Non è che senza inchiostro non sia possibile risalire la china

La parola degli anni ’10 di questi millennio è sicuramente resilienza. Tanto da superare nei tatuaggi banali e inflazionati il tribale o la scritta MOM che è ancora precedente.

Resilienza è un termine comparso all’improvviso. Voglio dire, è sempre esistito, ma a un certo punto è diventato pop, sia nel linguaggio quotidiano che in quello giornalistico.

Tal che, per l’appunto, alcuni hanno iniziato a farselo inchiostrare addosso.

Vorrei quindi prendere spunto da questo fenomeno per lanciare un’impresa. Uno studio di tatuaggi di parole poco usate nel linguaggio comune. Lo scopo è ridare alla parola scritta poco diffusa una vitalità che non conosceva o non conosce più e contrastare le scritte banali con l’ambizione di diventare banali.

Chi non vorrebbe un bel ETEROCLITO scritto in corsivo?

Ed ENTALPICO?

MISONEISTA in font da iscrizione Romana?

E non vi sentireste meglio nell’esternare al mondo la vostra passione per l’AGATOLOGIA?

A me piace tanto PENTACOSIOMEDIMNI. Che non significherebbe proprio niente al giorno d’oggi – a meno che qualcuno non possa provare di avere un reddito di 500 medimni di cereali e che, per l’appunto, lo misuri in medimni – ma, tanto, avrebbe meno senso di un simbolo Maori su Gigetto il Sozzo della panetteria all’angolo? Sfido a contestare!

Il tatuaggio della parola desueta è il futuro del tatuaggio pop. E quando il desueto sarà pop, quello che oggi è pop sarà desueto e avremo ottenuto il nostro scopo.