Prima di entrare negli altri lascia fuori le scarpe

Qualche anno fa ascoltai una frase che mi colpì:
Il corpo si può guardare quanto ci pare, ma bisogna pensarci due volte prima di guardare nel cuore”

È una frase fraintendibile, nel senso che si può pensare “ah, quindi vuoi guardarmi il culo o nella scollatura e basta?”.

In realtà io la intendo in modo diverso.
Il fatto è che il corpo è lì, è quello e basta. Lo si può cogliere con uno sguardo, è un atto molto semplice.

L’interiorità invece è complessa, articolata. È labirinti e stanze e scale e porte e complessità varie. E una volta entrati bisogna stare attenti a non mettere in disordine. E non è detto che ci si imbatta in cose piacevoli.

È questa la chiave di lettura che attribuisco alla frase. Bisogna riflettere prima di decidere di varcare o meno una soglia.

La cosa di fermarsi a guardare il fondoschiena mi fa tornare invece in mente un ricordo di anni fa.

Uscivo con M., eravamo agli inizi. Quando passeggiavamo, avevo a volte l’abitudine di lasciarla passare avanti. Non era per fare il galante a tutti i costi, cioè non era un gesto forzato. Veniva spontaneo. Una volta, invece, passando i tornelli di un parco divertimenti, entrai per primo. Lei esclamò: “Non mi fai passare? Non ti piace più il mio culo?”. Scoppio di risa di entrambi.

Sì, certo, il culo è bello. Ma io ho anche un interesse morboso verso l’interiorità altrui. Devo conoscere, sapere. È probabile che si tratti di una forma di pornografia, del resto mi faccio delle gran seghe mentali di fronte ai pensieri degli altri.

Si dice che l’onanismo sia un modo di scoprire sé stessi. Se stessi qui? Ci potremmo scoprire?

O forse è meglio smettere di cercare di varcare certe soglie. Una porta chiusa è una porta chiusa, inutile grattare le unghie fuori.

E adesso so che di te ho solo una scala mobile mare e sabbia che non conduce da alcuna parte.
Peccato.
Speravo che noi si potesse vederne l’uscita.
Io son rimasto lì.

Se mi vedessi
fuggiresti via

e pianto l’unghie in terra
l’argilla rossa
mi nasconde il viso

ma vorrei
per un momento
stringerti a me

qui sul mio petto
ma non posso
fuggiresti
fuggiresti
via da me

20 Pensieri su &Idquo;Prima di entrare negli altri lascia fuori le scarpe

  1. La canzone postata è un’opera d’arte. Anche i culi e le tette possono essere opere d’arte. Prima di guardare il cuore di una persona cerco di vedere il culo e le tette, poi se mi sembra il caso, e ne ho la possibilità, vado a vedere il cuore! 🙂

    Sta di fatto che siamo tutti scimmioni che danzerebbero sotto la luna, danzerebbero…

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  2. I Banco del mutuo soccorso! Ti ringrazio per questa perla che sbrilluccica qua in mezzo. E anche per il resto del post. Insomma troppe volte mi sono sentita messa in disordine, ultimamente, troppo. Mettere in disordini qualcuno è riprovevole anche se spesso non lo si fa con cognizione di causa. E forse questo è pure il peggio. Perché quando ci si destreggia tra certe cose, certe piccole cose, fragili, intime, personali, fratturate, calibrate, tonali e nude, bisogna farlo con cognizione. Bisogna farlo con estremo rispetto e ammirazione, con delicatezza e distanza di sicurezza. Bisogna saperlo e bisogna saperlo fare. Mettere a posto, senza spostare niente.

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    • Mamma che sensibilità, Gin. . Sì io mi esprimo con maggiore veemenza, ma devo dire che adesso faccio come te. Resto sull’ uscio, sono disponibile, mi faccio trovare.. Se poi fanno i bisognini presso di me, malgrado tutto, mi arrabbio con due zz.. Ma il bello è che andando avanti le porte chiuse sono la maggior parte.. Anzi i più vengono per prendere, non per dare. Quanto mi fai riflettere AntipastoMisto.. .Ma abbiamo imparato ormai.

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  3. Smettila di scrivere così bene che mi obblighi a leggerti tutti i giorni, e non ho sempre tempo! 😛

    psssss pssss oh te lo dico piano piano

    “Una porta chiusa è una porta chiusa, inutile grattare le unghie fuori.”

    è vero, è inutile grattare fuori, puoi solo bussare una volta e sperare che si apra subito. Le porte si aprono quando vogliono e se vogliono, forzarle serve solo a preparare la lama che ci ferirà

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  4. perchè l’uscita?

    io non credo alla letteratura delle storie incompiute, nè a quella delle compiute.
    in effetti,forse credo solo, e male, a qualcosa che ricorda la sequenza de le conseguenze dell’amore. una striscia mobile (o forse erano scale, ma poi si chiama striscai mobile, o nasto o bòh?)), e la canzone dei lali puna.

    io lo chiamo intermezzo.

    mi sono ostinata da sempre a cerchiare solo l’inizio del mese, e poi il numero finale del mese.
    forse è una cosa presuntuosa.

    gin, stamane mi sono svegliata con il dilemma del porcospino nella testa.

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  5. la canzone è bellissima e ti sei guadagnato 100 punti di stima. altri 100 invece ti sono conferiti per la saggezza che dimostri, poi non è detto che le porte restino sempre chiuse, le vie della vita sono infinite… l’importante è, appunto, non rovinarsi le unghie a furia di graffiare 🙂
    è sempre piacevole leggerti.

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    • È sempre un piacere per me vederti su questi lidi 🙂

      Le porte, non lo so. Io c’ho un problema con esse. Ci sbatto contro, mi ci chiudo le zampe, dimentico di chiuderle…insomma è un gran pasticcio

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  6. Non sai quanto mi abbia dato da pensare questo tuo post. Faccio un casino anch’io con le porte. Con le mie e quelle degli altri. Senza riuscire a darmi una regola per provare ad aprirle o lasciarle chiuse.
    Grazie per la canzone 😉

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Si accettano miagolii

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