Mi son disturbato in bagno pensando a te

Leggevo un post di Bia riguardo le abitudini o le idiosincrasie ossessivo-compulsive che alcune persone hanno.

Io ad esempio ne ho varie. Una di queste mi è capitata proprio ieri: mi disturba molto, quando mi lavo le mani, che gocce d’acqua finiscano sugli abiti che sto indossando per uscire di casa. Il fastidio si accresce se si tratta di una camicia, perché ho notato che queste tendono ad assorbire l’acqua con molta facilità e a conservare la macchia d’umido più a lungo.

Probabilmente simili contrattempi non mi capiterebbero se prestassi più attenzione alle mie azioni. Madre lo dice sempre: tu non badi mai a quello che fai. È proprio vero. Mentre sono impegnato in un’attività manuale, con la testa sono lontano nel tempo e nello spazio. Per richiamarmi alla realtà serve qualcosa di molto forte, che sia piacevole (poniamo: un odore di buon cibo) o sgradevole (come nel caso dell’acqua che schizza addosso). Tra le cose spiacevoli che mi trattengono con la mente concentrata sulla realtà del momento c’è il ritardo.

Un’altra delle mie ossessioni è infatti il tempo. Sono malato di anticipo e questo mi crea molti problemi, perché mi è capitato raramente di incontrare altri anticipatori come me. È più facile incontrare ritardatari. Onde evitare equivoci, per me il ritardo comincia dal quinto minuto oltre l’orario prefissato. Non ammetto che l’elasticità si estenda al quarto d’ora di tolleranza, non lo riconosco e non so chi l’abbia istituito, probabilmente una lobby di ritardatari cronici ansiosi di trovar un modo per alleggerire le proprie responsabilità.

Dovrei trovare il modo di distrarmi durante l’attesa. Con un libro, magari. Peccato che poi non amo che mi interrompano mentre sto leggendo e, ancor più, odio fermarmi con la lettura prima di essere arrivato alla fine di un paragrafo o un capitolo. I libri che hanno capitoli interminabili da questo punto di vista sono una iattura, al che mi sono trovato a dover escogitare un metodo per interrompere la lettura ad un certo punto: tento di fermarmi appena mi imbatto in un punto a fine pagina che pone termine a un discorso o una descrizione.

Sempre rimanendo in tema libri, messi su una mensola mi piace che le scritte sulle coste stiano tutte nello stesso verso e che il profilo dei libri sia regolare, nel senso che non dev’esserci un libro più alto, poi accanto uno basso, poi uno alto, poi uno medio…libri alti tutti insieme, poi cominciano quelli più bassi, poi quelli più bassi ancora dando una certa simmetria.

Se tutto ciò può sembrare da ricovero immediato, a mia difesa dico che su altre cose sono invece molto elastico, ad esempio nell’ordinare le cose nei cassetti seguo il principio latino dell’ad minchiam, nel seguire pedissequamente un elenco o una lista di cose dall’inizio dopo un po’ mi tedio e comincio a pescare a caso dalla fine o a metà secondo la scuola americana Dog’s dick e la mia scrivania non è ordinata (anche se non è nemmeno disordinata).

Adesso vado a curarmi, prometto.