Non è che puoi sistemare con scotch e colla le scatole che ti sei rotto

Secondo me, a prescindere dai contagi e dagli spostamenti, ci sarebbe una zona importante da istituire per tutelare la salute pubblica.

La zona rotta.

La zona rotta non ha delimitazioni geografiche né è caratterizzata da una continuità di base. Possono esserci tante zone rotte senza che queste siano unite o contigue. Anzi, il principio base della zona rotta è lasciare le persone per i cazzi propri.

Un esaurimento da stress lavorativo?
Relazioni che hanno stancato?
Litigi familiari?
Il logorio della vita moderna?

Insomma, vi siete rotti?

Si entra quindi in automatico nella zona rotta. Chi vi si trova all’interno va lasciato in pace. Il grado di nervosismo del/i soggetto/i stabilirà la durata della permanenza nella zona.

Il principio della zona rotta non è solo permettere a chi si è rotto di sbollire in pace. Serve anche a tutelare le altre persone: si sa che il nervosismo e il malumore sono contagiosi e noi invece vorremmo cercare di evitare il diffondersi del malessere. Chi viola la zona rotta dovrà essere sottoposto a sanzioni: l’indice di negatività va portato a R=0, cioè Rotture Zero.

Può sembrare un provvedimento drastico ma alla lunga porterà benefici in termini di ricadute sociali. Del resto, c’è già chi autonomamente si pone in zona rotta (cioè si autoisola) quando non ne può più. Quindi si tratterebbe solo di istituzionalizzarla per obbligare anche i più riottosi, i negativisti – cioè quelli che se ne vanno in giro a portare negatività quando hanno le palle girate – a starsene un po’ tranquilli.

Zona rotta subito!