Non è che ti serva un pastore per l’immunità di gregge

La situazione di vivere in un’unica, grande, bolla comune ha creato una narrazione condivisa e, mi sia consentito finché è consentito, appiattita.

Mi chiedo se tutto ciò ci stia facendo assomigliare a uno sciame d’api: una intelligenza collettiva, dove l’emergere della condotta di azione e/o della linea di pensiero è frutto del collettivo e non si può riferire al singolo componente.

In parole povere: il mio pensiero in questi giorni è ancora mio o è frutto dell’intelligenza – o della deficienza in certi casi – collettiva?

Pipponi esistenziali a parte, è diventato difficile trovare altri argomenti di conversazione. Scruto i giornali speranzoso alla ricerca di qualche maxi retata per corruzione e peculato, mi accontenterei pure di perculato, un bel – si fa per dire – regolamento di conti mafioso, un funambolico furto di opere d’arte e gioielli, qualcosa del genere. Il campionato non c’è più e non si esce di casa, quindi anche i rozzi e banali e sempreverdi calcio&pheega non hanno più motivo di esistere.

Mi sono reso conto che per una settimana ho raccontato agli amici sempre lo stesso aneddoto, cioè di me che mi sono auto-isolato nell’isolamento (isolamento^2) per un possibile contatto a rischio avuto.

E ho realizzato di star diventando come quelli che durante un attentato o una catastrofe vanno in giro a raccontare che 2 anni prima erano passati proprio lì, in quel punto. Anche questa è una forma di deficienza collettiva.

Poi mi è venuta l’ispirazione per uscire dalla bolla narrativa: gli alieni.

Ho iniziato a guardare le 9 stagioni storiche di X-Files, che all’epoca di quando lo trasmettevano non avevo seguito dall’inizio, a parte qualche puntata sparsa o venendo poi a conoscenza della storia per altre vie.

Negli anni ’90, forse sulla scia della iperproduzione di fantascienza del decennio precedente, c’era stato un nuovo boom del tema degli extraterrestri, al cinema sbancavano Independence Day e Man in Black, venivano pubblicati (o ripubblicati) libri sull’argomento e diversi siti di c.d. controinformazione trattavano dell’argomento. Oggi se chiedo a uno nato del 2000 del Triangolo delle Bermuda penserà magari a una acconciatura pubica e se parli di complotti ti nominano al massimo Soros e i laboratori cinesi.

Secondo me sarebbe ora di riportare in auge il tema degli alieni.

Perché sappiate che la verità è la fuori.

E circola senza autorizzazione scritta.

Non è che i liguri in Ungheria chiedano la pasta a Pest

Sono stato a Budapest in settimana. Questa volta non per lavoro ma per un breve viaggio di piacere. Da quando l’avevo lasciata non vi ero ancora ritornato.

Non l’ho trovata molto cambiata, a parte un po’ di movimento per le strade: in questi giorni ci sono delle vive proteste per dei provvedimenti votati dal Parlamento. Il governo non risponde nel merito e sostiene che i manifestanti siano prezzolati e che dietro ci sia Soros (che a quanto ho capito secondo i complottisti è responsabile di un po’ di tutto, dal terrorismo internazionale alle doppie punte e la cellulite). Ho provato a chiedere a un manifestante a chi dovessi inviare i dati per essere pagato anche io per manifestare (un po’ di denaro in più fa sempre comodo) ma mi ha mandato a fa’ ‘n gulash.

Il gulash ovviamente l’ho mangiato ed è stata la cosa più salutare che ho mandato giù: come avevo raccontato all’epoca della mia permanenza in questo Paese, la cucina locale non è la più indicata per il salutismo. Le parole chiave sono grasso, maiale, cipolla, combinati in modi diversi ma col risultato sempre uguale: leggerezza e alito fresco tutto il dì.

Un’altra cosa che non è cambiata è che all’aeroporto c’è sempre e ancora l’imbarco poveracci: per le compagnie low cost, infatti, i gate sono posizionati esternamente alla struttura dell’aeroporto, in un capannone di lamiera (non riscaldato) raggiungibile con un percorso al freddo e al gelo. Per raggiungere l’aereo, poi, non c’è alcun autobus ad attendere i passeggeri ma un altro percorso al freddo e al gelo. E, per ricordarti che sei un poveraccio che sceglie le compagnie low cost con tutte le conseguenze del caso, ti fanno attendere al freddo e al gelo prima di salire sull’aereo.

Un’altra tradizione rispettata è che il mio zaino, come al solito, è stato messo da parte per un tampone rileva-esplosivo. È lo stesso zaino col quale da due anni vado in giro e che ha visto diversi aeroporti: sempre e solo nell’aeroporto di Budapest mi è stato, tutte le volte, controllato. Non so cosa abbia di sospetto solo per la sicurezza di quel posto.

Ho rivisto la mia CR, una sera a cena. Sono contento di averla trovata bene. Anche se con gli uomini continua ad avere contatti con gente strana: dopo aver chiuso con l’ingrugnito che si puntava un coltello alla gola per inscenare una sceneggiata degna di un melodramma, è stata con un tizio che prima di far sesso doveva guardarsi un porno. E dopo aver fatto sesso, doveva guardarsene un altro. Tra una pippa e l’altra, poi, gli scappava anche una pippata perché anche il naso vuole la propria parte.

Adesso, invece, lei è in contatto con uno che fa il fumettista e divide casa con la ex compagna, con la quale ha una figlia. Vivono da separati in casa, ma lui non può permettersi un’altra sistemazione e inoltre resta lì per la bambina. Per mantenersi disegna fumetti pornografici per una rivista: ogni tanto invia a CR qualche esempio di sua opera, domandando, poi: “ti imbarazza?”.

Praticamente è la versione nerd di quelli che mandano le foto del proprio cazzo credendo di far colpo.

Un’ultima considerazione: sono partito dall’Italia portandomi dietro una banconota da 1000 fiorini che mi era rimasta in tasca da quando me ne ero andato via. Sono tornato in Italia che nel portafogli avevo due banconote da 500 fiorini.

Più le cose cambiano, più restano le stesse.