Non è che ascolti Mina solo perché ti sembra esplosiva

Le tragedie di attualità mi colpiscono ma in una dimensione relativizzata, come se appartenessero a un mondo classificato come “altro” rispetto a quello in cui vivo. Forse può sembrare una prospettiva un po’ cinica, ma credo sia una forma di ragionato distacco per non venire travolti dall’Informazione. Un metodo di sopravvivenza che più o meno tutti sviluppano.

Le piccole e grandi tragedie che invece colpiscono persone che conosco o che mi sono intorno mi caricano di inquietudine.

Come diceva Luttazzi: La vita è un gigantesco campo minato e l’unico posto che non è un campo minato è il posto dove fanno le mine.

A volte mi spaventa questo campo minato.

Spaventa e non sai come rapportartici. Perché non vuoi che domani qualcuno metta il piede su una mina. Perché non vuoi che a metterlo sia tu. Perché però non puoi escludere che succeda. Perché non sai cosa dire e fare quando qualcuno si è trovato su una mina. Perché ci sono momenti che vorresti parlare della tua paura delle mine, ma poi pensi che tutti o quasi ce le hanno in casa e non vorresti risultare indelicato o fuori luogo a parlar di mine a casa del minato.

Oggi sfogliavo distrattamente un libro di Stephen Hawking. In un capitolo, paragonava la nascita dell’universo a un tizio che vuol tirar su una collina sfruttando la terra che ha sotto i piedi. Quando ci sarà riuscito, avrà ottenuto sì una collina ma ci sarà anche una buca della medesima grandezza ed estensione. Ecco, l’universo funziona allo stesso modo: c’è la materia e c’è una buca vuota di materia che lo pareggia.

Hawking l’avrà spiegato meglio di me, ma il succo del discorso è che per sopravvivere all’ansia dell’esistenza delle mine considero che ci siano anche non-mine intorno a me.

O, per restare più vicini all’esempio, se si alza una montagna di merda esisterà anche una buca vuota di merda.

E diciamo che può bastare.