Non è che ti serva una bilancia per soppesare le parole

Ci sono delle cose che, a mio avviso, quando ci si conosce poco/appena andrebbero riservate a una conoscenza più approfondita per essere dette.

Questo perché quando le persone si incontrano devono prima sintonizzarsi a vicenda. Se ancora non abbiamo allineato i piatti della bilancia, le nostre parole potrebbero avere pesi specifici non stimati con accuratezza.

In parole povere, non avendo ancora compreso appieno chi ho di fronte – e viceversa, non essendo ancora stato capito in un quadro più ampio – una mia frase che non è ancora inquadrata nel contesto della mia persona potrebbe essere giudicata in modo differente da come verrebbe considerata con una conoscenza più approfondita.

Facciamo un esempio: un paio di settimane fa mi ha aggiunto su facebook la tizia con cui dovrò lavorare. Senza due righe di presentazione o altro e prima ancora che mi comunicassero che lavorerò con lei. In genere sono contrario a includere persone del contesto professionale su un simile social network, a meno che in sede lavorativa durante il periodo di lavoro non si sia creata una conoscenza e una certa confidenza. Qui c’erano state giusto due chiacchiere in un colloquio.

Ho accettato la richiesta, non avendo niente da nascondere e per non dar l’idea, rifiutando, di avercelo. Poi ho pensato che, comunque, non conoscendomi, qualcosa che ho scritto avrebbe potuto venir frainteso. Magari un porcoddue di troppo potrebbe dar fastidio, decontestualizzato dalla mia persona. Diverso è se, conoscendoci, hai capito che mi diverte Zerocalcare e il mio diventa un semplice intercalare fumettistico cui non fai magari caso.

Tutta questa premessa è per fare un altro esempio.

Una volta, un mio amico era con una ragazza con cui stava uscendo da pochi giorni. In una fase post, quando ci si scambia qualche commento su quel che c’è stato prima, lei ha affermato

«Mi sento abbastanza inesperta…»

Ah.

Ora, visto che si era ancora agli inizi della conoscenza (a parte quella nel senso biblico del termine), qualsiasi cosa avrebbe potuto replicare il mio amico aveva il potenziale rischio di generare fraintendimenti non sapendo ancora bene che tipo di persona si ha di fronte e quali possono essere le sue reazioni.

Per la cronaca quel che disse fu proprio “Ah”, che non voleva essere negativo, come se venissero a dirti «Sai, mentre parcheggiavo ti ho fatto tutta la fiancata dell’auto» e tu rispondi «Ah. Mò so’ cazzi tuoi». Era più un «Ah. Ma che dici, non mi sembra affatto!», solo che avendo detto solo “Ah” e sentendo che era già passato troppo tempo da quando aveva detto “Ah” e c’era Mike Bongiorno che si era tolto gli occhiali e diceva «Ahiahiahi sta scadendo il tempo, allora, eh? Allora, eh?» non trovò di meglio da fare che indicare un piccione che si era posato sulla semi-anta della porta-finestra, fingendo di essere ornitofobico, per uscire dall’impasse.

Lei scacciò l’animale e si fece una risata. Lui rispose
«Ecco. Tu mi hai confessato una cosa, io te ne ho confessato un’altra».

E vissero felici e contenti.


Per un paio di settimane. Poi si stufarono l’uno dell’altra ma questa è un’altra storia.


Questo aneddoto insegna che l’uomo non deve ragionare con l’uccello, come spesso fa.

Però usarlo come scusa, male non fa.

Non è che serva un prete per convertire la produzione

Importanti fabbriche italiane stanno riconvertendosi o destinando reparti alla produzione di materiali utili per l’emergenza. A loro va ovviamente un ringraziamento.

Con le mie telecamere – installate su droni con regolare permesso di circolazione – sono andato a vedere come stanno andando le cose.


A beneficio degli avvocati dei marchi che cito, informo che le presenti cazzate sono state scritte da un mio amico. Fuggito in Messico. Che soffriva già di precedenti idiozie.


Bvlgari ha deciso di produrre flaconi di gel disinfettante; l’Eau de Amuchine della casa di lusso romana si presenta classica, con note di sensualità dalla persistenza intensa. Adatto a Lui, pardon, Lvi, e Lei, per chi vuol mostrare classe anche nella disinfezione.
Note di testa: essenza di etanolo vulgaris
Note di cuore: assoluta di candeggina notturna
Note di fondo: glicerina officinalis
Costo: 100 € per 100 ml

La Ramazzotti nello stabilimento di Canelli (provincia di Asti) sta producendo bottiglie di liquido disinfettante. Assicurano gli esperti che potrà essere utilizzato anche come digestivo per l’igienizzazione dell’esofago.

Armani ha convertito i propri stabilimenti per passare dalla produzione di vestiti a quella di camici. Per la Primavera/Estate 2020 l’infermiere che veste Armani mescola innovazione e tradizione; i pantaloni sono dal taglio ampio, a palazzo, a paracadute, a sbuffo con richiami orientali: insomma, devono avere spazio per nascondere il pannolone necessario quando si lavora 20 ore di fila perché manca personale per i turni.

Prada sta producendo mascherine; molto apprezzata è stata la presentazione della maschera in pelle morbida di pitone, noto predatore di pangolini untori del virus.
Prezzo: 190 € (monouso).

Si unisce alle case di moda anche Calzedonia; disponibili già da subito pratiche mascherine autoreggenti e camici coprenti 30 denari. Nelle forniture assicurano saranno presenti anche camici a rete e con effetto vedo/non vedo per chi non vuol rinunciare a quel tocco di sensualità&glamour anche in corsia.

La Geox invece ha sospeso le attività: sembra che la sua idea per “la mascherina che respira” non sia stata giudicata utile.

La Ferrari intende destinare un reparto alla produzione di macchinari per gli ospedali. Al momento però dai primi test sembra che le macchine si fermino dopo il primo giro o che si scontrino tra di loro, quindi ci sarà ancora da lavorare.

Infine anche l’ente previdenziale, l’INPS, per rompere la monotonia, oggi si è prodotto nella diffusione di un po’ di panico da furto di dati (per chi non avesse seguito, una grave falla nel sistema – andato in tilt per le troppe richieste di accesso – ha reso visibili i dati degli iscritti).

Sono brutto e polemico, chiamatemi Vittorio Sgorbio

La scuola elementare (a proposito: Sherlock Holmes non ha mai detto “elementare Watson”, che si sappia: sono stanco di sentirlo dire!) è territorio di nascita e proliferazione di leggende metropolitane.

Agli inizi degli anni ’90 ne ricordo alcune. I braccialetti gommosi profumati che causavano intossicazioni (qualcuno diceva che se sudavi con quel braccialetto addosso ti veniva la polmonite!), le figurine con la colla tossica (o la droga nascosta sul retro!), i braccialetti auto-arrotolanti (delle strisce che tu picchiavi sul braccio e si arrotolavano) che potevano causare lividi, il bere acqua dopo aver sudato che poteva causare ogni genere di danno all’organismo, sino a portare alla morte (perché poi la sintesi di ogni discorso era che si moriva, come ha detto mio cuggino).

C’erano oggettivamente delle cose che facevano proprio schifo. Gli Sgorbions ad esempio. Se qualcuno non li ha presenti (povero lui!), ecco un esempio di questa serie di figurine

Ovviamente, piacevano ai maschi. Ma ho sorpreso anche qualche bambina intenta a scambiarsele. Io le bramavo ma a casa non me le compravano.

Un giorno un compagno di classe me ne regalò una. Evento più unico che raro, perché i bambini non regalano mai niente. C’è una sorta di sadica perfidia nel bambino che sa di avere qualcosa che un altro non ha, fosse anche una gomma da masticare.

Ecco, parliamo delle gomme da masticare: c’era la gomma a nastro, che io non ho mai avuto perché a casa dicevano che pure quella fosse tossica. Mi chiedo come sia possibile che io da adulto, per una sorta di ripicca, non sia diventato dipendente dal metadone.

Comunque, dicevo che un mio amico mi regalò una cartolina Sgorbions, questa:

La conservavo gelosamente come fosse il mio tesssoro, finché poi credo di averla persa. I ladri. I ladri. Quegli sporchi piccoli ladri. Dov’è? Dov’è? Ce l’hanno tolto, rubato. Il mio tesoro. Maledetti! Noi li odiamo! È nostro e lo vogliamo. Gollum! Gollum!

Oppure sarà finito nel buco nero delle cose dimenticate. Ci sono cose che possediamo che sembrano sparire nel momento in cui non sono più oggetto della nostra attenzione, come se dicessero Ok, ho fatto il mio tempo, mi ritiro.

Probabilmente finiscono tutte su una gigantesca isola deserta, abitata dai personaggi famosi che dicono che sono morti ma in realtà si sono tutti ritirati in un posto segreto che sa solo mio cugino ma che non lo dice a nessuno perché poi lo fanno sparire pure a lui.