Non è che il marinaio utilizzi estremi rimedi a mari estremi – Pt. 2

Nella puntata precedente avevo parlato del “momento formativo” che mi aspettava nel Quartier Generale.

Ero pronto a tutto pur di difendere me stesso, anche a mettere in scena Il Sociopatico. Cosa che avevo iniziato a fare nei giorni precedenti.

Dato che mi aspettava una trasferta con sveglia alle 5 di mattina e ritorno a casa alle 22 circa, avevo chiesto la cortesia, oltre ai biglietti del treno, di procurarmi un alloggio per ripartire il giorno dopo. Avevo sempre provveduto a spese mie, facendo risparmiare danaro, per una volta male non faceva (è un mio diritto). Per tutta risposta senza il mio assenso mi hanno fatto i biglietti con sveglia alle 5 e ritorno previsto entro le 22. Al che io ho fatto Il Sociopatico: ho provocatoriamente scritto nella mail che alle 22 non avrei trovato mezzi per tornare a casa (una mezza verità, un passaggio ovviamente si rimedia ma questo non l’avevo detto), come potevo risolvere? In risposta mi hanno detto che mi avrebbero rimborsato un taxi. Che sarebbe venuto a costare più di una stanzetta per dormire lì! Chi mai opterebbe per questa soluzione, se non dei veri Sociopatici? Questa non me l’aspettavo proprio.

Non è finita: oggi, per la pausa pranzo tra i lavori del momento formativo, ci hanno fatto arrivare delle pizze. Ho aperto un cartone e mi sono trovato davanti una margherita col ragù alla bolognese sopra. Chi mai ordinerebbe uno scempio di pizza del genere? Dei Sociopatici, ovviamente!

Insomma, per ben due volte mi hanno spiazzato con la loro sociopatia.

Il momento clou è stato incontrare la mia nemica (vedasi sempre la puntata precedente): fin dall’inizio mi ha osservato mentre parlava, quando c’è stata la pausa mi è venuta incontro esclamando Gintoki! Finalmente ci incontriamo!.

Poi è caduto il silenzio. Non sapevamo che altro dirci. Ho finto quindi di strozzarmi con un cornicione di pizza.

È stato strano. Così battaglieri nelle nostre mail, così freddi e impacciati dal vivo. Sembrava un incontro tra due che si sono conosciuti in una chat di cuori solitari.

È a quel punto che ho realizzato: quella che pensavo fosse tensione professionale nelle nostre comunicazioni era in realtà tensione sessuale. Il che spiega poi l’imbarazzo nel trovarsi vis-à-vis.

Esordi di mail come questi:
Carissimo, forse non ci siamo capiti (lei)
e
Carissima, no infatti non ci siamo capiti. Bastava specificare che… (io)
o l’aggressività di certe sue affermazioni
Ti ribadisco la totale disponibilità del nostro ufficio (“ti ribadisco”? Più che un’offerta di aiuto sembra un’intimazione)
sono state potenti esibizioni di carica erotica in cui ognuno dei due cercava di dominare sessualmente l’altro.

L’aspetto più scabroso dell’intera vicenda è che a queste schermaglie assistono, senza mai intervenire, altri colleghi che leggono sempre in copia. Persone che assecondano il nostro voyeurismo ricavandone probabilmente anche loro piacere sessuale nell’ammirarci.

All’epoca in cui frequentavo il corso di Antropologia & Antropofagia il Prof. Durbans dell’Università di Scarborough ci aveva accennato alla mailergofilia, cioè alla perversione del trarre piacere sessuale dalle mail di lavoro (dal greco εργον, ergon, lavoro) raccontandoci di un esperimento condotto nel ’86 con dei bonobo. Si sa che questo animale vive la propria sessualità in modo libero, come ci ricorda Caparezza:

 

Il sesso non era comunque oggetto dell’esperimento.

Ai bonobo infatti erano stati forniti dei personal computer per verificare se l’esclamazione “Anche una scimmia saprebbe fare questo lavoro meglio di te” potesse avere un qualche fondamento.

L’esperimento fu interrotto dopo una settimana quando si scoprì che quando i bonobo si scambiavano comunicazioni professionali molto vivaci – alcune anche molto aspre e severe come accade su un vero posto di lavoro – nel loro cervello si accendevano le aree del tatto, del sistema limbico, dell’ipotalamo e della corteccia. Le stesse coinvolte durante un orgasmo. La ricerca venne fatta sparire per lo scandalo che avrebbe destato.

Mai pensavo di scoprire tratti così strani della mia sessualità. È proprio vero che non si finisce mai di imparare cose nuove di sé.

E voi, siete sicuri che quando al lavoro scrivete a qualcuno mandandolo a quel paese non vi stiate in realtà procurando un piacere sessuale? Frasi come “L’ho fanculizzato e ho goduto” si prestano a interpretazione…

Non è che il marinaio utilizzi estremi rimedi a mari estremi

C’è una persona su negli uffici dirigenziali con la quale, a distanza, non credo di aver instaurato un buon rapporto.

Diciamo pure che mi sta sul cazzo, per usare un termine sociologico.

Non mi piace il suo modo di porsi, un po’ maestrina e un po’ indisponente. Un atteggiamento che purtroppo ricorre anche in me, per questo so riconoscere subito una persona che si comporta così.

Ci siamo solo scambiati delle mail e non avendo mai parlato di persona o a voce (tranne la prima volta che me la presentarono, al telefono, quando lei esordì dicendo “Comunque noi siamo già in contatto su Linkedin”- nota, non era affatto vero), non abbiamo familiarizzato. C’è sempre un po’ di tensione nei nostri testi, per non dire che sembra che ci manderemmo volentieri a fare in culo se non ci trovassimo in un contesto professionale.

Mi conforta aver scoperto che non sono il solo a non tollerare i suoi modi.

Una volta credo di averla proprio fatta sporca. Lei mi aveva cercato al telefono e, non ricevendo risposta, scrisse una mail mettendo in copia il mondo intero esordendo con Gintoki, ho provato a chiamarti ma non ti ho trovato, facendomi fare brutta figura come se io non fossi reperibile in orario di lavoro.

Siccome non sono per niente rancoroso e vendicativo, risposi alla mail scrivendo: Ciao, sentiamoci pure domani per il confronto da me richiesto in data xx (vedasi mail di quella data) e già che ci siamo parliamo pure di quell’altra questione, da me richiesta in data xx (vedasi sempre mail di riferimento).

Ero dalla parte della ragione, in quanto da 3 settimane attendevo un feedback mai ricevuto. Se mi si fa pesare un’assenza, io faccio pesare una mancanza.

Ahimè questo mi avrà precluso le porte della sua simpatia. Dopo altri simpatici scambi, oggi mi ha scritto:

Carissimo Gintoki, in attesa di vederci il XX, ti chiedo un feedback […].

A luglio dovrò salire su per un “momento formativo” – lo definiscono così – con altri colleghi di altre zone d’Italia. Quel in attesa di vederci il suona come una minaccia. A parte che dove sta scritto che dovremmo vederci? E magari parlarci?

Mi sta facendo capire che mi aspetta al varco. Forse vuol mettermi pressione con questa dichiarazione.

Sun Tzu mi sconsiglierebbe di presentarmi: sto per andare incontro al nemico in casa sua. Condizione sfavorevole.

Potrei anche rinunciare a partecipare, in fondo già qualcun altro ha negato la presenza causa impegni. Però non credo mi disporrebbe bene con tutti gli altri. Inoltre fuggire sarebbe da codardi. Sun Tzu magari non troverebbe vile evitare un confronto svantaggioso. C’è però un’arma cui Sun Tzu all’epoca non aveva pensato perché forse troppo gentiluomo e che io mi trovo a questo punto invece costretto a utilizzare dopo tanti anni dall’ultima volta che l’avevo usata.

ATTENZIONE: Ciò di cui sto per parlare non vuole nel modo più assoluto essere un invito o un’istigazione a utilizzare questo strumento. Anzi, ne sconsiglio fortemente l’uso, già vietato in 53 Stati delle Nazioni Unite per il suo coefficiente di pericolosità e per chi lo mette in atto e per chi lo subisce.

A mali estremi, comunque, estremi rimedi.

Alla mia nemica dovrò fare Il Sociopatico.

Il Sociopatico è un individuo totalmente privo di emozioni e reazioni. Non ostenta indifferenza, lui È l’indifferenza. Non muove un solo muscolo del viso, ha lo sguardo fisso ma non perso: pensa sempre a qualcosa di cui gli altri non hanno idea. Potrebbe essere come cucinare un trancio di tonno o come trasformare chi ha di fronte in un trancio di tonno. L’unico movimento corporeo che si concede è magari un leggero tic. Ognuno può trovarsi quello che più sente congeniale. Ad esempio, può essere un bel vezzo sociopatico quello di toccarsi in sequenza e con ritmo la punta del pollice con gli altri polpastrelli.

Il Sociopatico abbiamo detto che non lascia trasparire niente. Anzi, magari dà feedback – i tanto cari feedback della mia avversaria – spiazzanti pur di fronte a situazioni allarmanti.

Es. Indicano al Sociopatico la sua auto in fiamme:

– Beh…pazienza…tanto dovevo cambiarla…Certo che col fuoco bisogna stare attenti…un mio amico per accendersi la sigaretta aveva dimenticato che il gas fosse aperto…eh la vita è proprio un attimo. Tu fumi vero? Eh sta attento. Va be’ tanto tutti dobbiamo morire, no? In fondo l’essere umano è solo un parassita per il pianeta, gli animali sono meglio.

E se ne va dando all’interlocutore una pacca sulla spalla che sa di malaugurio.

Per poter attuare il Sociopatico avrò bisogno di parlar da solo con la tizia. In questo modo, lei penserà che io non stia bene con la testa e mi lascerà più in pace prossimamente. Se anche dovesse parlarne con gli altri non verrebbe presa sul serio. Hanno tutti una buona opinione di me, lo so per certo. “Sociopatico? Ma chi, Gintoki? Si presenta sempre bene, parla in modo impeccabile”.

Un’unica cosa potrebbe disinnescare Il Sociopatico. Che sia lei stessa una Sociopatica!