Non è che nel Medioevo ci si rilassasse con le parole Crociate

Una delle cose che mi spaventa della vita, a parte il provare dolore e le raccomandate dall’Agenzia delle Entrate, è che una relazione si trasformi in una situazione in cui la sessualità è relegata giusto a una timbrata di cartellino per raggiungere il monte ore minuti necessario per portare a casa la mensilità e stare tranquilli.

È una cosa maturata verso l’età adulta. Da adolescente diciamo che non me ne preoccupavo affatto, ma a quell’epoca ero devoto soltanto al Dio Onan quindi diciamo le priorità potevano essere altre, quelle di base. A quel tempo pensavo che la mia vita futura sarebbe stata soltanto una breve divagazione da tale culto.


(Ho sempre avuto un problema nel disegnare per me stesso scenari poco ottimistici, che vanno in una scala da umiliazione e pubblico ludibrio a olocausto nucleare).


Poi diciamo ci si rende conto che Onan è un dio ingannevole: offre sempre e comunque dei momenti di raccoglimento spirituale gradevoli, diciamocelo, ma diciamo anche che la vita è troppo bella e breve per sprecarla nel monoteismo.

Nel momento in cui si scopre e si viene a contatto con un’altra divinità, quella che esiste a livello metafisico (risiede infatti a metà fisico, tra addome e gambe) succedono due cose: la prima è che, come un Cavaliere Crociato, ci si immolerebbe per lei.


E qualcuno infatti ci resta anche: da qui l’espressione di morto di.


La seconda è che ne si è sempre alla ricerca di un segno, una rivelazione da parte sua.

Tutto questo preambolo per dire che io e il mio lavoro nel nostro rapporto pensavo non avessimo più nulla di nuovo da scoprire, per cui entusiasmarci, sorprenderci.

Poi capita che questa settimana io sia stato in malattia. Dando una scorsa alle mail di questi giorni ho visto una serie di “Questo lo lascerei a Gintoki”, “Gintoki ti giro questa la fai lunedì”, eccetera.

Il che in un certo senso è logico, son cose mie quindi è naturale le segua io.
D’altro canto, se mi vengono piazzate scaricate una serie di cose di una settimana tutte insieme, tutte considerate prioritarie, tutte fissate per lo stesso giorno, la sensazione che ne ricavo è un po’ così così.

Diciamo quindi che quando pensavo che in questa relazione nulla più mi avrebbe sorpreso, ecco che mi sento invece come se, per variare, me l’avessero messo nel sedere.

No, devo dire non mi è piaciuto.

Non è che il marinaio utilizzi estremi rimedi a mari estremi – Pt. 2

Nella puntata precedente avevo parlato del “momento formativo” che mi aspettava nel Quartier Generale.

Ero pronto a tutto pur di difendere me stesso, anche a mettere in scena Il Sociopatico. Cosa che avevo iniziato a fare nei giorni precedenti.

Dato che mi aspettava una trasferta con sveglia alle 5 di mattina e ritorno a casa alle 22 circa, avevo chiesto la cortesia, oltre ai biglietti del treno, di procurarmi un alloggio per ripartire il giorno dopo. Avevo sempre provveduto a spese mie, facendo risparmiare danaro, per una volta male non faceva (è un mio diritto). Per tutta risposta senza il mio assenso mi hanno fatto i biglietti con sveglia alle 5 e ritorno previsto entro le 22. Al che io ho fatto Il Sociopatico: ho provocatoriamente scritto nella mail che alle 22 non avrei trovato mezzi per tornare a casa (una mezza verità, un passaggio ovviamente si rimedia ma questo non l’avevo detto), come potevo risolvere? In risposta mi hanno detto che mi avrebbero rimborsato un taxi. Che sarebbe venuto a costare più di una stanzetta per dormire lì! Chi mai opterebbe per questa soluzione, se non dei veri Sociopatici? Questa non me l’aspettavo proprio.

Non è finita: oggi, per la pausa pranzo tra i lavori del momento formativo, ci hanno fatto arrivare delle pizze. Ho aperto un cartone e mi sono trovato davanti una margherita col ragù alla bolognese sopra. Chi mai ordinerebbe uno scempio di pizza del genere? Dei Sociopatici, ovviamente!

Insomma, per ben due volte mi hanno spiazzato con la loro sociopatia.

Il momento clou è stato incontrare la mia nemica (vedasi sempre la puntata precedente): fin dall’inizio mi ha osservato mentre parlava, quando c’è stata la pausa mi è venuta incontro esclamando Gintoki! Finalmente ci incontriamo!.

Poi è caduto il silenzio. Non sapevamo che altro dirci. Ho finto quindi di strozzarmi con un cornicione di pizza.

È stato strano. Così battaglieri nelle nostre mail, così freddi e impacciati dal vivo. Sembrava un incontro tra due che si sono conosciuti in una chat di cuori solitari.

È a quel punto che ho realizzato: quella che pensavo fosse tensione professionale nelle nostre comunicazioni era in realtà tensione sessuale. Il che spiega poi l’imbarazzo nel trovarsi vis-à-vis.

Esordi di mail come questi:
Carissimo, forse non ci siamo capiti (lei)
e
Carissima, no infatti non ci siamo capiti. Bastava specificare che… (io)
o l’aggressività di certe sue affermazioni
Ti ribadisco la totale disponibilità del nostro ufficio (“ti ribadisco”? Più che un’offerta di aiuto sembra un’intimazione)
sono state potenti esibizioni di carica erotica in cui ognuno dei due cercava di dominare sessualmente l’altro.

L’aspetto più scabroso dell’intera vicenda è che a queste schermaglie assistono, senza mai intervenire, altri colleghi che leggono sempre in copia. Persone che assecondano il nostro voyeurismo ricavandone probabilmente anche loro piacere sessuale nell’ammirarci.

All’epoca in cui frequentavo il corso di Antropologia & Antropofagia il Prof. Durbans dell’Università di Scarborough ci aveva accennato alla mailergofilia, cioè alla perversione del trarre piacere sessuale dalle mail di lavoro (dal greco εργον, ergon, lavoro) raccontandoci di un esperimento condotto nel ’86 con dei bonobo. Si sa che questo animale vive la propria sessualità in modo libero, come ci ricorda Caparezza:

 

Il sesso non era comunque oggetto dell’esperimento.

Ai bonobo infatti erano stati forniti dei personal computer per verificare se l’esclamazione “Anche una scimmia saprebbe fare questo lavoro meglio di te” potesse avere un qualche fondamento.

L’esperimento fu interrotto dopo una settimana quando si scoprì che quando i bonobo si scambiavano comunicazioni professionali molto vivaci – alcune anche molto aspre e severe come accade su un vero posto di lavoro – nel loro cervello si accendevano le aree del tatto, del sistema limbico, dell’ipotalamo e della corteccia. Le stesse coinvolte durante un orgasmo. La ricerca venne fatta sparire per lo scandalo che avrebbe destato.

Mai pensavo di scoprire tratti così strani della mia sessualità. È proprio vero che non si finisce mai di imparare cose nuove di sé.

E voi, siete sicuri che quando al lavoro scrivete a qualcuno mandandolo a quel paese non vi stiate in realtà procurando un piacere sessuale? Frasi come “L’ho fanculizzato e ho goduto” si prestano a interpretazione…

Non è che la ginecologa con dei disturbi legati al lavoro abbia le turbe di Falloppio

Non ho mai ricevuto un’educazione sessuale, se si esclude una precoce iniziazione con Postalmarket proseguita poi con l’anime di Lamù.
Senza andare poi a scomodare le pagine della finta posta del Cioè rubato alle compagne di classe.

Fin dal primo episodio evidenziava il proprio potenziale formativo.

Fin dal primo episodio evidenziava il proprio potenziale formativo.

Quel che ho poi imparato in maniera più seria l’ho appreso di mia iniziativa sui libri. Un po’ per desiderio di conoscenza, un po’ per quella pruriginosa curiosità che può avere un ragazzino.

La prima reazione fu quella di pentirmi del prurito. Insomma, uno dovrebbe poi infilarsi in un posto umido, a volte maleodorante, dalla dubbia estetica e pieno di batteri? In pratica è come entrare in un ristorante cinese.


Beata ingenuità infantile.


Gli insegnanti non hanno mai offerto molto supporto, seppur i vari testi scolastici trattassero l’argomento, con differenti modalità.

Il sussidiario di scienze delle scuole elementari spiegava in un paio di pagine la riproduzione, anche se senza alcun riferimento anatomico: ricordo i disegni di una cellula uovo (stilizzata) e di uno spermatozoo che vi si appropinquava. Quest’ultimo era raffigurato come fosse un biscione nero.


In pratica sul libro avevo il logo dei Queens of The Stone Age:


Il libro di educazione fisica delle scuole medie era molto più dettagliato e completo.

Peccato che un libro di educazione fisica in una classe sia cosa più inutile di un frigorifero in Groenlandia.

Le due ore scarse – il professore aveva divorziato dalla puntualità – di lezione a settimana erano dedicate soltanto a calcio (i maschi) e pallavolo (le femmine). E se eri masculo non giocavi con le femmine: oggi dicono che ci si ammala di gender, allora ti davano del ricchione.


E qui che si capisce che non serve alcuna educazione sessuale: non si deve inculcare ai ragazzi l’idea che non sia normale dare del ricchione a qualcuno.


Qualche volta, quando si era in pochi in classe, abbiamo permesso alle femmine di giocare a calcio con noi. Loro potevano fare cose riservate all’altro sesso ma solo per gentile e temporanea concessione da parte nostra, revocabile in qualsiasi momento.

In genere la partita finiva quando una ragazza rimaneva acciaccata da una pallonata sul petto o sul basso ventre. Quella fu un’altra lezione di anatomia: le parti intime femminili sono delicate e sensibili anche al Super Santos.

Ricordo una sola occasione in cui aprimmo il libro di educazione fisica, in un giorno di pioggia e con le palestre inagibili.

Il professore lesse un capitolo riguardante la pubertà. Finita la lezione chiuse il libro senza aggiungere una parola di spiegazione, della serie Questo è, il mio dovere l’ho fatto.

Quella si potrebbe avvicinare a essere stata una lezione di educazione sessuale avuta a scuola.

A casa invece l’unico insegnamento ricevuto fu quando Madre mi disse “Non portarci nessun dispiacere a casa, capisci a me“, alludendo al prestare attenzione a non impollinare improvvidamente qualche fiore.

Mi sono tornati in mente questi ricordi dopo aver visto un video su Internazionale in cui una giornalista e una regista si interrogano su quanto le persone, in particolare le donne, conoscano la struttura dei genitali.

I risultati sono un po’ sconfortanti. Saranno magari casi estremi ed estrapolati da un contesto, anche se a volte mi chiedo quanta educazione intorno certi temi ci sia tra la gente.

Se molti devono istruirsi da sé – e io almeno avevo l’interesse verso libri di divulgazione – non posso allora considerare inusitato che ci sia chi confonde vagina e vulva o che pensi che l’uretra sia una cantante soul.


La famosa Urethra Franklin.


In realtà tutto il post era teso ad arrivare a questa battuta.


Non è che puoi menar il can per l’aia: al massimo ti dirà “bau”*


* Per una volta prendo un titolo in prestito, in questo caso è citazione di Corrado Guzzanti.


Ci sono persone che hanno bisogno di certezze nella vita.
Tipo sapere che la Terra stia continuando a girare intorno al Sole, che i Rolling Stones continuino a fare tour o che Leonardo DiCaprio continui a non vincere l’Oscar.

Una di queste certezze è appena crollata.


A scanso di equivoci e per restare fedele all’intento didascalico di questo blog, anche se c’è chi dice che la Terra non gira intorno al Sole (vi rimando a una esauriente letteratura reperibile in rete) io propenderei per considerare la vittoria di DiCaprio come caduta di una certezza.


Il mio personalissimo punto fermo che invece è venuto meno è che Ex² da oggi ha un cane.

La cosa mi tange nella misura in cui il possesso del cane abbia efficacia retroattiva: io sono quindi stato con una persona che, seppur gattara, un giorno avrebbe poi avuto un cane.


In realtà nella sua famiglia che io ricordi ne avevano avuto un altro, ma l’età del possesso effettivo dell’animale per me scatta quando ce ne si occupa direttamente.


Difatti anche quando ero io piccolissimo la mia famiglia ha avuto un cane, salvo poi io essere cresciuto un’intera vita in mezzo ai gatti.


Ciò fa aumentare a 3 le fidanzate che avevano a che fare con i cani. Le altre 2, esclusa quindi Ex², sono state cattive esperienze, imputabili sicuramente al possesso del cane perché io ho una mia teoria secondo la quale gattari e canari non possono stare insieme per differenti visioni di vita.


Ovviamente arriverà qualcuno a smentirmi parlando di felici coppie gattari/canari, gattari/canarinidi, canari/canarinidi e via dicendo. Buon per loro.


Questo episodio, seppur io e lei non stiamo più insieme da 3 anni e un paio di pannocchie, mi turba. È come se i già citati Rolling Stones si sciogliessero: fa niente che non ascolto più qualcosa di loro da 20 anni, mi turba lo stesso.

Una doverosa precisazione è che io non ho nulla contro i cani.


Seppur di vecchia concezione, l’atto di mettere le mani avanti oggi gode ancor più di maggior impulso, in un’epoca contrassegnata da scontri di valori su diverse materie: umanità, religione, sessualità e via dicendo. Premettendo di non avere nulla contro qualcosa si sgombra il campo dall’accusa di essere intolleranti, seppur poi inserendo nella successiva subordinata un’affermazione inconfutabilmente intollerante.


Escluso da questa regola resta in modo ignobile il cibo, sul quale si possono apertamente dichiarare intolleranze o lanciare accuse di perniciosità per la salute.


Ricordiamoci però sempre che la prima causa di morte resta la vita stessa. Soltanto dopo viene tutto il resto.


Ho conosciuto cani simpatici.

Sono i padroni a volte a essere idioti.

Avere un cane non ti rende idiota, ci mancherebbe. Ma così come, ad esempio, un’automobile non ti rende idiota ma esistono idioti che esplicitano la propria idiozia con l’automobile (il tipo con gli abbaglianti che ti acceca dallo specchietto, per dire), ci sono idioti che estrinsecano idiozia col cane.

Mi riferisco a quello che porta in giro senza guinzaglio in pubblico un cane della grandezza di un puledro, probabilmente per mostrare al mondo la propria potenza di essere umano capace di esercitare un biblico controllo e dominio sulle bestie.

Oppure la sciura che, con la sua bella bustina, raccoglie le deiezioni del proprio cane per poi gettare il tutto nella prima aiuola che trova, forse pensando che l’utilità del sacchetto sia appunto quella di confezionare, a mo’ di pacco regalo, il prodotto del proprio animale.

Sperando di far cosa gradita, un giorno vorrei farle trovare fuori la porta il contenuto della lettiera dei miei gatti, ovviamente confezionato come neanche una commessa di Lush potrebbe fare.


Dovrò prima però imparare da una commessa di Lush.


Una cosa invece fastidiosa che fanno i cani è quella di annusare tra le gambe.
E l’idea che lo faccia anche con la propria padrona mi dà ancor più fastidio: sarò possessivo, ma non è carino pensare che, mentre stai con una persona, c’è qualcun altro che metta il naso tra le sue zone intime (ginecologo escluso, ovviamente).


Sulla cosa del ginecologo avrei aneddoti su mariti che esigono che le proprie mogli si facciano visitare esclusivamente da medici donna e mogli che vanno da ginecologi maschi di nascosto per tal motivo.


E, no, non si tratta di integralisti religiosi ma di persone di una dichiarata mentalità progressista. A detta loro.


Adesso che so che Ex² ha un cane penso che non avrò mai più possibilità di vederla.

Se volessi chiederle, un giorno che mi trovassi in Italia, di vederci per un caffè e parlare serenamente come qualche volta abbiamo fatto, non potrò fare altro che pensare che potrebbe avere peli di cane addosso, odorare di cane, magari si presenterebbe addirittura con il cane al seguito!

Considerando la vita media di un cane e augurando tutto il meglio all’animale, direi che dovrò aspettare almeno una ventina d’anni circa per incontrarla di nuovo.

Ho il cuore a pezzi: oggigiorno le certezze crollano come le mura di Pompei e non ho manco un commissario straordinario o un sovrintendente da nominare per gestirle affinché cadano in modo commissariato o sovrainteso.


Avete mai fatto caso che in Italia per risolvere un problema basta nominare un commissario straordinario?


The Gintoki Show – 50 sfumature di micio

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Calcio, arte, musica, divinità…ormai il Gintoki Show spazia a 720 gradi (perché per sicurezza fa due volte il giro) su qualsiasi argomento!

Eppure…qualcosa manca. Un pizzico di sensualità, ecco cosa. Ed è per questo che ho coinvolto la spumeggiante, con-turbante (le sta benissimo il copricapo) m3mango!

G: Ho di recente guardato un video dell’Huffington Post: le 48 cose che le donne si sentono dire (luoghi comuni, frasi sessiste eccetera). Tra queste c’era “Ah, ti interessi di calcio?”: esempio di come ci siano settori ritenuti di appannaggio esclusivo maschile, per i quali una donna che ne parla o è un “caso strano” o deve comunque in qualche modo giustificarsi del proprio interesse o “lottare” per ritagliarsi una nicchia come se dovesse dimostrare qualcosa. Tu cosa ne pensi? Ti sei mai sentita dire “Ma come, parli di sesso?”
M: No, nessuno mi ha mai fatto direttamente questa domanda, ma magari l’hanno solo pensato, non saprei. Sicuro sono stata criticata da qualcuno sull’uso di parole forti, eccessivamente esplicite, o sul fatto che è meglio far immaginare al lettore, piuttosto che descrivere, il ti vedo non ti vedo, come quando guardi i film americani, c’è la telecamera puntata sul lettone e l’immagine sfuma. Ma non era quello che volevo io quando scrivevo.
Tutto ciò ha contribuito a mostrare un’immagine di me molto aggressiva e spregiudicata, cosa che in realtà non credo di essere.
Certo, un po’ ho calcato la mano, ammetto che dire ‘lecca il mio miele’ mi fa orrore, preferisco dire ciucciami il clitoride, non sono mica un’ape!
Volevo in qualche modo contrappormi all’immagine romantica che alcune donne hanno nei confronti del sesso, che il vero amore è quello con la A maiuscola, femmina con maschio, uno a uno, che il porno è roba da perversi, ecc. Tutti concetti che ci inculcano fin da bambini. Come ho cercato di spiegare nelle avvertenze del blog il sesso è qualcosa di meraviglioso, ma arrivi all’età in cui potresti iniziare e spesso non sai nulla. O hai un’idea romantica e aspetti il principe azzurro (tipicamente le ragazze) o hai una versione porno in cui cerchi la sborrata galattica (generalmente i ragazzi), in ogni caso rimani deluso.
Poi io non voglio fare la paladina di alcun che, non penso di essere femminista, sono antisessista e vorrei offrire uno spaccato della sessualità femminile, senza pregiudizi, senza tabù o preconcetti.

G: Da cosa dipende secondo te questo atteggiamento con dei pregiudizi? Mancanza di una sana educazione al sesso, ignoranza o anche forse del timore: pensi che questa immagine che alcuni possono vedere di donna aggressiva sia frutto di una ingiustificata “paura” che incute chi semplicemente si esprime senza nascondersi?
Ps: ho immaginato una versione dei Simpson hardcore in cui domina lo slogan “Ciucciami il clitoride”…
M: Paura non credo. Anzi, mi sono resa conto che c’è la fila degli uomini che vorrebbero essere sottomessi e spesso non hanno il coraggio di chiederlo alle loro compagne.
È pura ignoranza, anzi una semi conoscenza distorta. Da chi vengono educati gli adolescenti? I genitori spesso non ne parlano e si nascondono, la scuola se fa educazione sessuale parla dell’apparato riproduttore e degli anticoncezionali, per carità cose sacrosante, ma ti ritrovi a 15 anni a non sapere da che parte iniziare. La società meno che mai. Vidi un intervento di Erika Lust ad un Ted in cui diceva che lei faceva i porno per educare i ragazzi al sesso e che i suoi film li avrebbe mostrati tranquillamente ai suoi figli. Questo bisognerebbe insegnare: consapevolezza e rispetto, non esiste un limite alla perversione (a parte zoofilia e pedofilia e poco altro), parola che comunque ha valenza negativa, tabù, forse esprime meno un giudizio.

G: Tocchi un tasto particolare. Ad esempio, l’unico “discorso” se vogliamo definirlo tale che ho avuto da Madre è stato “Non portarci a casa nessun guaio, capito?”. Ma per spezzare una lancia o un’arancia in favore dei genitori, forse è difficile per chi proviene da un’altra epoca approcciarsi a certi argomenti. Spetterebbe forse alle generazioni successive che ora sono diventate padri e madri fare un passo avanti. Ma credi sia possibile? Oppure oggi le persone sono messe male ancor peggio di un tempo?
M: Mi auguro fortemente di sì! Anche se è difficile generalizzare. Sicuramente internet aiuta parecchio, almeno sul reperimento di conoscenza, sull’aggregare le persone, sulla condivisione di passioni, interessi, ecc. Hai accesso alle informazioni in maniera completamente diversa da un tempo, a un età che una volta era impensabile. Ma tutto ciò non deve sostituire l’educazione al rispetto e alla consensualità, compiti fondamentali da non demandare al web, ma dovere dei genitori, della scuola e della società. Chissà se qui in Italia siamo pronti? Il dibattito di questi giorni sul family day mi fa tremare, ma io sono pronta e nel mio piccolo ci credo tanto.

G: Alla luce del discorso che stiamo facendo sul mondo virtuale, torniamo sull’obiettivo che ti sei posta per il blog di non offrire un semplice intrattenimento ma di ispirare anche riflessioni e lasciare qualcosa di più profondo: ritieni di averlo raggiunto o credi si possa sempre andare avanti, avere una crescita continua? Mi riallaccio anche al discorso che faceva Zeus sull’evoluzione del blogger: c’è una dimensione a cui tendi?
M: Credo fermamente nel kaizen, il miglioramento continuo giapponese, che studiai anni e anni fa sui banchi di scuola!
A parte gli scherzi, non so proprio se sono minimamente riuscita a comunicare cosa sta sotto i post, non voglio essere troppo didascalica, preferisco che i concetti emergano in modo naturale, e poi il blog da raccolta di brevi testi erotici, si è trasformato anche in altro, per non rischiare di essere ripetitiva.
Ho provato a raccontare di me, a mixare testi scritti da altri con qualcosa di mio, a scrivere pseudo poesie, a recensire. Insomma, mi piace molto sperimentare, sempre in tono un pò scanzonato, senza mai prendermi troppo sul serio.
Trovo molto gratificante la collaborazione con altri blogger, scrivere qualcosa a quattro mani, mettersi in discussione, trovare spunti di riflessione, su cui soffermarsi. Lo chiamano il Web 2.0 alla fine si tratta di persone che condividono e partecipano a progetti comuni.

G: Ah, io mi baso molto sul kaizen, la mia vita procede proprio a kaizen di cane!
Ehm, lasciamo perdere.
L’interazione tra blogger è quindi per te importante. Ricevi anche messaggi del tipo “posta del cuore”, come ricordi nella tua presentazione? Non vogliamo sapere i dettagli, ovviamente, incuriosisce sapere che tipo di pubblico hai radunato intorno a te.
M: Devo dire che ne ho ricevuti parecchi e non solo di uomini! Questo è un grande motivo d’orgoglio: attrarre indistintamente entrambi i sessi.
In generale immagino che tutti siano accomunati dalla curiosità di sapere chi c’è dietro Mango. Una squilibrata oppure una persona pensante? Poi parlando di sesso alcuni ritengono (sbagliando!) che sia matematico che la dia via come un frisbee, ma devo ammettere che non mi dà fastidio, non ho mai trovato gente insistente.

G: Adesso però vogliamo sapere di più: sei una squilibrata o no?!
Scherzo! Ma com’è Mango nella vita reale (cose private escluse, ovviamente)? E per rispondere, ti chiedo di prender parte al gioco che ha fatto uscire di testa gli psichiatri di tutto il mondo: raccontati inserendo in frasi di senso compiuto queste parole: guepiere, cicisbeo, bacheca.
M: Ma tu, Gintoki sei curioso come un gatto cicisbeo!
Non posso fare a meno di citare un post spassoso dell’amico blogger Ali di velluto che immaginava chi potessi mai essere:
“A tutti appariva come un uomo disfatto, la pancia sformata dalle troppe bevute, la tuta sempre più lurida, la barba e i capelli incrostati”. (https://alidivelluto.wordpress.com/2015/12/18/il-post/)
Scherzava, ovviamente! Però in effetti scelsi un nick apparentemente maschile perché mi piaceva l’idea dell’ambiguità. Mi ritrovo però poi Avvocatolo, che fa sempre finta di non ricordarsi se sono uomo o donna.
Per rispondere alla tua domanda: sono una donna in guêpière (!) che non sa gestire gli imprevisti, con un lavoro gratificante, che ha voglia di giocare e divertirsi, ha una passione per i viaggi, che non sopporta le feste comandate, curiosa, senza il senso dell’orientamento, con notevoli problemi di memoria, introversa, ma che prova a mascherare bene, alla mano, che non ama essere messa in bacheca, ma strapazzata (mannaia a te, Gintoki che mi fai dire ‘ste cose zozze!).

G: Non è curiosità, lo faccio solo per il pubblico!


(applausi registrati)


Infatti, sempre a beneficio di chi ci segue: hai degli spunti che vorresti offrire loro su cui riflettere in materia di amore & sesso?
Ho detto spunti non a caso: i consigli siam bravi tutti, ma lo spunto (o lo spuntino se viene fame) è da fini divulgatori!
M: Colgo l’occasione per ringraziarti tanto, gatto Gintoki, perché è davvero una bella domanda la tua. Parlare al tuo meraviglioso pubblico è un onore. Però più che spunto, sul quale mi sento poco preparata, perché ognuno sull’amore & sul sesso deve trovare la propria strada, potrei suggerire di concentrarsi sulle spinte e sugli sputi, il resto verrà a… cascata!

G: Domanda per chiudere: se invece dovessi dare dei consigli in materia di cinema erotico, cosa suggeriresti a un pubblico “vergine” in materia (tra tanti aggettivi quale prendo!) per approcciarsi all’argomento?
M: 
L’elenco è interminabile! Quanti titoli potrei citare? Visto che mi piace fare l’originale ne citerò solo quattro: bellissimi, tutti francesi, molto raffinati, su quattro argomenti che mi stanno a cuore:
Jules e Jim, di François Truffaut (1962), sull’amore a tre
Une liaison pornographique (1999), sull’amore tra sconosciuti, su cui scrissi anche un post (link: https://m3mango.wordpress.com/2015/09/28/une-liaison-pornographique-liberamente-tratto/)
Incontri d’amore con Daniel Auteuil (2005) sullo scambismo
La vita di Adele (2013), sull’amore lesbico
Non posso però non ricordare il mitico Clercks (1994) e la citazione ormai passata alla storia su mister ‘palla di neve’. Dopo di che c’è tutta la filmografia del classico porno all’italiana dagli anni ’80 al duemila… ah, no, scusa tu hai parlato di erotico, allora mi fermo qui :).

Signore e Signori, era la divina m3mango!