Del riflusso e altri conati

Considerazioni sparse su tovaglioli di carta.

La solidarietà per i tragici eventi in Sardegna proviene anche da persone la cui casa non sarebbe/non era a norma. Ricordo quando dalle mie parti, anni fa, il Sindaco diede inizio ad abbattimenti di edifici abusivi: rivolte, minacce di ritorsioni.
La gente dice, non priva di una certa logica, ma come, ce le avete fatte prima costruire, ora ce le volete buttare giù?
Allora che si fa?
E paghiamo, suvvia!
Fin quando non sussistono rischi idrogeologici non dico sia accettabile, ma quantomeno condonare non si trasforma in un concorso in strage. Ma invece sembra che il condono sia un’immunità totale, come se Madre Natura agisse come l’Angelo della Morte biblico, che sterminò i primogeniti egiziani ma risparmiò quelli ebrei, perché le loro case erano marchiate col sangue di agnello. Ecco, secondo alcuni la natura dovrebbe agire in questo modo, controllare prima se le case abbiano pagato e quindi passare oltre.
Il mio pensiero va agli agglomerati urbani arrampicatisi sul complesso vulcanico Somma-Vesuvio.

Telefono per chiedere informazioni sullo stato della mia pratica. Mi passano una persona con un rapporto conflittuale con la sintassi che mi dice che, sì, stanno esaminando le documentazioni, ma sono molto indietro. In alto mare, direi io. Anzi, staranno tentando di buscar el Levante por el Poniente, quindi si attendono tempi mooolto lunghi.

Qualche settimana fa ho violato una delle verità nella mia autopresentazione: quella in cui affermo che mi piace l’alcool, in tutte le sue espressioni. Purché siano di qualità. Ecco, qualche settimana fa, dicevo, ho partecipato a una festa di laurea e ho bevuto (e tanto) cose che come qualità sarebbero andate bene per spurgare i bagni del Maracanà durante il concerto dei Rolling Stones. Non ne vado fiero, no all’alcool sì a Valsoia eh. Ero un po’ giù di corda e poi si preannunciavano donne ubriache. Che ci sono state. Peccato che ho rammentato che le donne ubriache mi mettono ancor più tristezza, come quelle che fumano volgarmente e quelle che parlano in dialetto (e guarda caso erano presenti tutte e 3 le tipologie insieme!), quindi ho abbracciato la mia nausea e addio.
Rimedi per riprendersi il giorno dopo, rigorosamente in quest’ordine e non tutto insieme ma a intervalli:
1) Acqua calda e succo di limone;
2) Fette biscottate e miele;
3) Una banana.
Calmano lo stomaco e ristabiliscono equilibrio nel corpo.

Mia madre è precaria. L’anno scorso dove lavora hanno provveduto a una stabilizzazione delle dipendenti, anche se ne erano rimaste fuori tre. Tra cui mia madre, ovviamente. La garanzia era che l’anno venturo (ossia questo) si sarebbe provveduto a sanare anche le restanti posizioni. Ora la novità è che La Fondazione non ha i fondi per farvi il contratto e il Comune non ci dà una mano. Per caso quello stesso Comune che spende e spande soldini per feste e festività a imitazione delle feste più grandi organizzate in grandi città, probabilmente colto da invidia del pene? Quelle feste composte da 4 bancarelle in croce dove in una trovi le maglie del Napoli (false), in un’altra l’immancabile venditore di torrone esausto stagionato vent’anni, in un’altra ancora chincaglieria cinese e così via? Quello stesso Comune che ha avuto la geniale idea di abbattere delle panchine di pietra (giustamente i simboli del precedente potere vanno eliminati) solo per piazzarne altre di legno appena comprate? No, forse mi confondo.

Una persona mi ha detto che soffro due volte. La prima per ciò che sento, la seconda per quello che non esprimo.

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Si accettano miagolii

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