Gioco di sponda

Dopo “Le illuminanti conversazioni con Madre”, dovrei introdurre la categoria “Le illuminanti conversazioni con amici”. Di questa, più che altro, sono io il responsabile anche se mi dà modo di riflettere su alcuni schemi mentali delle persone.

Scena: Gintoki alla partita di calcetto settimanale. Questa sera è di nuovo uomini e donne misti in campo. Eh, tocca, ogni tanto. Con noi giocherà una tizia che era presente anche l’altra volta: molto brava e anche carina. Bel fisico.

Attori: Gintoki, Amico
Attori non parlanti sullo sfondo: tizia dagli occhi verdi

Dopo la partita dell’altra volta, chiesi al mio amico informazioni sulla suddetta fanciulla:

(ammiccando) Chi è quella?
(l’amico, che capisce le domande dietro le domande, risponde, ma con aria seria e grave) Eh ma quella…
– È fidanzata?
(inclinando la testa di lato più volte, come a indicare qualcosa) No no, è un po’…
– È ammalata?
– …pare sia un po’ dell’altra sponda.
(perplesso) È lesbica? Guarda che si può dire, non è una parolaccia!
– Sì, comunque pare sia così, poi non so.

Rimango in silenzio, riflettendo sul perché una simile notizia richiedesse un tono tanto serio e grave e una conversazione come se fosse una rivelazione da soap, del tipo “devo dirti una cosa…tuo padre non è il tuo vero padre!”. Poi, di colpo, sento il cervello che si spegne, come un vecchio televisore a tubo catodico: ricordate il suono che faceva e lo schermo che si ritirava riducendosi a un puntino primo di scomparire del tutto? Ecco, il mio cervello ha fatto così e dunque poi ho detto:

– Ma senti…è proprio lesbica o solo un po’? Guarda che a me va bene pure metà e metà.
(risata)

Ora, il post sarebbe finito qua, perché ho già cazzeggiato abbastanza. Ma tra cazzeggiamento e cazzeggiamento voglio infilarci qualcosa di più serio travestito da polemica, perché ‘sto fine settimana mi è arrivato con gli attributi girati e ricordare questo leggero episodio mi ha dato spunto per rifletterci.

In particolare, l’atteggiamento del mio amico mi ha colpito: mentre doveva comunicarmi degli orientamenti sessuali di Occhibelli (la ribattezzerò così), aveva abbassato lo sguardo e il volume della voce, assumendo un’aria così seria che – giuro – per un attimo ho pensato stesse per dirmi che le rimanessero pochi mesi di vita. Ma perché? Fa il paio con la fastidiosa formula del “nonostante sia…”, altro atteggiamento che non ho mai amato da parte delle persone. Quelle frasi dette con quel tono pesante e di velata condanna ammantata da una buona parola o da un complimento, come se tu mi stessi regalando un orrendo soprammobile in simil-plastica che cambia colore col tempo, però me lo infiocchetti come se mi stessi per donare una ceramica porcellana di Capodimonte* di inestimabile valore. Ma, a conti fatti, tu mi stai rifilando comunque un giudizio negativo, non fare l’ipocrita.

Mi viene in mente una conversazione con mia zia, di tanto tempo fa. Stava parlando di un suo collega medico e, a un certo punto, ovviamente con tono grave misto a una spruzzata di compassione, fa:
– …È ateo, Ginto.
Poi aggiunge
– Però è una bravissima persona.

No, smettiamola, anzi, che la smettano, per cortesia. Ho deciso altrimenti che comincerò anche io a parlare così.

Comunque sappiate che voi che mi leggete siete brava gente, nonostante siate blogger.

Rido.

* ringrazio Poetella per la precisazione: nei commenti trovate la spiegazione! 🙂