Ho comprato un dado di burro al supermercato, ma giunto a casa ho scoperto di aver preso del lievito.
Com’è possibile confondersi? Allego foto del reperto, per dimostrare che non si può dedurre dal suo aspetto cosa sia.
Mi son chiesto cosa potessi farci. Dei dolci, probabilmente. Se imparassi a farli.
Oppure del pane.
Mi sono ricordato di quando da piccolo aiutavo i miei nonni a fare il pane, nel forno a legna di casa. Era una produzione per consumo casalingo, nell’ottica di un autarchismo tipico delle famiglie di un tempo, che in casa preparavano conserve, vino e quant’altro.
Il mio contributo, importantissimo, consisteva nel setacciare la farina. Dopo l’arduo compito, mi ritenevo in diritto di prendere di mira una forma di pane appena sfornato e, col dito, scavarne l’interno da un lato più morbido per rubarne la mollica ancora calda. Spesso dell’intervento stile “Banda del buco” gli altri se ne accorgevano soltanto una volta a tavola.
Nel forno a legna non si cuoceva soltanto il pane. Trovavano posto anche pizze preparate con lo stesso impasto, qualche pietanza, buoi muschiati, taralli dolci. Anche questi ultimi, non appena sfornati, erano oggetto dei miei furti. Che poi il tarallo dà il meglio di sé quando si raffredda, mentre appena uscito dal forno è ancora morbido dentro e si rompe. Il compiacimento del mio gesto risiedeva però proprio nell’atto arraffatorio stesso, nel mettere le mani per primo sul prodotto del forno e andare in shock glicemico annusando gli odori che provenivano dal suo interno.
Ora quel forno è in disuso da molti anni, ormai. Lì dentro ci vive un gatto. E ogni volta mi genera equivoci dire “Ho un gatto nel forno”.
Quando mi perdo in simili ricordi mi sembra di invecchiare.
Anche perché è un attimo poi che scatti il pensiero “Ma che ne sanno i bambini di oggi, con l’Ipad in mano che non sanno nemmeno come sia fatta una gallina”.
Le galline puzzano. E io ho passato pomeriggi a lavarmi le suole delle scarpe perché ogni volta che il pallone finiva nel loro recinto dovevo andare a recuperarlo.
A nulla serviva saltellare come un soldato che prova a scansare le mine antiuomo.
Almeno l’Ipad non sporca!
Le galline sono antipatiche. Da nonna andavo sempre a recuperare le uova nella loro casetta e che schifo..cioè,lo so che escono da lì ed è inevitabile si sporchino, ma dovevo toglierci gli sgagazzamenti prima di portarle in casa.
E mia madre mi diceva sempre “attenta ai pidocchi delle galline. Non vestirti di bianco che li attira”.
Cioè allora vacci tu a recuperare le uova.
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Ahahah ora che ci penso non mi hanno mai avvertito dei pidocchi delle galline. Anzi, me le facevano pure prendere in mano. Che incoscienti!
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Rubare le pietanze in corso d’opera è un piacere sublime. Ricordo ancora certi mal di pancia da scorpacciate di ravioli crudi sopportate con orgoglio e fierezza per l’impresa realizzata. I gatti si sa che occupano i posti migliori.
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Oddio il raviolo crudo è uno step eccessivo per me, ma il gusto del furto mangereccio è questo e altro.
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… ti svelo una notizia… esistono ancora bambini che hanno ben presente come son fatte le galline, ci si sporcano nei loro pollai, sanno che la frutta non cresce in vaschette di plastica… esistono e sono la meraviglia del mondo 😉
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Salvateli, allora! Fatene specie protetta affinché non si estinguano!
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Non si estingueranno… E un giorno, conquisteranno il mondo!! 😀
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Puzzano molto.
Quel nome fa pensare a burro piú che a lievito, però effettivamente è un parallelepipedo. Come il burro.
Ieri ho mangiato una cotognata spettacolare, a proposito di autarchismo.
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La cotognata autarchica non può che essere spettacolare.
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Imprescindibile!
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Non ho capito come si scarica una gallina su iPad, ma continuo a provare. Nel frattempo, a proposito di parallelepipedi:
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Per Giove!
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Non è Giove, è un corpo gommoso. Probabilmente l’occhio di Dio.
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Speravo fosse un occhio di bue!
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Beh, qui siamo al limite del blasfemo. Mi scanso per evitare l’eventuale fulmine.
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ottima scusa per imparare a fare la pizza, no? 😉
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Naa, non mi azzardo…forse.
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Azzarda invece, che se impari a farla hai svoltato!!
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Potrei mettermi in attività…tanto che ne sanno qui. La pizza la prendono dal kebabbaro!
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Capito!?! E poi immagina che bella figura fai se inviti una bella pulzella e le cucini la pizza… è fatta!
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Mi ricordo quando in giappone una autoctona pensava che le avrei insegnato a fare la pizza, visto che ero di Napoli.
Cioè un po` come se le avessi chiesto Beh insegnami il judo, allora!
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Magari lei il judo lo conosceva. Hai provato a indagare?
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Cacchio…che occasione persa!
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Nonvedo la foto però 😦
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Adesso?
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Ora si 🙂
(avevo letto budapork)
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io alle galline tiravo i sassi, per vederle volare. le risate! ma che ne sanno gli ipad! 😀
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Che cattiveria!
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Si… ma erano cosi divertenti! 😀
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Non ti è venuto il sospetto che un dado di burro di quelle dimensioni è ridicolo?
Suvvia sarebbero 20 g! Quanto basta per una pastasciutta… che gli ungheresi non fanno, credo.
Il lievito lo usi per la pizza, il pane, oppure ne sciogli mezzo cubetto nello yogurt la mattina: il sapore non aiuta, ma la pelle ne beneficia parecchio!
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In verità ne ho visti anche di più grossi (non mi riferisco al panetto, ma proprio al dado-che poi fa da parallelepipedo): quindi o cucinano con tantissimo burro o…boh!
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Intendevo che quello è un cubetto piccolo, per essere burro.
Per me il burro è almeno in panetto da 250 gr!
Però io sono nordica… credo che la Cuoca Maestra, in quanto napoletana, non abbia un grammo di burro nel suo frigorifero. A parte quando deve fare la pastiera.
Per me sarebbe stato evidente che quel cubettino non era burro, nonostante la barriera linguistica.
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Ah, ok, pensavo dicessi è troppo grande per essere un dado di burro. Ecco, i punti di vista culinari 😀
No, in vendita ci sono anche le porzioncine piccole, i dadetti appunto, io compro quelli da 20 grammi. E pensa che le divido a metà quando le uso e una parte la riavvolgo nell`incarto per utilizzarlo un`altra volta!
Questa volta non avevo trovato la marca che uso e mi ero fiondato su quest`altro…
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in pratica non senti nemmeno il sapore!
che ne fai di 10gr di burro?
ops… no scusa, non voglio saperlo!
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Beh c`era una famosa scena in Ultimo tango a Parigi con questo ingrediente…ahaha
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ecco appunto
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