Siamo complementi d’arredo umano, balliamo questa lampada perché ho qui una buona ikea

Periodicamente mi sento di diventare arido e dall’interpretazione dei sogni passo all’interpretazione dei soldi, anche se in quest’ultimo caso ci sono pochi margini di ragionamento. O ci sono o non ci sono.

Anche i sogni possono esserci o non esserci e ho constatato di essere una delle poche persone che li racconta. La maggior parte delle persone, anche quelle con cui ho avuto più confidenza, dice di non ricordarli. Non so se sia un’affermazione sincera oppure no, in fondo i sogni sono la cosa più intima che abbiamo e non hanno filtri, quindi ci possono essere esitazioni nel raccontarli.

Anche io a volte non ricordo i sogni, a meno che, dopo il risveglio, non li ripeschi su a galla riflettendo su una cosa particolare che c’era in una determinata sequenza onirica. A quel punto, il sogno si fissa nella mia memoria accessibile, diventando un oggetto in più nei miei pensieri.

Alle volte, invece, sono io che penso di essere un oggetto in più. In qualunque ambiente mi trovi, in qualunque contesto, sento di essere un complemento d’arredo. Che può anche avere una propria funzione, ma di cui ci si può dimenticare l’esistenza. Insomma, guardate mai gli appendiabiti? Io no, anche perché quando sono utilizzati sono coperti.

Aforisma: Gli appendiabiti, se servono, non si vedono. Se si vedono, allora è perché non servono. [Gintoki 2014]

Allora forse è per questo che racconto i sogni, per dire guardate, non faccio l’appendiabiti ma m’illumino. Sono una lampada che va per conto proprio, perché s’accende a sorpresa.