Non è che se tocchi il fondo sei per forza un maniaco

Erano 5 minuti che mi ero seduto e già desideravo essere altrove. Fissavo il bicchiere fingendo di cercarvi dentro qualcosa perso nel ’97 come fanno tutti quelli che guardano un bicchiere per non dover parlare con gli altri. Alla fine poi una persona di cui ignoravo le generalità e le adenoidi ha deciso che doveva parlare con me.

Sono settimane che mi sento stanco. Non voglio sentirmi obbligato a riempire i silenzi. Non voglio sentirmi obbligato a riempire spazi. Non voglio rivendicare l’assenza di diritti ma i diritti dell’assenza.

A tal proposito vorrei iscrivermi a un partito politico. Uno di quelli che lo 0,1 % è un miracolo. Voglio mostrare attivamente la mia adesione non ai perdenti, perché perdente è chi partecipa e perde, mentre chi già in partenza è fuori da qualsiasi competizione non perde. Non conta proprio un cazzo.

Ultimamente dico spesso “cazzo”.

Anche la persona che ha deciso di socializzarmi diceva spesso “cazzo”: apparteneva alla categoria di quelli che sentono spesso il bisogno di sottolineare che mi sta sul cazzo questo o mi stanno sul cazzo quelli. A me stanno sul cazzo le persone che dicono sempre che qualcosa/qualcuno sta loro sul cazzo. Non è per la volgarità dell’espressione ma perché mi chiedo se si pongano mai il problema di quanto loro invece possano stare sul cazzo agli altri.

Ma io con che diritto affermo ciò. Chi snobba gli snobisti è come il ladro che ladra in casa di ladri.


A meno che il ladro non ladri a fin di bene per raddrizzare un torto, questione che apre dilemmi etico-sofistici: il furto è grave in sé o a seconda del contesto?