. Sì, certo, anche tu sei un turista, direte. Ma io se devo fare una foto la faccio e mi tolgo, tempo due secondi. E non intralcio la strada. A volte sono lì lì per lasciarmi scappare un “via dai coglioni”, poi mi trattengo perché o potrebbero essere italiani o comunque si potrebbe capire. Il che, comunque, non sarebbe forse un male.
– Due che si passavano una cicca di sigaretta stile Coppi & Bartali:

– I waffle col cioccolato fuso. Ho detto tutto.
– Ho viaggiato da Bruxelles a Brugge senza che nessuno mi controllasse il biglietto del treno. Questo mi ha fomentato piani criminali nella testa. Al ritorno mi è stato controllato ma non con il palmare, il controllore l’ha solo pinzato con l’obliteratrice portatile. Essendo un biglietto preso online e stampato, ho pensato non ci vorrebbe nulla allora farsene uno a casa da soli copiandone il modello! Altri piani criminali.
– I parigini son più gentili di come li ricordavo. Il tornello della metro mi aveva lasciato passare il biglietto ma le porte erano rimaste chiuse: io stavo per tornare indietro quando, con un colpo di bacino che sarebbe valso cartellino rosso diretto per fallo da dietro, un tizio mi ha spinto in avanti bofonchiandomi contro qualcosa del tipo “vai vai”. Gentilissimo. Ma cos’hanno sempre da correre?
– È bello notare che dal 2011 quando ci andai la prima volta, non è cambiata la moda di un certo standard femminile di parigina: filiformi, un po’ androgine, cappello, giacca. Bevono un bicchiere di vino fuori una brasserie, si portano il mac-coso per scrivere fuori un bar, probabilmente parlano di vernissage.
– C’è un ristorante basco a Parigi dove la specialità è una grossa escalope ricoperta di patate, ricoperta di funghi, ricoperta di besciamella, ricoperta di salsa non so cosa. Penso sia illegale in diversi Paesi e anche nei peggiori bar di Caracas.

Lo so, dall’aspetto sembra vomito. Ma è una goduria del palato. Se la finite tutta, vi vengono a stringere la mano. Usciti dal ristorante è consigliabile incidersi un braccio e ciucciar via il colesterolo prima che entri in circolo.
– I mercati rionali di frutta, verdura e pesce sono uguali in tutto il mondo. Almeno il mondo che ho visto. E la voce dei fruttivendoli che urlano i prezzi della frutta è sempre uguale. È un mestiere che richiede una predisposizione, quindi?