Solitudine, chi sei

Solitudine la vana attesa del treno al binario 2,
un ciuf ciuf malandato, affollato, ritardato;
e ripensi ai progetti Grandi Stazioni
e ti chiedi a noi Piccoletti ormai chi ci pensi più;

Solitudine il parcheggio non nato immediato
l’impazienza del gigante alle tue spalle
la lista di onorati avi che gli rammenti
e la sosta a cui rinunci per irritazione;

Solitudine una asettica sala d’aspetto
un centro espiantato da una base X-Men,
a te affidato il ruolo della X, l’ignoto
amici dello specialista a tassametro ti scavalcano;

Solitudine la convenzionale opinione comune
eleva le persone per un Avv., Cav., Dott., Ing. avanti al nome,
salvo profondersi in sbigottimento e incredulità
quando son svelati i loro pederastici prudori;

Solitudine i tuoi messaggi in orari improduttivi,
contatti di educata compagnia
di noia trasmessa come influenza
nell’attesa che ti si asciughi lo smalto sulle unghie;

Solitudine la tua preoccupazione nei miei confronti
che ti preme solo di un’altra tacca al letto
subodorato il tutto prendo le distanze
e non mi chiedi più manco come stai

Solitudine due occhi felini che denudano il cuore
un sussurro sfiorato all’orecchio
e poi una enorme scritta NO FLY ZONE
perché è già classificata come territorio interdetto;

Solitudine il gioco sulla pelle
vestiti che scivolano via
la mente che non si trova più
annegando nel rimorso;

Solitudine, ma chi minchia sei?