Il titolo è stato rubato, non è opera mia
Ottobre per me è già finito. Siamo in Ottembre. Ottembre è l’odore di plastica e polvere dell’interno dell’auto quando avvio l’aria calda, Ottembre è un gatto sul marciapiede con le zampe raccolte sotto la pancia e il pelo arruffato, Ottembre è una pianta di pomodori piegata su sé stessa a proteggere quattro frutti color senape che non vogliono cadere.
Il giubbetto di mezza stagione è tornato nell’armadio dopo aver con onore svolto il proprio ruolo di oggetto di scena. Il freddo è qui, lo sento addosso. D’accordo tu sei calda là sotto, ci mancherebbe, come cantavano gli Zen Circus. Io invece ora avverto questa aria fredda che sale nel naso e scende nella gola, la vorrei comprimere e farne delle caramelle di ossigeno e monossido di carbonio urbano per anestetizzare le sensazioni, perché credo che qui siamo tutti un po’ agitati.
Aspettando l’IS, l’ES e O’MALAMAMENT noi tutti saremo a salutare le psicosi di un Cristo che si ferma a benedire l’Ebola, investendo qualche bonus statale per fare una festa che poi condivideremo fotografandoci tutti insieme con i nostri smartphone. È meglio non pensar al domani, spendiamo questi euro oggi e beviamoci su.
La scienza ci ha ingannati. È un anno intero che si parla di una imminente tempesta magnetica solare che avrebbe mandato in tilt satelliti, telecomunicazioni, radar. E io delle volte mi sveglio sperando che sia il giorno buono per trovare spento per qualche ora tutto e vedere com’è fare senza. E invece non accade nulla e mi sento deluso come dopo aver visto l’aumento dell’IVA o come quando vidi gli scheletri dell’ILVA di Bagnoli in un autobus semivuoto tra cumuli di rifiuti ai lati della strada.
Non fraintendiamoci, perché è facile che parole scritte creino mondi quando non si parla vis-à-vis: la comunicazione non mi è nemica, voglio solo vedere l’effetto che fa spegnerci tutti e scoprire se tutte queste conoscenze a distanza che millantiamo possano poi sopravvivere al tasto off. In fondo anch’io inseguo nell’etere il mio quarto d’ora, ma devo aver sbagliato qualcosa e ho ottenuto 15 minuti di ceRebrità, anzi, anche di più. È una vita che vivo nel mio cervello e l’ho anche arredato con gusto o almeno credo, non ho chiesto ai giudici di MasterChef che sapore avesse la mentalità. Forse sa di menta, sai-la-menta? o forse mente sapendo di mentina.
Mentire, dormire, sognare, forse. Avere gli occhi chiusi e le orecchie tappate in uno stato di sospensione dopo aver pigiato il tasto di stand-by.
La civiltà mi spegne e io non posso spegnere la civiltà come lei fa con me; non ne elemosino l’approvazione anche perché non saprei in che tasca metterla, a destra ho fazzoletti a sinistra il cellulare (pronto per il famoso il selfie di gruppo). Non è presunzione, io mi sono adeguato soltanto alle regole e al contesto e non contesto, anzi con-te-sto evitando domande tanto non mi daresti risposte ma comodi parcheggi. Eppure non miro solo a infilarmi nel tuo garage, ma sarà questo il problema, i piani superiori mi sembrano interdetti e/o in ristrutturazione.
Rabbrividisco ma non solo per il freddo di Ottembre. È pelle d’oca da unghie sulla lavagna. Ad esempio i simpatici mi fanno questo effetto. No, non le persone simpatiche, non confondiamo: quelli che fanno i simpatici, è diverso. Quindi farò una lista di tutte le cose che considero da brividi stile gesso sulla lavagna.
- Quelli che fanno i simpatici.
- La gente che ride in risposta a ciò che dici, seppur tu non abbia fatto una battuta o detto qualcosa di divertente. Purtroppo è una cosa che ho fatto e faccio anche io.
- Le parole ridotte in -ino. Attimino, momentino, messaggino.
- Chi invece di lasciar spegnere un sigaro da solo lo pigia nel posacenere, ammazzandolo.
- Rispondere a un messaggio dopo un tempo indefinito.
- Un clacson che suona al semaforo.
- Il rumore che fa un cucchiaio di legno sfregando il fondo di una pentola.
- Mordere i rebbi di una forchetta per errore.
- Una pubblicità della Seat Ibiza che gira per radio dove c’è uno che finge di recitare in una telenovela brasiliana.
- Antonella Clerici.
- Lo smalto rosso. È più forte di me, non riesco a guardare le mani di una donna con lo smalto rosso. Che lo metta nero, blu, viola, azzurro cielo d’estate, sabbia del Sahara, amaranto o granata ma rosso rosso proprio no.
- I commentatori seriali delle notizie dei giornali online.
- I predicatori di amore che sono poi i primi a esternare odio.
- La proliferazione incontrollata di patatinerie.