Non è che se il cuoco non è pratico di salsa allora possa darsi al tango

Dizionario di cineserie e cinismo spicciolo

Chef
Ogni volta che vado in un ristorante un pelo più sofisticato del livello “trattoria di Giggino l’untuoso” rimango perplesso da un’abitudine che hanno gli chef: quella di fare ghirigori o cumshot di salsine intorno alla pietanza. La quantità è così esigua che è inutile per condire e io mi chiedo sempre: posso farci la scarpetta o meno? È solo decorativa? E perché mai avrei bisogno di cibo decorato? Se l’occhio vuole la sua parte, perché non mettere nel piatto un calendario di Playboy, allora?

Gatti
Il suono più rilassante dell’universo: >>>click<<< (si consiglia di alzare il volume).


Si ringrazia l’adolescente Camilla (anni 16 e mezzo) per essersi prestata alla registrazione.


20141122_215454

Camilla a 15 anni e mezzo. Come tutti gli adolescenti, non vuol fare niente e poltrisce

Intelligenza
Nelle principali stazioni italiane da qualche tempo Trenitalia ha iniziato a subordinare l’accesso ai binari al controllo del biglietto per i passeggeri. A Roma alla Stazione Termini sono state costruite delle barriere tipo curva da stadio. Tutto giusto, peccato che entrando in uno qualsiasi dei negozi lungo il lato ovest della stazione sia possibile accedere ai binari senza passare per i varchi.

Jeans
Quelli a vita alta sono uno dei capi che trovo più sensuali in una donna.
La donna coi jeans a vita alta, il cappello da Tom Waits e gli occhiali che negli anni ’80 sarebbero valsi l’esclusione coatta da ogni forma di vita sociale mi creano dei problemi. Ma non per gli occhiali in sé o per Tom Waits o per i cappelli, ma per l’insieme modaiuolo. Questo conflitto di gusti mi manda in crisi e non so come uscirne.

Keywords
Un po’ di parole chiave che conducono a questo blog:


Per chi ancora non lo sapesse, dalla bacheca del vostro blog se andate su Statistiche -> Mostra tutti -> Riassunti, scoprirete come i viandanti del cyberspazio hanno raggiunto il vostro spazio virtuale di scrittura altresì noto come blog.


non porto i vestiti in lavanderia per paura che non li lavino: Pensa che io non porto vestiti addosso per paura che si sporchino!
hipsteria nell’uomo: È una sindrome grave che colpisce molti maschi tra i 25 e i 35 anni. I sintomi più evidenti sono comparsa di camicie a quadri, crescita pilifera sul viso incontrollata, comparsa di Dr Martens ai piedi.
donna esaurita: Cambiare le batterie.
quando buttare i bollettini finanziari: Quando cominciano a puzzare.
che rischi si corrono senza mutande: Tanti. Innanzitutto c’è il raffreddore, cui sono più esposte le donne perché lì è tutto all’aperto quindi sai gli spifferi; ai maschi rischia invece di cascar giù tutto (il famoso modo di dire “far cadere le p+++e” nasce da un fatto vero).
capacità recitative asia argento: Il CERN di Ginevra dopo aver trovato il bosone di Higgs si sta concentrando nel rintracciarle.
e il tempo si ambigua: E lì son volatili amari.
una fica: A pois, l’ha portata un maharaja.
perche quando guardo il signore degli anelli mi viene da piangere: Perché stanno portando gli hobbit a Isengard.

ma quante cazzate dicono su wikihow: Non ne ho idea: hai provato a leggere la guida “Quante cazzate dicono su wikihow, wikihow”?
percoca rossa con lentiggini: La famosa pesca calzelunghe.
figa e lasagna: E il gusto ci guadagna.

L’autunno
In questo periodo di transizione dalla stagione calda a quella fredda in cui ancora si può uscire di casa senza giacconi e cappotti, appaiono ragazze particolari: quelle con la felpa tirata fino all’altezza del palmo della mano.

È risaputo che in molte donne la circolazione sanguigna sia limitata al tronco e alla testa, mentre gli arti superiori e inferiori sono appendici clinicamente morte caratterizzate da una temperatura da cella frigorifera. Alcune ragazze tentano allora di ovviare alla dispersione di calore corporeo stirando le maniche fin giù alle mani. La cosa curiosa è trovare in uno stesso ambiente una ragazza dalle maniche stirate e una ragazza dalle maniche tirate (fin su all’omero) o assenti del tutto; il dubbio è
1) una sente freddo e l’altra no;
2) sentono ambedue freddo ma la seconda preferisce congelare piuttosto che apparire sciatta o poco figa.


Per la cronaca non trovo affatto sciatta o poco figa una ragazza con la felpa stirata fin giù alle mani – anzi mi ispira tenerezza – ma ora che ci penso non ho sentito nessuno accusare di sciatteria una ragazza con la felpa stirata fin giù alle mani quindi a questo punto dichiaro chiusa la polemica tra me e me stesso.


Paure
Sono terrorizzato dalle apparizioni di bambini dai 0 ai 24 mesi in luoghi chiusi: prima o poi quelle creature piangeranno. E quando un bambino inizia a piangere, non smette più.

Non c’è alcuna via di scampo: la fortuna è soltanto quella che l’esplosione di lacrime e urla avvenga il più tardi possibile. A nulla valgono i tentativi dei genitori di ammansire il pargolo con coccole e giochi: i bambini sono più intelligenti degli adulti e non si lasciano fuorviare da distrazioni e blandizie varie; il risultato di tali azioni sarà quello di irritarli ancor di più e farli piangere più forte.


Mi chiedo perché qualcuno non abbia pensato di sfruttare l’energia potenziale insita nel pianto dei bambini. Basterebbe porre sulla bocca dell’infante un imbuto, all’interno del quale sarà presente una sottile membrana di materiale estremamente elastico e resistente. Il pianto farà vibrare la membrana, la cui oscillazione si trasmetterà a un coso (non ho ancora deciso come sarà composto il coso) che poi per un procedimento fisico causerà uno spostamento di elettroni che caricheranno una batteria, immagazzinando energia da sfruttare come più aggrada.


Subito
Sto cercando di disfarmi di un manga su Subito.it ma l’impresa non è facile. Prima mi ha contattato un tizio, prendiamo accordi, tutto a posto, convintissimo. Poi la sera prima della vendita mi contatta – dopo che un paio d’ore prima mi aveva confermato l’appuntamento – per dirmi che non se ne faceva nulla. Passano una decina di giorni, mi contatta un altro tizio, mi dice di venire da Grande Inverno (per tutelare l’anonimato userò nomi di località di Game of Thrones), io dico perfetto, possiamo vederci all’uscita della strada che viene da Grande Inverno.
Lui: non la conosco.
Io: non è possibile, ci sono solo due strade da Grande Inverno.
Lui: conosco la Strada del Re.
Io: ma quella è la strada che viene da Approdo del Re, come è possibile.

Poi dal suo modo di scrivere mi rendo conto che era lo stesso tizio che mi aveva dato buca in precedenza e che mi aveva detto di essere di Roccia del Drago. A quel punto smetto di rispondergli.

Passa una settimana, mi scrive un altro tizio. Gli dico possiamo vederci di sabato perché in settimana sto a Roma. Lui convintissimo, tutto a posto. Gli scrivo venerdì sera per chiedere conferma, non mi risponde. Gli scrivo sabato, lui mi chiede dove possiamo vederci. Gli chiedo informazioni logistiche, sparisce. Gli riscrivo, mi risponde oggi per dirmi che dopo avermi scritto è crollato sul letto in preda alla febbre. E poi mi fa: dove ci vediamo?

Non ho più risposto. E sospetto sia sempre lo stesso tizio.

Telefoni
I cellulari hanno introdotto un pericoloso concetto nella mente delle persone: quello di telefonia mobile. In virtù del fatto di essere mobile si è diffusa l’idea che il telefono sia ormai parte integrante del corpo di una persona che, quindi, non se ne separerà mai. Se il telefono è spento o se la persona non risponde, è colpevole di non voler essere reperibile.

Ho provato a spiegare a Madre, ad esempio, che se non rispondo al telefono o se non sono raggiungibile non è perché sono morto o perché mi ha rapito l’ISIS. Anzi, le ho fatto presente che nel caso morissi, dato che sarebbe quasi certamente di morte violenta (sono in buona salute), qualcuno darebbe notizie.


A meno che l’evento tragico non avvenga in presenza della mia coinquilina cinese: in quel caso penso che il mio corpo sparirebbe incastrato a forza nella pattumiera, occultato da un pacco di tortellini.


Madre ha replicato: potremmo essere noi morti e volerti allora avvertire.
Avrei voluto replicare chiedendo “Come?” ma ho ritenuto opportuno non farlo.

Però mi chiedo: quando non c’erano i cellulari, come si faceva? Sì, certo, si può dire anche quando non c’erano gli antibiotici che si faceva? Si moriva. Ma non credo che la gente morisse per non aver risposto al telefono!

Vocalizzi
Ciò che con la porta chiusa riesco a udire dalla mia stanza quando Astro Nascente si esercita: >>>click<<<.

Non è che se hai tanti complessi allora puoi metter su un festival musicale

Sabato pomeriggio avevo voglia di fuggire da me stesso. Impresa ardua perché alla fine mi raggiungo sempre. Sono salito in auto deciso nel viaggiare senza meta, fin dove mi avrebbe portato il cuore un 10 euro scarso di benzina.

Mi piacerebbe iniziare ora uno di quei racconti dove chi scrive si dà un tono narrando di statali perse nel nulla percorse con i CCR/Tom Waits/I Cugini di Campagna/Cristina d’Avena a palla, con una sigaretta in bocca e un paio di occhiali da sole inforcati che riflettono nelle lenti quel raggio di sole quando volge al desìo nell’angoscia della notte et cetera et cetera.

Purtroppo non ho l’autoradio; appeso al bocchettone dell’aria c’è solo uno smartphone che dimentico sempre di caricare di file, un po’ per pigrizia, un po’ perché l’altoparlante svilisce la qualità già svilita di suo di un mp3 e io non amo svilire la buona musica.

Non fumo sigarette e anche se le fumassi non impuzzolentirei mai l’auto: voglio che continui a puzzare di tappetini di gomma e moquette e deodorante chimico come se fosse uno di quei negozi che vendono accessori e chincaglierie per la casa, dove a poco prezzo puoi portare a casa un Buddha in plastica finto pietra o una candela profumata che t’illudi possa servire per una serata romantica ma in realtà la tirerai fuori soltanto quando andrà via la corrente perché ti sei dimenticato ancora una volta che la batteria delle lampade di emergenza si scarica se non caricata regolarmente.

I miei occhiali da sole hanno una vite che si sgancia sempre che mi costringe a pit stop forzati da ogni ottico che incontro per strada. Ormai mi conoscono ovunque. Cerco sempre di cambiare negozio perché ogni ottico poi mi fa un commento del tipo “Io l’ho sistemato ma di più non si può fare” – tradotto: non torneranno mai a posto. Mi han sempre detto tutti così tranne un ottico di via del Corso a Roma che, osservando la vite nella stanghetta, disse: “Ma chi t’aaaaa messa questa?”*: gonfio di audace sicumera, convinto di poter far meglio del suo predecessore, aggiunse “mò t’aaaaa sistemo”. Purtroppo anche il suo intervento ebbe una longevità breve. Lancio quindi questa tenzone tra ottici: ricchi premi e cotillons per chi riuscirà a sistemare definitivamente i miei occhiali.


* Non ho esagerato, credo di aver contato quattro “a” nella sua inflessione.


Infine, è difficile trovare strade perse nel nulla. Posso scegliere di perdermi nella diossina, costeggiare un inceneritore, fare slalom tra rifiuti ai lati della strada e cartelli bucati dai proiettili. Oppure posso andare in direzione opposta e seguire strade lungo una fila ininterrotta di Comuni: da queste parti siamo un unico agglomerato urbano, non c’è alcuna interruzione tra un’amministrazione e un’altra. È difficile essere tipi fuori dal Comune, da queste parti: qui tutto è Comune, cemento e muratura ed esseri dis-umani.

Esseri come quelli che si affollano ad osservare la scena di un crimine, dove un uomo è morto nel tentativo di sventare una rapina e aiutare una cassiera. Tra i commenti spicca quello di un anziano signore, che, analizzando il fatto inforcando gli occhiali da sole come Horatio Caine in CSI, ha sentenziato: Meglij accussì, a prossima vot s’ facev e’ cazz suoj.


Chi vi scrive ha ritenuto di riportare fedelmente la frase senza tradurla dal dialetto perché trova riesca a conferirle una sfumatura icastica che si perderebbe nel suo corrispettivo italiano.


Uniche alternative di fuga sono costituite da qualche concerto ogni tanto, organizzato da qualche associazione culturale polivalente che non capisco mai come cavolo faccia a campare ma poi me ne rendo conto guardando i prezzi dei beveraggi. Per me vince quella che ha organizzato un evento a luglio, portando i Blonde Redhead a Napoli: una Tennent’s (33cl) 5 euro, sorvoliamo sul mangime. Ma la cosa più divertente era che a fine concerto era precisato sul tariffario che i prezzi sarebbero aumentati.

Ieri sera invece i prezzi erano tutto sommato onesti e ho potuto dissetarmi prima di assistere al concerto dei Jon Spencer Blues Explosion. Un paio di pogate mi han fatto dimenticare i pensieri. Oppure era il sudore lisergico di un tizio completamente sballato a torso nudo che mi è finito addosso ad avermi offuscato la mente.

Una cosa curiosa è che mi sono ritrovato davanti lo stesso tizio pelato con un ridicolo zainetto a sacchetto sulle spalle che avevo davanti qualche mese addietro al concerto invece dei Bud Spencer Blues Explosion. L’ho riconosciuto dal suo modo di ballare: è basculante, come un picchio perpetuo rappresentato nell’immagine qui sotto

Coincidenza? Non credo proprio.

Ho provato a farlo spostare adottando la tecnica che di solito uso in questi casi: do un paio di lievi calcetti dietro le scarpe che inducono la persona che sta davanti a spostarsi. Con lui non ha funzionato né all’epoca né ieri sera. Così ho ceduto e mi son spostato io.

Tornando a casa ho trovato gli occhiali da sole che mi aspettavano sulla scrivania, a ricordarmi che non mi è ancora chiaro il senso della vite.