Non è che un manager quando fa conoscenza si presenti in PowerPoint

Mi sono arreso al fato che vuole che in ogni viaggio ci sia qualcuno che attacca bottone con me e sente il bisogno di condividere cose.

Domenica sera ero seduto nel minibus all’aeroporto, in attesa che partisse per portarmi nel mio monolocale Pestese. A bordo sale un omino entusiasta. Non so entusiasta di cosa, in ogni caso era su di giri. Mi si è seduto di fianco e mi ha stretto la mano: Hi! I’m Russell!.

Che persona educata, ho pensato.

A me invece capita di parlare due ore con qualcuno senza presentarmi. Quando mi rendo conto della mia mancanza attendo una pausa abbastanza lunga per poterlo fare, con ansia crescente pensando Dovrei presentarmi? È passato troppo tempo e presentarmi dopo farà risaltare la mia maleducazione?.

L’omino ha poi iniziato a parlarmi. Più andava avanti e meno comprendevo: parlava con tono piatto, monocorde, a volte sembrava quasi recitare una confessione. Per giunta guardava dritto davanti a sé e non potevo manco interpretarne il movimento delle labbra.

Annuivo quando capivo qualcosa.

A parte una sua considerazione sul fatto che i Londinesi siano gente noiosa, ho afferrato che fosse un dentista e stesse parlando di cose dentistiche.

È la seconda volta di seguito che uno sconosciuto conversa con me per raccontarmi cose che hanno a che fare con i denti.

E quindi ho pensato che, tra le tante lobby che sono in giro e che vogliono imporci segretamente cose da fare o da assumere, ci sia una lobby del dente che mi sta braccando.

Oppure chi fa un mestiere simile deve sentirsi molto solo e ha il bisogno di parlare con qualcuno.

Poi ha tirato fuori il cellulare e ha iniziato a mostrarmi foto scattate durante i suoi viaggi. Foto molto belle, invero: ho dimenticato di fare i complimenti alla sua app di fotoritocco e presentarla alla mia.

Ironia a parte, le inquadrature erano molto accurate. Di ogni foto mi spiegava quanto tempo avesse atteso per riuscire a scattare quella giusta, la ricerca dell’angolazione, il gioco della ripresa dal basso verso l’alto e via dicendo.

Tutto molto interessante.

Dopo la cinquantesima foto – e non è una esagerazione – il mio interesse era già sotto le coperte.

Ho quindi iniziato a registrare messaggi vocali su Messenger fingendo di essere impegnato in una conversazione, finché lui non ha riposto il suo cellulare.

È probabile che io mi sia mostrato poco socievole. Il sonno e il fatto che capissi poco di ciò che dicesse mi hanno fatto desistere dall’approfondire la conversazione.

A parte questo episodio, come ho già avuto modo di raccontare, a me piace interagire con gli sconosciuti. Non saprei bene spiegare per qual ragione. Forse è solo il piacere, in un mondo dematerializzato, di incontrare vere persone.

Dico “vere persone” e non “persone vere”, in quanto questa seconda categoria – molto inflazionata nel suo pubblicizzarsi – fatico a concepirla; né riesco a capire cosa intendono coloro che, autoreferenziali, definiscono sé stessi come “persone vere”.

Cos’è una persona vera? Si presuppone ne esista quindi una versione finta: com’è? È fatta con materiali scadenti? Si rompe prima rispetto a una persona vera?

Io mi rompo facilmente: sono quindi finto?


Si dirà che finto è chi finge di essere ciò che non è: ma nella sua finzione quel tipo è vero quanto noialtri. Se fosse il finto quindi la sua vera natura? Ma poi, finto rispetto a cosa? Esiste una sua versione originale con cui confrontarlo?


Con questo inquietante interrogativo sono andato a dormire, preoccupato inoltre dalla lobby dentale.

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Si accettano miagolii

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