Non è che pensi di vivere inchiodato a un muro perché ti senti un fissato

Posso ritenermi contento di vivere una vita tutto sommato senza preoccupazioni e, in effetti, esternamente sembro tale.

Eppure ci sono momenti, quando mi trovo da solo, che sono assalito da inquietudini varie. Vorrei delineare la classica immagine dei pensieri che arrivano quando sei a letto e spegni la luce, in realtà molto spesso dopo aver spento la luce prendo sonno e basta.

Ultimamente va detto che invece i pensieri vengono a trovarmi tra le 2 e le 3 di notte durante un risveglio notturno. Probabilmente rincasano in quel momento da chissà quale bisboccia, festino o evento e hanno ancora la scimmia addosso che svegliano me e mi tengono 1-2 ore con gli occhi spalancati.

A parte questo, le inquietudini mi prendono durante il giorno in momenti di attività ad attenzione delocalizzata.


Chiamo attività ad attenzione delocalizzata quelle in cui non c’è bisogno di profondere chissà quale concentrazione, in quanto il cervello le ha delocalizzate ad aree non a nostro diretto controllo, permettendoci di svolgerle in modalità automatica. Esempi possono essere lavarsi i denti, guidare un mezzo, lavare i piatti, ecc.


Ci sono cose che mi spaventano. Come il fatto che il tempo scorra sempre e solo in una direzione. Ammesso che il tempo esista. Chiamiamo tempo solo il fatto che vediamo le cose crescere, invecchiare, morire. In pratica identifichiamo il tempo con lo strumento che lo misura: la vita.

Penso che ogni giorno i miei genitori invecchiano e io non posso farci nulla. Penso che sono figlio unico e un giorno avranno bisogno di me e non potrò trovarmi lontano. Penso che cosa potrebbe succedere se io mi ritrovassi invece in quel momento ad aver bisogno di loro perché non ho un lavoro fisso, non ho una casa fissa, non ho un telefono fisso e sarò ancora pieno di fisse. E anche se nessuno me lo dirà io penserò che sarà colpa mia.

Penso che questi sono i problemi che si pongono tante altre persone e penso allora come si possa sopravvivere tenendosi tutto dentro di sé perché “Eh sì, mò è arrivato lui, il signorino dice di avere dei problemi!” e io non voglio sembrare Signorino anche perché non sono più Young e non ho intenzione di riempirmi di scritte in faccia.

Penso che ancora non ho capito chi sono, se sono una brutta persona o meno. Non credo di esserlo, eppure delle volte mi sembra di recitare soltanto il ruolo dell’educato e gentile e mi sento insofferente, come un attore di una serie tv prorogata all’ennesima stagione che accetta di interpretare la parte solo in cambio di un aumento del cachet.

Io mi accontenterei di un cachet, ogni tanto. In blister monouso.

Non è che il cantante bugiardo dichiari il falsetto

Essendo poco avvezzo a frequentare i centri commerciali mi capita di prendere abbagli come quello di oggi.

Sono passato davanti a un negozio che aveva “sport” nel nome: Tizio Sport.

Ho pensato vendesse materiale da sportivisti e quindi sono entrato. Poteva scapparci qualche incauto acquisto, magari un costume da nuoto con una pinna di squalo, tanto per.

Invece all’interno ho scoperto che vendeva solo volgare abbigliamento casual,  di quello tanto volgare che senza mostrare qualche oscena banconota da 100 non puoi acquistarlo.

Perché allora mettere “Sport” nel nome? Per attirare i gonzi (come me)?

Viviamo in un mondo di falsità.

Ho frequentato ristoranti che hanno ceduto alla moda di propinare il sale dell’Himalaya accanto alla bistecca. Anche se ho sempre creduto che chi mette il sale sulla carne sia una brutta persona, qualche volta ho ceduto, attratto dalle decantate meraviglie di questi granelli di salgemma che viaggiavano per migliaia di km fino ad arrivare a tavola.

Finché un giorno ho scoperto che tale sale non viene affatto dall’Himalaya e non ha niente di particolare. Semplice salgemma con ossidi di ferro. Ruggine per noi gonzi.

E so che alla fine tutti staranno pensando al quel che è il più grande inganno dei nostri tempi e cioè il push up, ma io dopo aver toccato con mano la questione sono giunto alla conclusione che è una falsa falsità. Trattasi infatti non di inganno ma di abbellimento e cura del sé. È come mettersi il deodorante. Rende più piacevoli. Soprattutto in un treno affollato alle 7 di mattina. Nessuno mi verrebbe a dire che sto ingannando qualcuno perché la mia ascella in realtà non sa veramente di tetracloributani atropici che fingono di essere muschio selvaggio delle foreste norvegesi.

È questo semmai il vero inganno, perché nessuno si metterebbe mai del vero muschio sotto le ascelle: che ipocrisia!