Non è che troppi dolci a dicembre causino il di-abete natalizio

Trovarsi in un Paese di cui ignori totalmente la lingua e dove ti capita di sentire al massimo una volta al giorno una parola che riconosci è come avere un firewall perennemente acceso che blocca l’ascolto delle chiacchiere da strada. Pensateci: niente commenti sul governo, sul calcio, su X Factor…Certo, dopo un po’ il rischio è quello di un estraniamento, cominciando a dissociare i suoni uditi dalle parole articolate.

Praticamente un viaggio al mattino in tram alla fine alle mie orecchie diventa così

Altro lato negativo è che al lavoro possono magari prenderti per il culo senza che te ne accorga.

Sto scherzando. Sembrano tutte brave persone.

Il capo lo vedrei bene come prossimo Doctor Who.
44 anni, smilzo e spilungone, camicie a righine e ciuffo. Con un papillon sarebbe perfetto accanto a un Tardis.

La mia responsabile invece è di padre napoletano e madre ungherese. Gentile e disponibile, caratterialmente ed esteticamente credo abbia preso il meglio di entrambi i popoli, assicuro.

Quel che mi turba dello stare qui è ancora la confidenza col cibo. No, non voglio sembrare il classico italiano che all’estero vuole la pasta e la mozzarella, io sono aperto al nuovo.


Anche perché quella che ho visto definita mozzarella aveva le sembianze del tofu. A questo punto, compro direttamente il tofu!


Debbo prima controllare che sembianze abbia il tofu.


Al supermercato, nella zona dei prodotti da forno, passo sempre davanti agli scomparti di dolci e salati. Che andrebbero presi con le pinze ma che la gente ama invece rivoltare con le proprie mani, come avevo già raccontato riguardo il pane.

Un giorno, avendo colto che il banco stava per essere rifornito di lì a breve, mi ci sono appostato vicino per intercettare un dolcetto prima che venisse toccato da altre mani. Non avendo tra l’altro idea precisa su cosa fosse, perché i dolci da forno sono tutti dei fagotti o fagottini o rondelle farciti non si sa bene con cosa. Quindi ho deciso di prenderne uno a caso.

Tanto un po’ di pasta con lo zucchero è un po’ di pasta con lo zucchero ovunque, penso.


Non è sempre vero che sia così ovunque.
I dolcetti mediorientali ad esempio hanno le dimensioni di un pacchetto di fazzoletti e il peso specifico di un televisore a tubo catodico. Tale peso è tutto costituito da zucchero e io non so come ciò sia possibile: probabilmente è avvolto su sé stesso in maniera pentadimensionale. I dolci mediorientali sfidano la fisica quantistica, quindi.


Prendo un fagottino oblungo.
Do un morso.
All’interno il ripieno è una pasta cremosa bianca dalle sembianze della philadelpha e dal vago sapore di vaniglia-agrumi e qualcos’altro di non specificato.

A tratti quindi sembra di mangiare un panino al formaggio, a tratti una merendina del discount.

Diciamo che per gli esperimenti alimentari ci sarà da studiare ancora.

Regole del quieto vivere

1) Se una persona non frequenta parrocchie, associazioni politiche, circoli per la salvaguardia del triccaballacche, non vuol dire che è disponibile sul mercato per il miglior offerente. Forse è semplicemente non interessata e non ci tiene a subire tentativi di cooptazione.

2) Quando ti dico “Ti farò sapere” è perché ho bisogno di pensarci su. Non dare già per scontato che ti darò la risposta che vuoi sentirti dire, la prossima volta.

3) Se già sai che la tua risposta è negativa, non dire “Ti farò sapere” per prendere tempo o sperare che l’altro lo capisca da solo.

4) Se hai così voglia di salvare il mondo, alza il sedere dalla sedia ed esci fuori di casa: sicuramente ti imbatterai in qualcosa da fare. Non condividere link sui social network per far firmare improbabili petizioni online o mostrare immagini di repertorio al suon di “Incredibile! Scandaloso!” come un Sandro Piccinini del grottesco.

5) Al cinema, se non sei interessato a guardare il film, non è detto che tu non possa fare altre cose, come mangiare, limonare, costruire una Torre Eiffel col chewing-gum. A patto che tu lo faccia IN SILENZIO. E possibilmente non vicino ad altre persone.

6) Non è scritto da nessuna parte che i tuoi gusti facciano parte del canone universale delle preferenze, anzi è molto più probabile che siano opinabili. Quindi, non dire a qualcuno “come fai a guardare/ascoltare/leggere questa roba”.

7) Se sono fermo all’incrocio forse è perché devo dare la precedenza a un altro. Il tuo clacson non è collegato alle ruote motrici della mia auto, pertanto, suonarlo non farà muovere la vettura.

8) Se una persona inizia a raccontare qualcosa, non interromperla dopo 5 parole per dire “Sì, come è successo a me!”, anche perché è molto probabile che non sia andata affatto come accaduto a te.

9) Hai tutto il mio affetto e la mia gentilezza se soffri per i dolori mestruali. Ma, ti prego, non aggiornarmi sul numero quotidiano di lavaggi al bidet.

10) Non demolire le ambizioni altrui. Non sei un giudice di X Factor, non sei Gordon Ramsay e la vita altrui non è un reality a eliminazione. E no, non dire che lo fai perché temi che l’altro poi rimanga deluso se gli va male. Non ci crede nessuno.

Se ci sono proposte per altre regole, aggiornamenti, integrazioni, ben vengano!