Ciao Gintoki, trovato casa?
L’ambiente di lavoro ed i compiti che ti hanno affidato sono gli stessi dell’esperienza precedente?
In ogni caso, secondo la mia esperienza personale, eventuali difficoltà logistiche e/o ambientali o di ruoli per nuovi compiti sul lavoro (problemi che penso tu non abbia per le esperienze già acquisite) passano in secondo piano rispetto all’inattività forzata e prolungata. Quindi la tua scelta la condivido, pur avendo personalmente molte difficoltà ad attuarla, anche negli anni della gioventù, per carattere ed impreparazione.
Questa mail potrebbe essere stata scritta dal mio avvocato. Se ne avessi uno.
Invece l’ha scritta mio padre.
Che non è il mio avvocato. L’ho sempre vissuto come un pubblico ministero e ho temuto più volte il suo giudizio.
In chiusura della lettera mi aspettavo un Distinti saluti ma per fortuna non l’ha scritto.
Io e Padre abbiamo sempre avuto un rapporto molto formale. I nostri silenzi sono di una classe impeccabile.
A volte vengo canzonato per il mio essere un tipo composto, un Lord Gintoki. Ma il Lord Gintoki I è Padre. Le nostre conversazioni potrebbero essere benissimo traslate in un’altra epoca.
A tavola, da soli, può capitare che non ci scambiamo neanche una parola. Oppure, che si commenti l’attualità e/o lo sport.
– Lord Wellington è caduto ieri da cavallo giocando a polo
– Lord Wellington è sempre stato inabile alla pratica agonistica e l’unico equino di cui si intende è sua moglie.
Perché tutto va detto tranne che Padre non abbia humour. Anzi, ho ereditato da lui la mia passione per le freddure.
Non ricordo quando le nostre interazioni siano diventate così rigide.
La prima volta che sono partito per Budapest, lo scorso anno, al momento dei saluti all’aeroporto è avvenuto un fatto per me curioso.
Dopo che Madre si era esibita nella veste di Madre del Sud che vede il figlio partire per il fronte
– Figlio mio! In terra straniera! Scrivi! Mangia! Stai attento!
era il turno di Padre. Stavo per dargli (e ricevere da lui) una cameratesca pacca sulla spalla come abbiamo sempre fatto, se non che lui mi ha abbracciato. Per un quarto di secondo, ma l’ha fatto.
Io sono rimasto rigido e impietrito, come quella volta che mi avvicinai a una ragazza che frequentava un corso con me e con la quale avevo già parlato altre volte e le chiesi il numero. Lei divenne una statua di sale come se le avessi chiesto il colore della sua biancheria.
Anzi, come se le avessi chiesto il colore della sua biancheria e se fosse stata così gentile da permettermi di annusarla una volta che se la fosse cambiata.
Mi sono poi dispiaciuto della mia reazione, ma il fatto era che quello slancio da parte di Padre era per me totalmente inaspettato.
Poi mi rendo conto che a modo suo sa trasmettere qualcosa. Ad esempio, rileggendo la mail si evince che mi ha fatto ben due complimenti: la mia esperienza e la mia capacità di adattamento.
Saper leggere Padre è un buon allenamento per me nella vita per saper leggere gli altri anche quando non comunicano apertamente.
E questa, forse, è una bella cosa.
… quello che hai scritto è delicato e dolcissimo… c’è un orsacchiotto sotto quel cilindro, monocolo e bastone da passeggio!!!
( certo che se lo chiami Padre… ) 🙂
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Fa molto romanzo d’altri tempi, non trovi?!
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fa molto bolla prossemica enorme… e sì, anche romanzo d’altri tempi e un gatto con cilindro e monocolo è perfetto!
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… arrivi di soppiatto ( proprio per il gattonGattone che sei…) e io mi stavo per perdere QUESTO?!?!
fan
ta
sti
co!
( però ti facevo bianco… mmmm…)
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Son caduto nel carbone 😀
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Ti capisco, ho un rapporto simile con mio padre. Lui però è un tipo allegro ed espansivo e va d’accordo con tutti, quindi credo di essere un po’ io la causa.
È strano perché da piccolo non ricordo ci fosse questo rapporto tra noi.
Crescere è strano.
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Crescere è molto strano. Ed è un meccanismo subdolo, perché non ti rendi conto: anche io non ricordo fosse così il rapporto quando ero piccolo ma non rammento il momento del passaggio.
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Sicuramente lo è 🙂
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Impeccabile! Sicuramente è un Padre gatto con notevole self control
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Non direi, in realtà. È incline all’irritabile e al nervoso, il controllo lo esercita solo nei rapporti personali
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Una volta, avrò avuto ventidue anni, ho accompagnato mio padre in stazione. Volevo dargli un bacio di buon viaggio e invece lui mi ha stretto la mano e mi ha detto arrivederci……
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Ahahah oddio XD…allora puoi capire…
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Eh già! 😀
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Da qualche anno a questa parte è un cruccio capace di attanagliarmi.
Come fare a farlo sbloccare, come capirlo, come interpretare il suo sopracciglio alzato o il silenzio.
Un po’ come Amelie con suo padre, il contatto basta a stranirmi.
“Ah, quindi sei anche capace di abbracciarmi qualche volta?!”.
Magari solo a Natale eh.
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Dovresti leggere il ciclo di Gormenghast, se non l’avessi già fatto, di Mervin Peake. Sembra di leggere la vita di Titus Groan in questo articolo.
Non hai specificato il numero che volevi. Secondo me ha pensato che le chiedessi il numero di volte che potevi annusare la sua biancheria dopo aver saputo di che colore fosse quando la cambiava.
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Mi metterò alla ricerca, grazie del suggerimento!
E grazie anche per avermi risolto un mistero che mi attanagliava da anni!…Guarda quanti danni può fare il non essere precisi, io in effetti dissi solo “numero”, senza chiarire di che tipo. Ah com’ero disattento e impreciso!
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Ma con il tempo puoi risolvere tutti i mali! Lewis era un appassionato di Peake, che tra l’altro era anche poeta e pittore.
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Però hai invertito l’ordine delle raccomandazioni di Madre. Erano:
mangia!
stai attento!
scrivi!
In questo esatto ordine. Vero? 😀
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Hai perfettamente centrato il punto XD…ed è tutto vero, tra l’altro, non ho inventato niente.
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I rapporti coi padri di una certa generazione sono spesso difficili da gestire. Leggere tra le righe è un ottimo allenamento.
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Mi chiedo come saranno i padri di nuova generazione…
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Noi padri di altri tempi vi amiamo con discrezione, senza mettervi in difficoltà con imbarazzanti smancerie.
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Ineccepibile, certo.
Solo che poi sorge l’imbarazzo in senso opposto, cioè il figlio si sente obbligato anch’esso alla discrezione.
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Anche una mail, fredda e formale, può essere vista come il tentativo, un po’ sgangherato forse, di cercare un approccio.
Se non ti avesse scritto non sarebbe stato peggio? 🙂
In bocca al lupo per la tua seconda avventura in terra straniera.
(p.s. Hai mangiato? 😊)
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Crepi!
Sì, ho mangiato .__. uff
ahaha
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Vedo che condividiamo la stessa tipologia di Padre, devono averli prodotti nella stessa fabbrica e nello stesso periodo. Però mio padre non mi scrive nemmeno le email, in ogni caso sono cerca che se lo facesse sarebbero come questa.
E quella sensazione da statua di sale la conosco fin troppo bene!!
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*certa. Maledetti cellulari.
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C`è una fabbrica, forse ormai abbandonata, del Padre formale. Ci sarà ancora qualche esemplare nel cellophane lì in attesa…
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Ma in realtà stanno benissimo lì per conto loro, nel cellophane, dove si sentono più a loro agio!!
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