Alcune considerazioni che non avevano abbastanza energia germinale per poter dar vita a un post.
- Paradossi: se volessi fare un post vuoto, rendendo noto che quella è una pagina bianca, nel momento in cui io scrivessi “Questa è una pagina bianca” l’enunciato non sarebbe più vero. Certo, potrei lasciare la pagina vuota senza aggiunger commento alcuno, ma si porrebbe il problema di comunicare che quella è una pagina volutamente bianca e non, ad esempio, un errore di invio. Ergo, comunicare la pagina bianca non è possibile.
- Ogni volta che devo entrare in un negozio e interagire con una persona dietro al bancone mi coglie un senso di afflizione. Il motivo è che so che dovrò interagire con un individuo scoglionato. O che verrà scoglionato dai clienti che mi hanno preceduto. Per questo motivo preferisco un grande negozio dove l’interazione si riduce alla consegna della merce al banco e il relativo pagamento. Oppure, ancor meglio, acquistare online elimina qualsiasi tipo di contatto. Mi rendo conto di avere una quota di responsabilità, in questo modo, nella crisi del piccolo commercio con conseguente ulteriore fonte di scoglionamento per chi ne gestisce l’attività.
- In tema di individui scoglionati, mentre mi trovavo nel negozio – pardon, nello store – di una compagnia di telefonia mobile, suona il telefono. Il tizio dietro al bancone risponde:
– Pronto?…Sì…sì…meglio che viene in negozio…ci sono diverse offerte…sì…sì…è meglio che viene, perché è inutile che le dico delle opzioni internet se poi a lei interessano solo i minuti…sì…arrivederci.
Riaggancia.
– E m’ha preso per il call center! E che palle! Ma quanto li schifo i clienti così, sono proprio fraccomodi. Vieni qua e ne parliamo, non è che ti metti al telefono a fare le domande, è giusto?
– Eh sì.
Abbozzo.
Avrà avuto ragione, ma uno che davanti a un cliente, estraneo, parla male di un altro cliente non mi vedrà più. Non voglio correre il rischio di essere insultato alle spalle a mia volta da uno con i capelli unti e l’alito diserbante.
- Cammino. All’improvviso odo due donne che, con l’interposizione ogni tanto di una voce maschile, all’interno di una casa litigano ad alta voce. Urlano. Il tutto avviene in dialetto, ma tutto ciò che dicono mi è incomprensibile. Mi chiedo se sia una questione di orecchio mio o meno. È pur vero che esistono sacche linguistiche dialettali geograficamente a me vicine eppur lontanissime in termini di comprensibilità.
- Ho fatto un sogno in cui c’era la ‘Flaca’ di Orange Is The New Black:
Nel sogno, non era un personaggio televisivo ma una persona che mi conosceva. E io fingevo di conoscerla perché pensavo Se mi conosce vuol dire che la conosco!. Non era vestita da detenuta: indossava un jeans blu e una camicetta bianca. Era ansiosa di mostrarmi il posto in cui lavora, anche se io non capivo bene che posto fosse e di che lavoro si trattasse. Ma facevo finta di nulla. E poi dice che devo assolutamente conoscere il nuovo arrivato: Max Verstappen. E io esclamo Caspita! Mi ricordo di quando il padre gareggiava in Formula 1 negli anni ’90. Mi sento proprio vecchio!.
Max Verstappen è attualmente pilota della scuderia Red Bull. È figlio per l’appunto di Jos Verstappen, ex pilota Benetton e di altre scuderie minori.
L’ufficio di Max si trova nel seminterrato. Ed è ricavato da un bagno. Anzi, è proprio all’interno del bagno: tra la vasca e il water c’è una scrivania. Poi all’improvviso appare il caro Max, vestito come un pinguino. Non un pinguino animale: indossava un frac nero su una camicia bianca. Mi stringe frettolosamente la mano e poi non mi presta più attenzione. Dopo questo simpatico incontro, io e la Flaca andiamo in un altro ambiente, un magazzino di cinesate. Si ferma a guardare una fila di scaffali e poi si accovaccia a guardare chincaglierie natalizie. Nel frattempo continuavo a chiedermi chi minchia fosse questa tizia e cosa fosse il posto dove mi trovavo. E poi non mi ricordo altro.
L’ultima non la conosco ma sappi che baso praticamente tutta la mia vita sul paradosso del foglio bianco.
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Comunicare è sempre fonte di paradossi.
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Verissimo.
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potresti scrivere “questa è una pagina bianca” in bianco.
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È un escamotage per aggirare il problema, ma ha senso.
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dipende dai punti di vista. se lavori nel marketing la chiami “creatività”, se sei un fisico lo chiami “intuto”. se sei un avvocato è “paraculismo” (per la gioia degli avvocati che passeranno di qua 😛 ).
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Aggiungo, se sei un artista la chiami arte.
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Potresti annunciare con un post precedente: “attenzione, il prossimo sarà un post in bianco!”
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Resterebbe il problema del visitatore occasionale che non verrebbe raggiunto dal messaggio, però. Mi piace, comunque!
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io riassumerei tutto con un bel ” dipende dalle aspettative che hai nell’altra persona”
( e dopo questo pensiero soffocò l’unico neurone presente)
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Uhm. Ed è meglio avere aspettative alte o basse?
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Adesso … Con questo caldo…. Neury non so cosa riuscirò a tirargli fuori… Mmmmm ci provo:
Forse la differenza sta solo nell’esserne consapevole, delle aspettative… Che siano alte o basse..
( che ne sai che lasciando un post vuoto non ci sia qualcuno in grado di capire cosa stai facendo? Non ti sei fidato abbastanza…)
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Non mi fido mai abbastanza oppure a volte mi fido troppo, è la storia della mia vita e della mancanza di un equilibrio!
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piacere… mi chiamo Tati e ho un Ego fifone, che ritiene chiunque in grado di fare meglio, quindi mi fido ciecamente, sempre… prima o poi qualcuno mi ucciderà… ne sono sicura… 😀
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Naaa non credo! Ricordo confessasti un certo spirito battagliero o sbaglio 😀
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Certo che lotto anche io… Ma per farlo devo prendere Ego, tirarlo fuori da sotto il divano, e tenerlo stretto per mano… ‘Na faticaccia! 😀
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È più pigro e sfuggente di un gatto!
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Da un mesetto in questa casa sono arrivati due gatti… Quello di Mini è attivo, curioso, poca paura, giocherellone… L’altro… Ad ogni rumore è sotto il tavolo, non lo prendi manco a pagarlo… Si chiama Ego!
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Se vai al negozio per primo può darsi che non siano ancora scoglionati… ma almeno non ci sarà un cliente precedente di cui sparlare. Io nei negozi non ci vado più. Mando mia moglie, così possono sparlare di me, sia lei che i commessi.
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se avessi una moglie da mandare, farei come te.
Ma in mancanza?
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Beh è geniale, mi sembra di capire che alla fine siano tutti contenti.
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è il famoso principio di indeterminazione! Lo stesso concetto.
E lo hai applicato ad un foglio bianco… geniale!
😉
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ahahah grazie!
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Visto che la soluzione del post precedente è già stata data, io proporrei un altro metodo.
E se lo scrivi nel titolo? Tecnicamente il titolo non fa parte integrante del post, quindi il post sarà una pagina bianca e il titolo dirà: questo è un post in bianco!
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Che il titolo non sia parte del post non son convinto, anche se nelle opere d’arte il titolo non è l’opera d’arte e molto spesso, per l’arte contemporanea, il titolo è quello che aiuta a comprendere l’opera.
Quindi, sì, ci può stare.
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Considerato lo stampo della serie tv, sono davvero colpita che nel tuo sogno la tua interazione con Flaca si limitava alla conversazione. Chapeau.
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Ero troppo concentrato a chiedermi se la conoscessi o meno e perché conoscesse me, quindi c’era una sorta di tabù, nel senso: ci ho già provato in passato? Abbiamo avuto storie? Siamo amici? Che dramma, l’ignoranza è una brutta cosa.
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Secondo me lei stava aspettando che ci provassi, poi ha capito che era tempo perso e s’è buttata sullo shopping per compensare.
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La tua interpretazione dei sogni è tanto geniale quanto preoccupante (per me): anche perché it’s the story of my life.
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La prossima volta mettile il cannellone in mano. Vedrai che saprà apprezzare la cucina italiana.
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Giusto! L’uomo che cucina ha sempre un suo fascino
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Ma se le era lavate le mani prima?
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Non ci ho fatto caso
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epperò mi aspettavo qualcosa di più dalla Flaca, dai! Mi piacerebbe anche sapere la connessione neuronale tra Verstappen e la Flaca.
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Vorrei conoscerla anch’io ma forse servirebbe uno specialista del settore…e ho timore di ciò che potrebbe dirmi!
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