Nel martedì grasso per me solo magre figure

Ho sempre avuto un rapporto di odio e amore con le festività e il Carnevale, che si sta avvicinando, non fa eccezione. Le mie difficoltà nell’approcciarmi a tale festa nascono da anni di umiliazione a causa di una tradizione di tale periodo: il travestimento.

In genere da bambino ti travesti da ciò che hanno deciso per te i tuoi genitori: salvo poi, col passare degli anni, ottenere la possibilità di poter contrattare ed esprimere una preferenza. La cosa non mi ha preservato l’amor proprio dalla frustrazione per i motivi che andrò a spiegare in questo post.

Il primo costume di cui ho memoria, risalente ai tempi dell’asilo, fu da fungo. Amanita muscaria, per la precisione, solo che ovviamente all’epoca non sapevo si chiamasse amanita muscaria e che fosse più letale di un comizio di Scilipoti. Il motivo per cui nell’immaginario collettivo infantile qualcuno abbia diffuso un fungo velenosissimo come rappresentante del mondo dei miceti mi sfugge. Così come mi sfugge perché mai un bambino debba travestirsi da fungo!

Il costume era interamente fatto in casa, compreso il cappello, fatto di cartone e ricoperto di stoffa. Dato che ottenere una cupola tonda di cartone era alquanto complicato, il risultato fu che io in testa avevo un cappello a cono. Ero un fungo cinese, appena colto da una risaia.


Alle elementari ricordo due costumi ben riusciti: moschettiere, con tanto di baffetto a riccio fatto col mascara, e cowboy. Sorvoliamo che però il cowboy andava in giro con un anacronistico jeans, non tanto per il pantalone, che esisteva all’epoca, ma per l’enorme targhetta della marca che di sicuro non c’era all’epoca di Jesse James.

In quarta elementare volli vestirmi da Tartaruga Ninja. Da Leonardo, per la precisione, perché era quello più serio e coraggioso. Ciò che volevo, in realtà, era il costume preconfezionato che vendevano nei negozi di giocattoli e del quale la pubblicità durante Bim Bum Bam mi aveva fatto il lavaggio del cervello. Ovviamente non lo ottenni, anche perché, secondo i miei genitori, non era aderente alla realtà. Tanto per cominciare, aveva il guscio marrone, mentre avrebbe dovuto essere verde scuro.

La soluzione fai-da-te non mi sembrava molto più somigliante: un cuscino verde attaccato alla schiena. Ripeto, avevo un cuscino verde attaccato alla schiena. Ero un ninja del pisolino. Il piastrone davanti era invece un rettangolo di stoffa arancione cucito sul torace.

L’anno dopo chiesi Wolverine, ma per dignità mi rifiutai di andare in giro in mutande e calzamaglia, così quello fu un costume morto appena dopo il parto. L’annoso problema dei supereroi che non hanno ben capito che la biancheria intima vada sotto e non sopra. Anche il mio eroe, nel vecchio style Marvel, soffriva di tale incomprensione.

In prima media fu l’ultima volta che mi travestii. Credo di averlo già raccontato, ero un bravo di Don Rodrigo. Il costume constava di: camicia bianca con le maniche a sbuffo, un gilet di stoffa marrone, un pantalone di velluto a righine color muschio esausto al quale fu attaccato lateralmente un nastro dorato, soprascarpe di panno marrone che davano l’illusione di un paio di stivaletti. Una retina in testa, una sciabola di plastica e un pizzetto disegnato a matita completavano il quadro. Non era neanche malaccio, anche se più che un bravo sembravo un cartomante di un circo gitano. Peccato che nessuno mi riconoscesse.
– Chi sei?
– Un bravo di Don Rodrigo.
– Ah.
Fui infine moralmente demolito da una compagna che, indicandomi col dito sentenzioso, disse
– Ma stasera alla festa vieni così?

A quel punto dissi basta.

Voi avete storie di travestimenti imbarazzanti?

(A proposito di carnevale, beccatevi un po’ di ska-punk)

43 Pensieri su &Idquo;Nel martedì grasso per me solo magre figure

  1. Ormai ti piacciono i titoli eh?! Ci stai giocando spesso. Sì, ho dei travestimenti imbarazzanti, ma non me li ricordo tutti… so solo che ad un certo punto il vero modo di essere era il punk. Ecco. Andare in giro vestito da punk ti rendeva il “più figo” dell’universo.

    Del Carnavale mi ha sempre fatto terrore una cosa: travestirmi… ed uscire di casa nel giorno sbagliato ahahahahah.
    infatti stavo di vedetta sul balcone finchè non vedevo un povero bambino travestito e allora sentivo che tutto andava bene 😀

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    • Sì sì lo dissi: il mio sogno sarebbe inventarmi il mestiere di titolista. Ma non quello che fa i titoli nei giornali, io intendo dare titoli a tutto. Non lo so, ti serve un titolo alla tua giornata? Ti faccio da consulente e te ne dò uno!

      Sai che ho dei vaghi ricordi anche io del punk, con crestone multicolor e giubbotto di jeans stracciato. Cioè non come oggi che ormai è tutto punkabbestia

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  2. Io venni presa per i fondelli in quarta elementare perché ero vestita da Robin Hood e le compagne non lo trovavano adeguato per una femmina. Dovevo fare la damigella. Ma a me piaceva andare in giro con l’arco di plastica, quindi sti*azzi.
    (Che poi avendo una madre destra con la macchina da cucire, ho sempre avuto una certa fortuna con i vestiti fatti in casa)

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    • Va be’ tipico dei bambini. Direi anche altri tempi, oggi è più di moda reinterpretare i personaggi, fare versioni femminili di supereroi ecc. E poi ‘sti cazzi, Robin Hood ok era maschio ma l’ideale che propugnava non aveva sesso!

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  3. Quanti ne vuoi di costumi imbarazzanti? Mia madre all’epoca faceva la sarta e sfogava su di me tutte le sue fantasie. Passi il classico Cappuccetto Rosso, passi anche la contadinella, e ancora ero all’asilo. Il brutto periodo è arrivato alle elementari, le mie amiche vestite da damine o da Pierrot e io da Marianna, la Perla di Labuan, con tanto di corpetto verde smeraldo paillettato e diadema scintillante in fronte, qualcuno se la ricorda?
    Poi c’è stato l’anno della negretta, la gonnellina di rafia era pure tollerabile, ma mentre tutti si tingevano il viso con il cerone, a me lo colorò col sughero bruciato per ottenere un effetto più vero… e lo so solo io poi quanto c’è voluto per toglierlo con la spugna.
    Il clou però è arrivato in quinta elementare, quando mi vestì da Eva, con una tutina aderentissima rosa confetto, la coroncina di fiori e la foglia di fico proprio lì… non mi sono mai vergognata tanto come quel giorno.

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  4. Il fungo è stato il travestimento più bello che abbia mai avuto in vita mia!!
    Più che altro perché eta fatto benissimo, non era uno dei “fai da te” di mia mamma. Cioè, bravissima mia mamma a fare i vestiti fai da te, però fare BENE il vestito da fungo le sarebbe risultato molto difficile.

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  5. Io l’ho sempre odiato, mi è sempre stato pesantemente sugli zebedei. Però qualche festa mascherata al liceo me la ricordo volentieri. Forse l’ultima maschera che indossai fu quella da Fatascia, la fatina un po’ bagascia. Raccapricciante!

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  6. Ho ancora le foto di quando mi vestivano da piccola fiammiferaia. O almeno tutti dicono che fosse un vestito da piccola fiammiferaia, io sono ancora convinta che mi abbiano vestito da semplice scatola di fiammiferi!
    Cioè, per farti capire ma non so se ci riuscirò, era effettivamente un costume a forma di scatola, con i fiammiferi disegnati, e con tanto di cappellino rosso che ricordava la punta del fiammifero.
    …..si l’ho sempre odiato il carnevale!!!

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Si accettano miagolii

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