Non è che per forza se uno rompe poi gli devi lasciare dei cocci (e farglieli pagare)

Mi sta accadendo di non riuscire più a dedicarmi a scrivere post qui sopra come facevo un tempo. Non che mi manchi voglia di raccontare, ma non mi riesce più di poter dedicare mezz’ora in assoluta tranquillità al blog.

Anche adesso che la febbre post terza dose mi ha dato una giornata di nullafacenza non mi riesce di articolare un discorso organico e quindi procederò più per punti.

Ho la febbre, dicevo. Il “Moderno”, come sento chiamarlo in giro – giustamente per chi le dosi precedenti le ha ricevute da altri vaccini è qualcosa di nuovo, moderno per l’appunto – si è fatto sentire. Ho scritto al medico questa mattina – vuole solo contatti Whatsapp – per avere un giorno di malattia e lei mi ha risposto di venire in ambulatorio. Chiaramente, la prassi corretta sarebbe appunto a) visita b) certificato c) comunicazione al datore di lavoro. Tralasciando però il fatto che ho la febbre quindi non dovrei spostarmi né accedere a luoghi pubblici, mi ha fatto ridere la motivazione che ha aggiunto: dato che non ci siamo mai visti – ho cambiato medico di base quest’anno – vorrebbe prima conoscermi.

Morale: prima di richiedere prestazioni invitate almeno per un caffè il vostro medico!

Il collega Rompino che ho in ufficio continua invece a non volersi vaccinare. Lui è un naturologo e da qualsiasi cosa che non sia bio e che invece puzzi di chimica se ne tiene alla larga.


Poi va a cenare in una nota paninoteca della mia città. Sicuramente come sapori sarà buona, ma io fatico sempre a credere che un posto abbia Marchigiana e/o Chianina pura da servire per 200 coperti ogni sera. Praticamente ci sarebbe bisogno di un Pianeta a parte popolato solo da bovini per soddisfare tutte le paninoteche gourmet esistenti solo qui in provincia.


A me poco interessa di cosa fa o non fa. Evito ormai con le persone argomenti come politica, religione, vaccini, schivandoli come Neo coi proiettili. Quel che vorrei invece è che lui non fosse un rompino, ma come si fa? Non sarebbe Rompino, per l’appunto.

Un esempio: dove lavoriamo non ci sono i termosifoni ma i diffusori a soffitto solo nelle stanze. I corridoi, quindi, d’inverno sono gelidi. Un giorno particolarmente freddo avevo alzato di un paio di gradi la temperatura. Lui arriva tutto imbacuccato, dal freddo esterno e lamenta di percepire un’aria calda e soffocante (strano, se non ti togli berretto, cappello e piumino). Ok, spegniamo.

Lui nel frattempo apre la finestra. Arriva una tempesta. Chiude.

Io riaccendo l’aria.

Dopo un po’ lamenta di nuovo di sentire aria opprimente. Abbasso la temperatura del riscaldamento riportandola come ai  livelli soliti. Lui riapre la finestra. Arriva una grandinata. Chiude.

Infine dopo un altro po’ dice invece di sentire freddo e mi chiede allora di ri-alzare la temperatura.


Beninteso, aerare una stanza ogni tanto è importante. Magari però non mentre fuori infuriano gli elementi.


A casa, intanto, a proposito di riscaldamento, i nostri continuano a darci problemi.

Uno ha iniziato a perdere copiosamente da un punto di giunzione.

Un altro, la cui valvola era stata appena cambiata dall’idraulico inviatoci dal padrone di casa (un vero artigiano della qualità), pure ha iniziato a perdere. Dalla stessa valvola sostituita.

Ovviamente questi problemi si sono verificati la sera del 23 dicembre.

Mi ricordo quando all’IKEA M. comprò delle ciotole e io pensavo che in casa già ce ne fossero abbastanza. Adesso che le utilizziamo per raccogliere le perdite, mi sembrano poche.

Mai mettere in dubbio la saggezza e la lungimiranza femminile.

Non è che la Regina, il Principe etc. sotto l’albero siano i regali di Natale

Pensavo fosse ancora presto. A dire la verità neanche ci pensavo, fingendo di ignorare il problema. Invece stanno per arrivare, lo sa anche Gandalf, visibilmente preoccupato.

Roma. Via del Plebiscito. Ore 20.

Ho visto una vetrina addobbata a tema natalizio, con tanto di albero.

Forse non è neanche la prima, di certo a breve seguiranno le altre.

Non ricordo più quando il Natale ha cominciato a iniziare quando lo decidono i negozi. Forse è sempre stato così e non vi ho mai fatto caso. Da bambino credo che comunque il lungo periodo natalizio partisse quando lo decideva la tv.

In compenso ricordo benissimo che in casa da qualche anno inizia quando Padre comincia a lavorare al presepe. Ogni volta ne costruisce uno lui pezzo per pezzo, interamente in sughero. Si è specializzato nel ricreare piccoli borghi medievali in cui inserire la natività. Di anno in anno il lavoro diventa sempre più certosino e quindi deve iniziare sempre prima. Quest’anno credo sia partito ad agosto.

Qualcuno domanderà: ma che problema hai col Natale?
Nessuno, proprio nessuno. Mi sta simpatico e conosco uno che si chiama Natale, delle nanerottole che andrebbero benissimo come aiutanti di Babbo Natale e poi mi piacciono gli alberi.


Agli italiani non bisogna toccare le luci di Natale, l’Italia (ma solo all’estero perché in Italia invece ne parlano sempre male) e il cibo.


È questa cosa del tempo! Non fate correre il tempo! Che problema avete? Perché affrettate le cose?!

A proposito di tempo: sarà stata una coincidenza, ma la vetrina natalizia l’ho avvistata proprio oggi che la temperatura è scesa in maniera sensibile. Per la prima volta, dopo lungo tempo, ho avvertito una punta di fresco.

So che c’è gente che si imbacucca già come se dovesse partire per una spedizione per l’Antartide, ma io un problema con la regolazione della temperatura corporea interna. Avverto il caldo molto facilmente. Ingerire cibo aumenta inoltre istantaneamente la mia percezione del calore. Sono una centrale termica, in pratica.

È per questo che da ottobre e per i mesi successivi – fino all’arrivo delle ondate siberiane – mi vesto a cipolla.
Nel senso che il mio stile fa piangere.