Ero un bambino impaziente. Una volta mi regalarono un calendario dell’Avvento. Dopo il primo giorno avevo già aperto tutte le porticine per sbirciarvi dietro. Salvo poi tentare di reincastrarle nuovamente per coprire il misfatto.
Non ricordo quando l’impazienza mi si è trasformata in ansia. Riesco sempre a essere pronto per uscire in anticipo sul tempo accettabile riconosciuto come anticipo.
Non sono più impaziente su avvenimenti programmati a lungo termine. È come se non riuscissi ad accoglierli più con l’entusiasmo di un bambino. È probabile che sia normale, da adulti. Eppur me ne dispiace molto.
Mi sono guardato allo specchio mentre mi provavo dei maglioni. Mi sono visto brutto tanto.
Ma non sono brutto o, quantomeno, non lo sono in maniera preponderante. Diciamo ho una bruttezza anonima, si può diluire nella massa. Sono anzi capace di assumere qualche posa conturbante, con la giusta illuminazione e un certo grado alcolico. Nel sangue altrui.
Mi sentivo brutto per una percezione di diversità. Allo specchio ho avuto uno sguardo su me stesso, non riconoscendomi come ricordavo.
Mi chiedo cosa io abbia fatto negli ultimi venti anni. È il tempo che sono andato a dormire e mi sono risvegliato con i piedi più grandi. Che poi mi sono sembrati di nuovo più piccoli, prima di scoprire che le taglie delle scarpe sono state ridefinite.
L’imbarazzante visione della mia bruttezza mi ha fatto fuggir via dal camerino.
Non prima di aver riposto i capi, onde evitare di incorrere in qualche battibecco con un guardiano dalla forma squadrata. Non era quel che poteva definirsi, con un cliché, un armadio. Avrei detto piuttosto un comodino. Brutto e imbruttito ancor più dall’espressione arcigna che è forse costretto ad assumere per lavorare.
Fuori una donna che non ho nemmeno guardato in volto ha provato a vendermi del Dio. Ho fatto un gesto di diniego con la mano. Un’altra donna più avanti ha provato a vendermi del Politico. Ho ripetuto il gesto di diniego.
Lo spaccio dovrebbe essere illecito.
Penso al paziente… Che è quello che aspetta di essere curato, di stare meglio/bene… Allora penso all’impaziente come a quello che non può aspettare per stare bene o essere felice… Vorrebbe esserlo subito o il più in fretta possibile… Uffa… Non è bello tutto ciò
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Dovremmo allora cominciare a curare gli impazienti.
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No, in qualche modo noi ci arrangiamo…
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Degli artisti!…nell’arte appunto di arrangiarsi…
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I gatti sono tutti belli.
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Io, negli ultimi tempi, mi sono guardato allo specchio con certi vestiti e ho esclamato: “tirati via dalla visuale, vecchiodimmerda, che devo specchiarmi”.
Una cosa terribile.
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Ricerco soluzioni. Coprire gli specchi?
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Cambiare vestiti?
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Il problema è che è una scelta da ponderare attentamente. Cambiare potrebbe avere risultati disastrosi.
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Peggio che vedersi allo specchio e pensare: “brutto” o “vecchio demmerda”?
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Potrebbe essere un buon incentivo.
Comunque la verità è che fatico pure a trovare buoni capi: i negozi, almeno quelli adatti alla mia fascia di spesa, mi sembrano pieni di stracci. Adesso credo che l’ultima tendenza sia poi il verde militare o verde muschio esausto di presepe del ’99.
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Io per evitare le tendenze, come sai, vesto di nero sempre e comunque. Quando non posso per evidenti motivi di lavoro, allora devo vestirmi decente e questo mi fa esclamare “vecchio demmerda”.
Il problema è il lavoro perciò….
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Faccio anche io lo stesso, metto solo nero e/o blu. Bisognerà cercare un lavoro in nero, inteso come gradazione cromatica e non come status fiscale. Chiedo se Will Smith ha bisogno di colleghi?
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Perciò un lavoro in nero… o Will Smith o cerchiamo di entrare nel cast di Six Feet Under. Che non sarebbe male, almeno il posto con i morti ce l’abbiamo assicurato.
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Il sangue alcolico altrui quanto aiuta!
È una jungla l’Ungheria, a quanto vedo. Almeno ci sono pochi vegani.
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Credo siano perseguitati socialmente e costretti a nascondersi e vivere nel sottosuolo di derivati vegetali di contrabbando.
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Fanno bene!
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Se era il calendario dell’Avvento con dentro i cioccolatini comprendo. Se mangiavi i cioccolatini e lasciavi la carta stagnola ben faceva la commessa a venderti del Politico! Anch’io ho la sensazione di aver saltato venti anni, o meglio di averli passati non facendo proprio quello che mi piaceva fare. Poi per fortuna sono passati.
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No ch’io ricordi non c’erano i cioccolatini, solo frasi o proverbi o pensieri…ma forse mi confondo perché in un altro calendario c’era la cioccolata. Sì, credo di aver aperto questo qui.
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ah, ah, hai fatto bene! e se avevi qualche fratello minore dovevi dare la colpa a lui!
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Purtroppo sono figlio unico…così ero anche l’unico indiziato per la progressiva e precoce sparizione dei torroncini dall’albero di Natale…
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Come hai fatto? E’ durissima non aver nessuno a cui dare la colpa. Anche mio figlio è figlio unico, e mi sento in colpa per lui.
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Fai bene. Gli hai fatto un torto grave sottoponendolo a questa condizione!
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