Non è che se uno è nervoso mentre gioca ai videogiochi rischi di perdere il controller

Novità. Ho una stanza a Milano. L’ho trovata in un paio di giorni di giri. La zona mi piace. La prima cosa che ho fatto per valutare l’area è controllare quante farmacie avesse nei dintorni e a che distanza.


Per la cronaca: ce ne sono 5 nel raggio di 500 metri.


Non ho un problema di ansia o ipocondria. Si tratta semplicemente di essere previdenti. So che quando arriverà l’inverno mi serviranno: sciroppo per la tosse, propoli e spray nasali. Non mi sento tranquillo se non li ho in casa.

Ma non ho un problema.

Non è vero, io ho un problema.

Si dice che il primo passo sia riconoscere il problema. Ma io non lo vorrei riconoscere. Vorrei passargli davanti per strada senza salutarlo e senza sapere chi sia.

Il mio problema è che devo sempre avere tutte le opzioni sotto controllo. La mancanza di quest’ultimo mi mette agitazione.

Una persona l’altro giorno mi parlava della differenza tra il trovarsi in uno stato di calma e in uno stato di controllo. Non coglievo il nocciolo del discorso perché per me i due stati coincidono. Sono calmo se controllo. Qualcuno potrebbe obiettare che non si è calmi se si è sempre vigili a scandagliare i dintorni. Torno al punto di partenza: non comprendo il discorso perché non so cosa voglia dire. Avrò sperimentato poche volte la calma senza controllo.

Che poi alla fine è solo un auto-inganno. Basterebbe pensare a tutte le cose che comunemente svolgo senza valutare di averne padronanza o meno. È una sorta di attenzione selettiva. Laddove so che non posso controllare tutto, smetto di preoccuparmene. Dove invece ci sono delle variabili che posso esaminare cerco di valutarle tutto, di modo che io non debba avere di che rammaricarmi con me stesso per non aver analizzato quando avevo possibilità di farlo.

Anche perché poi salta sempre fuori qualcuno a dirti Potevi pensarci prima.

È vero. Potevo pensarci prima di parlare dei casi miei con costui.