Non è che non bevi perché hai paura che alzando il gomito ti si veda l’ascella pezzata

Ho ballato a un matrimonio su delle note swing. Speravo si animasse un po’ l’ambiente, perché i presenti sembravano troppo ingessati. Lo sposo anche era parecchio ingessato. E non era vestito in gessato. Era anche pericolosamente sobrio. Non ho molta esperienza di giornate di nozze, ma uno sposo che arriva sobrio alla fine della giornata credo sia un insulto all’istituto del matrimonio.

Ho provato a rimediare riempiendogli il bicchiere. Tutti dovrebbero avere qualcuno che gli riempie il bicchiere quando è necessario. La sposa mi ha guardato male e non l’ho rifatto. Nessuno dovrebbe essere guardato male se è animato da buone intenzioni.

Magari anche chi guarda male non lo fa con cattive intenzioni. Guarda male perché quella è la realtà che gli propongono le lenti che ha davanti agli occhi e pensa di fare cose giuste.

Per esempio, per chiarirci con un esempio banale, a casa loro i miei hanno cambiato la porta d’ingresso. Da una in ferro modello persiana sono passati a un’altra, sempre in ferro, ma monoblocco. Montata al contrario: cioè, si apre sempre verso l’esterno ma adesso dall’altro lato. A loro sembrava la scelta giusta. Poi, una volta montata, si sono resi conto che l’apertura è sempre a favore di vento perché sul balcone spira sempre dalla stessa direzione. Quindi ora a casa c’è una bella vela di ferro. Quando si deve entrare con la spesa in mano bisogna essere lesti a bloccarla col piede prima che il vento te la porti in faccia o la schianti contro il muro.

Mi sono spesso interrogato sulla distinzione tra realtà oggettiva e soggettiva. Non è un esercizio utile. Adesso quando penso una cosa vivo nel dubbio se sia una cosa oggettivamente valida o meno.

Quando ero bambino era tutto più semplice perché ogni cosa era un segreto da scoprire. Adesso vorrei che certe cose che ho scoperto tornassero segrete.

Ad esempio non avrei voluto sapere che il mio amico neanche al matrimonio si è tolto lo sfizio di ubriacarsi!