Ha sogni nel cassetto? No, solo calzini e mutande.

Dopo tanti mesi ho avuto finalmente la soddisfazione di partecipare ad un colloquio di lavoro serio, nel senso di un colloquio in cui non hai la sensazione che pare vogliano venderti qualcosa.

In passato ho affrontato colloqui per posti da procacciatore con partita iva: la sensazione che avevo era appunto quella di essere lì a comprare qualcosa, parlavano più gli esaminatori che io. In un colloquio per una società di assicurazioni addirittura sono stato io, andandomene, a dire “Le farò sapere”.

Ieri, invece, come dicevo ho avuto un classico colloquio serio come ad abc dei colloqui di lavoro: mi parli di lei, punti di forza, sogno nel cassetto…ecco, a tal proposito, ma cosa si dovrebbe rispondere alla domanda sui sogni del cassetto? È palese che nel 90% dei casi si debba evitare di dire la verità, perché il sogno può non essere in linea con l’azienda con cui si fa il colloquio (non è che puoi dire di voler fare l’astronauta a una ditta di protesi acustiche per talpe) o può essere troppo personale o assurdo (del tipo, pilotare il Daitarn 3); ma quale è la formula giusta? Se si dà una risposta semplice, magari si passa per persone poco ambiziose, se si dà una risposta troppo pretenziosa, si passa per squali.

Mah.

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Si accettano miagolii

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