Non è che i Puffi siano azzurri perché del Napoli

Sono sempre stato per lo più uno sportivo da divano. Da adolescente mi limitavo alla partita di calcetto del sabato, appuntamento fisso per garantirsi di avere durante la settimana seguente un trauma contusivo/distorsivo di cui vantarsi. Anni dopo ho iniziato con la corsa ma non è mai stato un amore tra di noi. Era più un rapporto di convenienza: sto con te per tenermi impegnato.

Poi è arrivato il nuoto, poi la palestra. Attualmente mi divido tra nuoto e kickboxing e aspetto di riprendere, se la bella stagione finalmente arriva, corsa/ciclismo.

I veri ciclisti o i veri runner escono con qualsiasi condizione climatica. Ma qui subentra in me quel discorso di sportività da divano, dove ci si entusiasma per una Parigi-Roubaix sul pavé nel fango e nel letame di vacca o un Passo Pordoi al Giro d’Italia in mezzo alla neve ma non si imiterebbe mai una cosa del genere.

Lo sport davvero mi emoziona. A volte, quando voglio crogiolarmi in piacevole commozione positiva, rivedo il video di qualche impresa: un oro della Pellegrini, il mondiale di Zolder di Cipollini 2022, la 4×100 di atletica di Tokyo 2020 (che poi era 2021).

Siamo abituati, in genere, a differenziare tra sport più puri, onesti o nobili e il calcio; sia perché quest’ultimo è quello con più danaro e interessi economici, sia perché identifichiamo il calcio con una parte di suoi sostenitori: fanatici, violenti, xenofobi.

In realtà nessuno sport è immune dai mali della società. I peggiori disonesti, imbroglioni, scorretti si possono ritrovare tra gli atleti di qualsiasi disciplina. Tra l’altro non sono sicuro che alcuni atleti di altri sport sia delle persone migliori con cui avere a che fare rispetto a un calciatore. Alla fine sono tutti esseri umani, noi assistiamo ai loro sacrifici, alle loro sconfitte e alle loro vittorie, alle loro gioie e i loro pianti come fossero attori sul palco di una tragedia. Perché lo sport è una tragedia greca, attraverso gli atleti noi viviamo la nostra purificazione.

Indubbiamente almeno nella nostra società è il calcio il maggior veicolo di passioni e pulsioni: c’è chi nel difenderlo scomoda Pasolini, io lo lascerei comodo invece perché – poveretto – già troppo spesso viene chiamato in causa e mi chiedo, se fosse vivo oggi, quante persone realmente che lo tirano in ballo sarebbero sue fan.

Tra le passioni di massa il calcio resta (non so per quanto tempo) con le sue sacche di resistenza ancora un qualcosa di genuinamente viscerale, laddove altri sport danarosi e blasonati come il basket NBA o la F1 sono più che altro in gran parte uno spettacolo per ricchi annoiati.

È per questo che per me vedere lo scudetto del Napoli è assistere e partecipare a una grande comunanza di questa visceralità positiva, da anziani a bambini, ragazze e ragazzi, lì, insieme, gioiosi e felici della medesima cosa e che trovano un’identità e una dimensione diverse da quelle, divisive, create dai ruoli della vita quotidiana: famiglia, lavoro, scuola, eccetera.


Credo che sociologi diversi si siano dedicati ad analizzare questi fenomeni: lascio a Google o a ChatGPT trovare materiale esplicativo.


Ed è solo ed esclusivamente questo il senso da attribuire all’evento, laddove la retorica e chi la esprime vogliono infilarci discorsi sociali di riscatto: perché, chi ci ha sequestrati?

Tutto questo per dire che in mezzo a questo teatro di purificazione e autoaffermazione mi son commosso e ho pianto. Io sono qui, io sono con gli altri, noi siamo.


Restando sul discorso sociologico, tutto questo che viene percepito sia dai suoi partecipanti che dai suoi detrattori come una forma di esplosione ribelle (in positivo per chi festeggia, in negativo come caos dell’ordine quotidiano per chi la odia) è in realtà quanto di più conformista ci possa essere: viviamo in una società che da un lato reprime le nostre pulsioni, dall’altra, tramite l’utilizzo dei professionisti dello sport, ci permette di viverle con dosi di intrattenimento. Ma di qualcosa bisogna pur farsi.

E voi cosa volete?
Di che cosa vi fate?
Dov’è la vostra pena?
Qual’è il vostro problema?
Perchè vi batte il cuore?
Per chi vi batte il cuore?
Meglio un medicinale
O una storia infernale?
Meglio giornate inerti
O dei capelli verdi?


Non è che un esame ti riempia di fiducia perché ti dà il credito

Giovedì ho sostenuto l’ultimo esame. Ora manca solo il tassello finale, la seduta ad aprile (certo, in mezzo ho una tesi da completare).

È una bella soddisfazione e anche una liberazione. Anche perché questo esame l’avevo rimandato a lungo: doveva essere il primo, poi pensai di riprovarlo l’anno successivo (cioè l’anno scorso), e, alla fine, è diventato l’ultimo.

Mi sono reso conto che portare avanti un percorso di laurea, per il me stesso attuale, è un po’ faticoso.

Fin quando si tratta di preparare esami in forma scritta, ricerche, presentazioni, tesine eccetera riesco a conciliare l’attività con il resto della mia vita, anche perché per scrivere qualcosa basta anche una mezz’ora al giorno. Tra l’altro, come ho già raccontato su questo blog, mi capita durante il giorno mentre sto facendo altro di pensare a quel che devo scrivere – sia un post di cazzeggio qui sopra o una ricerca – e, quando mi metto davanti al pc, devo solo trascrivere quel che avevo in mente.


Delle volte appartenere alla specie dei rimuginanti, quelli col cervello diviso in omaso, abomaso e rumine, ha i suoi vantaggi.


Prendere in mano un libro da 600 pagine da conoscere a fondo mi è invece impegnativo. Tra il lavoro, lo sport, la gestione di una vita di coppia e di una casa, non basta aprirlo per mezz’ora al giorno come fosse un testo di narrativa. Mezz’ora mi serve giusto per concentrarmi, mi ci vorrebbero 3 ore in cui avere la certezza e la tranquillità di non avere altro da fare. Cosa che, mi son reso conto, attualmente non ho.

È quindi per questo sono ancor più soddisfatto del risultato. Nel 2020 quando decisi di prendere una seconda laurea, in storia, lo feci un po’ per sfida, un po’ per hobby, un po’ per passione. Un po’ perché se a settembre di ogni anno non inizio qualcosa mi sento demotivato. Non nascondo a tratti mi sia stata di peso questa scelta, per il discorso di sopra. Però sempre meglio far qualcosa che piace che ricevere un calcione, diceva il saggio, quindi il senso è: non ti lamentare o riceverai un calcione.

Diciamo però che studiare lo metto nella lista delle “Cose divertenti che non farò mai più”. Per ora.

Non è che ti serva una cassaforte per i gioielli di famiglia

Mi sono iscritto in palestra.
A dirla tutta io e M. cercavamo un posto poter tirare qualche pugno e qualche calcio a un sacco: lei voleva riprendere kick-boxing, a me piaceva l’idea di provare qualcos’altro rispetto alla piscina, senza abbandonarla.

E poi un abbonamento può risultare più economico che farsi la doccia nel proprio bagno, di questi tempi.

La palestra vicino casa è di quelle aperte dalle 7 alle 23 e ha le formule entra quando vuoi e fa’ quel che vuoi. Sembra un ambiente tranquillo. Non ci siamo rivolti a una palestra di pugilato e/o arti marziali specifica perché cercavamo qualcosa di soft. In genere sono piuttosto cattivi e incazzati gli istruttori di pugilato e/o arti marziali.

La prima settimana un giorno abbiamo sbagliato corso: pensavamo si tirassero pugni ai sacchi e invece ci siamo ritrovati con uno su un palco che, a ritmo di musica, ti incita a mosse di pugilato, taekwondo, muay thai colpendo l’aria come fosse air guitar. Le famose air marziali. Qualche dubbio sull’impostazione del corso l’ho avuto quando, presentandoci prima all’istruttore, lui ha parlato del rilascio della sua prossima release di brani. E io mi chiedevo se fossimo a fare sport o a un Dj set.

Non è stato proprio quel che fa per me, per due motivi:

1) Ascoltare uno che, sempre sorridente per tre quarti d’ora perché deve per contratto trasmettere entusiasmo, grida E…salto! E…calcio! Siete dei guerrieri! Questa è la vostra sfida! mi crea molto fastidio.
2) Va bene che il fine è solo bruciare calorie ma usare delle mosse molto tecniche senza preoccuparsi di far curare l’impostazione non mi sembra molto indicato. E ci si può anche far male se non eseguite correttamente.

Frequentando invece la sala attrezzi ho fatto poi un paio di considerazioni.

La prima è che tanti adolescenti, ragazze e ragazzi, oggi si pompano. Ai tempi in cui andavo al liceo chi faceva sport praticava o nuoto o pallavolo. Qualcuno calcetto, qualcuna danza, ma non c’era molto altro.

Oggi ci sono 15enni con gli addominali di Cristiano Ronaldo. Cristiano Ronaldo di oggi, perché non credo a 15 anni fosse così strutturato.

La seconda considerazione riguarda gli spogliatoi maschili. Più che altro sulla questioni dei pendagli.

In piscina ho notato c’è molta discrezione sui pendagli: ci si cambia sia prima che dopo con l’accappatoio addosso. A me non frega niente e faccio senza anche perché lo trovo scomodo.

In palestra invece si gira tranquillamente per gli spogliatoi con il proprio pendaglio all’aria, avanti e indietro tra docce e armadietti. C’è anche chi si siede sulle panche senza niente addosso e a me non piacerebbe tanto pensare di sedermi con le chiappe nude e sudate dove poco prima magari ci sono state altre chiappe nude e sudate. Senza contare la questione gioielli del pendaglio: se sei nudo, devi fare attenzione a sederti senza schiacciarli.

Comunque mi son chiesto: la palestra incita all’esibizione del pendaglio mentre la piscina no? Come mai, visto che, comunque, in piscina si sta più svestiti rispetto alla palestra? Forse è paura che l’acqua della piscina abbia un effetto vasocostrittore e che, quindi, il pendaglio possa uscirne ridimensionato?

Interrogativi che restano pendenti.

Non è che l’atleta olimpico pensi al rovescio della medaglia

Come si sa o come non si sa, sono in corso i Giochi Olimpici di Tokyo 2020.

Purtroppo con mia delusione – anche se non son del tutto sorpreso – non sono stati inserite nel programma alcune discipline sportive che meriterebbero invece la ribalta olimpica. È una dittatura sportiva? Io ne son proprio convinto.

Per fare un po’ di giustizia in questo grande scandalo, ho pensato di illustrare qui gli sport che meriterebbero ben altra considerazione:

Salto del pasto
Sport di antica tradizione, il salto del pasto è attività aperta a tutte le età (con le dovute precauzioni). Il primatista mondiale è attualmente il Sig. Rocco Mancuso da Ficarazzi, che una domenica di maggio 2017 ha saltato un pranzo dalla nonna, nonostante l’appetibile menù e i ripetuti inviti da parte dei familiari. L’impresa gli è costata il disconoscimento da parte della famiglia. «Avevo fatto un incidente ed ero al pronto soccorso, non volevo», si è schermito l’atleta, dimostrandosi anche campione di modestia.

Esibizione alla sbarra
Disciplina destinata agli imputati impegnati in un processo, si attua a corpo libero o ammanettato a seconda dei casi. L’esibizione termina quando il giudice decide di farti portare via.

Inseguimento all’autobus
Sport emozionante, praticato ogni mattina da migliaia di persone che corrono incontro il mezzo pubblico esibendosi in ampi gesti per manifestare la propria presenza – una giuria giudicherà anche le segnalazioni più spettacolari – implorando di non chiudere le porte, mentre l’autista, con fiero sadismo, mette in moto per partire.

Giramento della frittata
Nulla a che vedere con la cucina – difatti la UEFA (Uova E Frittate Artigianali) vorrebbe un cambio di denominazione per evitare confusione -, questa disciplina richiede grandi doti di manipolazione e dialettica, per rivoltare un discorso a proprio favore. L’attuale campione, che preferisce restare anonimo per umiltà, è l’inventore della frase «Non sono razzista sono loro che sono razzisti».

Calcio alla fortuna
La primatista del mondo è una donna californiana che nel Novembre 2020 ha acquistato il biglietto – rivelatosi vincente – della lotteria di Stato (primo premio 26 milioni di dollari), perso poi perché lavato insieme ai pantaloni in una lavanderia a gettoni. Difficile eguagliare il record, però sono certo che ogni giorno ci siano grandi atleti che con dedizione e applicazione sprecano occasioni fortunate.

Lancio del giovanotto
Ragazzini impertinenti, giovinastri molesti? Quante volte avremmo voluto scaraventarli lontano via dai piedi? Il lancio del giovanotto permette tutto ciò! In perfette condizioni di sicurezza – per il lanciatore – scagliate l’imberbe giovinetto il più lontano possibile tra il plauso della folla!

Tiro a Pioltello
Specialità che consiste nello sparare ai cartelli stradali che indicano la località milanese di Pioltello.

Non è che il fabbricante di peluche non si senta una pezza

Mentre andavo in piscina stasera la mia attenzione è stata attirata da questa panchina sul retro della struttura, su cui giaceva, triste e solitario, un cane pupazzo:

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Chi lo avrà lasciato lì? E perché? E come mai proprio sulla panchina di un luogo non di passaggio occasionale, non vissuto, se non dai frequentatori della piscina e dell’attiguo centro di danza che in genere entrano ed escono dagli edifici senza fermarsi all’esterno. Al massimo qualcuno sosta per qualche manciata di minuti sulle panche per attendere la persona che gli darà uno strappo.

Sarà stato dimenticato? Perché una persona va a fare sport con un cane di pezza? E come ci si fa a dimenticare di una cosa così ingombrante?

Sarà stato abbandonato lì di proposito? Chi può fare una cosa del genere?

Avrà avuto una vita questo cane di pezza? Sarà stato sul letto di qualcuno? Avrà visto cose? Avranno fatto del sesso con lui accanto?

Io ho un po’ di difficoltà a farlo coi peluche intorno. Ricordo una ragazza che ne aveva 3 o 4 sul letto, tutti raffiguranti animali. Rammento però solo un pupazzo di un delfino, perché andavo in giro tenendolo in mano e facendone l’imitazione del verso. Quando si arrivò al momento di conoscersi in senso biblico, con la scusa di mostrarmi irruente e passionale, con un colpo di mano liberai il letto dai pupazzi gettandoli sul pavimento, in modo che io non vedessi loro e loro non vedessero me.

Son fisime. Anche perché nella mia cameretta invece ricordo di aver avuto una platea di Cavalieri dello Zodiaco che stavano ad osservare e l’altra persona di allora non ha detto niente, né io mi sentivo turbato dalla loro presenza, anzi, forse col senno di poi frasi come “Hai mai sentito il cosmo dentro di te?” acquisiscono un senso diverso.


Chi conosce sa e non spiego, chi non conosce non sa e non spiego.

 


Alla mia uscita dalla piscina le ombre della sera ormai calavano, le luci della città creavano, giù in periferia dov’ero, un finto tramonto rosato dipingendo tetti di amianto come fossero le cime Dolomitiche.

E il cane era ancora lì. Ad attendere qualcuno che non sarebbe mai arrivato.

Il vero pupazzo sei tu che lo abbandoni!

Non è che il tempo abbia uno stipendio solo perché è impiegato

Salve, sono Gintoki. Forse vi ricorderete di me per post come Non è che il plantigrado devastatore venga accusato di pandalismo, in cui davo consigli su siti internet interessanti per impiegare il tempo in questo periodo.

Oggi voglio scendere più nello specifico e andare incontro a quelli che possono essere gli interessi del pubblico. Ad esempio, siete patiti di calcio e state soffrendo senza campionato? Ho dei consigli da dare. Ma non parlerò solo di calcio, non preoccupatevi. Cercherò di essere il più ecumenico possibile.

FILM
Con tanto tempo libero, guardare film è la prima cosa che viene in mente. Ma quali film? Perché, per una volta, non lasciar perdere il mainstream e dedicarsi a opere ingiustamente sottovalutate dalla critica, che, a volte, in un eccesso di protagonismo da professoroni intellettualoni, non ha esitato a definire queste pellicole “brutte”?

  • Batwoman l’invincibile superdonna. Batwoman che probabilmente aveva lasciato la tuta in lavanderia e quindi gira in bikini. Pistole che sembrano uscite dalle sorpresine delle patatine. Un mostro con un tutone di plastica gommosa. Cos’altro devo aggiungere per farvi guardare questo capolavoro del 1968? Film completo nel link.
  • La croce dalle 7 pietre. Conosciuto anche come Il lupo mannaro contro la camorra, narra la storia di un povero impiegato di banca di Napoli cui rubano una croce che porta al collo. Trattasi in realtà di un talismano che gli impedisce di trasformarsi in lupo mannaro. Nella sua ricerca della croce si troverà a che fare con la camorra. Ah e poi c’è una misteriosa setta sadomaso. Film completo nel link.
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La famosa “maschera di merda che te la fa solo Shpalman”

  • Sharknado. Squali che piovono dal cielo? Squali che te li ritrovi nel salotto allagato? Ma è una idea geniale! Tal da meritarsi ben 5 sequel.
  • Sempre a proposito di squali, non perdetevi Mega Shark vs Giant Octopus. Cosa succede quando si risvegliano due creature giganti degli abissi? Eh, son volatili per diabetici.
  • Box Office 3D. Può vantare di aver addirittura aperto la 68a Mostra del Cinema di Venezia – forse ricattando il direttore artistico con foto compromettenti – quest’opera scritta, diretta e interpretata nientepopodimeno che da Ezio Greggio! Da citare anche un cameo di Bruno Pizzul, che da quando gli avevano tolto la Nazionale non si era mai adattato alla vita da pensionato.
  • Parentesi tonde. La critica ignorante, nel senso che ignora, ha ignorato questo film rifiutandosi addirittura di recensirlo. Un cast stellare: Raffaella Lecciso, Karim Capuano (chi?), Éva Henger, Antonio Zequila, Giucas Casella, Flavia Vento (nella parte di sé stessa e ha avuto problemi a imparare il copione), tutti insieme per un’opera il cui sequel è stato ingiustamente bloccato, solo perché il film ha incassato meno di un chiosco di zucchero filato. Film completo nel link.
  • Troppo belli. Forse avete dimenticato, ma a inizio 2000 gli uomini più desiderati dalle giovani italiane erano Costantino&Daniele, due esperimenti fuggiti (o liberati dolosamente come piaga) dai laboratori di Maria de Filippi.
  • Alex l’ariete. Capolavoro assoluto, non c’è bisogno di dire altro.

LETTURA
Avete divorato tutti i libri che avete a casa e non sapete cos’altro leggere? Vi segnalo delle interessantissime e stravaganti opere che desteranno la curiosità dei vostri amici quando gliene parlerete.

SPORT
Se non potete fare a meno di guardar in tv tirare calci a un pallone, come si può ovviare ora che tutti i principali campionati fermi?

Beh, in realtà non tutti si sono fermati. È appena iniziata infatti la Vysheyshaya Liga, il campionato Bielorusso. I campioni in carica della Dinamo Brest devono difendere il primo titolo che hanno conquistato lo scorso anno, ponendo fine a 13 anni di dominio ininterrotto del Bate Borisov!

Segnalo anche questi altri campionati in corso:

  • Liga Primera (Nicaragua), che è alla 12a giornata con un interessante testa a testa tra il Managua FC e il Real Estelí campione in carica. Prossimo turno, 1 aprile.
  • Girabola League (Angola), che riprende il 18 aprile.

Se il calcio invece non vi entusiasma, sappiate allora che è in corso il campionato di Tennis da tavolo della Repubblica Ceca. Prossimo turno 31/03. Mentre il 15 aprile prende il via la India Premier Leagueil campionato indiano di cricket, con il big match tra Mumbai Indians e Chennai Super Kings, le due squadre finaliste dello scorso anno, con i Mumbai poi vincitori.

Insomma, con tutte queste idee non avrete modo di annoiarvi, spero.

Non è che sei maldestro perché ti cadono sempre la braccia

È da una decina d’anni circa che mi trovo nel mondo del lavoro e della ricerca di esso e ho un po’ di esperienza di colloqui. Invidio chi non ha mai avuto bisogno di farne uno e non sa manco come si scriva un CV; non mi riferisco a casi di spinte istituzionali o che altro, ma semplicemente a opportunità che a qualcuno sono arrivatre tramite un semplice passaparola o un intreccio di rapporti.

In quest’ottica secondo me non sbagliava l’ex Ministro Poletti quando parlava di inviare meno CV e partecipare a più partite di calcetto.

Io a calcetto sono sempre stato una pippa, forse è stato questo il mio problema.

Ho avuto e sto avendo più soddisfazioni dal nuoto, però ancora nessuno mi ha offerto un lavoro, sarà che in acqua non puoi parlare ché se apri la bocca poi bevi e non è molto simpatico.

Un’altra cosa che un po’ rimpiango è il non avere aneddoti interessanti di colloqui di lavoro particolari; ciò non toglie di aver spesso provato seccatura&fastidio di fronte a domande che fanno cadere le braccia.

Le più comuni di queste, capitatemi tutte fuori territorio d’origine, sono (con tra parentesi le risposte che avrei voluto fornire):

«Quindi lei è di Napoli?»
(Sì, c’è anche scritto sul CV, non sa leggere? Sul serio lei è pagato per perdere tempo con queste domande?).

A volte questa domanda è seguita da quest’altra:

«Non sembra di Napoli/Non si sente che è di Napoli»
(Shpara Gennà, shpara! Ora l’ho convinta? Le grido anche un FOZZA NAPOLI con tanto di imitazione di enfisema vulgaris tipico di chi è appena tornato dallo stadio, se vuole).

La più bella forse è questa:

«Quindi lei si trasferirebbe qui?»
(Trasferirsi? E perché? Io pensavo di fare il pendolare tutti i giorni, tanto cosa vuole che siano 600 km tra Vergate sul Membro e casa mia? Ho un cannone da circo a casa, mi faccio sparare qui al mattino, per il ritorno, invece, avete dotazione di una catapulta medioevale in ufficio?).

Una volta, invece, da Bologna andai a Parma in un’agenzia che aveva una ricerca aperta.

«Mmhh…Bologna…che ci fa qui a Parma?»
(Sa, mi hanno detto si mangia bene in questa zona e volevo provare. Sono entrato qui infatti solo per chiedere se potesse indicarmi una trattoria).

E per non essere troppo autoreferenziale con questo post e aiutare chi mai si trovasse in situazioni simili, ho fatto un piccoli elenco di:

Possibili risposte troppo sincere per domande troppo tedianti

«Lei pratica sport?»
Mi sono dedicato con successo all’onanismo, non a livello agonistico però.

«Parla altre lingue oltre a quelle indicate sul CV?»
Da ubriaco, sì, parecchie.

«Come mai è qui?»
Mi ci avete chiamato voi.

«Per lei cosa rappresentano team working, brefing, brainstorming?»
Un modo per darsi un tono sparando termini inglesi a cazzo.

«Vorrebbe dei figli?»
Da lei sicuro di no.

«Mi può dire un suo difetto?»
Tendo a innervosirmi e picchiare chi mi fa troppe domande.

Non è che il ciclista piromane bruci le tappe

C’era quella sera la gara olimpica di ciclismo su strada. Vincenzo Nibali era in fuga ma a una decina di km dall’arrivo cadde e si ruppe la clavicola. Il ciclismo è lo sport più infame di tutti. La beffa ti può cogliere in qualunque momento. Qualcuno può dire che è così in tutti gli sport; può accadere lo stesso con un tiro da 3 punti sulla sirena o con un rigore al 90°. Non è proprio la stessa cosa. Il ciclismo non è altro che un lento tormento, senza sosta. Se a questo aggiungi la beffa finale, comprendi quanto sia una disciplina proprio infame. C’è un aneddoto, molto noto, su Marco Pantani. Un giorno Gianni Mura gli chiese perché andasse così forte in salita. Lui rispose: «Per abbreviare la mia agonia».

Stavo seguendo la gara di ciclismo sul telefono, prima di andare al cinema. Era un’estate molto calda. Mi ricordo che anche il movimento del respiro mi faceva sudare. Il cinema era all’aperto, in un parco, in altura. All’afa però tutto ciò sembrava non importare e ti si adagiava addosso lo stesso come quando tagli un pezzo di scotch sul bordo di un tavolo, col risultato che si piega e attacca di sotto e non lo stacchi più.

In quell’estate intera non si respirava per niente. C’era afa una domenica pomeriggio a Bologna. E io avevo una t-shirt con una camicia a maniche corte sopra. Stretta. Praticamente mi stavo causando la morte per auto-soffocamento.

Faceva caldo poi a Ferrara, dove ero in piazza Castello per un concerto. Avevo trovato una postazione laterale con ottima visuale, comoda anche per appoggiarmi perché c’era una nicchia in un muro. Accanto però c’era un bidone dell’immondizia che, nel corso dello spettacolo, fu riempito fino a traboccare. Dovevo scegliere tra la comodità della nicchia (e l’essere sommerso dai rifiuti o peggio, essere scambiato anche io per un’immondizia) e il trovarmi un’altra sistemazione. Scelsi la prima, per pigrizia.

Sono sempre stato abbastanza pigro. Mi lancio nelle cose, volo di qua, atterro di là, corro di su, precipito di giù, mi infilo in situazioni scomode, ma poi cerco sempre di trovare una nicchia per riposarmi. Nel ciclismo sarei quello che va in fuga ma poi “succhia la ruota”. Succhiare la ruota nel gergo vuol dire mettersi dietro agli altri, per faticare di meno. Stare alla ruota di qualcuno, infatti, riduce la resistenza dell’aria e la fatica.

Di quell’estate ricordo che ero tornato la prima volta dall’Ungheria. Pensavo che, professionalmente, sarei stato apprezzato per i miei trascorsi. Invece ritornai poi a Budapest perché qui non trovavo niente.

Ora sto pensando di tornare per la terza volta in Ungheria, se non vanno in porto, anzi al traguardo, delle cose.

La vita è fatta di scatti e controscatti, di fughe e arresti.

Proprio come una gara di ciclismo.

Non è che l’enigmista sotto sforzo si asciughi il sudoku

Io non ce la faccio.

Non è un buon esordio per un testo. Ricomincio.

ImmagineIl motivo per cui ho iniziato a fare nuoto è perché, per quelle 2 volte a estate che andavo al mare, ero stufo di dovermi muovere col passo dello Zoidberg e quindi desideravo imparare a nuotare, smettendo di fare la figura del totano.

La cosa poi mi ha preso la mano – e anche tutto il resto del corpo – e quindi non ne ho potuto più farne a meno.

Il nuoto in vasca in sé non ha molto senso a mio avviso. Non c’è una palla da buttare in/oltre una rete (a meno che tu non ti dia alla pallanuoto, perbacco!). Non c’è neanche un traguardo fisico. È vero che ci sono le distanze ma le fai avanti e indietro in 25/50 metri.

C’è però un grande vantaggio: non ti accorgi di sudare.

Sudare è una delle cose che odio di più in qualsiasi altro sport. In particolare odio quella goccia salata che si forma sulla fronte e che ti entra improvvidamente nell’occhio accecandoti mentre ti sta venendo addosso uno che si crede CR7 e tu a occhi chiusi allunghi la gamba ciccando il pallone e prendendolo in pieno dove non batte il sole scatenando una rissa che poi però alla fine finisce a pacche sulle spalle da Amaro Montenegro che non fanno altro che sollevare sudore nebulizzato.

C’è un altro motivo per cui ho detto sì al nuoto e no a Valsoia: è che posso prendere il mondo e farcelo entrare in quei 25 metri di vasca. Tenerlo con la testa giù, fagli provare il soffocamento e metterlo a tacere per un po’.

Perché io non ce la faccio.

Sento che la mia vita se ne sta andando un po’ a puttane, sotto al mio naso.

Forse l’avrò un po’ trascurata. Avrò ignorato i suoi messaggi non verbali di insoddisfazione. Perché succede sempre così: ci aspettiamo che ci dica chiaro e tondo fin dal primo momento che qualcosa non va, mentre invece quando ciò avviene è già ormai troppo tardi. E non vediamo o sottovalutiamo tutti i segnali critici nel percorso di avvicinamento a questa rottura. “Mah sarà un periodo”, “Mah oggi la vita avrà la luna storta” e così via.

Così un bel giorno la sorprendi che va a puttane e lei ti guarda anche con quell’aria di sfida dicendoti “Beh, che ti aspettavi?”.

Avrò speso in un anno 400 euro di piscina, senza contare costumi e accessori. Penso sia comunque più economico di un anno da uno psicanalista. Sono andato a nuotare perché sono esaurito.

E perché odio sudare.

Quelli del deodorante Borotalco saranno degli esauriti?

Non è che il vigile innamorato ti dirà mai “Non sostare…senza di te”

Alcune cose curiose accadute tutte nella giornata di ieri.


È da settembre che vado in piscina. Il clima nello spogliatoio è sempre molto disteso e cordiale. Qualche chiacchiera informale, qualche commento generico. È una piacevole zona comfort.

Nessuno si era mai azzardato a dire quel che ho udito ieri sera.

Eravamo rimasti in tre nello spogliatoio, due in una stanza, uno in un’altra. Distanziati come i vertici di un triangolo perché, in uno spogliatoio vuoto, la convenzione sociale vuole che sia alquanto imbarazzante che tre uomini nudi si mettano troppo vicini.

Il tizio nello stanzino con me dice a voce alta che fa bene fare attività fisica. L’altro nella seconda stanza risponde che fa bene anche per rilassarsi. Io allora vedo le carte sul tavolo e rilancio: Io lo faccio soprattutto per scaricarmi, sentenzio.

Al che il secondo tizio, quello del rilassamento, entrando nella nostra stanza, con uno sguardo solenne, sollevando il braccio e tenendo pollice e indice uniti come se volesse far il segno di “ok” ma senza le dita sollevate, esclama, serissimo:

…Comunque, bisogna dire una cosa: il nuoto è proprio uno sport completo.

Silenzio.

L’ha veramente detto.

L’ho guardato penso con uno sguardo fessoscopico. Credevo volesse esser ironico, eppure il suo volto era serio. Se stava recitando, i miei complimenti.

Devo diventargli più amico. La prossima volta proverò a istigarlo facendogli notare il tempo instabile di questi giorni. Potrebbe uscirsene con le mezze stagioni, ma se è abile mi parlerà invece di come non si ci sa vestire di questi periodi.

Nel pomeriggio, attendevo un’amica in piazza seduto sui gradoni di un monumento. Mi si è avvicinato un tizio nerboruto, vestito di nero dalla testa ai piedi e con dei guanti di pelle alle mani:

– Scusa hai chiamato qualcuno?
– Eh?
– Hai chiamato qualcuno?
– No…

E se ne è andato.

Secondo me era un sicario o comunque un raddrizzatore di torti della mala.

In mattinata, invece, è accaduto un episodio al lavoro che mi ha lasciato perplesso alquanto.

Ho preso una multa per sosta oltre la scadenza del tagliando, con l’auto aziendale. Ho chiesto cosa dovessi fare, se pagarla a nome mio o pagarla ma inserendo la Ragione Sociale.


Che io pensavo fosse qualcosa tipo “la Ragion di Stato”, invece pare di no.


Da su (dove per su intendo quelli che stanno sia geograficamente che dirigenzialmente su), mi dicono di inviare loro la scansione del verbale e del bollettino perché avrebbero provveduto a pagare la multa.

Passa un’ora e mi comunicano che la multa è stata pagata e che l’ammontare verrà detratto dalla mia busta paga.

E non avrei fatto prima io ad andare all’ufficio postale direttamente?

Non è che il cantante bugiardo dichiari il falsetto

Essendo poco avvezzo a frequentare i centri commerciali mi capita di prendere abbagli come quello di oggi.

Sono passato davanti a un negozio che aveva “sport” nel nome: Tizio Sport.

Ho pensato vendesse materiale da sportivisti e quindi sono entrato. Poteva scapparci qualche incauto acquisto, magari un costume da nuoto con una pinna di squalo, tanto per.

Invece all’interno ho scoperto che vendeva solo volgare abbigliamento casual,  di quello tanto volgare che senza mostrare qualche oscena banconota da 100 non puoi acquistarlo.

Perché allora mettere “Sport” nel nome? Per attirare i gonzi (come me)?

Viviamo in un mondo di falsità.

Ho frequentato ristoranti che hanno ceduto alla moda di propinare il sale dell’Himalaya accanto alla bistecca. Anche se ho sempre creduto che chi mette il sale sulla carne sia una brutta persona, qualche volta ho ceduto, attratto dalle decantate meraviglie di questi granelli di salgemma che viaggiavano per migliaia di km fino ad arrivare a tavola.

Finché un giorno ho scoperto che tale sale non viene affatto dall’Himalaya e non ha niente di particolare. Semplice salgemma con ossidi di ferro. Ruggine per noi gonzi.

E so che alla fine tutti staranno pensando al quel che è il più grande inganno dei nostri tempi e cioè il push up, ma io dopo aver toccato con mano la questione sono giunto alla conclusione che è una falsa falsità. Trattasi infatti non di inganno ma di abbellimento e cura del sé. È come mettersi il deodorante. Rende più piacevoli. Soprattutto in un treno affollato alle 7 di mattina. Nessuno mi verrebbe a dire che sto ingannando qualcuno perché la mia ascella in realtà non sa veramente di tetracloributani atropici che fingono di essere muschio selvaggio delle foreste norvegesi.

È questo semmai il vero inganno, perché nessuno si metterebbe mai del vero muschio sotto le ascelle: che ipocrisia!

Non è che porti il cane su un aereo da guerra perché è un cane da caccia

Mentre ero in giro per i boschi in cerca di funghi trifolati e castagne arrostite mi sono imbattuto in una donna armata di fucile. L’arma l’ho notata dopo in realtà perché sono rimasto colpito dal fatto che la donna fosse bionda naturale. E che fosse completamente nuda.

Quando poi mi è caduto l’occhio sul fucile – dopo che avevo terminato una sessione di autoerotismo – l’ho guardata male perché a me non piace la caccia né i cacciatori. Lei, leggendomi nel pensiero e leggendomi la maglietta con la scritta “Non mi piace la caccia né i cacciatori” che indossavo, mi ha rassicurato:

– Tranquillo…non uccido animali, perché sono meglio delle perzone. Io sono una cacciatora solo di buone opportunità. E di promotori finanziari.

E mi ha mostrato la sua sacca con un paio di belle occasioni e un agente Mediobanca ancora caldo e dall’espressione veramente euforica.

Dato che mi ispirava fiducia – la cacciatora, non l’agente – abbiamo proseguito insieme la passeggiata chiacchierando un po’. Quando si è fatta ora di pranzo ho pensato di invitarla a casa sperando che la conversazione poi potesse evolversi in modo favorevole a me. Cioè con dei consigli su come abbattere quelli che vogliono proporti delle polizze vita.

Purtroppo distratto dal pensiero del pelo – l’agente di Mediobanca aveva un taglio di capelli invidiabile – avevo dimenticato di avere il frigo vuoto. All’interno c’era solo un polletto transgenico (aveva fatto l’operazione per il cambio di genoma suscitando le ire degli oppositori della teoria genomagender).

Occorreva arrangiarsi per non far brutta figura. Ebbene, questa è la storia di come sono riuscito a mettere insieme un superbo pollo da servire alla cacciatora.

Ricetta pollo alla cacciatora

Tempo di preparazione: tre mesi
Ingredienti: 1 pollo, 1 cacciatora, 1 olio di palma, 1 aglio, 2 carote, 1 sedano, pelati (o capelloni da rapare a zero) a caso, 1 pizzico di sale urticante, petardi quanto basta, 1 aromi, 1 Netflix (se gradito).

1) Si prende un pollo. Il mio l’ho agganciato in un centro scommesse promettendogli un sistema infallibile per vincere facilmente.

2) Il pollo va un po’ battuto. Scegliete un gioco o uno sport in cui vi sentite forti e battetelo ripetutamente.

3) Fate a pezzi il pollo umiliandolo verbalmente e sminuendo le sue prestazioni sessuali. Mettetelo da parte a meditare sulla sua vita.

4) Prendete due carote. Una tritatela in modo grossolano, l’altra usatela per dei giochi erotico-vegani come aperitivo. Non tritate due volte la carota perché poi saprà di cosa trita e ritrita. Dovreste poi compiere la stessa operazione con del sedano ma io non lo avevo in casa e questo mi ha dato un’intuizione: l’ho seminato e ho atteso di poterlo raccogliere tre mesi dopo, per avere un prodotto fresco, totalmente km 0 e bio: l’ho infatti lavato col Bio Presto prima di utilizzarlo.

5) In un tegame si scalda dell’olio di palma e si getta dell’aglio che avrete in precedenza pestato a sangue. Gettate nel tegame il trito di carota e il sedano bio. Gettate nella spazzatura la carota erotico-vegan.

6) Mettete nel tegame il pollo che avevate prima lasciato a meditare. Prendete dei pelati e sciacquateli prima con l’Alpecin. Mostrate loro che prodotti simili sono inutili per la ricrescita dei capelli e gettateli nel tegame. Io avevo soltanto dei pomodori capelloni e quindi li ho rapati a zero.

7)  Gettatevi addosso del sale urticante fino a sentire una sensazione di pizzico sulla pelle.

8) Fate un po’ saltare il tutto con qualche petardo.

9) Aggiungete delle erbette aromatiche a piacere. In casa io non avevo niente tranne che delle infiorescenze di canapa quindi ho usato quelle.

10) Potete insaporire il pollo come volete. Io ho preso un po’ di pancetta (è bastata una settimana sul divano a guardare Netflix accompagnato da birra e prodotti precotti).

Quando il tutto è cotto a puntino impiattate e servitelo alla cacciatora. Oppure fate come me e mangiate direttamente nel tegame così risparmiate di lavare i piatti dopo.

Purtroppo la cacciatora nel frattempo si era scocciata ed è andata via prima di assaggiare la mia ricetta. Ha anche preteso del sesso da me che non avevo pronto e le ho dovuto improvvisare lì sul momento.

Nella prossima puntata vi parlerò quindi della ricetta del sesso alla cacciatora!