Non è che lo squalo fedifrago si trovi la manta

Si dice che la mela non cada lontano dall’albero.


A meno che il terreno non abbia un declivio e la mela non rotoli via, ovviamente. 


Non ho mai conosciuto mio nonno paterno. Anche se era ancora vivo quando io venni alla luce.

Di lui so poco e niente. Ciò che conosco l’ho messo insieme negli anni attraverso i resoconti spontanei resi da mio padre. Siamo molto simili io Padre: tendiamo a fornire tutt’al più dichiarazioni spontanee, mentre più sovente non parliamo affatto.

Io sono andato anche oltre e, dato che tutti vogliono il figlio dottore, per far contento il babbo mi iscrissi sin dalla giovane età alla facoltà di non rispondere.

Vorrei saperne di più sulla storia familiare.
Mi sembra di non avere una risposta personale a un interrogativo esistenziale dell’essere umano: da dove vengo?

Eppure non ho mai chiesto a mio padre da dove io provenissi, a parte l’ovvia storia delle cicogne che si accoppiano sotto i cavoli.

Ho il timore di invadere una sfera delicata: quella del rispetto del dolore.

Un dolore del quale ho messo insieme qualche frammento attraverso i già citati resoconti spontanei. Un dolore fatto di stenti, di soprusi, di abbandono subìti da mio padre e i suoi fratelli da parte di mio nonno.

Il nonno, dopo aver sperperato il denaro in una vita godereccia, se ne andò con un’altra, dalla quale ebbe due figli, un maschio e una femmina.

Seppi di avere uno zio in più soltanto 17 anni fa. Quando ne persi un altro per un infarto. E me lo presentarono in modo conciso e secco: Questo è un altro zio della famiglia Gintoki. Nessuna altra spiegazione.


L’altra zia acquisita invece l’ho incontrata soltanto l’anno scorso.


Con gli anni, lui si è molto avvicinato alla nostra famiglia. Siamo diventati suoi confidenti, ci ha presentato ogni volta le ragazze cui si accompagnava, rischiando sempre di farci fare brutte figure perché se ogni volta ne arriva una nuova tu rischi di sbagliare nome perché eri rimasto a quella precedente.

Fortunatamente – e furbescamente, direi – se le è sempre scelte con nomi molto diversi. Non come mio cugino, un Gintoki anche lui, che è passato da Michela a Marilena a Milena. Fortuna che ha sposato quest’ultima e la sequenza è finita.


O ha sposato Marilena? Non mi ricordo più.


È sempre stato un po’ sventato. Lo zio acquisito, intendo. Spendeva e spandeva il denaro guadagnato con le missioni all’estero con l’esercito. Cambiava un’automobile all’anno. Fatti suoi, come è ovvio.

Poi anni fa ha conosciuto una ragazza e, come si suol dire da queste parti, ha messo la testa a posto.


E io mi chiedo sempre perché tenere la testa a posto sia uguale all’incontrare una ragazza e sposarsi. Forse per caso io vado in giro come il cavaliere de La leggenda della valle addormentata (Sleepy Hollow), senza portare nulla sul collo, perché a trent’anni non sono, come sempre si suole dire, accasato? Misteri (e non di Sleepy Hollow).


Gli anni son passati nella normalità.

Almeno così sembrava.

Un giorno, come un fulmine a ciel sereno, veniamo a sapere dalla moglie che lui, dopo un furioso litigio in cui le ha mollato un paio di schiaffi, se ne è andato di casa.

Non le ha lasciato soldi, ma solo dei saldi da fare: conti, conti e ancora conti.

A detta della madre di lui, lei lo teneva a stecchetto, impedendogli di godersi la vita. Non lo faceva più respirare.

Qualche settimana dopo l’hanno visto a braccetto con una molto più giovane. Lui respirava ancora a fatica, infatti lei gli praticava la respirazione bocca a bocca.

Adesso sarà questione di avvocati.


Di questa storia conosciamo soltanto la versione di lei, che qualcuno potrebbe considerare suscettibile di tutti i dubbi o le esagerazioni del caso: io invece pongo l’accento sul fatto che lui, anche quando ha compiuto altre cazzate, è sempre venuto a confidarsi dal nostro lato della famiglia mentre questa volta è completamente sparito dalla circolazione: questo la dice lunga su quanto sia stato breve il moto di caduta dall’albero di una tale mela.


E qui ho pensato che per il momento potrei trattenere la mia curiosità e non chiedere ancora nulla a mio padre. Perché credo che questa storia, seppur più soft, ricordi una già accaduta.

19 Pensieri su &Idquo;Non è che lo squalo fedifrago si trovi la manta

  1. … io ho scoperto dopo dieci anni che lavoravo con una persona ( diventata col tempo una carissima amica) che siamo legate da fili familiari lontani ma non troppo…
    ci sono mele che non cadono, altre che rotolano e altre ancora che cadono vicino ma fanno un albero per i fatti loro…

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  2. Ah se solo il nonnino si fosse deciso prima a liberarsi avrebbe avuto più tempo per godersi la vita. Peccato che si capiscano certe cose troppo tardi purtroppo. Prima ci si rinchiude dentro un legame che si restringe sempre di più e poi si sogna la vita. Meno male che c’è sempre tempo per ricredersi 🙂

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    • Se il nonnino si fosse deciso prima si sarebbe goduto la vita e probabilmente se la sarebbero goduta meglio anche mio padre e i suoi fratelli, invece di subìre gli abusi e le privazioni da parte sua.

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      • bè, una volta non era tanto normale pensare a se stessi e si era schiavi di certe tradizioni, per questo posso capire magari che tuo nonno si sia trovato in quella situazione “subita” e che non abbia avuto prima la forza di uscirne. Purtroppo però ancora oggi, anche se non si segue più una certa tradizione, succedono cose del genere, e il guaio è che non si capisce mai in tempo ciò che è meglio per sè prima di fare danni ad altri. Nella vita tutti possiamo sbagliare e non credo che tu possa stare meglio condannando tuo nonno. Il perdono alcune volte è la migliore cura per il rancore che ci tiene incollati ad un passato che ormai è passato.

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      • Spero per te che nella vita non farai mai errori ma giudicare il comportamento di un’altra persona non è proprio una cosa carina. Io non conosco tutta la storia, è ovvio che mi baso solo su quello che hai scritto e se non ti piace quello che ho detto sei liberissimo di cancellare tutto. Ma forse quando crescerai capirai che ci sono situazioni interiori di cui non ci si rende conto nemmeno quando si fanno danni agli altri, ma non si può fare altrimenti, per dei motivi che non sto qui a spiegarti. Io non so se vedi ancora tuo nonno ma spero che gli darai sempre una chance e darai sempre una chance a te stesso anche.

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        • Non mi va di approfondire raccontando cose che appartengono strettamente alla mia famiglia (e di cui, ripeto, so una piccola parte per quel pudore verso il dolore di mio padre), quindi ti prego di credermi sulla parola se ti dico che sei in errore (in buona fede) o forse io nel mio vago resoconto non sono stato molto esplicativo nel rendere la situazione.
          Quello che mi sfugge infatti è perché nel tuo commento quello da essere compatito sia mio nonno.
          Lui la vita se l’è goduta.
          E non debba essere compatita la nonna che ha cresciuto 4 figli (di cui una con la leucemia e spentasi poi a 40 anni, quindi in totale la nonna ha visto andarsene due figli) tra gli stenti perché il “nonnino” i soldi li spendeva per divertirsi.

          Mio nonno non c’è più da una ventina d’anni, credo.

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          • Scusa ma io sono abituata a non giudicare mai un “cattivo” per quello che ha fatto agli altri ma solo a se stesso. Poi ovviamente non mi aspetto di sapere tutta la storia ma dico soltanto che le vittime sono sempre tutte, sia i cattivi che i buoni, ma questo è solo il mio punto di vista personale. Io non scrivo cose tanto per dire ma solo per esperienza e posso anche dirti che io ho iniziato la mia vita subendo la “violenza” di un adulto ma ho sempre cercato le ragioni di quella violenza e forse dopo tantissimi anni ho potuto perdonare quell’uomo che ha fatto del male anche a se stesso quando ha abusato di me. Per questo dico che le vittime non sono solo i buoni. Ma ripeto, è solo un mio punto di vista personale questo. Tu la storia l’hai vissuta dalla tua parte e hai tutto il diritto di scriverla come la senti. Io ho solo dato il mio punto di vista personale.

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            • In realtà se vedi non l’ho posta in materia di cattiveria o odio: sono partito da due considerazioni, la prima è che ci sono dei buchi che vorrei riempire nella storia familiare ma che non mi sento di farlo, la seconda è che delle storie si ripetono.

              Apprezzo ogni punto di vista espresso, è il motivo per cui scrivo. Non per un “like” che è asettico e privo di argomentazione. Quindi hai fatto benissimo a dirmi ciò che sentivi 🙂

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  3. Gin, consiglio da amico? Fatti i cazzi tuoi e aspetta il momento in cui lo porterete a spalla (so che comprendi, fratammè).

    Gente così trascende a fregare la morte e, nel caso citato, sulla pelle altrui. Certo, concordo nel sentire prima entrambe le campane e poi farsi un’idea, ma sembra proprio il classico “fareniello”; e se lo é – e questo solo tu puoi saperlo, e come prima ti consigliavo tienitelo per te – c’è poco da parlare ancora.

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Si accettano miagolii

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