Non è che devi mettere la freccia per dare una svolta alla tua vita

Capita delle volte al volante di perdere di vista il tragitto esatto, oppur di doversi fermare a riflettere sulla strada da percorrere o ancora di dover invertire la rotta; al che, per non intralciare, ovviamente, le altre auto, in genere imbocco la prima stradina laterale, deserta, inesplorata, magari senza uscita o che comunque non presenti segni né di traffico veicolare né di aerobiosi o di fotosintesi clorofilliana, nella quale insomma io possa essere certo che il mio veicolo non crei intralcio.

Ed è lì che, appena effettuata la svolta, quando alzo gli occhi verso lo specchietto retrovisore mi ritrovo un’altra auto incollata al culo con l’altro automobilista che dallo specchietto vedo incrocia il mio sguardo con i suoi occhietti vispi ed è lì, proprio lì in quel momento, perché deve passare.

E io allora, a parte pensare che esista un’organizzazione di C.A.G.A.C.A.Z.Z.I. (Camion e Automobili Guidati da Autisti Che Appaiono Zelanti Zuzzurelloni Improvvidi) che mi perseguita facendomi comparire qualcuno alle spalle proprio quando vorrei fermarmi, ripenso al fatto che in generale – automobili a parte – vorrei prendermela con l’universo che mi mette ostacoli, deviazioni, interruzioni o qualcuno attaccato al posteriore, ogni qualvolta vorrei raggiungere un semplice lineare percorso nella vita da A a B senza problemi.

Eppur non ci riesco, la mia razionalità mi impedisce di pensar ciò e quindi non so proprio con chi prendermela.

Eppur si muovono (le palle che girano).

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Si accettano miagolii

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