Nel momento in cui mi prometto di smettere di fare qualcosa, sto già iniziando a farlo di nuovo.
È un po’ come l’ultima sigaretta di Zeno Cosini.
Eppur non si tratta di fumo o bere o altri vizi concreti. Non mi è difficoltoso evitare una tentazione concreta.
Ma il cattivo pensiero, il sentimento negativo, l’atteggiamento pernicioso, stati persistenti che convivono in me, sono basati su automatismi che non riesco ad aggirare.
E quindi ogni metaforica ultima sigaretta non lo è mai.
Anche il fatto di voler smettere di far qualcosa è diventato un vizio.
A volte, quando osservo le persone, mi chiedo se anche loro stiano combattendo un vizio nel loro intimo.
Nel mio intimo c’è vizio!
E mi chiedo se stiano vincendo o perdendo o pareggiando ai tempi supplementari.
Sono giorni che si ripropone un vecchio pensiero, una riflessione che giace lì – dimenticata – come un animale in letargo prima di risvegliarsi e tornare alla vita: l’origine dell’insoddisfazione. A volte vi penso in maniera scherzosa e mi perdo in considerazioni che divertono soltanto me. Altre mi ci soffermo in maniera più seria.
È lì, quando mi sento più serio, che mi sento anche l’essere meno stabile del mondo, o così direi se avessi una qualche misura di questo universo conosciuto che mi possa dare termini di paragone. Lì percepisco un demone che pianta idee destinate a germogliare.
Noi gatti abbiamo contegno e dignità, ma anche egonismi (egoismi+edonismi).
Se apri la porta, non la attraverseremo: ci compiace l’idea in sé della porta, poi la utilizzeremo quando pare a noi.
Un demone che indica porte: un usciere, anzi, un entriere.
Quale è l’origine dell’insoddisfazione? Quale quella della tentazione? Sono tentato di non cercar risposta e restare insoddisfatto.
Da un frammento di conversazione:
– Quindi è normale che una che conosci appena ti mandi una sua foto a mezzanotte di domenica?
– Ma era una foto in cui faceva la cogliona: si reggeva la testa mentre accanto aveva tre bottiglie di vino. Mica faceva vedere le tette.
– Non c’entra nulla. Cerca di fare la simpatica, è un modo più subdolo per arrivare a qualcuno.
– Eh sì, è rimasta folgorata da me e mi ha puntato.
– Avrà pensato che tu le stia dietro e cerca di attirare l’attenzione.
– Io non vado in giro a fare il simpatico.
– E come si fa a sapere che tu non faccia il cretino con tutte?
– …Eggià, io son pieno di spasimanti, appena arrivo io tutte si girano a guardare me e io mi metto a flirtare…
– No, non è così, non sei quel tipo d’uomo. Non sei uno che attira l’attenzione allo sguardo.
– Ah, grazie mille. Poi mi vieni a dire che debbo rafforzare l’autostima. Bell’aiuto.
– Ma è diverso! Ed è una cosa positiva: tu le donne le prendi di testa.
– Certo, infatti mi chiamano Zidane. Finiamola.
– Idiota.
Ma cosa c'è dentro un libro? Di solito ci sono delle parole che, se fossero messe tutte in fila su una riga sola, questa riga sarebbe lunga chilometri e per leggerla bisognerebbe camminare molto. (Bruno Munari)
Come quelle coperte, formate da tante pezze colorate, cucite insieme tra loro.
Tessuti diversi, di colore e materiale eterogeneo, uniti in un unico risultato finale: la coperta.
Così il mio blog, fatto di tanti aspetti della vita quotidiana, sempre la mia.