Non è che se è un libro è un mattone allora è un libro da reggere

Il nuovo collega, il Sam Tarly, ha iniziato questa settimana.

Sembra un tipo a posto, qualunque cosa voglia dire essere a posto. A posto con la coscienza? A posto coi pagamenti?

Dobbiamo ancora un attimo sintonizzarci l’uno con l’altro. Quando mi parla non vorrei essere disturbato perché sono impegnato. Quando gli parlo non mi ascolta per niente.

Appena è arrivato ha detto che gli piace ascoltare, cantare, ballare il reggaeton. E poi mi ha chiesto: Sai cos’è il reggaeton?

Sì, il reggaeton, quello che mi faccio al sugo con una spolverata di parmigiano. Avrei voluto rispondere così, purtroppo in inglese non credo funzioni.

Ha poi questa abitudine di darmi il “5” quando se ne va.

Va bene, sarà un gesto cordiale e quando la gente è cordiale e io non apprezzo mi rendo sempre conto della mia diversità sociale.

La diversità sociale è quella cosa per cui se mi chiedi Come va io rispondo Bene e poi mi tacito come Publio Cornelio. Perché a domanda generica io do risposta generica.

Sembra però tra gli esseri umani non funzioni così.

Non vorrei comunque che io gli abbia lasciato fraintendere di essere tipo da “5” facile e passare quindi per uno che dà il 5 a tutti.

In ogni caso, tra meno di un mese non dovrò vederlo più e preoccuparmi di ciò.

Non ho ancora ben chiaro cosa combinerò nella mia vita ma giusto stamattina stavo sviluppando una idea: quella di darmi ai romanzi brevissimi, anzi, istantanei.

L’idea mi è venuta ripensando a quella casa editrice che aveva proposto dei libri in versione bignami, riassunti di romanzi famosi, per chi non ha tempo o voglia di leggere molto.

Perché non estendere l’idea e arrivare al libro istantaneo, composto da una sola parola o una frase estemporanea? Così anche il più pigro finalmente potrà sforzarsi di leggere.

Qui di seguito, in esclusiva per i lettori di questo blog, in anteprima da leggere i primi romanzi istantanei che ho intenzione di pubblicare, divisi per tema:

– Autobiografico: Mi chiamo Gintoki.
– Introspettivo: Mi chiamo.
– Filofofico: Mi chiamo, quindi esisto.
– Storico: Mi chiamarono.
– Trilogia della Solitudine: 1) Non mi chiamano. 2) Chiamo e non mi rispondono. 3) Non mi richiamano.
– Denuncia sociale: Non mi chiamano perché mi temono.
– Attualità: Ti chiamo perché l’ho letto su Google.
– Attualità/2: Ti chiamo perché Whatsupp è crashato.
– Sentimentale: Michi-ama.
– Erotico: Mi chiamò. E venni.

So già che la critica criticherà per una certa monotematicità, ma la critica si sa che è fatta per criticare.

Non è che il buddhista faccia sempre tutto con karma

Sono in treno. Alla partenza da Napoli il vagone è quasi vuoto. Mi siedo in un’altra fila di posti per stare più largo e comodo: accanto al posto assegnatomi c’è invece seduto un tipo con una camicia orribile.

Arrivati a Roma mi alzo. Bevo un lungo sorso d’acqua e poi getto la bottiglietta sul mio sedile, di fianco al tipo con la camicia orribile. Esco fuori a prendere una boccata d’aria durante la sosta.

Quando rientro, non trovo più la mia bottiglietta. Mi guardo intorno e poi incrocio il mio sguardo con quello del tipo dalla camicia orribile.

– Ah…la bottiglia?
Mi fa.
– Ehm…L’ho gettata…pensavo l’avesse buttata perché era sceso…
Dice giustificandosi.
– No no…era il mio posto.
Dico con un sorriso di circostanza mentre mi siedo.

Certo se ne incontra di gente che non si fa i cazzi propri.


Sono in treno.
C’è un ragazzo accanto a me, è salito anche lui a Bologna. Sembra simpatico, mi ha dato una mano a connettermi col wifi.

Tira fuori un libro e poi mette le cuffie. Io lavoro sul mio notebook, intanto.

A un certo punto dal suo cellulare parte una cover slow version della sigla di Jeeg Robot. Lui guarda fuori dal finestrino noncurante.

Mi viene da ridere. Attiro la sua attenzione dandogli un colpo di gomito. Lui si gira e mi guarda perplesso. Gli indico il cellulare: la musica vien fuori dall’altoparlante.

– Oh cavolo! Io convintissimo…scusami…mi sembrava di ascoltare con le cuffie, non mi ero proprio accorto!
Risponde.
– Tranquillo!
Faccio io.

Certo se ne incontra di gente stordita.


In questi due episodi avvenuti nell’arco di 24 ore non sono io il narratore: dato che sono solito prendermi gioco degli altri, ho pensato di riequilibrare il karma immaginando cosa avranno pensato i miei due vicini di posto in treno di fronte alle mie ‘prodezze’.

Non è che solo perché sei giovane tu non possa avere un pasto fisso

Un diagramma di flusso che sinteticamente spiega una conversazione telefonica-tipo con Madre.

Diagramma Madre

Potrebbe sembrare che Madre si preoccupi che il figlio assuma il corretto quantitativo di kcal e nutrienti giornalieri. Il “cosa?” è invece puramente retorico: in realtà non gliene frega nulla, la domanda sussiste in virtù dell’atto stesso di dover sussistere in funzione dello stereotipato rapporto Madre-Figlio del Sud, che viene poi parodisticamente replicato in aneddoti finti e sketch di dubbia comicità da presunti comici dalla dubbia comicità.

Siamo noi stessi il nostro sketch comico e perpetuiamo un sistema fondato sulla derisione delle abitudini alimentari altrui.

Tentando di bloccare lo scorrere del diagramma ho esposto polemicamente le mie rimostranze a Madre, la quale, dopo aver espresso disappunto per il mio atteggiamento acido, mi ha chiesto: Quindi ti stai preparando per mangiare?.