Non è che il blocco note sia il divieto di diffondere musica

Ho acquistato un piccolo taccuino con penna incorporata, investendo ben 1 € da Tiger. Carta riciclata perché ho una coscienza. Carta riciclata probabilmente impastata da un bambino bengalese.

Ho deciso di portarlo sempre con me e provare a prendere nota di tutto ciò di cui prenderò nota.

Ho deciso di portarlo con me ed evitare di tenere a mente quel che devo ricordare.


In genere prendo appunti solo mentali. La memoria mi ha sempre funzionato bene. Soltanto che, per evitare di dimenticare ciò che ho mentalmente appuntato, le cose continuano a girarmi in testa e rimescolarsi e venire su come dopo aver mangiato la peperonata. Voglio quindi verificare se, scrivendole, io riesca a scaricarle dalla testa e ad avere la mente più libera.


Ho deciso di portarlo con me e fingere che mi interessi ciò che mi stanno dicendo tanto da prenderne nota.

È vero che potrei segnar le cose con il cellulare. Purtroppo su alcuni aspetti sono conservatore. Antico. Vecchio dentro.


Seppur una cassiera di Mercato Trionfale due giorni fa porgendo una bottiglietta si è riferita a me esclamando Questa è der ragazzetto. Non so se una persona debba offendersi o inorgoglirsi, in questi casi. Ma per quel poco che ho imparato da Roma ho capito che in realtà, così come qui a Napoli, ci sono cose che non bisogna chiedersi. È così e basta, non c’è giusto, sbagliato, brutto, bello, nero, bianco: Napoli e Roma sono fenomeni quantistici, dove tutto è niente e niente è tutto.


Le cose scritte a mano sono le migliori – Dinosauri conservatori contro la modernità

Ad esempio non mi trovo bene con gli ebook e credo che continuerò ad avere libri cartacei.

Ho deciso inoltre che la prossima casa in cui traslocherò dovrà avere un giradischi perché Spotify mi ha stancato.

Le persone hanno bisogno di un’àncora di sicurezza. Io ho bisogno di un ancòra. Che qualcosa ancora ci sia. Che qualcosa ancora prosegua.

Ho ancora dei posti miei.

Ho ancora delle persone vicino.

Ho ancora degli insegnamenti da ricevere.

I Melvins ancora fanno uscire dischi.

Tutto ciò è rassicurante. E degno di nota.

Non è che in Austria per le camicie usino l’asse da Stiria

Il 15 marzo qui in Ungheria è festa nazionale per la Rivoluzione del 1848.


Il 15 marzo 1848 con la lettura di un proclama pubblico di 12 punti cominciò la rivoluzione che portò alla guerra di indipendenza dell’Ungheria contro l’Impero Asburgico, guerra che si concluse con la capitolazione – in un bagno di sangue – degli ungheresi, che dovranno attendere il 1867 (anno dell’Ausgleich, il compromesso) per vedere riconosciuta autonomia: in quell’anno, infatti, nacque l’Impero Austro-Ungarico, la Duplice Monarchia.


Già da oggi ho cominciato ad avvistare persone in giro con coccarde tricolore (è tradizione infatti apporne una sul petto per questa occasione) e bandierine, mentre suonatori ambulanti fuori la stazione Nyugati intonano canti patriottici.


O magari erano invece romanze neomelodiche che parlavano di tradimenti e amori impossibili e le coccarde mi han fuorviato.


Dato che le celebrazioni mi mettono sempre a disagio, me ne andrò via tre giorni. La società ha infatti deciso di far ponte il 14.


Che poi non è vero, rientrerò il 15 mattina in tempo per vedere qualunque cosa facciano gli ungheresi in questa giornata.


Se lo avessi saputo con largo anticipo mi sarei organizzato. Una prima idea sarebbe stata cercare un volo per tornare in patria, anche se comunque ho già in programma di rientrare a Pasqua.

La seconda idea sarebbe stata prendere un volo low cost per il Nord Europa. È stato sorprendente sapere quanti voli diretti ci siano da qui alla Scandinavia. Avrei potuto approfittare di quei fantastici biglietti a 30-40 euro per la Svezia.


La storia che i biglietti aerei conviene comprarli 8 settimane prima sembra essere purtroppo vera¹.


¹ Anche se, se tutti si convincono di questo modello matematico e iniziano ad acquistare biglietti 8 settimane prima, non c’è il rischio che il boom di click online intorno quel periodo faccia lievitare i prezzi?


Sento un bisogno di estremo Nord.

“Vieni, vieni, il Nord ti aspetta”

Non potendo soddisfare questo nordismo e vedere bionde pure prima che si estinguano,


Il biondismo sembra infatti destinato a scomparire.


Anche se in realtà poco mi interessa: sono per il nero scuro. Temo purtroppo però che i miei geni non siano total black: ogni tanto nella barba mi spunta un pelo chiaro o rossiccio.


ho deciso di prendere un treno per l’Austria, direzione Graz (preg!), capolouogo della Stiria, regione verde.


Ma esistono regioni non verdi in Austria?


Oltre a quello specifico di Nord, sento un generale bisogno di viaggiare spesso.
Non compro dischi e vivo di YouTube e Spotify, risparmio su altri intrattenimenti, ma a un viaggio, se posso e le mie possibilità manducatorie mensili me lo permettono, non riesco a rinunciare.

Ho il bisogno di vedere e di conoscere, anche perché non so se un giorno dovrò smettere o limitarmi.

Conosco anche molte persone sparse in giro, il che può essere rassicurante perché è piacevole pensare che se rimani a piedi con l’auto in un punto puoi ricordarti di qualcuno che potrebbe dare una mano lì nei dintorni.


Ammesso che si ricordi di me: sono così schivo nei rapporti umani che non li approfondisco, non li coltivo. A volte mi faccio proprio schivo da solo. Non è che non mi piacciano le persone: al contrario, più ne incontro e più trovo rassicurante sapere che ci sia vita nel mondo. Eppure di queste vite non riesco a spingermi a farne parte in misura più ampia. A volte penso sia inabilità sociale, a volte credo che quella della inabilità sia solo una giustificazione di comodo.

Quanti Fatti sentire ho ricevuto.
Oppure quanti Potevi avvisarmi che eri lì.


¹ Ma l’uso della giustificazione di comodo non è esso stesso una prova di una inabilità sociale?


Dopo tanti viaggi in treno, ancora mi affascina che dall’esterno sembri un proiettile ma quando ci sei dentro invece il paesaggio sembri scorrere più lento. Che è un po’ il contrario che accade quando si è pensierosi: la tua mente vaga a pensare mille cose in poco tempo, chi ti guarda invece pensa che tu ti sia pietrificato.

Provai a raccontare a lei, una volta, di questi miei momenti di raccoglimento. Della malinconia che mi prendeva quando dovevo specchiarmi nel finestrino perché non c’era nessuno a potermi dire che mi ero rasato male.


Uno dei motivi per cui alla fine ho lasciato crescere la barba è stata la mia presa di coscienza di essere incapace a farmi un pizzetto dritto o regolare.


Ma non mi espressi bene. Urtai la sua sensibilità. Non poteva viaggiare e lo prese come un tentativo di colpevolizzarla per il fatto di lasciarmi da solo.

Io come mio solito reagii alterandomi, perché la diplomazia per me è solo una sorella di un genitore con un titolo di studio.

Tanta voglia di vedere il resto del mondo da non riuscire poi a scorgere oltre il mio naso chi mi è più vicino.

Un giorno vorrei andare nello Spazio e, come il Doctor Who, tenderti la mano dicendo Vieni con me.

Andiamo a fare una passeggiata sul lungoMarte.

Trovo molto interessante la mia parte intollerante #2

Questa settimana, non avendo idee per scrivere qualcosa di originale, riprendo un post di qualche settimana fa e lo integro con qualche altra cosa che trovo faticoso sopportare. Ovviamente, parliamo di amenità, sciocchezzuole, beninteso.

  • Non sopporto vedere unghie mangiucchiate e a maggior ragione non amo che si mangiucchino in mia presenza: sentire il “clac” dell’unghia sotto i denti mi fa rabbrividire. Ah, mi presento: io mangio la pelle intorno i pollici.
  • Non sopporto le prefazioni e le introduzioni dei libri, in modo particolare quelle troppo lunghe: mi sento obbligato a leggerle per rispetto di chi le ha scritte e poi non si sa mai contengano informazioni utili. Peccato che quest’ultima cosa sia vera in pochi casi.
  • Non sopporto chi non ti fa completare una frase tempestandoti di domande. Es.:
    Sai, ieri sera ho mangiato una pizza particolare…
    Dove sei andato?
    In quella pizzeria a Vergate sul Membro, cmq c’era questa pizza…
    Ah, quella pizzeria di fronte il benzinaio?
    Sì…comunque…
    Sei andato per la strada normale o la superstrada?
    La strada all’interno…non avevo fretta…dicevo…
    Era buona la pizza?
    Sì, ti stavo appunto dicendo che…
    Quanto si paga?
    (e poi va avanti va avanti va avanti…)
  • Non sopporto quelli che suonano il clacson quando scatta il verde al semaforo. Puoi anche riuscire a partire come Fernando Alonso e bruciare sul tempo tutti quelli dietro, ci sarà sempre chi sarà più veloce di te nel suonare il clacson per dirti di muoverti.
  • Non sopporto i genitori che fuori casa lasciano i figli allo stato brado, incapaci di fargli capire come comportarsi. Caro bambino che nel 2010 su un intercity Napoli – Pisa mi desti un calcio sul ginocchio – con tua madre che assisteva con calma zen – che sarebbe valso l’espulsione immediata e una squalifica per 2 giornate, sto aspettando che tu diventi maggiorenne per restituirtelo.
  • Non sopporto le canzoni che non ti piacciono ma che all’improvviso iniziano a suonarti in testa. Ieri mattina mi sono svegliato con Antonio Maggio che mi ripeteva mi piacerebbe sapere…e farmi male farmi male farmi male
  • Non sopporto i suggerimenti sballati di Spotify o Youtube per la musica. Hai ascoltato Nick Cave? Ehi, prova Anna Tatangelo!
  • Non sopporto quelli che quando ti parlano ti toccano. Ne esistono diverse categorie:
    il pugile, che ti dà colpetti come per logorarti;
    il doganiere, che ti tocca un po’ ovunque come per perquisirti;
    l’intimidatore, che ti stringe il braccio come se ti dovesse chiedere il pizzo;
    Zidane: questo in realtà non ti tocca ma avvicina la testa come se volesse darti una testata.
  • Non sopporto la domanda Sei solo tu? quando sei arrivato puntuale a un appuntamento e il primo dei ritardatari che arriva, vedendoti, domanda ciò.
    Risposta: no, c’è anche l’uomo invisibile qui con me. Scusalo, è un po’ timido.
  • Non sopporto la domanda Tanto che hai da fare? Qualche volta vorrei avere la prontezza di spirito e il fiato per dare una risposta stile Dottor Cox:
    Cosa ho da fare? Qualsiasi cosa che ritengo più interessante di ciò che mi chiedi, ad esempio vedere tutti i film di Bela Tarr in lingua originale cioè l’ungherese compreso Sátántangó che dura più di 7 ore, andare a un comizio di Scilipoti, iniziare a collezionare la lanetta che si forma nell’ombelico, girare le edicole per recuperare i numeri mancanti della raccolta a fascicoli delle targhe automobilistiche degli Stati Uniti, guardare i Festival di Sanremo dal 1955 a oggi, convincere un complottista che non esistono le scie chimiche, convincere un debunker che esistono le scie chimiche, far incontrare l’ex complottista e l’ex debunker e assistere alla conversazione…
    …e, ovviamente, i film con Hugh Jackman!

Come l’altra volta, se avete altre proposte, sfogatevi! 😀 (potete pure scrivere: non sopporto i blogger che fanno liste di cose che non sopportano…)