Il Dottor Divago. La chimica di sigarette elettroniche in doppia fila

Avevo delle idee, sparse e confuse come le foglie che continuano a cadere sulla rotonda vicino la scuola. La carreggiata si riduce negli orari di ingresso e uscita, le mamme gareggiano nel riuscire a posizionarsi con l’auto il più vicino possibile all’entrata, come bocce verso il pallino. Sigarette elettroniche cambiano la chimica atmosferica. Anche oggi non ho investito nessuno pur essendo distratto, procedendo a passo di gatto.

Avevo qualche idea, sparsa e confusa come le foglie morte. Speravo di poterle raccogliere con un bastone appuntito e chiuderle in un sacchetto, lasciandole decomporre sino a semplici molecole. Ne valuterò il peso e le assemblerò per creare nuove sostanze di cui nutrire i pensieri.

Il cibo del futuro dicono sarà calibrato a livello atomico. La mia bilancia non peserà più i miei 120 grammi di pasta giornalieri ma un tot di atomi che mi spetteranno per il mio fabbisogno energetico. Potremmo vivere sino a 120 anni, probabilmente, seguendo un tenore di vita prescritto su un foglio. Se questo mi potrà dare la felicità non ne sono certo. Forse a un tenore di vita preferirei la vita di un tenore e far rimbombare i vetri delle finestre con la voce.

Se prolungare le cose abbia un senso o meno.
Alcune cose devono spegnersi quando invece non hanno più una raison d’être.
Con la voce avvolta in un plaid, calda e ovattata, mi hai detto ciò a proposito dei rapporti umani. Le interazioni hanno un loro sviluppo, che può portare a un qualcosa, di qualunque natura sia. Nel momento in cui un’evoluzione non c’è, tale rapporto si arresta e muore di consunzione naturale.

Lo so bene io che ho visto nascere e morire molti rapporti. La socialità mi sottrae molte energie, chi non è un introverso non comprende appieno il dispendio di forze che comporta gestire molte interazioni. Forse un nutrizionista sociale potrebbe trovarmi una dieta adatta per ovviare al consumo cerebrale. Prediligo quindi il poco ma buono, mentre il resto, confinato nel Limbo della semplice conoscenza, è destinato a spegnersi presto o tardi.

In genere non rifletto mai su questo. Svicolo come il gatto cui vuoi dar a forza le pastiglie dei medicinali. Prendo tempo divagando e fingendo di celarmi, quando in realtà non ho le risposte perché non mi pongo le domande. Le cose son lì, non si muovono, non mi pongo il problema perché non me ne capacito dell’esistenza.

Sono così indie.