Questa sera inauguro un ciclo di post frutto di una collaborazione tra me me medesimo felino e la blu crisalide77, che ha avuto l’idea di iniziare questo viaggio didattico nel mondo del napoletano.
Ogni settimana, a turno, presenteremo un vocabolo e lo spiegheremo nelle sue accezioni e sfumature.
Al termine del corso – gratuito, sottolineo – grazie alle conoscenze linguistiche acquisite con Il vocaboletano sarete in grado di confondervi tra i Napoletani e passare inosservati!
Il vocabolo di questa sera è l’arteteca.
Come tanti termini in dialetto, non è traducibile in italiano con una singola parola. Indica “uno stato di frenesia di una persona che non sa star quieta”.
L’arteteca, quindi, non è. L’arteteca si ha.
Si è solito infatti dire che Chill ten arteteca, Quello ha l’arteteca, cioè non sta fermo.
È molto usata nei confronti dei bambini che, si sa, sono irrequieti.
O almeno quando ero bambino io era concesso essere irrequieti.
Oggi invece a un bambino vivace diagnosticano 4-5 disturbi comportamentali tutti insieme.
Anche a me da bambino hanno molte volte diagnosticato l’arteteca.
Essendo figlio unico e non avendo coetanei nelle vicinanze di casa ogni occasione di libertà era per me una opportunità di svago. Persino a scuola, anzi, soprattutto. Avevo difficoltà a rimanere fermo e composto sulla sedia (una delle forme di costrizione più violente per chi ha l’arteteca è quella di dover rimanere seduto) e appena suonava la campanella di fine ora saltavo come se sotto avessi avuto un sedile eiettabile.
La mia vivacità generava tal fastidio nelle maestre che più volte sono stato da loro eiettato fuori dall’aula.
Non che a casa fossi più tranquillo, anzi.
Ricordo una volta, che tal era forse l’arteteca che mi scorreva nelle braccia, che riuscii a staccare un cordolo di marmo dal balcone dei miei nonni, semplicemente tenendolo con le mani e spingendolo e tirandolo verso di me, lento e costante. Gutta cavat lapidem, si dice per indicar un lento lavorìo di logoramento. Braccia scassan balconem, aggiungo io.
Credo di averne prese così tante ma così tante che non ne ho più ricevute a lungo perché ne avevo consumato le scorte.
Forse da lì cominciai a guarire dall’arteteca e a diventare una persona più tranquilla.
Anche se, delle volte, sento che mi ritorna a scorrere nel corpo e avverto irrefrenabile il bisogno di muovermi, di toccare, di danzare, di correre, di saltare.
Etimologia
L’origine del termine arteteca non è simpatica e allegra come si può pensare. Deriva infatti dal latino arthritica, che indica la febbre reumatica che comporta, tra le altre cose, la comparsa nel soggetto colpito di spasmi involontari agli arti.
Ci sarà stato qualcuno che, un giorno, vedendo una persona irrequieta gli avrà detto Che hai? L’arteteca? riferendosi ironicamente alla malattia e da lì il termine ha perso il significato originario fino ad acquisire quello per cui oggi è conosciuto.
Un collega napoletano la chiamava “artreteca”, con un r in più. In effetti se è corretta l’etimologia latina, potrebbe non essere sbagliata. Tu avevi mai sentito questa variante?
"Mi piace""Mi piace"
Uhm non saprei ma tenderei a escluderlo, ho sempre saputo che il termine fosse senza erre; anche se, come dicevo l’altro giorno proprio a crisalide parlando dell’idea del post, a volte cambiano sfumature e termini da zone a zone quindi è possibile anche che esista una variante simile
"Mi piace""Mi piace"
Machebbellezza grazieeeeeee
"Mi piace"Piace a 1 persona
gin anche io ero affetta da arteteca da bambina, non a caso mi hanno fatto un abbonamento per il reparto ortopedico.
è un bellissimo inizio! 🙂 p.s. sto sorseggiando il tè serale.
"Mi piace"Piace a 1 persona
L’ha ribloggato su Viaggio al termine della notte.
"Mi piace""Mi piace"
oooohhh
che bella idea!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Pingback: Il vocaboletano – #1 – L’arteteca | Viaggio al termine della notte
Nel veneto i miei nonni definivano cosa analoga ‘el morbin’… del quale non conosco l’etimo (potrei approfondire però)….
"Mi piace""Mi piace"
Si dai: è interessante questo scambio interregionale 🙂
"Mi piace""Mi piace"
Fantastico!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Mi piace molto questo ciclo di post! La prossima volta che verrò a Napoli dovrò provare ad usare tutti i termini che imparerò qui.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Sarai la testimonial del nostro corso con la tua prova sul campo!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Farollo!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Bella idea! Bravi entrambi
"Mi piace"Piace a 1 persona
L’idea è stata di crisalide, le va dato il merito 🙂
"Mi piace""Mi piace"
Me putive chiammà, mucill’.
"Mi piace"Piace a 1 persona
Stiv dint e penzier mij!
La classica frase che diciamo sempre noi napoletani, “a te stavo pensando proprio mo!” 😀
"Mi piace""Mi piace"
Anche io trovo che questa idea sia davvero bella.
E mi sembra un ottimo inizio il tuo! Bravi!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie 🙂
"Mi piace""Mi piace"
Grande! XD
Oh, il corso è interessante anche per quelli che non sempre conoscono l’etimologia dei termini del nostro dialetto!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Felice di saperlo! Iscrivetevi e spargete la voce!
"Mi piace"Piace a 1 persona
BravO gin !!!!
"Mi piace"Piace a 1 persona
Grazie 🙂
"Mi piace"Piace a 1 persona
Ti ci voleva una pistola al granito, ti ci voleva.
"Mi piace""Mi piace"
Chiamami Sparafucile.
"Mi piace""Mi piace"
Ah, su quel genere?
"Mi piace""Mi piace"
Certo, per il cratere di Genoveffa!
"Mi piace""Mi piace"
Urca bisurca mazurka!
"Mi piace""Mi piace"
interessante, in alcune zone del meridione la chiamano “rizidda”
"Mi piace""Mi piace"
Che parola curiosa. Sarebbe interessante capirne l’etimologia.
"Mi piace""Mi piace"
l’ho scoperta tantissimi anni fa andando in vacanza in meridione, allora i miei figlioletti erano vivaci 😀
diciamo che la usano per indicare i bambini che invece di fare la nanna si scapestrano nel gioco oppure non stanno un attimo fermi, niente a che fare con capricci e pianti, ecco… forse il sinonimo più appropriato è “schizzato” 😀 😀 😀
"Mi piace"Piace a 1 persona
Pingback: Il vocaboletano – #2 -‘Nzallanuto | Viaggio al termine della notte