Non è che se metti qualcuno da parte è perché ne hai imparato l’arte

Non ci si aspetta mai che certe cose capitino a sé stessi. Eppure, poi, quando accadono, ci si rende conto che, veramente, nessuno ne è immune.

Sono qui oggi a denunciare un caso di sessismo subìto.

Diciamo che io e M. stiamo mettendo in essere un’organizzazione di una cosa da organizzare. Un paio di mesi fa, abbiamo parlato con una persona che si occupa di organizzare per chi appunto vuole organizzare.


Sì, tutto ciò è successo due mesi fa. So già che qualcuno polemizzerà dicendo Ah e perché denunci solo ora?.


A quanto pare quella di costei è una presenza necessaria: a noi bastavano un tavolo e delle sedie, ma sembra esistano annessi e connessi vari e c’è una persona che si occupa di ciò.

La cosa non mi crea problemi, se non nella misura in cui la suddetta organizzatrice ho notato parlava rivolgendosi solo a M:
«Tu cosa avevi pensato? Tu cosa volevi? A te come piacerebbe?».

In pratica, alla sua presenza, io ero un semplice cartonato.

Un po’ deluso dal primo incontro, ho sperato che, magari, il secondo sarebbe andato meglio.

Invece si è ripetuto lo stesso copione. Al che, a un certo punto, non ne ho potuto più e ho chiesto:
– Mi scusi, ma perché parla rivolgendosi solo a lei?
L’organizzatrice, un po’ in imbarazzo, si è schermita:
– Ah no mi scusi, è che non sono molti gli uomini che si interessano…

Gli uomini. Quindi io vengo messo in disparte per il mio sesso. Io non esisto, non sono una vera persona. Sono una coppia di cromosomi XY col pene e null’altro.

A parte poi vorrei sapere chi gliel’ha detto a costei che io sia uomo? E se fossi io una donna e M. l’uomo? E se fossimo entrambe donne? E se fossimo entrambi uomini? È incredibile la superficialità con la quale si affrontano le cose.

Rimettete sempre al suo posto chi vi giudica solo per il vostro pene!

Non è che l’amante dei cani metta nel presepe pure un pastore tedesco

Sono passato davanti a un negozio che vende articoli da cartoleria, strumenti per hobby come il decoupage e la pittura, decorazioni e amenità varie. Le vetrine sono state abbellite per le festività. In bella mostra al centro c’è un presepe. Vi ho dato uno sguardo di sfuggita passandovi davanti. Qualcosa ha colto la mia attenzione e mi sono fermato a osservare meglio.

Il presepe è di quelli classici napoletani. Case che si innestano le une sulle altre, vita varia che si snoda tra gli anfratti, tra un pizzaiolo che inforna e una donna che si affaccia al balcone e che sembra Sophia Loren.

Al centro non c’è la Natività: a essa è affidata un anfratto in un angolo. Le linee di convergenza della struttura presepiale conducono invece verso una scalinata. Sui gradini è seduta una ragazzina. Bionda, una lunga veste rosa. Le ginocchia ravvicinate al petto, le braccia appoggiate sopra le rotule. Lo sguardo è triste e fissa un punto nel vuoto, in basso.

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Il vetro e le luci della vetrina purtroppo non hanno consentito una testimonianza fotografica migliore

È lei ad aver attirato la mia attenzione: cosa ci fa lì in mezzo? Perché nel contesto del clima festoso lei è triste? Perché è giusto lì al centro? Qualcuno vuole comunicarci qualcosa?

Perplesso, ho provato a chiederlo direttamente all’interessata:

– Oh!
– …
– …ciao?
– Ah allora sai salutare. O in genere dici “oh” alla gente che incontri?
– …Scusami…Senti, va tutto bene?
– Alla grande! Non vedi come me la spasso? Il tizio delle capre laggiù ha appena finito di raccontarmi, per la centesima volta, la barzelletta di quello che chiede al pastore se è Lucano e lui risponde No io so lu pastore, lui è lu cano!. Da sganasciarsi, eh?
– …Va be’. Senti, ho visto che sei triste.
– Wow, a te non sfugge niente. Come ti chiami? Occhio di Falco? Di’ la verità, sei un X-Men in incognito?
– Tecnicamente Occhio di Falco era affiliato ai Vendicatori e il suo potere non era cogliere i dettagli ma la mira che lo rendeva un incredibile arciere…
– Senti, che vuoi? Mi lasci deprimere in pace sì o no?
– Va be’, scusa. È che la gente passa vede il presepe e tira dritto. Io invece ho notato che al centro di questo quadretto che sembra felice c’eri tu triste e sola e mi chiedevo il perché…Niente, ero curioso. Comunque io sono Gintoki.
– Piacere, sono Orfana.
– Ah, mi spiace. Ma come ti chiami?
– Orfana, te l’ho detto.
– Non capisco.
– Ooooh, ma sei un ciuoto allora! Così come c’è Madonna, Sangiuseppe, Bambinello, ci siamo tutti quanti noialtri: Caldarrostaio, Pastore, Zampognaro, eccetera. Ci chiamiamo coi nostri ruoli. Io sono Orfana, la figlia di Nessuno. Nessuno è un altro personaggio che però non c’è mai.
– Ah, quindi siete tutti dei figuranti?
– Essì, che t’aspettavi che nel presepe ci fossero personaggi veri? Scusa, ma se tu vai a vedere Star Wars per caso credi che Chewbecca sia davvero un cane peloso bipede alto due metri? O che esistano davvero i draghi del Trono di Spade? Ma che vivi nelle favole? Son figure di fantasia. Piglia quella che fa Madonna: quando stacca qui va a fare il turno in un call center. Siamo quasi tutti al doppio impiego per arrotondare.
– Pure il pizzaiolo? Scusa, volevo dire Pizzaiolo.
– No lui c’ha davvero una pizzeria. Ma lascialo stare, si è rotto le palle. Una volta fare la pizza era semplice, era una roba da poveri. Oggi con ‘sta mania di fare gli chef e gli esperti di alta cucina pure alla pizza cagano la minchia. Adesso se non ti inventi le pizze speciali con la granella di pistacchio di ‘ndocazzoviene, il lardo della maiala di tua suocera e l’ombra di cipolla di Ascellasudata sul Minchia non vali niente. Oh, certo che avete un palato fino per rompere i coglioni, guarda…
– Tu invece vedo che hai una proprietà di linguaggio oxfordiana. E una cosa non mi torna: tu sei una bambina. Com’è che lavori?
– Ma quale bambina, io ho 30 anni! È che m’hanno truccata peggio di Barbara d’Urso e sembro appena uscita dalle elementari. Pensa invece che ho due lauree e un master e son qui a fare la figurina. Che figurina di merda! Ah, scusami, ho detto merda: il mio linguaggio ti offende? Cos’è, solo perché sono donna non mi è concesso essere volgare?
– Per quanto mi riguarda puoi pure dire l’alfabeto ruttando.
– Una volta sono arrivata fino alla G. Poi quando ho detto l’H ho rigettato sul tavolo. Avevo bevuto troppo.
– Interessante.
– Già. No, comunque devi sapere che il CCCP (Codice di Condotta Corretto Presepe) vieta l’uso di bambini. Una volta c’erano, adesso è considerato sfruttamento.
– Pure il bambinello è un adulto? Pardon, Bambinello.
– No, lui è un Cicciobello. Sai com’è, gli sponsor. Comunque ‘sta roba del Codice di Condotta ha un po’ rovinato il mercato. Cioè, una volta prendevi i bambini pure per fare qualche ruolo adulto, magari gli mettevi una barba finta, davi loro due lire e stavi a posto. C’era più trippa per gli attori adulti. Trippa in senso figurato, eh, chiarisco visto che non mi sembri sveglio.
– Avevo capito. E quindi?
– E quindi adesso devi prendere dei maggiorenni e ti tocca pagarli e quindi ora c’è meno da mangiare per tutti, poi se soprattutto se sei l’ultimo arrivato ti danno lo stage, i voucher, il Co.Co.Dé…
– Il Co.Co.Co. vuoi dire?
– No no proprio Co.Co.Dé: ti mettono al reparto recinto animali, galline, tacchini e se hai sfiga anche maiali. Immagina tutto il giorno in mezzo a questi esseri che cagano e puzzano. Amo gli animali e potrei anche essere vegana se eliminassi pesce e carne dalla mia dieta, però puzzano.
– Oddio che lavoraccio…
– Eh. Per carità, non sto dicendo che era meglio quando sfruttavano i minori, anzi: dico solo che in un modo o nell’altro devono sempre trovare il modo di sfruttare qualcuno. E alla fine noi ci riduciamo a farci la guerra tra poveri. L’altro giorno ho detto a Pescivendolo che dovremmo ribellarci e lui m’ha tirato una cernia dietro dicendomi di non parlare di queste cose, che a lui mancano solo 20 Presepi alla pensione e non vuole rovinarsi. La pensione, capisci? Ma quando cazzo mai la vedrò io, invece?
– Non dirlo a me…
– No però non cominciare a raccontarmi i tuoi guai. Guarda, sembri un bravo ragazzo, ma oggi proprio no. Ho pure i piedi gelati perché ‘sta cacchio di Orfana ovviamente è povera e non ha i soldi per un paio di sandali. Ho solo questa veste e un paio di mutande sotto, capisci? Ho chiesto almeno un paio di calze, di quelle che non si vedono. Niente. Secondo il regista è “Per realismo”. Mi fa: “Ma ti pare che 2000 anni fa mettessero le calze? Gli unici 30 denari che conoscevano erano quelli di Giuda, ah ah ah. A noi ci piace il realismo”. E mentre diceva quest’ultima cosa mi ha strofinato l’interno coscia con la mano. E ho dovuto pure impuntarmi per tenere le mutande. Secondo lui le orfanelle dell’anno 0 non le avevano.
– Secondo me questa è molestia.
– Noo, se vai a dirlo in giro sei una pazza mitomane che c’ha lei il sesso in testa perché affamata di mazza e quindi vede il marcio dappertutto. Oh certo che voi maschi (e pure qualche donna) come rigirate la frittata quando si tratta di sessismo, guarda…Lasciamo stare. Senti, a proposito di mazza, quand’è che te la levi dal sedere? Mi sembri tutto rigido.
– Oh?!
– Scherzavo, né. Mammamia e come prendi tutto sul serio. Dovresti scioglierti un po’. Oppure ti alleni a fare il pastore da presepe?
– Divertente. Senti, ma da dove vieni? Hai delle inflessioni regionali varie.
– Eh è perché siamo sempre in tournée. Mai un Natale nello stesso posto. Alla fine parlo come capita.
– Ho capito. Senti, non dirmi niente ma ora devo andare…ti disturba se ripasso a trovarti?
– Oh sì, guarda, mi dai proprio tanto fastidio. Una fa tanto per starsene tutto il giorno a rompersi i coglioni da sola e poi arrivano a distrarla. Che tempi.
– Ho capito. Ho capito che con te debbo evitare la retorica.
– Allora non sei così addormentato…Testina, passa quando vuoi!

Che incontro strano. Che conversazione assurda!

Non è che il medico si lavi con l’Anitra WC perché è un prodotto per la pulizia dei sanitari

Trovo assurdo che ci sia bisogno di affiggere un simile cartello, ma è evidente che educazione&modi appropriati non appartengono a tutte le persone.

Capitò anche una volta a Madre, nel rivolgersi a una farmacista: “Signorina, scusi…”. Io la ripresi con un colpo di gomito: “Madre, per favore…”. E Madre non è affatto una persona ottusa, nel senso di persona che ottende. Eppure è evidente che anche lei risente di una certa cultura dominante maschilista che vuole che a un uomo in camice ci si rivolga con deferenza, a una donna in camice con confidenza.

Premetto che trovo ridicoli i titoli e gli appellativi. Io stesso, quando al lavoro mi dissero che dovevo presentarmi come “dottore” – non in quanto medico ovviamente ma in qualità di laureato – mi sentivo un po’ ridicolo. Ma sarà questione di autostima e di sindrome dell’impostore.


La sindrome dell’impostore colpisce le persone che non sentono un traguardo e un successo come propri, giustificandoli solo come frutto del caso e/o di circostanze fortunate. Essi vivono nella condizione di sentire di non meritare una posizione e temono di essere prima o poi scoperti.


Laddove però esistono contesti formali trovo molto irrispettoso che ci si rivolga a un uomo in un modo e a una donna in un altro.

Fatta tale premessa, al foglio che ho pubblicato all’inizio di questo articolo vorrei fare un’aggiunta sotto il dottoresse: “Ma davvero?”.

Perché l’ambulatorio veterinario che frequento e dove è presente quel cartello sembra gestito come una bancarella del mercato. La titolare fa sia il medico che (male) l’assessore all’ambiente e ha l’aria perenne di chi ha ricevuto una botta in testa e perso la memoria.

Un paio di mesi fa avevo la gatta ricoverata per un ciclo di terapie. Andai a vederla per controllare come stesse e la titolare disse a un tirocinante:

– Questa è la gatta col tumore allo stomaco
– Eh?

Dissi sbiancando

– Ah no no scusa mi sono confusa col cane di quell’altro.

Ah. Ah. A soreta.

Nell’ambulatorio si alternano non so quante dottoresse. Perché ne incontro sempre una diversa. Ho rinunciato a imparare i loro nomi.

Il problema sorge quando devi tornare più volte e a ognuna devi raccontare la storia daccapo perché non si parlano tra di loro. Anche perché quando si parlano ognuna ha la propria versione:

(dottoressa 1) Si deve operare, bisogna aprire
(dottoressa 2) Non si deve operare, basta un prelievo con l’ago
(dottoressa 3) È guarita
(dottoressa 4) Scusa, tu sei?
(va avanti con altre dottoresse)

Avevo la gatta -una quasi ventenne- che pisciava sangue come una statua della Vergine e la soluzione offertami da una dottoressa era darle un integratore e comprare un diffusore di feromoni perché “Sarà colpa dello stress”.

Le diedi solo l’integratore perché 25 euro per uno spruzzatore erano troppo. Tornai dopo una settimana:

– Ma tu lo spruzzatore non l’hai messo, vero?
– No
– Eh…bravo. Hai visto?

Alla fine quindi lo comprai visto che mi si indicava come corresponsabile della patologia per la mia negligenza sparagnina e inoltre tra i due il medico è lei.


I gatti possono soffrire di stress, è vero, e la cistite può esser causata da questo fattore.


Ovviamente non servì a nulla, così dopo un’altra settimana le facemmo un’ecografia e scoprimmo una palla di sangue che occupava 2/3 della vescica e cominciammo quindi delle terapie col cortisone. Avremmo potuto iniziarla facendo un controllo sin da subito ma non si può certo rinunciare a un po’ di feromoni sintetici. Che per la cronaca non sono serviti a niente, a parte che io adesso ho voglia di fare pipì sui muri.

C’è poi una dottoressa che ha un carattere scorbutico. Per esempio, una volta, sempre dovendo fare il consueto riassunto delle puntate precedenti:

– Settimana scorsa ho parlato con la dottoressa…ehm…non ricordo…
– Boadicea? Clitemnestra? Pentesilea?*
– È una giovane
– Più giovane di me? (si indica, con gli occhi sbarrati)
– No no…cioè di me, dico
– Ah ok, no perché già stavo…(e non completa la frase)


* Nomi di fantasia così a caso.


Stavi cosa? Sì, vuoi sapere la verità, lei sembra una liceale e tu sua madre. Ora posso avere il mio responso?

No, qua non ci sono signorine ma teste di clitoride.

Non è che l’andrologo sia un mestiere del…beh si è capito

Qualche tempo fa fece discutere la proposta di ridurre l’iva sugli assorbenti. La sintesi della discussione che ne scaturì fu: Ahahah.

È possibile che, delle volte, il dibattito sociale in questo Paese assuma livelli da conversazione da alunni delle scuole medie.

Senza dimenticare, inoltre, l’esistenza di fondo di un certo sessismo serpeggiante, quantunque ciò venga negato. Anche da parte delle donne, da alcune delle quali ho sentito dire Io non mi sento discriminata e poi non la voglio la parità, a me sta bene che un uomo mi apra la porta o mi offra la cena.

Non è proprio così che funziona, avrei voluto dire, e la galanteria è un conto e le discriminazioni un altro.
Ma chi sono io per far crollare le convinzioni altrui?

Anche perché, e vengo al vero oggetto del mio discorso, trovo che si parli troppo di donne!
E anche di uomini, a dire il vero, ma nel modo sbagliato.

Si parla mai delle difficoltà connesse all’essere nati con un affare tra le gambe?

Innanzitutto è un attira-colpi.
Da questo punto di vista per scomodità è secondo soltanto al dito piccolo del piede.

Tutti gli sport con la palla sono un pericolo.

Ricordo quando una volta, giocando a calcetto, volli esibirmi in uno stop volante di petto. Saltai incontro al pallone con le braccia all’indietro e il petto proteso in avanti come un piccione in amore. Ero il Nureyev del calcio a cinque.

Peccato che calcolai male la distanza o forse la velocità della palla, fatto sta che stoppai sì la palla ma con le parti basse.

Mentre mi contorcevo sul suolo, prima di svenire sentii qualcuno dire Dai gioca gioca, non si è fatto niente!. Io gli augurai di uscire dal campo con i piedi davanti e poi persi i sensi.

L’altra problematica connessa all’essere fallodotati è la pressione sociale che gli ruota intorno.

Si vive ossessionati dall’eterno ritorno del discorso sulle dimensioni, su cui spesso si bara.

L’ho fatto anche io.

Avevo 14 anni, frequentavo le chat di Napster.


Napster era un programma di file sharing, sorto nell’era del 56k. Per tirare giù una canzone ci volevano un paio di ore, spesso succedeva che il download saltasse quando il file era al 99% e lì partivano invocazioni ad Anubi.
Il logo era un gatto con le cuffie. Non poteva che attirare la mia attenzione, quindi.


Molti che si aggiravano lì esordivano pubblicizzando dimensioni equine: al che mi dissi, chi son io per esser da meno?

Quindi dicevo sempre di avere 30.
Anni.

L’uomo maturo cuccava di più dell’elefante o presunto tale. Poi però alla fine dovevo rivelare di essere un adolescente col baffo da portoricano e mi bloccavano dai messaggi privati.

L’affare maschile reca con sé, inoltre, tutta una serie di problematiche fisiologiche.

Al mattino svuotare la vescica quando ci si è appena svegliati è difficile, causa una certa riottosità da parte dell’organo a porsi in posizione di riposo.

D’altro canto, tale riottosità è compianta quando vien meno nei momenti meno indicati. E se un uomo dirà alla propria partner Non era mai successo, vorrà dire che è già successo.

C’è un altro motivo per cui è scomodo: a volte va fuori posto.
Le donne non comprendono perché gli uomini stiano sempre a sistemarsi lì, alcuni apertamente, altri facendo finta di ravanare nelle tasche in cerca di qualcosa che non c’è. Altri ancora, lo fanno i più discreti come me, si esibiscono in camminate strane, di cui ne esistono due varianti:
– il cowboy che si è fatto la pipì addosso
– il soldato in marcia durante una parata.

Il motivo è che coi pantaloni, soprattutto coi jeans che sono un tessuto meno elastico, è veramente scomodo quando il nostro amico finisce fuori posto.
Gli scozzesi avevano capito tutto col kilt.

Infine, c’è chi lo usa nel modo sbagliato durante la minzione.
Ricordo ancora durante i miei anni scolastici e quelli universitari quale era il suono all’ingresso nel bagno: ciaf ciaf ciaf. Delle volte ci voleva una zattera.

Pertanto, sì alla riduzione dell’iva sugli assorbenti, ma sì anche un dibattito sociale serio sul pene e non dibattiti sociali del pene!

The Gintoki Show: colpoditacco

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Le gambe sono di repertorio e non appartengono all’intervistata, mentre il gatto è una controfigura che uso per le scene pericolose come questa


Sottotitolo: non è che ti scomunichino se parteggi per il “Diavolo”.


Incredibile a dirsi, gli sponsor hanno pagato per una seconda puntata del talk show! E questa sera abbiamo come ospite popodinientemeno che colpoditacco!

G: Dacci una breve presentazione di te, inserendo, però, nella descrizione queste tre parole: fuorigioco, regista, tunnel. Ysingrinus mi perdonerà se con lui sono stato più cattivo!
C: Sono una donna che ama il calcio e sono entrata in questo tunnel grazie a mio padre, che fin da piccola mi portava allo stadio. Per questo ho deciso di aprire un blog dedicato al pallone, ma l’ho aperto soprattutto per far sapere al mondo che anche le donne sanno riconoscere un fuorigioco. Ma vi confesso che il calcio non è la mia unica passione: il cinema si piazza sullo stesso piano. Leonardo DiCaprio è il mio attore preferito e Martin Scorsese è un regista che adoro… è molto meglio di Pirlo 😀

G: Milanista, fan di DiCaprio…ha più probabilità lui di vincere l’Oscar o Mihalovic di finire la stagione?
C: Senza dubbio DiCaprio di vincere l’Oscar… quest’anno non ha rivali. Mihajlovic finirà la stagione ma non porterà a casa premi…

G: Parlando proprio di rivali, che tipo di tifosa sei? Avverti molto “l’ostilità” quando parli di calcio con amici e conoscenti che tifano altre squadre o ti fai scivolare la cosa addosso come un attaccante che scivola in area di rigore?
C: Dipende dai momenti e da chi ho davanti. Mi capita di innervosirmi se sento sciocchezze – e dico sciocchezze perché in fondo sono una lady – ma non è che mi metto a insultare o cose del genere… sono tranquilla di carattere e tendo a farmi scivolare le cose addosso…Sento e mi piace una sana competizione e gli sfottò ci stanno, è anche questo il bello del calcio. Mando e mi arrivano messaggi di prese in giro, è divertente!
Mi urto più quando, per pregiudizio, sento uomini che con arroganza sostengono che le donne, anche quelle che pensano di essere esperte, non capiranno mai il calcio.
Primo, se lo capiscono gli uomini per noi è una passeggiata (questo è sessismo al contrario ma ci sta);
Secondo, ho scritto di calcio per diverso tempo in un giornale e se me lo facevano fare qualcosa ne so;
Terzo, ieri sono uscita con un amico e abbiamo parlato di calcio come fossimo due maschi… ha voluto sapere la mia opinione sul Milan, sulle ultime partite e sul gioco… Sanza nessun pregiudizio. Questo mi capita con diversi amici uomini, ma in giro, nel web aleggia ancora il pregiudizio sessista… le donne non capiscono il fuorigioco, guardano solo i calciatori e tifano solo per la nazionale. Per me due di queste sono errate… chissà quali ?
Non so se sono andata fuori tema, mi sono fatta prendere dalla mano

G: Nel Gintoki Show non esiste tema! Comunque, è un quiz per me? Allora rispondo dicendo che ciò che è vero è che le donne un occhio ai calciatori lo buttano. È per questo che avete problemi col fuorigioco: non è che non lo capite, ma è che, con un occhio soltanto che tra l’altro guarda il calciatore, come fate poi ad accorgervi di un offside! A parte le stupidaggini, il sessismo è difficili da estirpare, ancor più in ambienti fallocentrici come possono essere quelli del calcio. C’è qualche sassolino che ti vuoi togliere? Quella volta che hai fatto rimangiare il pregiudizio a qualcuno o hai dato uno schiaffo morale (non valgono schiaffi fisici!)?
C: Vorrei specificare che non tutti i calciatori sono degni di nota e poi come i guardalinee insegnano si guarda solo il giocatore se è in linea e non la palla che parte. Per quella devi sentire il rumore…Comunque, scemate a parte, lo schiaffo morale l’ho dato al mio ex direttore quando ha visto che facevo le pagine di sport meglio di alcuni miei colleghi uomini, a un mio collega quando gli ho raccontato che intervistando Carlo Mazzone mi ha detto che ero brava…E lo do tutte le volte che vado a pranzo con alcuni miei amici, io unica donna, e parliamo di calcio… magari qui il calcio c’entra poco, mi chiamano per sono di compagnia…

G: No aspetta, non puoi cavartela così. Hai intervistato Sor Carletto? Dicci di più! Mi evochi una nostalgia che non hai idea, infatti sparo subito un’altra richiesta. Hai presente la pagina facebook “Serie A – Operazione Nostalgia“? Ecco, vorrei citassi dei nomi nostalgici che per un motivo o per l’altro ti ricordano qualcosa. Io butto lì un Condor Agostini, 1995 Napoli – Milan 1-0 😀
C:  Sì, l’ho intervistato circa 5 anni fa, ma ahimè solo per telefono. Mi rispose mentre era al mare con la moglie, è stato gentilissimo e disponibile, non come altri giocatori che se la tiravano alla grande… vedi un Materazzi che mi tratto pure male… va bè rischi del mestiere 😀
La tua citazione non è sicuramente fatta a caso… che gatto bricconcello.
Comunque potrei citare Alessandro Calori e il suo gol all’ultimo minuto in Perugia-Juve (io c’ero e la Juve perse lo scudetto), il rigore di Shevchenko contro la Juve nella finale di Champions del 2003, gol di Fabio Grosso nella semifinale mondiale (come non metterlo), Frey, su tutti, quando l’ho incontrato nel 2000. Milan-Juve 1994 la mia prima volta a San Siro; Perugia-Inter 2002 finito 4-1… e quando ricapita… Ecco queste sono le cose che mi son venute in mente senza pensarci troppo.

G: Sono dispettoso, del resto sono un gatto! Calori e la sua ciabattata ignorante nel pantano del Curi sono da antologia del nostalgismo, complimenti. …Materazzi invece come simpatia penso sia secondo solo a Ibrahimovic. Ti piacerebbe incontrare l’umile Zlatan o ti spaventa (a me sì ad esempio)?…Invece parlando di Nazionale, visto che l’hai citata, se tu fossi il Commissario Tecnico di WordPress e dovessi fare la formazione dei blogger, chi convocheresti. E in che ruoli? 😀
C: Il gol di Calori non lo dimenticherò mai… perché non ho mai preso tanta acqua in vita mia (finora) e ho visto il mare a Perugia… sono cose che restano per sempre! Ibra lo incontrerei volentieri, non mi spaventa, al massimo mi manda a quel paese e via… maglio da lui che da un cojone in mezzo al traffico, non che mi capiti di essere insultata alla guida… per essere una donna guido bene e so pure parcheggiare (altro luogo comune sfatato).
Se fossi il c.t. dei blogger, cosa che ho fatto nel calendario degli gnocchi se ricordi bene, ecco la mia formazione:
La Cippy in porta perché è affidabile.
Difesa: Il Pinza, Cix e Cineclan (sono d’esperienza)
Centrocampo: Te e Ivano mediani, La venere degli stracci e Alessialia sulle fasce a spingere.
Attacco a tre: Ysi, Minimalista e Carlo Galli (da sogno e fantasia).
Che dici, si vince?

G: Con quel trio delle meraviglie lì davanti si preannuncia estro e fantasia a volontà che manco il Barça!…Invece è un azzardo affidare a me il pallone: sono un gatto, finirei per nasconderlo sotto al divano o sotto al frigorifero per poi farlo ricomparire per caso quando me ne ricorderò.
Continuando a parlare di blogger, i calendari gnoccheschi hanno riscosso molto successo e in cantiere c’è un’altra iniziativa (Su la maschera!): quando hai esordito su WP  (tra l’altro il blog ha da poco compiuto due anni, auguri!) pensavi già di arrivare a forme di interazione coi lettori o è stato un progetto nato in corso d’opera?
C: Sì un trio meglio di messi-suarez-neymar… il bello è che loro tre non sanno nemmeno chi sono… che spreco di citazioni! No, tu a centrocampo ci stai bene, mi dai l’idea che sei affidabile e calmo, insomma adatto a impostare il gioco, a mettere ordine e a recuperare alacremente i palloni. Oh poi sono il c.t. metto chi voglio 😛
Il successo dei calendari è stato inaspettato (oddio parlo come quelli che diventano famosi. Ora dico anche che resterò me stessa e una ragazza semplice, anche se non lo sono). Comunque tornando ai calendari, non pensavo che ci fosse questa partecipazione… mi avete sorpresa.
Sono contenta di questa interazione con gli altri blogger perché è quello che volevo, diciamo che ci speravo, il mio obiettivo è creare un blog in stile “bar virtuale” dove si parla di calcio ma non solo.
Inoltre ho conosciuto virtualmente persone interessanti…

G: Ok Mister, non discuto! Farò il centromediano metodista!
Parlando di registi, invece, torniamo alla tua seconda passione, cioè il cinema, ma sempre unendola al mondo di Eupalla, come disse Gianni Brera (tra metodismo e Brera in questa domanda finiamo col capirci io, tu e qualcuno che passerà qui per caso): se dovessi girare un film utilizzando dei calciatori, chi sceglieresti? E che film verrebbe fuori? Ad esempio io Totti che ha una comicità innata lo metterei in una commedia…
C: Il fatto che tu conosca Brera mi illumina…Io farei un thriller con un tocco di Miami Vice con Ibra e Balotelli… sai che paura incontrarli insieme…

G: Stavo immaginando le battute clou del film: Cazo guardi e Non capisci niente.
Siamo arrivati all’ultima domanda e voglio che ora tu illumini me: l’abbiamo evitato sino a questo momento ma ora ti tocca fare un pronostico secco: chi è che vince il campionato…inglese (della Serie A non ci importa niente)? Sarà l’anno buono per Wenger o tifi per la favola degli azzurri del Leicester di Ranieri?
C: Nooooooooooo è finitoooo??? Ma la favola di Ranieri tutta la vita… sarebbe anche uno smacco alle mega squadre inglesi spendaccione… inoltre Ranieri, Claudio non Massimo, è un omino simpatico.

G: In realtà anche in questo caso ho mentito: ti chiedo di dire qualcosa per i tuoi lettori, la prima cosa che ti viene in mente. Un augurio, un aforisma, una gufata (sportiva)…Dai!
C: Auguro ai miei lettori (tifosi) di vedere prima di morire la loro squadra vincere una Champions League… perché tra romanisti, juventini, napoletani, laziali… non so se avranno mai questa fortuna… ahahah. Mentre ai lettori, non tifosi, auguro di avere una passione, per qualsiasi altra cosa, tanto grande e coinvolgente come lo è il calcio per un tifoso.

Era colpoditacco!
Un applauso!

Ho visto dei film impegnati. Al Monte di Pietà.

Ho visto questa sera Jurassic World. Tralascio una recensione, perché ce sono ormai a bizzeffe su internet e perché, inoltre, non sono mai molto bravo a parlare di cinema.  Anche se profondo impegno nel vederne di impegnati (non mi riferisco a JW, ovviamente), probabilmente di film non ne capisco nemmeno molto. Ma non lo do a vedere.


DIDASCALIA CON SPUNTI DI RETORICA
Il segreto è infilare durante la conversazione riguardante un film qualche commento generico e astratto e, come tale, adattabile a qualunque contesto. È importante parlare con aria seria e velatamente autorevole, in modo da impressionare l’interlocutore.
Esempi di commenti di questo tipo possono essere gli apprezzamenti sulla ‘fotografia’, che van sempre bene. Si può lodare un ‘piano sequenza’, dando l’idea di essere fini cultori della tecnica registica. Al negativo, si può dire che il film ‘è lento’, oppure ‘che delude le aspettative’ o, ancora, che ‘nella seconda parte perde ritmo’.
Uno dei commenti di cui vado fiero è stato ‘onanismo cinematografico’, riferito a un noto regista italiano contemporaneo. Una definizione molto rischiosa, considerando che il suddetto regista è divenuto nell’opinione pubblica intoccabile come il Profeta per i musulmani o la parmigiana della mamma per un figlio.


Durante il fim, dato che il tema portante è l’ingegneria genetica, non ho potuto fare a meno di pensare a quello scienziato che voleva creare “un pollosauro”: tecnicamente secondo la teoria si tratta di attivare dei geni atavici durante lo sviluppo embrionale del pollo per far sviluppare quelle caratteristiche (denti, coda, ecc) che con l’evoluzione sono state perse.

Il principio potrebbe valere per qualsiasi altra specie: durante lo sviluppo dell’embrione umano, ad esempio, spunta un accenno di coda, retaggio antico della nostra fase animale, che poi sparisce nelle settimane successive.

Ho pensato come sarebbe riattivare qualche gene e creare esseri umani con la coda.

Secondo me una coda faciliterebbe la comunicazione, come noi gatti ben sappiamo:

Quando non serve la si potrebbe portare arrotolata in vita, come i Saiyan:

Questa cosa di arrotolare la coda mi fa venire in mente una vecchia barzelletta zozza sugli alieni, che credo risalga almeno agli anni ’60, visto che la lessi da ragazzino su una mini enciclopedia di astronomia risalente a quell’epoca.
Allora, c’è un alieno che arriva sulla Terra in esplorazione. Atterra nei pressi di un distributore di benzina deserto e prova a stabilire un contatto con una pompa scambiandola per un terrestre. Dato che non riceve alcuna reazione, se ne torna deluso sul proprio pianeta. Rimproverato dal suo capo dopo aver fatto rapporto, accusato di essere un buono a nulla e incapace di stabilire un contatto, replica così: “Mandaci tua sorella da loro: non comunicheranno ma hanno un coso così lungo che se lo attorcigliano in vita e se lo appendono all’orecchio”.

È così brutta che provo pena per le sorelle degli alieni, vittime del sessismo terrestre.


DIDASCALIA CHIARIFICATRICE
Ci si potrebbe chiedere quale enciclopedia riporti barzellette zozze sugli alieni: ma posso dire che era la cosa più seria che lessi in quei volumetti. Altre pagine raccontavano di presunti episodi di abduction* o del pianeta scomparso dal nostro sistema solare, i cui resti sarebbero gli asteroidi in orbita tra Marte e Giove, residui di un pianeta esploso dopo una guerra nucleare che ne ha sterminato gli abitanti (ma alcuni sopravvissuti avrebbero raggiunto la Terra e contribuito all’evoluzione umana!).

* il rapimento da parte di alieni


La coda però potrebbe anche creare disagi: penso a quanti distratti se la chiuderebbero nelle porte automatiche. Oppure penso ai malintenzionati che potrebbero utilizzarla, dopo aver legato all’estremità una mazza ferrata, come arma di offesa come degli anchilosauri!

Visti i rischi, la morale del film è che quindi non si scherza con l’ingegneria genetica. Perché poi accade sempre un gran casino e deve arrivare un eroe con le spalle doppie che cammina a gambe larghe e ha sempre le mani sui fianchi perché forse i pantaloni gli cascano.

E l’eroe si prenderà la tizia figa, che è figa non perché esprime figosità (perché, volendo, un po’ di figosità la si rimedia facilmente) ma perché sa sempre cosa fare e perché è in grado di correre, saltare e guidare anche col tacco 12.

Ma Harry Potter vestirebbe Dolce & Babbana?

Negli ultimi giorni si è aperto un caso intorno alle frasi di Domenico Dolce, che in un’intervista ha dichiarato “Non abbiamo inventato mica noi la famiglia. L’ha resa icona la sacra famiglia, ma non c’è religione, non c’è stato sociale che tenga: tu nasci e hai un padre e una madre. O almeno dovrebbe essere così, per questo non mi convincono quelli che io chiamo i figli della chimica, i bambini sintetici. Uteri in affitto, semi scelti da un catalogo. E poi vai a spiegare a questi bambini chi è la madre. Ma lei accetterebbe di essere figlia della chimica? Procreare deve essere un atto d’amore, oggi neanche gli psichiatri sono pronti ad affrontare gli effetti di queste sperimentazioni’”.

Tra alcune star, con Elton John in prima fila, si è aperta la gara al boicottaggio del marchio Dolce&Gabbana per le dichiarazioni ritenute irrispettose.

Sinceramente, pur non essendo io d’accordo con le frasi dello stilista, non comprendo reazioni isteriche e garibaldine nei confronti suoi e del marchio che rappresenta. Credo che parlare di fecondazione, adozioni omosessuali e tutto ciò che ruota intorno a questi temi sia così complesso e delicato da non lasciare spazio a superficiali iniziative eclatanti di vip annoiati. Anche se ciò che ha detto Dolce suona sprezzante e non condivisibile, ritengo si possa ancora avere la lucidità mentale di non voler far passare attraverso la censura quella che è e resta pur sempre un’opinione di una persona.

Detto ciò, a me sembra che molti caschino dal pero. Lo stesso stilista ha dichiarato di venire da una realtà molto tradizionale, quindi chi si aspetta un atteggiamento progressista da parte sua credo sia in errore.

Credo, inoltre, che i messaggi veicolati dal marchio oltre a rispecchiare un certo tradizionalismo, a volte sfocino nel machismo e nel sessismo.

Avete mai osservato con attenzione gli spot e le pubblicità Dolce&Gabbana?

Nel 2007, quando fu pubblicata, questa foto destò molte polemiche perché sembrava richiamare l’idea di una violenza (togliamo il “sembrava”: per me è violenza). La Dolce&Gabbana non è nuova a simili campagne: nel 1990 il Giurì dell’Istituto di Autodisciplina Pubblicitaria sanzionò questa pubblicità con Linda Evangelista come modella, in quanto raffigurante un atto di violenza:

Il codice di autodisciplina pubblicitaria prevede per l’appunto che “la comunicazione commerciale non deve contenere affermazioni o rappresentazioni di violenza fisica o morale” (art. 9).

In epoca recente, sempre facendo riferimento a un richiamo a valori tradizionali, la casa di moda ha puntato sulla Sicilia:

Questa seconda fotografia è tratta dalla Collezione 2013 ispirata a scenari che sembrano presi dal Padrino di Coppola. Qui vediamo all’opera dei baldi giuovini che con aria gaudente van dietro una bella donna; lo stesso tema è presente anche nello spot Martini Gold dietro la cui produzione artistica c’erano sempre i due stilisti

Il messaggio che mi arriva in entrambi i casi è quello di una riduzione della figura della donna a semplice oggetto e questa immagine sotto mi sembra esemplificatrice.

In quest’ultima immagine, sempre tratta dalla collezione Sicilia, la donna è in mezzo a questo quadretto generazionale tra le braccia del decano che occupa, ovviamente, il centro della composizione, tra l’invidia di alcuni componenti della famiglia che osservano la scena.

Tradizione, famiglia e un certo tipo di donna sono i valori cui si ispirano Domenico Dolce e Stefano Gabbana: tornando quindi al tema di apertura,  ritengo che, oltre che fuori luogo, indignarsi per un’opinione lo trovo anche abbastanza ipocrita per il non aver tenuto mai presente che la “linea editoriale” di un marchio (come quelle anche di altri, beninteso, non siamo qui a fare un processo contra personam) è improntata verso una definizione dei ruoli ben specifica che sfocia a tratti nel sessismo.

In questo precedente post, quando parlavo delle disuguaglianze di genere riferendomi a costumi sociali e culturali, facevo riferimento anche a questo tipo di stereotipizzazione dei ruoli. E tutti ora parlano di Elton John che non vuole più vestire D&G?