Non è che il fisioterapista social pratichi i massaggi Whatsapp

Ci sono momenti in cui è complicato fare scelte.

Me ne sono reso conto questo weekend quando mi sono trovato davanti a un dilemma che mai avrei pensato di affrontare: ma le mutande di carta fornite per i massaggi, in che verso vanno indossate?

Premetto che, a parte la fisioterapia, non mi ero mai sottoposto in vita mia a un massaggio. Un po’ per risollevarmi dal logorio della vita moderna, un po’ perché tra collo e spalla ho sempre qualche fastidiosa contrattura, sabato ho invece avuto l’opportunità di provare un massaggio rilassante.

Ovviamente hanno chiesto di denudarsi e indossare le mutande monouso fornite in dotazione.

Dopo averle esaminate, la mia idea era di metterle con la parte più larga dietro. Ovviamente questo poneva un problema sul davanti: poteva esserci il rischio di svelar più del dignitoso causa una ridotta copertura. D’altro canto, mettendole nell’altro verso (quindi largo davanti, stretto dietro) non mi metteva proprio a mio agio l’idea di avere un triangolo lì in mezzo.


Il triangolo no, non l’avevo considerato.


Non è per una questione di considerarlo poco virile, beninteso: anzi sono il tipo di persona che evita tali prese di posizione da esibizione di mascolinità, mi percepisco piuttosto neutrale rispetto a stereotipi di genere, se non addirittura provo fastidio nel sentir etichettare una cosa come “da uomo” o “da donna”.

Era proprio il fastidio fisico, oltre che il sentire freddo alle chiappe scoperte. Ma alla fine ho ceduto e l’ho messo come andava messo (non del tutto convinto). Stretta è la foglia, larga davanti, tutti finiamo a chiappe ai venti.

Non è che puoi sistemare con scotch e colla le scatole che ti sei rotto

Secondo me, a prescindere dai contagi e dagli spostamenti, ci sarebbe una zona importante da istituire per tutelare la salute pubblica.

La zona rotta.

La zona rotta non ha delimitazioni geografiche né è caratterizzata da una continuità di base. Possono esserci tante zone rotte senza che queste siano unite o contigue. Anzi, il principio base della zona rotta è lasciare le persone per i cazzi propri.

Un esaurimento da stress lavorativo?
Relazioni che hanno stancato?
Litigi familiari?
Il logorio della vita moderna?

Insomma, vi siete rotti?

Si entra quindi in automatico nella zona rotta. Chi vi si trova all’interno va lasciato in pace. Il grado di nervosismo del/i soggetto/i stabilirà la durata della permanenza nella zona.

Il principio della zona rotta non è solo permettere a chi si è rotto di sbollire in pace. Serve anche a tutelare le altre persone: si sa che il nervosismo e il malumore sono contagiosi e noi invece vorremmo cercare di evitare il diffondersi del malessere. Chi viola la zona rotta dovrà essere sottoposto a sanzioni: l’indice di negatività va portato a R=0, cioè Rotture Zero.

Può sembrare un provvedimento drastico ma alla lunga porterà benefici in termini di ricadute sociali. Del resto, c’è già chi autonomamente si pone in zona rotta (cioè si autoisola) quando non ne può più. Quindi si tratterebbe solo di istituzionalizzarla per obbligare anche i più riottosi, i negativisti – cioè quelli che se ne vanno in giro a portare negatività quando hanno le palle girate – a starsene un po’ tranquilli.

Zona rotta subito!